Riassunto esame Questioni di Teologia Speculativa e Dogmatica, prof. Maggioni, libro consigliato Un Tesoro in Vasi di Coccio, Maggioni
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2 nessuna chiesa locale può identificarsi con la Chiesa universale ne pretendere che le altre
chiese si identifichino con la sua precisa esperienza cristiana.
3 l’universalità che deve manifestarsi in una visibile unità di fede, di comportamenti e di
relazioni. 16
LA CHIESA E IL SUO ORDINAMENTO
La funzione primaria del ministero ordinato è quella di conservare la memoria dell’evento di
Gesù. il re e il profeta. lo sono in forza
Il sacerdote è un mediatore come lo sono pure Ma questi ultimi
di un carisma personale, il sacerdote invece lo è in forza del suo stato: il
come eletti da Dio,
sacerdozio è un istituzione di mediazione.
Il culto è tutto avvolto nell’evento di Gesù, il cui servizio si è espresso non in gesti rituali, ma
nella concretezza della sua vita, della sua esitenza e della sua persona. La ragione della novità
del sacerdozio neotestamentario è unicamente l’evento di Gesù Cristo , sempre più percepito
come gesto definitivo di Dio e risposta perfetta dell’uomo a Dio. un figlio di Dio
Sulla Croce c’è
che muore questo è il dono; un uomo
per noi in un gesto di suprema e definitiva alleanza, e c’è
che muore per Dio un gesto di perfetta obbedienza, questa è la risposta.
in Non c’è più posto
Lo spazio aperto al culto e al sacerdozio cristiano è ormai solo
per altri doni e per altre risposte.
la memoria di quel dono unico e definitivo, la sua celebrazione.
Il concetto di sacerdozio viene modificato partendo da Gesù. A molti sacerdoti subentra
l’unico sacerdote, ai molti sacrifici l’unico sacrificio offerto una volta per sempre.
L’originalità del sacerdozio di Gesù rispetto al sacerdozio dell’Antico Testamento deriva dal
mistero della sua persona, dalla posizione unica e originale in cui Egli si trova in rapporto al
Padre e in rapporto agli uomini. La
Gesù ha vissuto il suo sacerdozio nella linea della solidarietà.
sua mediazione fra Dio e l’uomo avviene nella linea dell’incarnazione.
Gesù, svelato ed
Che cosa sia il sacerdozio va chiesto all’evento di avendo Egli al tempo stesso
esaurito la figura del sacerdote, altri sacerdoti non possono che collocarsi sul
eventuali
versante della memoria e della ripresentazione dell’unico sacerdozio di Gesù. Nessuno può
vantare un proprio sacerdozio, se non Gesù Cristo, ne alcuno, al di fuori di Lui, può vantare una sua
personale mediazione.
Il sacerdozio ministeriale è al tempo stesso ricco e povero. Povero, perché non ha una sua
autonoma consistenza, ma è tutto racchiuso nel sacerdozio di Cristo. Ricco proprio perché
non presenta se stesso ma rinvia a Gesù, non offre un proprio sacrificio ma ripresenta l’unico
sacrificio di Gesù.
Si possono fare due osservazioni:
1 come il sacerdozio ministeriale non può sostituirsi all’unico sacerdozio di Cristo ma deve
ripresentarlo e porsi interamente al suo servizio, sembra logico pensare che il sacerdozio
ministeriale non debba annullare, ne oscurare, il sacerdozio del popolo di Dio, bensì esprimerlo e
suscitarlo.
il sacerdozio del popolo di Dio è nel Nuovo Testamento completamente investito dalla
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novità di Gesù. non soltanto un’adesione alla sua persona, ma al
L’adesione a Cristo viene così precisata:
dinamismo specifico della sia esistenza, con una sottolineatura della Croce. Il sacerdozio del
popolo di Dio è l’adesione e la sequela del Signore Gesù. Adesione a Cristo e sequela di Gesù
delimitano lo spazio in cui i credenti sono trasformati in pietre viventi, e nel quale possono offrire a
Il sacerdozio del popolo di Dio si esprime nel dono di se,
Dio sacrifici spirituali. nella sequela,
fare propria la logica della croce. Esso si realizza in un’esistenza che – qui e ora – lascia
trasparire la memoria di Gesù.
