vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
VERGINITÀ E CAMMINO VERSO CRISTO:
- L'ESSERE CRISTIANO È UN SEGUIMI: nel momento in cui un uomo dice a Cristo "tu sei la
verità, la mia verità, il mio punto di riferimento", quest'uomo è un cristiano. Il rapporto con
Cristo è centrale e prioritario. Il rapporto con Lui è un rapporto di contemporaneità: Cristo è mio
contemporaneo in forza della sua singolarità. Questa singolarità consiste nel fatto che Egli è
l'eternità (tutti i tempi convergono su di Lui e da Lui sono misurati) e essa si svolge e si esprime
in tutti i tempi e in tutti gli uomini, attraverso il dono dello Spirito di Gesù Cristo. Quindi Cristo è
l'universale del cristianesimo ma è anche l'assoluta della storia. L'essere cristiano è un
"seguimi", un "fai la vita con me" detto non da un maestro che può poi essere messo da parte
una volta che ci ha insegnato ma da Colui che qualifica il nostro essere cristiani e dà senso alla
nostra vita. Cristo non è né un maestro né un intermediario tra noi e Dio poiché queste figure
sono superabili. Non è neppure il rappresentante che tiene il posto di qualcuno che non si è
ancora raggiunto e che può essere messo da parte nel momento in cui si è raggiunto. È invece
mediatore e perciò non superabile. La mediazione consiste nel farsi presente di Qualcuno che
è il termine ultimo e assoluto della vita. Il seguimi e fai la vita con me è permanente e definitivo.
Quando si perde di vista tutto ciò si riduce Gesù al Cristianesimo, alla cristianità, cioè all'ambito
dei cristiani, alle idee e alle azioni cristiane (ma Gesù viene prima dell'azione, del fare) o
ancora alla comunità cristiana. In quest'ultimo caso, si dice che l'esperienza fondamentale del
Cristianesimo è la comunità cristiana. Ciò non è vero: l'esperienza fondamentale dei
cristianesimo è il rapporto con Gesù Cristo. Il Cristianesimo un fare, un programma di azione
ma è comunione con Gesù Cristo. La via per realizzare questa comunione è quella della fede
(fede in Lui), della carità (carità verso di Lui, in Lui, mediante Lui, da Lui) e della speranza
(speranza in Lui).
- L'ASSOLUTO DI GESÙ CRISTO: chi decide per la verginità decide di orientare e di vivere
tutta la propria vita concentrandosi nel rapporto con Cristo. È come se scegliesse Cristo come
proprio e unico sposo.
- LO SPOSO SALVATORE: anche il dono della verginità è fatto a peccatori, a malati che
devono essere guariti dall'amore e dalla tenerezza misericordiosa del Signore. Questo aspetto
riguarda ogni cristiano: infatti, lo Spirito di Cristo è nella Chiesa per la remissione dei peccati.
Tuttavia, nel caso dei vergini, vi è un aspetto particolare poiché il senso del peccato riveste più
acutamente il senso di tradimento, di infedeltà. Il senso del tradimento e dell’infedeltà deve far
percepire più acutamente la gratuità di un Amore che è disposto ad avvolgere di tenerezza
misericordiosa la sposa che ritorna e la chiama e la aspetta. Si parla in questo caso di sposo-
salvatore.
- LA PRESENZA-ASSENZA NEL CAMMINO VERSO CRISTO: l’esperienza di presenza-
assenza è una costante nel cammino di fede. È la prova che fa emergere la fede-fiducia e dà
vigore e senso al desiderio di Dio. La completezza della fede, della fiducia si ha vivendo i due
aspetti, quello della presenza e quello dell’assenza. Questa esperienza viene quindi vissuta e
incontrata anche dai vergini. Per il vergine il momento dell’assenza è ancora più crudele e
vuoto perché il tutto concreto ed amato della propria vita sembra non ci sia più e di
conseguenza tutto perde significato e sembra illusione. In questi momenti di assenza, il vergine
non deve perdere la memoria dell’esperienza/esperienze fatte della presenza del Signore e
deve ridire la propria fiducia a Colui che ama per primo.
- LA COMUNIONE CON CRISTO: COSTANTE DELL’ESSERE CRISTIANI E DELL’ESSERE
VERGINI: sia che si è semplici cristiani sia che si è vergini, la costante è sempre la comunione
con Cristo, il rapporto con Cristo. Questo è l’aspetto fondamentale e primario, tutto il resto è
secondario.
VERGINITA’ FECONDA:
- FECONDITA’ DELLO SPIRITO E MATERNITA’ DELLA CHIESA:
CAPITOLO SEI: LA POVERTÀ E I POVERI
SCOPRIRE LA POVERTÀ SCOPRENDO I POVERI: tutto il mistero della salvezza può essere
espresso in termini di povertà: è Dio che ci rende ricchi nella misura in cui ci trova poveri, è
l'incontrarsi dell'uomo con la ricchezza di Dio che lo salva. Il discorso sulla povertà è
abbastanza complesso e nella Bibbia i poveri sono oggetto di attenzione e di riflessione.
Possiamo scoprire la povertà scoprendo i poveri e per scoprire i poveri ci è utile una parabola
che si trova nel Vangelo di Luca. In questa parabola, l'evangelista afferma che: chi possiede
delle ricchezze non ne è il proprietario ma semplicemente l'amministratore e deve renderne
ragione a Dio. Amministrare le ricchezze significa metterle a disposizione dei poveri: solo in
questo modo i ricchi possono entrare nel regno di Dio. I poveri sono i primi cittadini del regno di
Dio e i ricchi entrano nel regno di Dio solo se vengono introdotti dai poveri. Emerge da tutto ciò
una concezione della vita come servizio, come ricchezza che si deve dar via e anche un
privilegio nei confronti dei poveri. Si potrebbe pensare: ma allora Dio è classista, ha le
preferenze? Semplicemente Dio sceglie quelli che non contano per confondere quelli che
contano. PERCHÉ UN PRIVILEGIO DEI POVERI? I poveri sono l'espressione visibile del
peccato che è presente nel mondo. Privilegiando i poveri, Dio si dissocia dal peccato, dimostra
di non accettare un mondo di questo tipo. Questa posizione di Dio verso il mondo deve essere
assunta dal cristiano: anche il cristiano deve dissociarsi dalle disuguaglianze, dalle ingiustizie.
