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Carità, comunione di pace

Carità, comunione di pace sono tre termini che nella sacra scrittura si implicano tra loro ed esprimono ugualmente il mistero della salvezza. Questi significano il piano di salvezza che Dio mette in esecuzione quando pensa e decide il mondo: servono ad esprimere il senso della sua azione. Facendoci partecipare alla sua carità (a lui che è carità), Dio crea la comunione, mette in essere la pace. L'iniziativa divina che è la carità di Gesù Cristo apparsa tra di noi e comunicataci dallo spirito Santo, è l'iniziativa di riconciliazione e di comunione. È grazia e pace: quella grazia e pace di Dio che è Cristo stesso, attuazione concreta e suprema della benevolenza di Dio.

La carità, prima che virtù, la comunione, prima che un rapporto soggettivo, la pace, prima che una condizione psicologica o sociale, consistono oggettivamente nella volontà divina di salvarci in Cristo Gesù. La pace è...

Il risultato e l'esito del nostro essere nella comunione e nella carità: l'ubbidienza alla comunione-carità stabilisce la pace. Esperienza non sempre facile perché in ognuno di noi c'è la protesta del nostro egoismo e del nostro peccato. È accettare di morire con Cristo e come Cristo: la morte di Cristo è il principio, la sorgente e il modello dell'autentica ubbidienza alla comunione. È dunque questa ubbidienza, talvolta tanto dolorosa, a stabilire la pace; e la pace è il dono, il significato, il nome della resurrezione con Cristo.

La chiesa come comunione è un contenuto al quale il Vaticano dovrebbe averci abituati descrivendoci la Chiesa come popolo di Dio animato nel medesimo spirito da doni e carismi diversi. La comunione ecclesiale si compie e si manifesta in una unitaria ricchezza di vocazioni, che tutte cooperano all'edificazione del corpo di Cristo: la vocazione non è per nessuno un privilegio, ma

è una responsabilità e un servizio in funzione ditale comunione. La comunione e prima della comunità e le dà senso: essa fa la comunità come Dio la vuole. Obbedire alla comunione è un compito della comunità nella sua interezza: in questo senso, è giusto dire che l'ubbidienza è di tutta la comunità. La chiesa è costituita come comunità evangelica precisamente dalla sua ubbidienza alla comunione. La comunione ci misura tutti, piccoli o grandi che siamo. Nella comunità della Chiesa, come in ogni comunità ecclesiale, essa è la legge più profonda: la legge in senso radicale.

Una comunità di piccoli. La comunità cristiana è composta dai piccoli: tale termine intende non solo i fanciulli ma i poveri, i fragili e i peccatori, gli emarginati, i semplici e perduti il figlio dell'uomo è venuto a cercare e salvare. Essa è fatta di tutti questi.

piccoli: non solo di quanti si sforzano di convertirsi, diventando piccoli secondo il Vangelo; ma anche di tutti gli altri, la cui piccolezza è di altro genere, ma resta pur sempre tale. Non c'è posto nella comunità per la presunzione, l'orgoglio e la supponenza. I rapporti che si intrecciano in una comunità cristiana sono perciò ispirati e regolati da un fondamentale criterio di comportamento: la misericordia, di cui l'amore stesso del padre ci fa tutti oggetto.

Nella comunità cristiana l'attenzione deve rivolgersi ai singoli. Si è invece tentati nel senso opposto: trascurare i piccoli che non contano, dando importanza, come ciò che più conta, alla comunità e alla sua organizzazione. Prima della comunità, vengono le persone: si trova il bene della comunità, se innanzitutto si ricerca e si persegue il bene delle persone che la compongono.

Così nella comunità cristiana, noi arriviamo come

persone che incontrano la misericordia. Essa non è il luogo dei puri, dei santi, dei forti; ma è anzitutto il luogo ove a tutti viene continuamente perdonato il peccato: il peccato di non essere abbastanza piccoli e misericordiosi. Per questo battesimo e riconciliazione sono sacramenti essenziali per comprendere la chiesa: essi ci danno la perenne sicurezza che la Chiesa è il luogo ove si perdonano i peccati.