Per concludere:
sacerdozio cristiano vive di una duplice appartenenza: a Cristo e alla Chiesa.
Il Non è il
sacerdote che si sceglie, né è lui a scegliersi il compito. Il suo compito e il modo di svolgerlo sono
configurati dal fondamento, di cui egli è la memoria. Il lavoro del sacerdote non può esaurirsi nelle
esplicitazioni delle proprie doti o di un proprio personale carisma.
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Il sacerdote appartiene anche alla Chiesa, al tempo stesso dentro la Chiesa e per la Chiesa,
ricordando anche alla Chiesa la memoria che la precede, ricordandole sempre che il suo
fondamento non è lei stessa. La funzione di fare comunione e la stessa missione si reggono
unicamente sulla base del compito di salvaguardare la memoria del fondamento, l’oggettività
dell’evento di Gesù Cristo e del suo permanere.
Il sacerdozio ministeriale si fa riconoscere attraverso un incarico ( il sacramento) che lo rende
oggettivamente e pubblicamente riconoscibile.
La scelta delle metafore e delle figure consente di parlare delle funzioni del ministero ed anche delle
disposizioni spirituali che devono investire chi è chiamato a svolgerlo.
La parola SERVO Servizio e servire
riferito a chi ha qualche incarico nella comunità. sono a
volte accompagnati da una specifica azione: per esempio servizio della parola, della riconciliazione,
dei santi espressione questa con la quale Paolo indica il suo servizio alla carità, o meglio alla
comunione fra la comunità di Gerusalemme e le altre Chiese. Il servizio della parola, per esempio, è
donardi interamente alla Parola e al suo annuncio.
Servizio e servire sono termini che nel Nuovo Testamento indicano sempre un’appartenenza totale
“ Nessuno può servire due padroni”.
Servo e basta, questo è il ministro, si tratta di un servizio su incarico. Non un compito da eseguire.
Lo svolgimento di un compito può dirsi veramente servizio solo se emerge da una vita tutta a
servizio. Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per
In una frase del Vangelo di Marco “
servire”. Con queste parole Gesù svela il progetto che ha guidato la sua intera esistenza, dall’inizio
Il Figlio dell’uomo non è venuto
alla fine, e che da ragione di tutti i suoi gesti, compresa la Croce.
a farsi servire (come il mondo si attendeva e avrebbe ritenuto giusto), ma a servire, (cioè a
vivere la propria esistenza prendendosi a carico (fino alle ultime conseguenze) le moltitudini.
E’ sulla base di questo modo di ragionare che sorgono i servizi specifici.
La parola PASTORE può riferirsi soltanto a Cristo e ai discepoli, che hanno compiti di
responsabilità della comunità.
Pascere è immagine che indica tutto il complesso delle funzioni direttive necessarie alla vita di una
comunità. E sempre viene detto che si tratta di un compito che sorge da un incarico del Signore: la
comunità è di Dio non del Pastore. I pastori devono sorvegliare il gregge con amore, nel più totale
disinteresse, non facendo da padroni sul gregge, soprattutto con l’esempio della propria vita. La
funzione di pastore richiede non solo amore al gregge ma anzitutto a Gesù.
Pastore Gesù, per il Nuovo Testamento, è il referente principale dell’immagine.
Nella parabola del pastore e della pecora perduta e ritrovata, il punto su cui cade il peso è il
fatto che per il pastore anche una sola pecora è tanto importante da indurlo a lasciare tutte le
altre. Il pastore Gesù è la trasparenza dell’amore di Dio che non abbandona i peccatori, ma li
cerca.
