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LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT IN ITALIA: IL CONTRIBUTO DI BENUSSI E MUSATTI

Vittorio Benussi– nasce a Trieste nel 1878– si laurea in filosofia a Graz nel 1902– diventa professore di psicologia sperimentale presso la facoltà di lettere e filosofia a Padova nel 1919– dal 1920 dirige l'istituto di psicologia a Padova– fonda un laboratorio di Psicologia sperimentale– divenne noto per l’ipnosi utilizzata come modalità di analisi delle funzioni psichiche(condusse infatti numerose ricerche su ipnosi e suggestione)– la depressione lo porta a suicidarsi nel 1927– “PLURIVOCITA' FORMALE”: Nell’ambito percettivo Benussi è noto per l’interesse perla “plurivocità formale” Se si chiedesse: cosa vedi? Le risposteottenute non sarebbero concordi; infattialcuni dicono di vedere una figura biancache si direbbero senza fine su sfondonero, altri il contenuto contrario, ovverouna

Figura formata da due file opposte di uncini neri agganciati su sfondo bianco. Tale esempio esplica il concetto della plurivocità formale, che spiega come la forma, pur partendo dal medesimo elemento costituito, possa essere interpretata diversamente dal soggetto (intervento della soggettività). Se si mostrasse invece un cartoncino rosso e si chiedesse di che colore è, in questo caso, le risposte non conterrebbero contraddizione. (no intervento soggettività)

PLURIVOCITÀ FORMALE = Un complesso costante di impressioni sensoriali può suscitare le rappresentazioni di oggetti completamente diversi. Dunque il rendimento percettivo interiore mediato dall'occhio (quindi un organo di senso specifico) nella sua globalità (in questo caso una serie di impressioni ottiche conformi alla sensazione) non determina univocamente quei fenomeni o quegli oggetti che possono essere colti (resi presenti o afferrati) accanto e in parte attraverso tutte quelle impressioni.

La stessa somma di impressioni ottiche causa delle risposte reciprocamente contraddittorie; perciò queste risposte si riferiscono ad oggetti (fenomeni) completamente diversi tra di loro; quindi ha un senso molto chiaro dire che questa somma di impressioni oppure la somma delle loro cause esterne (stimoli) sono formalmente plurivoche.

Dopo aver visto quale senso si deve attribuire al termine plurivocità formale, si comprenderà subito che cosa si intende con la designazione "asensoriale" riferita alle due figure dell'esempio citato sopra.; la loro presenza non è riconducibile né alle associazioni né a pensieri senza immagini sulle relazioni o i rapporti tra le cose, ma alla percezione (Anschauung) diretta; allora è chiaro che l'attività di un organo sensoriale non può assolutamente provocare queste rappresentazioni nello stesso modo in cui una determinata stimolazione retinica causa la rappresentazione di un colore.

Cesare Musatti– nasce a Dolo (Ve) nel 1897–

Si laurea in lettere e filosofia a Padova: dapprima allievo, poi assistente di Benussi. Alla sua morte eredita la sua cattedra.–

Diffonde in Italia la psicologia della Gestalt–

Diventa il primo grande studioso di psicoanalisi (Musatti nel 1984, quando era totalmente dedito alla psicoanalisi, scrisse l’introduzione al testo “Forma ed Esperienza” chiedendosi: “Ma io sono sempre rimasto lo stesso, oppure sono cambiato? Insomma che cosa mi è successo?” per sottolineare il fatto che era stato invitato a scrivere l’introduzione di un testo di percezione, ricreando l’atmosfera degli scrittori della Gestalt, facendo riferimento a uno scritto che lui ha prodotto più di cinquant’anni prima.)–

Essendo ebreo, negli anni del fascismo viene allontanato dall'ambito accademico–

Dopo la guerra, ottiene una cattedra di psicologia

All'università di Milano dove insegnò fino al 1967 - Muore a Milano nel 1989

Gaetano Kanizsa - Nasce nel 1913 da padre ebreo ungherese e madre slovena

Studia Filosofia all'università di Padova dove si laurea nel 1938 con Musatti (Tesi: le immagine eiedetiche)

Allievo di Musatti (di cui fu allievo anche Metelli) nel 1947 diventa assistente di Metelli a Firenze e successivamente di Musatti a Milano

Nel 1953 al 1988 tiene una cattedra all'università di Trieste

A Trieste fonda l'istituto di psicologia

È considerato uno dei maggiori esponenti della ricerca italiana nell'ambito della percezione

Tra i molteplici argomenti trattati durante la sua attività di ricerca sperimentale e teorica, spiccano le ricerche sul completamento amodale, sulla trasparenza fenomenica, sulla pregnanza come ostacolo al problem-solving e sulla percezione cromatica.

Muore nel 1993 a Trieste

OPERE:
  • Psicologia della Gestalt e Psicologia cognitiva (1978), che descrive come l'autore comprese la Psicologia della Gestalt
  • Organization in Vision (1976), una monografia con i suoi saggi importanti
  • Grammatica del vedere (1980) - "La legge del tutto si impone su quella delle parti"

GRAMMATICA DEL VEDERE (1980)

Kanizsa in questo volume, pubblicato per la prima volta nel 1980, propone un'ampia trattazione su come percepiamo gli oggetti e i fenomeni delle illusioni ottiche a cui siamo soggetti.

