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Nella nuova economia del benessere, ll criterio di pareto ha sostituito
l’ordinamento per somma in quanto l’utilità è una grandezza eterogenea
non confrontabile che cardinalmente assume valori diversi per ogni
soggetto; per questo motivo si può esigere solamente un ordinamento
delle preferenze da parte soggetti.!
Secondo il criterio di pareto, una configurazione è ottimale quando è
impossibile aumentare il benessere di qualcuno senza diminuire quello
di qualcun altro.!
Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere afferma che
“ogni equilibrio economico generale (EEG) è un ottimo paretiano";
mentre il secondo che “ogni ottimo partiamo è conseguibile come EEG.”!
Un EEG è una configurazione di prezzi in cui: I consumatori comprano
output e vendono input in modo da massimizzare l’utilità sotto il proprio
vincolo di bilancio; Le imprese comprano input e producono output
massimizzando il profitto sotto il vincolo di costo; l’offerta è uguale alla
domanda in ciascun mercato considerato.!
Obiettivo di Walras (dimostrato successivamente da Arrow e Debreu) è
di mostrare come gli scambi volontari fra due soggetti dotati di
informazione completa, mutualmente disinteressati e razionali, portino
ad un’organizzazione della produzione e dello scambio che è efficiente
e benefico per entrambi.!
Per dimostrare la teoria ci serviamo della scatola di Edgeworth, un
modello in cui rappresentiamo un rettangolo i cui lati hanno lunghezza
pari alle quantità complessive a disposizione dei due soggetti in
un’economia di puro scambio. (fare disegno e spigare le origini).!
Muovere il punto di allocazione iniziale delle quantità significa effettuare
scambi con variazioni inversamente proporzionali delle quantità per i
due soggetti.!
Ogni punto di intersezione tra le curve di indifferenza dei due soggetti,
ovvero dove entrambi i saggi marginali si sostituzione sono uguali, è un
equilibrio economico generale e rappresenta un ottimo paretiano. !
In quel punto i soggetti non effettueranno più scambi perché non
comporterebbero mutui vantaggi.!
L’insieme dei punti di intersezione delle curve di indifferenza è detto
“curva dei contratti”.!
Per quanto riguarda il secondo teorema, dobbiamo considerare il fatto
che l’esempio non tiene conto del reddito dei due soggetti e che quindi
possono verificarsi delle disuguaglianze distributive dell’allocazione
iniziale dei beni, in quanto la determinazione dell’equilibro sulla curva
dei contratti dipende dalla dotazione iniziale fra i soggetti.!
In questi casi il mercato garantisce l’efficienza ma non la giustizia
distributiva delle risorse, dove quest’ultima potrà essere realizzata da
un’autorità attraverso interventi economici in modo da spostare
l’allocazione iniziale della dotazione dei beni e poter raggiungere un
punto più “giusto” sulla curva dei contratti.!
Il secondo teorema è in contraddizione in quanto risolve il problema
della giustizia con un intervento esterno che smentisce la mano
invisibile di Smith.!
! Reciprocità - applicazioni in org. az, rimedio ai fallimenti e paradosso
felicità.!
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Il principio di reciprocità è una norma sociale essenziale nelle dinamiche
di vita comune, che da origine a cooperazione e sviluppo civile nei casi
positivi, caratterizzato dalle seguenti condizioni: Il prezzo non è
predeterminato; esiste libertà ex post (libertà di opportunismo - pena:
fine del rapporto); è il dono a muovere la reciprocità.!
Al contrario dello scambio di equivalenti, messo in pratica dall’homo
oeconomicus, dove la determinazione precede lo scambio, non esiste
libertà ex post e dove lo scambio è mosso da un interesse, la reciprocità
ha un carattere indiretto nei confronti di terzi soggetti, non direttamente
coinvolti del rapporto bilaterale tipico A —> B, che può ispirare azioni nei
o dai confronti di essi.!
Nell’ambito dell’organizzazione aziendale, il principio di reciprocità è
basilare per le imprese sociali, secondo le quali è il soggetto a creare
valore aggiunto, il fine è la massimizzazione dell’utilità sociale e la
governance adottata è di tipo democratico.!
Per quanto riguarda i fallimenti del mercato, e nello specifico i beni
comuni, è proprio l’assenza di un comportamento reciprocante che
rappresenta il fallimento del mercato. !
I soggetti nel perseguire il proprio interesse interferiscono fra loro,
contribuendo inoltre al degrado ambientale.!
Se si imponessero delle regole tutti starebbero meglio ma nessuno ha
l’interesse nel farlo, con il risultato che, come ci insegna il dilemma del
prigioniero, tutti staranno peggio.!
Infine, recenti studi sulla felicità sottolineano l’importanza dei beni
relazionali e i conseguenti comportamenti reciprocanti fra i soggetti. !
Stati che investono per aumentare la componente socio-relazionale del
benessere, registrano dati migliori sulla felicità della popolazione.!
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! Fallimenti del mercato.!
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Per fallimenti del mercato indichiamo tutti quei casi in cui i meccanismi
di mercato non garantiscono l’efficienza dello stesso. !