Il tratto comune è la missionarietà. Gesù lascia le novantanove pecore per andare in cerca di
quella che si è smarrita. rivolta ai capi della comunità,
La parabola del pastore e della pecora smarrita sembra proprio che
si lasciavano catturare dai vicini dimenticando i lontani e gli smarriti.
probabilmente Il pastore
evangelico deve sapere che il gregge affidatogli non è solo costituito dalle pecore vicine, ma anche
Al pastore evangelico sono simultaneamente
dalle pecore che si allontanano e si smarriscono.
richieste la custodia e la ricerca.
Paolo non ha soltanto chiara coscienza di essere apostolo e annunciatore del Vangelo, ma di essere
apostolo e annunciatore non per decisione propria, ne di altri, ma di Dio. Alla radice sta la gratuita
iniziativa di Dio che conferisce l’incarico.
Paolo sa che due sono le verifiche obiettive: la fedeltà alla tradizione e la sintonia con tutte le
Chiese. Il Vangelo che annuncia è fedele alle
Queste due convinzioni Paolo le ha rispettate.
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origini: egli “trasmette” ciò che a sua volta ha “ricevuto”. Il suo programma missionario fu
Il Vangelo che predica
sottoposto agli apostoli di Gerusalemme ricevendone piena approvazione.
appartiene alla fede di tutte le Chiese. il ministero è il segno del
Nella concezione paolina
Signore risorto che in ogni giorno e in ogni luogo è presente nella sua Chiesa ( con l’annuncio
della Parola, il dono della carità e della comunione, il perdono e la salvezza), ma è nel
contempo la memoria che l’evento di salvezza precede la Chiesa. L’attività di Paolo è di
mantenere viva, sempre attuale e fedele, la memoria di Gesù, che per lui si concentra
particolarmente nella Croce/Risurrezione.
Paolo è innanzitutto il ministro della Parola.
Paolo spiega che il suo compito di predicare non ha soltanto lo scopo di annunciare la Croce,
ma di vigilare affinché questa non venga “svuotata”, cioè staccata dall’evento storico, ridotta
sullo sfondo, scolorita. Sulla base della convinzione che il servizio della Parola è un servizio alla
Paolo costruisce tutta una spiritualità della Parola, che coinvolge interamente la
Parola di Dio,
vita del ministro incaricato di farne memoria.
Paolo parla del suo servizio come di un “ ministero della riconciliazione”. E’ la riconciliazione
La discordia non è vista da Paolo come un fatto personale, ma come
con i dissidenti di Corinto.
un attacco al Vangelo. Egli non vuole ristabilire soltanto la pace tra lui e la comunità, ma vuole
La riconciliazione è esclusivamente opera
ricondurre la comunità alla fedeltà all’evento di Gesù.
di Dio, la
sua è l’iniziativa. Il suo amore riconciliatore si è manifestato in Cristo e tramite Cristo:
riconciliazione discende dalla Croce di Gesù. due protagonisti _ Dio e
Ma accanto a questi
Cristo - ne appare un terzo il “noi” a cui Dio ha affidato il servizio della riconciliazione.
La riconciliazione è un gesto passato di Dio, attualizzato oggi dalla predicazione. E’ qui che si
inserisce il ruolo del ministro.
Paolo è stato il custode del vero senso della cena del Signore. E lo ha fatto in tre modi:
1 richiamando alla memoria dei Corinti le parole della tradizione
2 sottolineando che la cena del Signore è anzitutto un annuncio della morte del Signore
3 mostrando ai Corinti che la loro cena contraddiceva la cena del Signore.
Il modo con cui i Corinti si comportavano trasformava la cena del Signore in una cena privata. Ma
Il ministro
allora la cena non è più la memoria dell’evento di Gesù. E Paolo interviene duramente.
non è soltanto il presidente della celebrazione, è anche il “custode” della memoria celebrata.
L’uomo di Corinto era portato a primeggiare, tutti atteggiamenti che aprivano la strada alle rivalità e
alle divisioni. A questi modi di ragionare Paolo oppone la “carità”, cioè la memoria della Croce.
