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DISTRETTI INDUSTRIALI

I distretti industriali sono una peculiarità del sistema economico italiano. La maggior parte

dei beni italiani che apprezziamo sono prodotti in distretti industriali. Ci si riferisce a questa

tipologia di istituzione quando molte piccole e medie imprese che di solito producono un

unico bene sono concentrate in un determinato territorio. I distretti sono caratterizzati da

una divisione del lavoro complessa , una specializzazione puntuale nella divisione della

produzione. Inoltre a livello territoriale sussiste un know-how diffuso tra la popolazione e

un’identificazione culturale con quel prodotto che è parte integrante della storia di quel

territorio. Le imprese all’interno del distretto collaborano tra loro nonostante siano al tempo

stesso anche concorrenti. In Italia i distretti riguardano specificatamente i settori

tradizionali mentre in UK e in USA si parla di distretti anche per settori tecnologici. Nel

nostro paese i distretti evidenziano la spina dorsale dell’industria e sono fortemente

localizzati al centro nord in particolare nella parte orientale del paese.

La diversa storia tra nord e sud Italia ha portato a una maggiore accumulazione di capitale

sociale nel nord che ha consentito lo sviluppo dei distretti industriali. Il capitale sociale in

questa accezione può essere visto come le relazioni di fiducia esistenti tra gli individui che

consentono di migliorare le performance economiche. Il capitale sociale di un territorio

viene misurato nell’attitudine dei singoli individui a dedicare il proprio tempo alla collettività

(tempo dedicato per esempio ad attività di volontariato).

I distretti sono un modello di sviluppo endogeno in quanto nascono dal territorio sfruttando

le sue caratteristiche e sono l’esatto opposto degli investimenti diretti esteri che sono un

modello di sviluppo esogeno.

L’Italia degli anni 50-60’ era dal punto di vista industriale caratterizzata da grandi imprese

concentrate nelle città nord occidentali come Torino e Milano. Tali imprese erano portate

all’esportazioni ovvero producevano per il mercato di altri paesi; ciò consentiva ad esse di

essere più competitive poiché erano aperte alla concorrenza. Il centro sud era

prevalentemente agricolo con poche piccole imprese volte al mercato interno. Con i

cambiamenti degli anni 70’ (crisi del fordismo, fine degli accordi di Bretton Woods ecc.) e

la svalutazione della lira si favorirono le piccole-medie imprese e si modificò il panorama

economico industriale del paese. Si assistette a una crisi e ristrutturazione delle aree

storiche del paese con uno sviluppo dei distretti industriali nelle aree periferiche della parte

orientale del centro nord italiano. Ciò portò a uno sviluppo demografico periferico proprio

perché lo sviluppo economico si stava decentralizzando. Questo cambiamento è stato

favorito anche dalla presenza di capitale sociale e dal ruolo delle istituzioni formali e

informali. Le banche territoriali infatti ebbero un ruolo fondamentale nella creazione dei

distretti. Queste infatti conoscono bene il territorio e prendono i risparmi da esso e

pertanto prestano i fondi a soggetti operanti nel territorio stesso. La conoscenza delle

imprese garantisce il fatto che il risparmio del territorio sia utilizzato per lo sviluppo e

l’investimento sul territorio.

Dunque si può riassumere che nel nostro paese: l’occupazione e la produzione dipendono

fortemente dai distretti industriali; i distretti hanno modificato la geografia industriale in

quanto ci si è spostati dalle grandi città nord occidentali alle zone periferiche dell’est del

centro nord; infine i distretti rappresentano i punti di forza del nostro paese (per la capacità

di innovazione, internazionalizzazione, maggiore livello di salari) ma tuttavia

rappresentano anche i limiti del sistema produttivo italiano che non può beneficiare dei

vantaggi dati dalla grande dimensione delle grandi imprese.

Imprese Pubbliche

Nella storia l’intensità dell’intervento pubblico nell’economia di uno Stato ha prevalso in

alcuni periodi coerentemente con le idee sostenute; si possono quindi individuare cicli in

cui l’impresa pubblica ha prevalso sull’impresa privata e viceversa. Fino al 1930 l’idea

preponderante era che il mercato fosse efficiente e regolasse tutto senza che lo Stato

dovesse intervenire. Con la crisi del 1929 e l’influenza delle idee keynesiane aumentò

sempre più il peso dello Stato nell’economia nazionale. In Italia tramite la creazione dell’Iri

nascono numerose aziende pubbliche. In Gran Bretagna dopo il 1945 grazie alla vittoria e

al peso politico del partito laburista comincia un ampio processo di nazionalizzazione.

Anche in Francia si ebbe un simile processo negli anni ’50-’60. La Francia ha conosciuto

nei decenni successivi cicli di privatizzazione o nazionalizzazione a seconda del peso

politico dei diversi partiti.

In Italia il peso delle imprese pubbliche era molto forte fino al 1992 quando è stato iniziato

un processo di privatizzazione vasto che tuttavia non è stato legato a idee specifiche ma

piuttosto all’esigenza di fare cassa. Se in Francia o in Inghilterra i cicli erano fortemente

correlati all’adozione di determinate idee, e quindi erano coerenti con esse, in Italia si è

assistito a una privatizzazione senza una adeguata liberalizzazione dei mercati per cui

monopoli pubblici sono diventati monopoli privati.