Egli dichiara che il mondo visivo che ci troviamo di fronte agli occhi, formato da colori, forme, movimenti, non è la semplice copia del mondo fisico che ci circonda. Esso è anche il frutto del nostro sistema visivo, che attraverso una serie di operazioni complesse, elabora i messaggi sensoriali che provengono dall'ambiente esterno.

Nel primo capitolo ("La percezione: registrazione passiva o processo attivo?")

costruttivo?”) egli sostiene che la percezione non può essere considerata come un mero processo di registrazione passivo degli oggetti Il presenti nel mondo esterno, ma è qualcosa di più complesso. Egli afferma: “nostro mondo fenomenico, costituito dagli oggetti e dagli eventi che viviamo come presenti intorno a noi, non è una copia diretta dell’ambiente fisico, ma il risultato di una serie di mediazioni. L’oggetto fisico (fonte degli stimoli) emette o riflette radiazioni luminose di varia frequenza e intensità. Dall’area di stimolazione retinica ha inizio una catena di processi fisiologici che modificano lo stato fisiologico dell’area corticale alla quale giungono.

Kanizsa effettua una distinzione tra:

  • mondo visivo = mondo fisico (è anche frutto del nostro sistema visivo) costituito dagli oggetti e dagli
  • mondo fenomenico = insieme dei percetti → “eventi che viviamo come presenti intorno a noi,
non è una copia diretta dell'ambiente fisico, ma il risultato di una serie di mediazioni" "Quando apriamo gli occhi ci troviamo di fronte il nostro solito mondo formato da case, alberi, automobili, vediamo cioè oggetti e non rimane traccia di radiazioni, impulsi nervosi, processi retinici, sensazioni elementari, tanto è vero che per la maggior parte delle persone non esiste a questo proposito nessun problema, non c'è niente da spiegare: per tali persone, vediamo quelle cose intorno a noi perché quelle cose ci sono intorno a noi, e basta." Una delle caratteristiche principali della Gestalt è l'importanza attribuita all'esperienza diretta. Le unità di analisi non devono essere costruite mentalmente, come le sensazioni, ma quelle che ci troviamo direttamente davanti nell'esperienza immediata. Si tratta del metodo fenomenologico, consistente nel

Presentare a un osservatore una situazione stimolante, ben determinata nei suoi parametri fisici, richiedendo al soggetto la descrizione delle sue esperienze immediate e genuine.

La posizione della percezione fenomenica aiuta a comprendere meglio come avviene il nostro processo percettivo e come il nostro sistema visivo elabora, trasforma ed organizza i messaggi sensoriali. Egli propone una serie di esempi a sostegno del fatto che noi riusciamo a vedere oggetti che non hanno una corrispondenza fisica. Infatti essi possono non esserci "fisicamente", senza cessare per questo di essere "percettivamente" presenti.

Oggetto fenomenico senza corrispettivo oggetto fisico (ci sembra di vedere una clessidra, in realtà si tratta di un'illusione data dalla legge della trasparenza)

"L'apparenza è quella di una figura a forma di clessidra dietro alla quale traspare una parte di una elisse nera. Qui l'aspetto del mondo percettivo a cui non corrisponde un

analogo aspetto dellarealtà fisica è la trasparenza. "Immagine clessidra Ci sono casi in cui, invece, c'è un oggetto fisico ma non c'è (non si riesce a vedere) immediatamente un oggettofenomenico.La descrizione più comune è quella di una specie dicandelabro con delle appendici a forma di foglia. In generesolo in un secondo momento, in seguito a un invito aguardare meglio (...) compaiono due volti umani di profiloche si fronteggiano specularmente. Si tratta di un caso divera e propria "cecità" per un oggetto, che non è affattonascosto ma sta del tutto scoperto davanti ai nostri occhi.Immagine candelabroKanizsa si interessò anche al fenomeno per il quale sorgono nel campo visivocontorni anomali senza che vi sia una corrispettiva irregolarità di chiarezza o ditonalità che normalmente accompagnano la presenza di linee e di contorni chechiama "contorni senza-gradiente".Egliè diventato famoso per l’illusione “il Triangolo di Kanizsa” che presentò per la prima volta nel 1954 presso il X Congresso degli psicologi italiani di Chianciano e, pubblicato nel 1976 su “Scientific American”, divenne rapidamente uno dei fenomeni percettivi più studiati; negli anni Settanta, il triangolo subisce una revisione teorica e diventa l’emblema di diversi filoni di ricerche tra cui fenomenologia, neuroscienze, psicofisica, ecc. Questa figura è costituita obbiettivamente da 3 settori circolari neri e da 3 linee spezzate disposte in un certo ordine su uno sfondo bianco completamente uniforme. L’impressione che se ne ricava è invece comunemente quella di un triangolo bianco che copre parzialmente un altro triangolo a solo contorno nero e tre dischi neri. L’analisi delle situazioni
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher seadrop01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Classici della psicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Meneghetti Chiara.