Tutto il comportamento di Paolo, sia il suo modo di ragionare sia il suo modo di intervenire,
converge nell’affermare che la funzione prioritaria del ministero apostolico è la memoria del
fondamento, la sua gelosa custodia e la sua continua attualizzazione. Non basta che il
fondamento sia posto: deve permanere, incarnandosi nella fede, nella comunione e nella
missione.
Paolo deve allontanarsi da Efeso, mentre ci sono nella comunità dottori che non insegnano la vera
L’apostolo affida allora al suo discepolo l’incarico di opporsi alla predicazione di
dottrina.
questi falsi maestri. Paolo ricorda a Timoteo l’incarico ricevuto, mediante l’intervento
profetico e l’imposizione delle mani. Timoteo è stato scelto da Dio e nel contempo
ufficialmente e pubblicamente incaricato.
La funzione di autorità che Timoteo è chiamato a svolgere, richiede che il suo incarico sia
pubblicamente riconoscibile e, quindi, ufficialmente designato: un ministero che non si autentica da
se, in forza di doni che il ministro possiede e può vantare, ma si autentica oggettivamente in forza di
un dono permanente e di una pubblica designazione.
Il compito che Paolo affida a Timoteo va dal culto al buon ordine della vita comunitaria e alla
scelta oculata dei ministri. Il compito primario è la salvaguardia del fondamento apostolico e
l’amorevole custodia della “sana dottrina”. 19
O Timoteo custodisci il deposito”. Custodire significa sorvegliare con attenzione, e deposito
“
significa un bene che va custodito con cura, perché prezioso: un bene che è per tutti. Il
deposito è l’insieme delle verità della fede e della carità, verità apostoliche, obiettive e per
tutti.
Timoteo deve risiedere tutto intero e permanentemente nel suo servizio. La missione configura il
modo di vivere al punto che l’esistenza personale del ministro deve presentarsi alla comunità come
un modello.
La funzione essenziale del ministero ordinato è la memoria dell’evento di Gesù. Custodire la
memoria non significa solo conservarla fedelmente, ma anche mantenerla viva, attuale, salvifica e
La stessa esistenza personale del ministro deve apparire come il modello di
disponibile per tutti.
una memoria pubblica, istituzionale, comune.
Il ministero non si fa riconoscere attraverso le doti personali, ma attraverso un incarico che lo rende
oggettivamente e pubblicamente riconoscibile.
L’essenza della missione del prete è di avere uno sguardo che resta fisso su quell’evento che
rappresenta il centro e la meraviglia della fede: il fatto cioè che “noi uomini siamo salvi grazie
a Gesù Cristo”. E’ qui che egli può trovare lo slancio e la direzione della propria missione e le
indicazioni per la propria azione pastorale. La cosa più importante per il prete, è offrire all’uomo la
possibilità di attingere a questa memoria per trovare un senso al proprio vivere.
IL servizio di Pietro
La testimonianza di Matteo si colloca in un momento delicato della vita di Gesù. Fallito
l’apostolato in Galilea, Gesù si concentra sul piccolo gruppo dei discepoli.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.
Gesù disse: “ Tutti e quattro i Vangeli
il nome Simone fu cambiato nel soprannome “roccia”
ricordano che e che Gesù attribuì a Pietro
un posto di preminenza nel gruppo. L’origine del passo va senza dubbio cercata in una comunità
che parlava aramaico. Pietro/pietra. Nelle liste dei dodici il suo nome compare sempre per primo. Al
soprannome “roccia” fu attribuito una grande importanza: tanto è vero che questo soprannome
soppiantò quello vero, Simone.
Ci sono tre metafore che racchiudono il senso del testo: della roccia, delle chiavi, del potere di
legare e sciogliere.
