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A
Se X è un insieme totalmente ordinato A ⊆ X
Un elemento k di X è un MAGGIORANTE di A se k è più grande di tutti gli elementi di A
- ∀ x ∈ A x ≤ k
Se X è un insieme totalmente ordinato A ⊆ X
Un elemento k di X è un MINORANTE di A se k è più piccolo di tutti gli elementi di A
- ∀ x ∈ A x ≥ k
m ∈ X è il MASSIMO di A ⊆ X ⇔ ∀ x ∈ A x ≤ m e m è un maggiorante di A
m ∈ X è il MINIMO di A ⊆ X ⇔ ∀ x ∈ A x ≥ m e m è un minorante di A
f : X → Y è SURIECTIVA
(t elementi di X sono associati a tutti gli elementi di Y, l’codominio è insieme delle immagini)
f : X → Y si dice INIECTIVA se ∀ x1, x2 ∈ X
f (x1) = f (x2) ⇒ x1 = x2
- (il singolo elemento x ∈ X è associato a un solo elemento di Y)
- (le funzioni successive si intersecano al massimo una sola volta con la retta y alle sue stelle x)
Data una funzione f (x) : X → Y è INIERTILE si ammette un inversa ed è a ∈ Y
si dice che f (Y) dy (x )
→ { x ∈ X : f (x ) ≤ y}
- una funzione è inieertibile e si diminuisca se è strettamente monotona
Se dice ESTREMO SUPERIORE DI A (sup.A, minimo dei maggioranti il numero l) t.c.:
- ∀ x ∈ A x ≤ l
- ∀ ε > 0 ∃ x ∈ A : l - ε < x
Si dice ESTREMO INFERIORE DI A (inf.A, minimo dei minoranti il numero l) t.c.:
- ∀ x ∈ A x ≥ l
- ∀ ε > 0 ∃ x ∈ A : l - ε > x
A si dice FINITO se ∃ n ∈ ℕ t.c.
A è {x1, ..., xn} sono in corrispondenza biunivoca
A è INFINITO se non è finito
DISUGUAGLIANZA TRIANGOLARE:
∀x, y ∈ ℝ: |x + y| ≤ |x| + |y|
X ⊆ ℝ è SIMMETRICO ⇔ (x ∈ X ⇔ -x ∈ X)
f è PAR se f(-x) = f(x)
simmetria rispetto all'asse delle y
f è DISPARI se f(-x) = -f(x)
simmetria rispetto all'origine
f: X ⊆ ℝ → ℝ è LIMITATA se ∃ I ⊆ ℝ è un insieme limitato cioè ∃ᵢK ∈ ℝ t.c.
h ≤ f(x) ≤ k ∀ x ∈ X
x̄ si dice PUNTO DI MASSIMO se x̄ ∈ dom f e f(x̄) = max f(x) x∈X
f:X→ℝ x̄∈X è un PUNTO DI MASSIMO ASSOLUTO per f ⇔ f(x̄) ≥ f(x) ∀x∈X
f(x̄)=max f(x) x∈X
x̄∈ X è un PUNTO DI MASSIMO RELATIVO per f ⇔ ∃ U(x̄) t.c. f(x̄) ≥ f(x) ∀x ∈ U(x̄)∩X
FUNZIONI MONOTONE:
f:X→ℝ si dice STRETTAMENTE MONOTONA CRESCENTE nel suo dominio X⇔ ∀x1, x2∈X
x1 x si dice PUNTO CRITICO o STAZIONARIO
f: [a,b[ → ℝ, x ε]a,b[
Supponiamo che ]a, ε ℝ : ∀ hε ℝ : x+h ε]a,b[
Δ f(x)=|f(x+h) - f(x)=Ah + o(h) per h → 0
In questo caso si dice che f è DIFERENZIABILE in x
La funzione lineare h → Ah si dice DIFFERENZIALE di f in x e si denota con il symbol/d
df(x) h ⇔ allora df(x)(h) = Ah
f: [a,b[ → ℝ, una funzione F: [a,b[ → ℝ derivabile si dice PRIMITIVA di f
∃ F'(x) = f(x) ∀ x ε ]a,b[
f: [a,b[ → ℝ, x0 ε ]a,b[ | ∃ I(x0) ε ℝ {+∞} U {} -∞}
Si dice che x0 è un PUNTO DI FLESSO se ∃ I'(x0) dove f' è conserva/conserve e f''(x0)
dove f' è concavo/convey
Se ∃ f''(x0) e x ≈ x0 è un flesso => f'(x0) = 0
Teorema sulla limitatezza delle successioni convergenti
{an}
N → ℝ
n ↦ an
Se ∃lim an = l ∈ ℝ ⇒ {an}n ∈ N è limitata
Dim.