Fede e vita. Fede e vita non si possono contrapporre: perché chi crede ha un determinato modo di interpretare la realtà, e quindi un determinato modo di vivere. O anche: il credente ha un certo modo di vivere, perché ha visto, ha interpretato la realtà in una certa maniera; cioè, secondo Gesù Cristo. Una fede non vissuta che non si esprime in gesti di fede, non è una fede autentica: è morta.

Dire che il senso della fede ha una storia significa dire che esistono momenti o aspetti diversi del senso della fede. Non

Esiste la fede in sé: esistono i credenti, che sono nella storia. Essi sono di Cristo e del loro mondo, del mondo cui appartengono, nella continua tensione a realizzare l'appartenenza a Cristo, secondo il proprio tempo. La storia della salvezza fa pensare da sé stessa alla storia dei credenti: da Abramo fino a non. Il senso della fede non esiste dunque al di fuori dei credenti; e i credenti non vengono portati fuori dalla storia.

La preghiera: esperienze mistero. Che cos'è pregare che un cristiano? Che il cristiano sia uno che prega non può essere seriamente messo in discussione. Egli non fa solo questo. Essere cristiano non equivale semplicemente a dire preghiere o a mettersi in preghiera: ma certamente il cristiano fa questo, fa l'azione per pregare. I cristiani sanno che Gesù pregava e che non ha condannato l'attitudine di preghiera dell'antico testamento. Soltanto, egli ha escluso che i cristiani pregassero come i farisei o come

pagani; per i primi fatti la preghiera era una formalità in un modo per farsi vedere; per i secondi, un moltiplicare formule senza anima e spesso con un'intenzione magica. Egli ha anche insegnato che il libro di preghiera per eccellenza dell'antico testamento (i Salmi) aveva un rapporto con lui; ed egli stesso lo ha utilizzato per pregare. Ma poi Gesù ha insegnato pregare: con la sua preghiera che ha lasciato per noi: il padre nostro. Ed ha raccomandato molto la preghiera: silenziosa e raccolta, perché il padre è presente ovunque; fiduciosa e insistente. Anzi, ha chiesto esplicitamente di pregare sempre. In altre parole la preghiera cristiana è come una respirazione regolare. Ciò suppone che essa non si riduca a quella formula occasionale; essa è un orientamento attuale dell'anima verso Dio, è attenzione alla sua presenza. Per cogliere le linee essenziali della preghiera cristiana, occorre quindi rifarsi al senso