Pietro è la roccia (non tanto la prima pietra) che tiene salda la Chiesa, è il centro dell’unità
della Chiesa. Pietro è la roccia ma il costruttore è Gesù (costruirò); e la Chiesa non è di Pietro,
ma di Gesù (la mia Chiesa). Occorre che la Chiesa fatta di pietre vive abbia una pietra viva come
fondamento.
Avere le chiavi significa essere il maggiordomo, disporre di piena autorità, un’autorità vicaria. E’
un maggiordomo non il padrone.
Il significato di legare e sciogliere è proibire e permettere, separare e perdonare, e anche interpretare
autenticamente e autorevolmente la tradizione..
Le tre metafore convergono nell’affermare in Pietro un’autorità suprema ma sempre vicaria.
Egli è il portavoce della fede dei discepoli, ma è anche il portavoce del loro rifiuto della Croce.
Roccia e debolezza: la solidità di Pietro viene da Cristo, non dall’uomo. Pietro è roccia per grazia.
Le prerogative attribuite a Pietro – legare e sciogliere – sono attribuite anche al gruppo delgi
concetto di collegialità.
apostoli:
Il passo esaminato dice che la Chiesa appartiene a Cristo. Poi ne sottolinea la stabilità: è costruita
sulla roccia, anche se apparentemente poggia sulla fragilità degli uomini.
Il destino della Chiesa è come quello di Gesù: un cammino tra le contraddizioni. Non si tratta solo
di difficoltà che vengono dall’esterno. All’interno della Chiesa si troveranno sempre dei peccatori.
Per questo la Chiesa ha sempre bisogno di legare e sciogliere. Continua il peccato e perciò deve
continuare anche il perdono. 20
Nella testimonianza di Luca il contesto è la prova che la comunità deve attraversare.
io ho pregato per te”
“Ma significa che la ragione ultima della stabilità della fede di Pietro non è
da cercarsi nella fedeltà di Pietro, e neppure semplicemente in Gesù, bensì nel Padre a cui Gesù la
che la fede di Pietro non venga meno “ perché la tua
chiede. Oggetto della domanda di Gesù è
fede rimanga salda”. Gesù non chiede il coraggio o la santità, ma la fede perché di fronte alla
Croce imminente e alle prove che accompagneranno la Chiesa in tutta la sua storia, non è il
coraggio che tentenna ma la fede. Gesù ha pregato per Pietro ma l’oggetto della preghiera è che
Pietro possa confermare la fede di tutti gli altri. Mostra che la preoccupazione di Gesù per la sua
comunità passa attraverso Pietro che non è al di sopra della comunità. Pietro non sostituisce Gesù, e
gli altri restano discepoli di Gesù non suoi.
“ E tu una volta convertito” con la stessa parola con la quale affida a Pietro l’incarico di
confermare i fratelli, Gesù gli ricorda la propria debolezza. Al sostenitore della fede viene ricordato
che egli stesso condivide la debolezza degli altri.
Negherai di conoscermi”:
“ è la tensione fra la debolezza di Pietro e l’incarico che egli riceve.
Questa tensione tra incarico e debolezza non sminuisce la funzione di Pietro, ma la rafforza
ponendola al riparo della sua personale santità.
Nella testimonianza di Giovanni il dialogo tra Pietro e Gesù è costruito intorno al numero 3:
tre domande di Gesù, tre risposte di Pietro, tre imperativi di Gesù. L’allusione al rinnegamento
riprende un dato già presente in Matteo e Luca: il contrasto tra la debolezza di Pietro e il compito
che gli viene affidato. Pietro è pastore per grazia, non per merito. La sua solidità poggia unicamente
sul Signore.
Non si tratta di tre domande ma di un’unica domanda ripetuta tre volte.
Gesù chiede a Pietro l’amore, non altro. Pietro ha confessato Gesù, poi ha detto di non conoscerlo,
ora gli viene chiesto amore, cioè appartenenza, dedizione, esclusività. L’incarico che Pietro riceve è
per gli altri, ma alla radice sta l’amore per Cristo. Il pastore non appartiene al gregge, ma al Signore.