Dalla definizione di limite fisso ε = 1
∃ N ∈ ℕ t.c. ∀ n ∈ ℕ n > N : |an - l| < 1
Risulta |an| = |an - l + l| ≤ |an - l| + |l| < 1 + |l|
Si pone M := max{|a0|,|a1|,...,|an-1|,1+|l|} e risulta |an| ≤ M
∀ n ∈ ℕ ⇔ {an}n è limitata
Teorema di Bolzano
I ⊂ ℝ, f continua, I intervallo di qualunque naturaAllora f assume tutti i valori compresi fra inf f e sup f.
Dim:∃ inf f, sup f: ∀ x₁ x₂ ⊂ I t.c. inf f ≤ f(x₁) ≤ c ≤ f(x₂) ≤ sup f
Poiché g(x)= f(x)-c è definita in Iè continua (differenza di funzioni continue)
- -g(x₁) = f(x₁)-c < 0
- -g(x₂) = f(x₂)-c > 0
per il teorema degli zeri applicato a g ∃ x̄ ∈ ]x₁, x₂[ t.c. g(x)=0 cioè f(x̄)=c
Teorema degli zeri
f: I ⊆ ℝ → ℝ continua con I intervallo di qualunque naturaf(a)⋅f(b)<0 allora ∃ c ∈ ]a, b[ t.c. f(c)=0
Ruolo delle ipotesi
- a, b, f(a)⋅f(b) > 0 f: [a, b] → ℝ f continua
- f: ]a, b[ → ℝ, f(a)⋅f(b)<0, f non continua
- f: X → ℝ, f continua, ∃ j ∈ X t.c. f(a)⋅f(b) < 0con X insieme qualunque, [a₁, b₁] ∪ [a₂, b₂] e continua nel suo intervallo
TEOREMA DI LAGRANGE
valore intermedio
f : [a, b] → ℝ
f è continua in [a, b] f è derivabile ]a, b[
{∃ c ∈ ]a, b[ : f'(c) = ()−()−}
DIM:
Il teorema afferma che ∃ almeno un punto P (c, f(c)) del grafico t.c. la tangente in P è parallela alla retta passante per A (a, f(a)) e B (b, f(b))
Si considera ψ(x) := f(x) − {f(a) + ()−()− (x − a)}
è una retta
ψ è continua in [a, b] ψ è derivabile in ]a, b[
ψ(a) = f(a) − f(a) = 0
ψ(b) = f(b) − {f(a) + ()−()− (b − a)} = 0
Per il teorema di Rolle applicato alla funzione ψ ⟹ ∃ c ∈ ]a, b[ t.c. ψ'(c) = 0 ⟺{∃ c ∈ ]a, b[ t.c. f'(c) − ()−()−} = 0
CASO a)
(x - xo)n > 0 ∀ x ≠ xo, (n è pari) => f(x) ≥ f(xo) in (I(xo) \ {xo}) ∩ ]a, b[ <=>
<=> xo è un minimo locale (in senso stretto)
CASO b)
(x - xo)n > 0 , n dispari ∼ x >> xo.
f(x) - f(xo) > 0 x >> xo.
(x - xo)n < 0 , n dispari , x < xo.
h(x+f(xo)) < 0 f(x) < f(xo) => xo non è un estremo relativo