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APPUNTI
alto. Dunque potrei mantenere lo stesso livello di reddito con una quantità minore di titoli,
poiché il rendimento per titolo è aumentato a seguito dell’aumento del tasso di interesse,
sottoponendomi ad un minore rischio. Qui l’effetto di reddito è maggiore di quello di
sostituzione.
Una forma di questo tipo, ovvero con un effetto di sostituzione che sopravanzi l’effetto
reddito, è tanto più probabile quanto più la moneta è considerata come un bene normale,
così come avviene con il complesso delle merci.
Sulla base di questa analisi, bisogna accennare un aspetto importante per una comprensione
di aspetti della politica monetaria. In particolare ci si concentrerà su un particolare passaggio:
nella determinazione della ripartizione tra titoli e moneta non entra unicamente in gioco il
rendimento dei titoli, ma anche la rischiosità, che aiuta a spigare un aspetto della politica
monetaria. Può essere rilevante per la politica monetaria cercare di ridurre il più possibile la
rischiosità dei titoli intervenendo sul mercato dei titoli in modo tale da minimizzare le
variazioni di prezzo e quindi la rischiosità nel possesso dei titoli.
Ciò spiega perché tra gli obiettivi di politica monetaria non c’è semplicemente un
determinato tasso dell’interesse, ma vi è anche l’obiettivo della stabilizzazione dei tassi
dell’interesse. In altri termini, le autorità monetarie, come diceva Keynes, cercavano di
stabilizzare le opinioni degli operatori riguardo ai futuri tassi dell’interesse, ciò vuol dire che vi
sarà un intervento per minimizzare le possibili perdite in conto capitale. Ciò determinerebbe
un’influenza su questi punti che definiscono le coppie di rendimento atteso e rischio
complessivo che massimizzano l’utilità attesa degli agenti in corrispondenza di ogni possibile
tasso dell’interesse, poiché la pendenza dei sentieri rendimento-rischio non dipende solamente
dal tasso di rendimento dei titoli, ma dipende anche dal rischio associato al possesso dei titoli.
Esempio
Ipotesi:
Ipotizziamo che vengano introdotte all’improvviso delle imposte sui guadagni derivanti
1. dal possesso dei titoli che tenderanno a ridurre il rendimento netto dei titoli, per cui il
tasso di interesse diminuisce; 1
2. Ipotizziamo anche che venga presa un’altra misura di politica fiscale : una detrazione
di reddito sulle perdite in conto capitale: se si subisce una perdita si pagano meno
imposte. Avrà un effetto di ridurre il rischio relativo al possesso dei titoli
Ipotizziamo ora che queste due riduzioni siano tali che il rapporto rendimento rischio
rimanga identico. Ciò significa che la pendenza del sentiero rendimento-rischio rimane
esattamente la stessa di prima.
Considerando le nostre scelte che massimizzano la nostra utilità attesa, possiamo ipotizza che
per un determinato tasso di rendimento netto, il rendimento atteso e il rischio ad esso
associato che scegliamo rimangano esattamente identici tra loro.
1 Arcelli, da buon keynesiano, poneva l’accento sul fatto che politica monetaria e politica fiscale fossero
strettamente collegate e indissolubili. ! 2
ECONOMIA MONETARIA LEZIONE 8-9
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Bisogna ora verificare se a ciò corrisponde la stessa ripartizione di portafoglio di prima.
Ovviamente non sarà così. Per quanto la pendenza del sentiero rendimento-rischio sia
rimasta invariata, perché il tasso di rendimento e il rischio sono entrambi diminuiti nella
stessa proporzione , la pendenza della relazione tra la quota di portafoglio consistente in titoli
2
e il rischio complessivo complessivo di portafoglio tenderanno a cambiare perché cambia
A
2
la pendenza di questa relazione poiché cambia il rischio associato alla detenzione dei titoli.
Avevamo infatti:
Se σ si riduce la pendenza della retta aumenta. Accadrà che, anche riducendo il tasso
g
dell’interesse, la quota di ricchezza tenuta sotto forma di titoli non necessariamente si riduce
ma può persino aumentare, perché contemporaneamente si è ridotto il rischio collegato al
possesso dei titoli. In riferimento a questa relazione, si tradurrà come uno spostamento della
curva verso il basso e verso sinistra.
Vediamo ora cosa accade, dato σ , alla domanda di moneta. Notiamo che non
g
necessariamente, se le autorità monetarie perseguono una politica di abbassamento dei tassi
dell’interesse, a ciò segue una tendenza di cercare di aumentare la proporzione della propria
ricchezza detenuta sotto forma di moneta. Se l’autorità monetaria, accanto alla riduzione dei
tassi dell’interesse, convince il mercato che seguirà una stabilizzazione dei prezzi dei titoli, per
ridurre σ , potrebbe portare anche incentivare la richiesta di titoli.
g
È molto importante per le autorità monetarie, nell’influenza che si può avere nella domanda
di moneta e nella domanda di titoli, agire non solo sul tasso di interesse ma anche sul rischio
associato al possesso dei titoli, ovvero darà segnali al mercato di stabilizzazione dei prezzi nel
mercato dei titoli .
3
2 Ipotesi fatta per poter capire l’importanza di un intervento della politica economica che cerchi di minimizzare
il rischio gravante sui titoli.