E questa è libertà: il pastore deve rendere conto al Signore, non ad altri..
Non basta l’amore a Cristo per essere pastore, occorre un incarico.
La pienezza dell’amore per Cristo e la pienezza dell’incarico di essere pastore: pastore di tutto il
gregge, pecore e agnelli; il pastore che pensa a tutto ciò di cui il gregge ha bisogno.
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LO SPIRITO E LA CHIESA
Lo Spirito è chiamato a compiere tre miracoli:
1 attualizzare l’evento storico di Gesù rendendolo disponibile per ogni tempo ed ogni luogo.
Lo Spirito è la continuità tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa.
2 trasformare il discepolo in un missionario
3 suscitare un incontro personale, intimo, con il Signore. Questo è il fondamento che sorregge
anche il secondo.
E’ all’interno della propria fede che si comprende che l’attesa di Cristo è profonda ed estesa a tutto
il mondo. Più l’incontro personale con Cristo è profondo e chiaro, più sappiamo vedere i segni della
sua attesa nel mondo
Lo Spirito nel Vangelo di Luca e negli atti degli apostoli.
Lo Spirito compare in tre racconti : il battesimo, la tentazione, il discorso nella sinagoga di
Nazareth.
Il racconto del battesimo pone al centro la discesa dello Spirito santo su Gesù in preghiera. Gesù è
sei il mio figlio prediletto”.
riconosciuto nella sua fondamentale identità: “Tu Sono importanti due
Gesù fu battezzato con “tutto il popolo” dei penitenti.
particolari. Il primo è che Esso non è un
non soltanto muore per i
peccatore, ma condivide la condizione dei peccatori. Sulla Croce
peccatori, ma muore in compagnia di due malfattori. Questa è stata la via che Gesù ha percorso
nello svolgimento della sua missione, e questa deve essere la via della missione in ogni tempo.
Nella sua missione il servo non farà strepito né ricorrerà alla violenza, non seguirà la dura legge del
mondo che esalta ciò che è forte ed abbatte ciò che è debole. Nella sua attività missionaria Gesù ha
evitato ogni forma di ostentazione.
Nel racconto delle tentazioni è esplicito il collegamento con il precedente episodio del battesimo.
Il medesimo Spirito santo ricevuto al battesimo conduce Gesù nel deserto dove avviene il confronto
Filiazione divina, dono dello Spirito e missione ( le tre fondamentali strutture
con il diavolo.
del battesimo) non sottraggono alla “prova” ma inaugurano un’esistenza costantemente messa
da tre suggerimenti di Satana e dalla triplice
alla prova. Il centro della narrazione è costituito
risposta di Gesù. Il diavolo suggerisce a Gesù di percorrere una via messianica conforme alle
attese popolari. Le tre tentazioni si riducono ad una sola: dicono la strada che lo Spirito ha rifiutato
nella vita di Gesù e continua a rifiutare nel tempo della Chiesa.
La risposta di Gesù al tentatore è tutta racchiusa in tre citazioni della Scrittura. Gesù trovò la
risposta nella parola di Dio “ Non di solo pane vive l’uomo” – “ Solo il Signore tuo Dio
adorerai” – Non tenterai il Signore tuo Dio”. Sono tre citazioni che sottolineano la fiducia in
Dio e la dedizione all’unico Signore. Sono le due virtù che sconfiggono Satana, e sono i due
atteggiamenti sui quali la missione della Chiesa deve confidare.
L’episodio di Gesù a Nazareth è il terzo evento che conclude la trilogia dello Spirito. Gesù
entrato nella sinagoga, presenta il suo
ritornò in Galilea con “la potenza dello Spirito Santo” e
programma: “mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ad evangelizzare i poveri, a
proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi e a
predicare un anno di grazia del Signore”.
Almeno quattro sono i tratti che ci interesano.
1 la missione di Gesù comprende la liberazione degli uomini impoveriti, prigionieri e oppressi.