cristiano di questa presenza di Dio all'uomo, vale a dire al senso cristiano dei rapporti di Dio con l'uomo. Anche per il cristiano, come per l'israelita Dio è vicino: una vigilanza che si approfondita, perché Dio ha pienamente rivelato se stesso come padre, figlio e spirito Santo. E si è rivelato in Gesù Cristo, divenendo quindi veramente uno di noi. Anche per il cristiano, come per l'israelita, questa vicinanza di Dio è espressione da parte sua di amore e di fedeltà. Avvicinandosi a noi con un amore fedele, il nostro Dio intende salvarci. Ciò non avviene tanto attraverso una liberazione dai nemici politici, quanto attraverso una liberazione dal peccato e il conferimento dei doni della nuova alleanza. L'uomo del nuovo testamento conosce chiaramente di essere peccatore. Sa di essere in maniera misericordiosa coinvolto nella rovina di Adamo. Invitato all'alleanza con Dio, l'uomo si abitua a pensare e desiderare la salvezza.vicinanza di Dio e la salvezza che gli è offerta in Gesù Cristo, come bene unico e supremo. Qui sta la ragione vera per cui un cristiano può pregare. Precisamente quando fa l'azione del pregare, azione non produttiva, gratuita, festiva, egli esprime l'atto fondamentale di accogliere esplicitamente, consapevolmente, l'alleanza. La nostra preghiera è davvero nel nome di Gesù. Fa corpo con quella di Cristo, è un prolungamento della sua preghiera. La sua espressione fondamentale è la lode e il ringraziamento: perché Dio ci ama per primo; perché è fedele; perché si è fatto vicino a noi in Gesù Cristo. Per questo la preghiera cristiana è anche immensamente gioiosa: possiamo scoprire questa attitudine nei primi capitoli del Vangelo di Luca, ove il rivelarsi dell'iniziativa divina è un'epifania gioiosa e ottiene dall'uomo una risposta permeata di gioia. Ma nella preghiera cristiana c'è anche spazio per la supplica, l'intercessione, la confessione dei peccati e la richiesta di perdono. In tutto questo, la preghiera è un dialogo con Dio, un'apertura del cuore verso di Lui, un momento di intimità e comunione.pregare. Figurato vuol dire che il pregare è un modo di esprimere la propria relazione con Dio, unmodo di comunicare con Lui, di aprirsi a Lui, di cercare la sua volontà e la sua presenza nella propria vita.Il pregare è un atto di umiltà, di riconoscimento della propria dipendenza da Dio, della propria povertà e fragilità.Ecco perché il pregare è preghiera di poveri: perché solo chi si riconosce povero può veramente pregare,può veramente aprirsi a Dio e chiedere il suo aiuto e la sua misericordia.Il pregare è anche un atto di fiducia, di speranza, di amore. È il riconoscimento che Dio è presente e checi ascolta, che ci ama e che desidera il nostro bene. È l'abbandono nelle sue mani, la fiducia che Lui sapràrispondere alle nostre preghiere secondo la sua volontà e secondo il suo amore.Il pregare è un'esperienza personale, ma anche comunitaria. La preghiera dei poveri è una preghiera che si fainsieme, che si condivide con gli altri, che si sostiene reciprocamente. La comunità dei poveri è una comunitàche si riunisce per pregare, per sostenersi, per condividere le proprie esperienze di fede e di preghiera.Il pregare è un'esperienza che si fa nella quotidianità, nelle piccole cose, nei gesti semplici e ordinari. È unmodo di vivere la propria relazione con Dio in ogni momento della giornata, in ogni situazione, in ogni luogo.Il pregare è un'esperienza che si fa con il cuore, con l'anima, con tutto il proprio essere. Non è solo una serie diparole o di gesti, ma è un atteggiamento interiore, una disposizione del cuore verso Dio.Il pregare è un'esperienza che si fa nella fede, nella speranza, nell'amore. È un modo di vivere la propria relazionecon Dio alla luce della fede, della speranza e dell'amore che Egli ci dona.

interpretare l'uomo, la storia... il pregare che perciò un valore che si può ritrovare indipendentemente da ciò che si sente o non si sente. Obiettivamente figurato o dire che la preghiera cristiana ha una sua configurazione: essa è domanda, ringraziamento; essa utilizza una parola, che è la parola di Dio. Allora, quando non so che cosa dire a Dio posso dirgli della sua parola, indipendentemente da quello che io provo o non provo. Nella storia della spiritualità cristiana l'esperienza di preghiera non è soltanto profonda in quanto prende tutta la vita, ma è trasformante, fa passare dalla forma che ognuno da della propria vita alla forma che da Gesù Cristo, sottomettendosi lui. La preghiera diviene così trasformante: ci fa passare dalle parole che diciamo a una vita che si trasforma, diventando coerente con quelle parole. Capita, infatti, di essere spesso, nella preghiera, cose di una serietà inaudita,

riducendole tuttavia soltanto a parole, perché può essere scomodo vivere, o perché siamo troppo distratti, o perché lo consideriamo alla stregua delle parole dei giornali o dei mass media. Dobbiamo ritrovare nel cammino della fede la sua logica di.
Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
7 pagine
64 download
SSD Scienze giuridiche IUS/11 Diritto canonico e diritto ecclesiastico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Stercal Claudio.