Si individuano 4 categorie principali di fallimenti: le esternalità, beni
pubblici, le strutture di mercato mono-oligopolistiche e le asimmetrie
informative.!
Si parla di esternalità quando dei soggetti generano effetti positivi o
negativi in seguito alla loro attività, che ricadono su altri soggetti senza
che il mercato riesca a filtrarli.!
La presenza di esternalità positive ( dette anche economie esterne) o
negative (diseconomie esterne) sono segnale dell’inefficienza del
mercato nelle allocazioni, in quanto le scelte sono basate di prezzi e
costi non veri.!
Con le esternalità negative il costo sociale è maggiore di quello privato,
poiché comprende anche quello delle esternalità negative; il fatto che
quest’ultimo non si possa quantificare nei risultati di mercato sta nella
difficoltà e nell’incompletezza.!
Per risolvere il problema delle esternalità sono stati proposti due
modelli:!
Il primo dall’economista Pigou, il quale sostiene che il soggetto che
produce esternalità negativa nei confronti di altri, deve pagare allo stato
una tassa; mentre se produce esternalità positive avrà diritto a dei
sussidi. La criticità di questo modello sta nella difficoltà di quantificare il
valore monetario delle esternalità e degli effetti prodotti.!
Coase, invece, teorizza che se le parti in causa sono lasciati liberi di
negoziare (senza quindi costi di transazione) e con l’assenza di
asimmetrie informative, si raggiungerà automaticamente un’allocazione
ottimale delle risorse senza bisogno dell’intervento dell’autorità.!
La seconda categoria riguarda i beni pubblici, ovvero quei beni con
assenza di rivalità nel consumo e l’impossibilità di escludibilità dal bene
da parte di altri soggetti.!
Questi beni sono considerai dei fallimenti del mercato per via della
difficoltà nel determinare la quantità ottimale da produrre e nel reperire i
finanziamenti necessari.!
Come soluzione al primo problema, Samuelson sostiene che la somma
delle utilità marginali che ciascun soggetto trae dal consumo del bene
pubblico deve uguagliare il costo marginale dello stesso.!
Per il secondo problema invece, Lindahl propone il pagamento di una
tassa da parte di ogni soggetto proporzionale all’utilità che esso trae dal
bene. !
Questa soluzione presuppone onestà, ma è molto facile che nella realtà
ci si trovi di fronte al fenomeno del “free-riding”.!
Per quanto riguarda i “commons”, beni a proprietà comune definiti tali in
quanto sono caratterizzati da alta rivalità e bassa escludibilità, ogni
individuo persegue esclusivamente il proprio interesse personale,
ostacolando gli altri a tal punto che tutti otterrebbero un guadagno solo
se vincolati da regole. Nessuno però è disposto a ciò, con il risultato che
tutti stanno peggio, come ci insegna il dilemma del prigioniero.!
Oltre ai beni pubblici, esistono altri beni che però generano forti
esternalità positive, ovvero i beni meritori.!
La loro funzione è quella di gli aspetti economici, culturali e sociali di
una collettività attraverso l’obbligatorietà al consumo. Un esempio sono
le scuole e le vaccinazioni.!
Le strutture di mercato mono-oligopolistiche, invece, non consentono al
mercato di conseguire quello che i due teoremi dell’economia del
benessere promettono.!
infine, le asimmetrie informative riguardano la completezza dei contratti,
ed in particolare sono la selezione avversa e l’azzardo morale. Queste
non consentono di sfruttare tutte le opportunità mutualmente
vantaggiose e generano comportamenti opportunistici da parte di una o
entrambe le parti del contratto.!
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! Paradosso della felicità.!
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Quando si parla di paradosso della felicità si fa riferimento al paradosso
di Easterlin.!
Questo paradosso nasce dallo studio che mette a confronto il reddito
pro capite in termini reali e la quota di individui che si dichiarano molto
felici.!
Gli economisti assunsero che il denaro, riserva di valore e mezzo di
scambio, fosse immune al principio di sazietà e che quindi la sua utilità
marginale assumesse sempre valori positivi.!
Lo studio di Easterlin invece dimostrava che un aumento del reddito pro
capite non faceva a sua volta aumentare il numero delle perone che si
dichiaravano felici ma, al contrario, questo diminuiva. !
Successivamente furono effettuati diversi studi per comprendere il
paradosso, i quali hanno evidenziato due fenomeni importanti da
considerare: Il reddito relativo e l’adattamento edonico.!
lI primo mostra che il risultato del confronto con il gruppo sociale di
appartenenza è uno degli elementi più influenzanti della felicità delle
persone; di fatti un fenomeno associato al reddito relativo è il “treadmill
effect” (effetto tapis-roulant), secondo cui se un soggetto aumenta il
proprio reddito, ottenendo un tenore di vita più alto, e lo stesso fanno i
suoi simili, da un punto di vista relativo è come se nessuno avesse
ottenuto un qualcosa “di più” degli altri.!
L’adattamento edonico invece riguarda la felicità realizzata al
raggiungimento di