La predilezione per gli ultimi non crea emarginazioni, ma si sforza di abolirle. Questa predilezione
è il segno dello Spirito e fa parte dell’originalità della missione cristiana.
2 la missione non è solo l’annuncio di un futuro, una promessa, ma anche la proclamazione di
un compimento. Il tempo inaugurato da Gesù è tempo di compimento.
3 la proclamazione di una anno di grazia del Signore, espressione che probabilmente allude al
giubileo. Gesù ha rivelato Dio con il volto di un Padre che accoglie e perdona
4 la missione secondo lo Spirito è l’universalità.
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Negli Atti degli Apostoli Luca indica una “concatenazione”: il dono dello Spirito (il racconto
di Pentecoste), la Parola ( il discorso di Pietro), la comunità. E’ così che nasce sempre la
Chiesa: dallo Spirito alla Parola.
Dio ha costituito Signore e Messia quel Gesù che voi avete
Nel suo discorso Pietro ripete “
crocifisso”. prendere coscienza del mistero della malvagità umana.
Intende farci Non abbiamo
esitato a condannare alla morte più infame il più giusto degli uomini. Nell’affermazione di Pietro è
l’altra faccia della storia: quel Gesù che abbiamo crocifisso è morto per noi,
racchiusa anche
alla nostra cattiveria ha contrapposto il suo amore.
La risurrezione non è soltanto una vittoria sulla morte, ma la vittoria sulla malvagità. Pietro
annuncia che la malvagità esiste ma che è possibile vincerla e Dio l’ha già vinta.
furono toccati nel cuore”. Il cuore non è semplicemente
Al sentire queste parole gli ascoltatori “
la sede dei sentimenti, è il nucleo più profondo della persona. Quando la verità raggiunge
nell’intimo, ci si accorge che il modo di pensare e di vivere abituale è sbagliato, ci se ne dispiace
Cambiare pensieri e ragionamenti (questo è il significato
sinceramente e si desidera cambiare.
del primo imperativo “ pentitevi) e farsi battezzare nel nome di Gesù (cioè credere nella morte
e risurrezione del Signore e percorrere, a nostra volta, la via della Croce), non avere più nulla
da spartire con la mentalità mondana (“salvatevi da questa generazione perversa”). La
Ricevete lo Spirito Santo”.
risposta di Pietro è anche una promessa “ Senza questo dono dello
spirito il programma di rinnovamento resterebbe lettera morta, e la nostra debolezza continuerebbe
ad avere il sopravvento. aggregarono a loro circa 3.000 persone”.
La conclusione del capitolo degli Atti: “si Convertirsi
entrare a far parte d una comunità di fede e di vita. I primi
non significa altro che questo:
missionari non si limitano ad annunciare le esigenze del cambiamento, ma invitano gli
ascoltatori a entrare a far parte del cammino della comunità che, in alcuni passi degli Atti
degli Apostoli, è chiamata appunto, la Via. Da una parte la concezione dei
La missione suscitò un ampio dibattito nelle comunità primitive.
giudeo-cristiani (prima deve convertirsi Israele e poi le genti. La conversione dei pagani deve
comprendere l’accettazione della circoncisione); dall’altra la concezione paolina che vedeva
un’apertura universale che comporta la libertà del vangelo ( non le pratiche giudaiche). Il
concilio di Gerusalemme propone la missione paolina, che difende la libertà del vangelo e non è
frutto di una decisione umana ma volontà dello spirito, e trova un ampio consenso all’interno
dell’intera comunità.
Nel concilio di Gerusalemme viene risolto uno dei problemi più difficili del cristianesimo
primitivo: salvare la libertà del Vangelo e insieme l’unità della Chiesa. La decisione che al
non imporre alcun altro all’infuori dei seguenti
termine del dibattito fu da tutti sottoscritta:
obblighi che vi teniate lontani dagli idolotiti, dal sangue e dagli animali soffocati e dai
matrimoni irregolari. In esso si accetta la libertà del Vangelo, dall’altra si pongono alcune
clausole per motivi di carità e unità. Tutto questo è voce dello Spirito: uno Spirito che non si
presenta in modo miracolistico, ma come presenza discreta, normale , che agisce all’interno di un
difficile dibattito. Lo Spirito lavora per conservare la libertà del Vangelo e l’unità della Chiesa: non
solo l’una o l’altra ma entrambe.