Inoltre, scegliendo il povero Dio afferma la trascendenza dell'uomo, a dispetto di come gli
uomini si comportano gli uni verso gli altri. La trascendenza non si misura sulla base della
ricchezza e del potere ma bensì su una base precedente e profonda: l'uomo, comunque e
dovunque sia, resta sempre figlio di Dio, creato a sua immagine e somiglianza e chiamato a
risorgere in Gesù Cristo. Anche la chiesa, seguendo l'esempio di Dio, deve optare per i poveri
e deve dissociarsi dalla logica del mondo. Per poter aderire al privilegio dei poveri bisogna
lasciarsi convertire da Dio e avere il peccato abbastanza perdonato dentro di noi. La scelta
della povertà dovrebbe essere la scelta di una vita stolta agli occhi del mondo per rendere
testimonianza alla logica di Dio che privilegia i poveri, facendosi Egli stesso povero, in Gesù
Cristo.
SCOPRIRE LA POVERTÀ SCOPRENDO DIO: Dio si è manifestato in Gesù come salvezza. Il
mio Dio è un mistero ma non è ambiguo. Lui ci ha promesso e vuole per noi una cosa buona,
cioè il regno. Così il mio tesoro è in Lui. Il povero che ha ritrovato la pienezza del dono di Dio è
consapevole del fatto che l'unica vera ricchezza è Dio è che le altre ricchezze non fanno la
felicità. Il povero viene reso ricco grazie all'amore di Dio.
CAPITOLO SETTE: MATURITÀ E UBBIDIENZA
UBBIDIENZA A DIO, PARTECIPAZIONE ALL'UBBIDIENZA DI CRISTO: Idealmente Dio
chiama, parla, dice e l'uomo deve rispondere ascoltando e ubbidendo. Ci dovrebbe quindi
essere un dialogo tranquillo tra il Maestro supremo e il discepolo perfettamente docile. Ma in
realtà non è così poiché Dio non viene ascoltato e l'uomo disubbidisce. LA DISUBBIDIENZA DI
ADAMO: Adamo disubbidisce a Dio preferendo la voce della moglie rispetto alla Sua. Di fronte
alla disubbidienza umana Dio pazienza, insiste e chiama al ritorno. Egli vuole un'umanità
capace di ascoltare ed ubbidire e quando finalmente il regno sarà compiuto tutto ciò sarà
possibile. L'UBBIDIENZA DI CRISTO: Cristo è il perfetto ubbidiente e diventa il modello e la
sorgente della nostra ubbidienza a Dio. ("Mio cibo è fare la volontà di Dio, bisogna che il
mondo sappia che io amo il Padre e opero come il Padre mi ha ordinato"). Gesù si sottomette
completamente alla volontà del Padre anche nei momenti difficili, come nel caso della Croce.
Dopo il peccato di Adamo, noi siamo portati alla disubbidienza. Gesù, morendo in ubbidienza al
padre, ci dona lo Spirito Santo. Quest'ultimo persuade la nostra intelligenza e trasforma il
nostro cuore perché ami la legge di Dio e cerchi di attuarla in ogni momento e situazione. Lo
Spirito Santo ci muove all'ubbidienza. Attraverso quali vie Gesù ci rende partecipi, mediante lo
SS, della sua obbedienza? Attraverso la liturgia e soprattutto i sacramenti: in essi ci viene
ripresentata la sua perfetta obbedienza al padre e noi veniamo inseriti in essa (esempi:
nell'eucarestia vi è la ripresentazione del mistero Pasquale e noi siamo chiamati ad offrire noi
stessi con Lui. Nel sacramento della riconciliazione, la passione e quindi l'obbedienza di Cristo
distrugge la disubbidienza del nostro peccato e approfondisce in noi il potere di sottometterci in
piena libertà a Dio). La vita cristiana è un combattimento spirituale in cui noi sperimentiamo in
modi diversi come l'ubbidienza a Dio sia una crocifissione. Anche se non saliremo
materialmente su una Croce, la lotta contro la parte peggiore di noi, per fare della nostra vita
un amen continuamente detto a Dio, si farà conoscere che il cristiano è discepolo di un
Crocifisso.
UBBIDIENZA CRISTIANA COME CARATTERISTICA PERMANENTE DEL CRISTIANO: nel NT
si parla di "ubbidienza della fede". Essa consiste nel seguire la via di Gesù Cristo, nell'essere
suoi discepoli. Questa ubbidienza include allo stesso tempo il riferimento a Dio e il riferimento
ai credenti. Il cristiano infatti non ha solo una “fede” come atto personale ma ha anche una
“Chiesa” come il luogo creato dalla fede. L’ubbidienza della fede ci fa accettare la Chiesa, ci fa
accettare di essere la Chiesa di Gesù Cristo e quindi di essere credenti. Accettare di essere
credenti significa accettare che la personificazione dell’ubbidienza di fede è la Chiesa: il suo
compito è quello di esprimere nella storia l’ubbidienza a Dio. In conclusione, ubbidienza della
fede e ubbidienza della Chiesa formano un unico discorso: non si può scegl