Le aziende pubbliche nascono da determinate esigenze:

- La prima ragione che prevede l’intervento pubblico è l’esistenza di monopoli naturali

ovvero situazioni in cui il mercato non può operare in maniera normale. In questi

casi è preferibile che il profitto di questi mercati sia acquisito dal settore pubblico. In

Italia, almeno inizialmente, alcuni monopoli pubblici sono stati privatizzati senza

prima liberalizzare il settore.

- La seconda ragione sono i beni pubblici;

- La terza ragione sono i beni meritori che per motivi etici è bene che siano prodotti

dallo Stato in quanto i relativi ricavi non compensano i costi di produzione e quindi

la produzione di tali beni non è di interesse del settore privato.

- La quarta ragione sono quei beni che presentano dalla produzione esternalità

positive o negative sui consumatori.

L’intervento pubblico è per cui, in alcuni casi, molto importante.

L’importanza oggi dell’impresa pubblica in Italia

I dati del 2007 affermano che il 23,16% della capitalizzazione borsistica italiana è

composta da imprese pubbliche. Nel 2009 l’11,2% del Pil è dato da imprese pubbliche.

Dunque il peso delle imprese pubbliche in Italia è ancora oggi importante sia sotto il profilo

della produzione che dell’occupazione. Inoltre le grandi imprese (che hanno come benefici

quello di fare investimenti in ricerca e sviluppo e investimenti diretti esteri) in Italia sono

quasi tutte pubbliche.

Le imprese pubbliche nel mercato capitalistico si comportano alla stregua delle imprese

private. L’atteggiamento è quindi di attenzione ad aspetti privati (utile per gli azionisti,

bilanci in positivo). In altri Stati, compresi quelli liberali, quando un impresa è pubblica gli

interessi perseguiti dall’attività sono interessi pubblici.

Il ruolo dello Stato nel corso degli ultimi decenni si è trasformato da Stato proprietario a

Stato regolatore che pone le regole che tutte le imprese, comprese quelle private, devono

seguire.

Governance delle imprese pubbliche

Il controllo delle imprese pubbliche può seguire differenti modelli. Un primo modello (come

in Italia) è che ci sia un unico ministero che controlla tutte le imprese pubbliche (in Italia è il

Ministero dell’Economia e delle Finanze) che quindi dispone di un quadro generale e

complessivo degli interessi, strategie, costi e ricavi di tali imprese. Un secondo modello è

che ci siano diversi ministeri con specifiche competenze che gestiscono le diverse imprese

pubbliche. Questo modello non consente di avere un quadro generale ma ha il vantaggio

rilevante di poter disporre di una maggiore specializzazione delle competenze nella

gestione delle diverse aziende pubbliche che operano in diversi e specifici settori. Non

esiste tuttavia un modello prevalente utilizzato dai diversi Stati.

COOPERATIVE

Il mondo cooperativo italiano è diviso in varie anime che si concretizzano in diverse

centrali cooperative di cui la più importante è la Lega Coop che sta promuovendo la

riunificazione delle varie centrali. La lega coop è un movimento di imprese anomale. L’idea

cooperativa si colloca bene nella situazione economica attuale perché parte dall’idea che

le conoscenze, le competenze e le intelligenze insieme possono farcela meglio rispetto

che da sole condividendo obiettivi e esperienze. Il peso delle cooperative in Italia è

importante nel mercato delle assicurazioni (2° impresa a livello nazionale) e delle

costruzioni (1/3 delle imprese sono cooperative). Le imprese cooperative sono comunque

aperte a tutti i settori del mercato. Le cooperative italiane hanno comunque difficoltà ad

entrare nei mercati internazionali poiché sono prevalentemente di piccole dimensioni.

La legislazione italiana ha costituito i fondi mutualistici ovvero le società cooperative

poiché hanno scopi non lucrativi devono versare il 3% degli utili ogni anno presso i fondi

mutualistici di coopfond. Tali fondi sono gestiti con l’obiettivo di creare nuove imprese

cooperative e per assistere le imprese già esistenti. I fondi mutualistici nascono con la

legge 59 del 1992 per la promozione e lo sviluppo delle cooperative dando vita a un

circuito virtuoso in grado di sviluppare la forma cooperative con risorse generate

dall’interno. I fondi operano sotto la vigilanza del ministero dello sviluppo economico e

sono gestiti da societa finanziarie non operanti con il pubblico. Ad oggi coopfond ha

incassato fondi per oltre 400 milioni di euro. Le tipologie di interventi dei fondi sono:

promozioni, sviluppo, consolidamento, fusione, integrazione, interventi in partnership,

partecipazioni stabili, fondi promozione attività (che mirano a favorire la nascita di nuove

imprese). I fondi mutualistici invece effettueranno operazioni di compravendita di

partecipazione di imprese cooperative ed erogheranno anche fondi per sostenerle nella

loro attività. Infatti spesso coopfond promuove e sostiene le imprese acquisendo

partecipazioni dei soci fino a raddoppiare al massimo il capitale sociale per sostenere lo

sviluppo e l’avvio dell’attività. Inoltre ha fondi per il credito che consente alle imprese di

avere condizioni agevolate. Coopfond analizza la fattibilità economica e finanziaria

dell’idea imprenditoriale e

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
16 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luigi1046 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria dell'impresa e del mercato e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Monni Salvatore.