3 Convincere i mercati che la politica monetaria avrà una sua coerenza, che tenderà a stabilizzare i tassi di
interesse intorno ad un certo valore. Ripreso direttamente da Keynes. ! 3
ECONOMIA MONETARIA LEZIONE 8-9
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In tutta questa analisi abbiamo sempre ipotizzato degli agenti avversi al rischio per cui la
derivata seconda della funzione di utilità attesa è maggiore di 0, dunque le curve di
indifferenza presentano una convessità verso l’origine. Questa ipotesi ha permesso di
eliminare soluzioni d’angolo in cui si scelga di detenere nel portafoglio interamente sotto
forma moneta o interamente sotto forma titoli.
Dato che esistono molte tipologie differenti di agenti, illustreremo le conseguenze che si
potrebbero avere le scelte di portafoglio.
Un primo caso si ipotizza un ovvero un agente avverso al rischio ma la cui
agente tuffatore
funzione di utilità attesa presenta una derivata seconda non maggiore di 0 ma minore. Si
tratta, semplicemente, di un agente avverso al rischio che è disposto a sostenere un maggiore
rischio a fronte di un rendimento atteso maggiore e nel far questo è disposto a compensare
rischi maggiori con incrementi meno che proporzionali del rendimento atteso. Le curve di
indifferenza saranno sempre crescenti, come nel caso precedente, ma con concavità verso
l’origine.
In una situazione di questo tipo sono possibili soluzioni d’angolo, ovvero è possibile che il
portafoglio sia composto o solo da moneta o solo da titoli. Ciò dipenderà dalle pendenze
all’origine delle curve di indifferenza.
Caso 1 ! 4
ECONOMIA MONETARIA LEZIONE 8-9
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Se la pendenza all’origine delle curve di indifferenza è maggiore della pendenza del sentiero
rendimento rischio (r/σ ), il più alto livello di utilità attesa si ha esattamente nell’origine (C),
g
però in questo caso il portafoglio sarà composto internante di moneta.
Caso 2
Se invece all’origine, la pendenza delle curve di indifferenza è minore della pendenza del
sentiero del rendimento-rischio, di nuovo si tratta di una soluzione d’angolo per cui il
portafoglio sarà interamente composto di titoli.
Il discrimine sta nella pendenza del sentiero rendimento-rischio relativamente alla pendenza
all’origine delle curve di indifferenza.
Ci troviamo sempre nell’ipotesi di agenti avversi al rischio, tuttavia esistono anche alcune
categorie propense al rischio, i quali avranno delle curve di indifferenza decrescenti. Significa
che all’aumentare del rischio, soggettivamente si è disposti a percepire rendimenti bassi. Ciò
accade perché non si punta tanto al guadagno in conto interessi, ma al possibile guadagno in
conto capitale. Dunque tanto maggiore è la variabilità del titolo, tanto si pone la possibilità di
trarre un guadagno elevato. Anche in questo caso, con curve di indifferenza decrescenti, si
avranno soluzioni d’angolo.
Portafogli con più attività finanziarie
Fino ad ora ci si è concentrati su portafogli contenenti solo due attività finanziarie, una
rischiosa, i titoli, e una meno rischiosa, la moneta, considerando il rischio nullo. Ora
dobbiamo accennare ad alcuni elementi tipici della teoria delle scelte di portafoglio per cui vi
sono più di due attività finanziarie, ognuna delle quali con un determinato rischio.
Nella scelta su come ripartire il proprio portafoglio si può procedere in due stadi:
1. Si può inizialmente decidere come dipartire la ricchezza in attività più o meno
rischiose.
Poi vedere come si ripartisce la propria ricchezza tra diverse attività finanziarie.
2. ! 5
ECONOMIA MONETARIA LEZIONE 8-9
APPUNTI
Nel momento in cui si passa al secondo stadio, c’è un elemento importante di cui si dovrà
tener conto e che è alla base dell’idea della diversificazione di portafoglio per minimizzare i
rischi. Non si tenderà però a creare un portafoglio ampio, colmo di ogni genere di titoli,
poiché ne esistono con pochi titoli che tuttavia sono perfettamente bilanciati e minimizzano
efficientemente il rischio.
Ipotizziamo inizialmente che ci siano solo due attività rischiose con un certo rendimento e
che il valore atteso delle perdite in conto capitale dei due titoli sia:
Si suppone dunque che il tasso di interesse atteso sia esattamente pari al tasso di interesse
corrente, dunque si attribuisce massima probabilità ad entrambi i titoli che si avranno
guadagni in conto capitale pari a 0.
Se si considera il rischio di portafoglio associato al detenere questi due titoli, si avrà che la
varianza che misura il rischio del portafoglio, pari alla varianza delle possibili perdite o
guadagni in conto capitale derivanti dal possesso dei due titoli, mi sarà data da:
dove e sono le proporzioni dei due titoli contenuti all’interno del portafoglio e
x x 2x x σ
1 2 1 2 g1g2
la covarianza che incorre tra i due titoli dunque nel calcolo del rischio totale di portafoglio
non è sono necessari solo i rischi specifici dei singoli titoli, ma si dovrà calcolare anche il
rischio in base alla loro combinazione, per vedere se i titoli si muovono o meno nella stessa
direzione. Se si muovono nella stessa direzione allora il rischio complessivo di portafoglio sarà
maggiore, sar