Paolo chiama i “frutti dello Spirito” tutte le principali espressioni dell’esperienza cristiana,
dai fenomeni straordinari (come il parlare in lingue, i miracoli, le profezie) fino alle
esperienza più normali e quotidiane ( la pace, la gioia, il coraggio). Paolo ha contribuito a far
due precise direzioni.
progredire il discorso sullo Spirito soprattutto in
1 nell’aver aperto gli occhi sul fatto che lo Spirito è attivo non solo nei doni straordinari, ma
anche nella vita cristiana animata dalla carità 23
2 nell’aver continuamente lottato contro ogni possibile dissociazione tra lo Spirito e la Croce.
Non c’è azione dello Spirito là dove non si confessa “Gesù Signore”.La manifestazione dello
Spirito avviene nella predicazione.
Paolo afferma che la varietà dei doni discende dallo Spirito. Lo Spirito è ricco e non può
manifestarsi in un modo solo.
perché la varietà dei doni sia segno dello Spirito deve realizzare alcune condizioni:
Ma 1 la fede che trova il suo centro nell’affermazione “ Gesù è il Signore”.
2 La varietà dei doni deve trovare convergenza nell’utilità (comune)
3 Il carisma va concepito come funzione, come servizio, non come dignità. Il carisma è
un compito da svolgere, un servizio per gli altri.
Un dono che venisse concepito come dignità, da usare a vantaggio proprio, cesserebbe di
essere carisma che viene dallo Spirito.
i carismi e i ministeri istituzionali:
Paolo non contrappone tra loro ambedue rientrano nella lista
devono
dei carismi, sono doni dello Spirito e devono tendere all’edificazione comune. Tutti
manifestare la nota della gratuità. pone i carismi sulla base della loro capacità di
Paolo
edificazione comune e di servizio. Non pone le lingue al primo posto, come facevano i Corinti,
ma la profezia. corpo e delle membra.
Il discorso di Paolo continua nell’apologo del Il corpo è uno eppure vi è in
Le antiche differenze sono scomparse ( schiavi e
esso una ricca pluralità e diversità di membra.
liberi, giudei e pagani), però nuove differenze emergono su altre basi: non dignità ma
funzioni.
La vera minaccia contro l’unità della Chiesa viene dal tentativo di uno di essi di ergersi al di
teme la minaccia della indifferenziazione. Ci
sopra degli altri, o dal suo rifiuto di servire. Paolo
sono spiriti religiosi che non tollerano la varietà, confondendo l’unità con l’uniformità.
Paolo teme anche la frantumazione. L’unità del Corpo si esprime nella condivisione. Paolo
alcuni si autoescludano dall’insieme. Le funzioni più deboli e nascoste
avverte il pericolo che
siano maggiormente onorate.
Per Giovanni non c’è possibilità di comprendere Gesù e la sua parola, di diventarne testimoni,
di partecipare alla vita divina, di entrare in comunione con il Padre senza il dono dello
Spirito.
Protagonista della rigenerazione è per Giovanni lo Spirito: senza la sua forza l’uomo resta
chiuso nel cerchio dell’impotenza e dell’incomprensione “ Ciò che è nato dalla carne è carne, ciò
che è generato dallo Spirito è spirito”.
Giovanni intende l’acqua come simbolo dello Spirito pone una relazione fra il dono dello
e
Spirito e la croce (glorificazione)” Uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia, e subito ne
uscirono sangue e acqua”.
Ci sono dei passi in cui Gesù fa dei discorsi di addio parlando dello Spirito consolatore.
Questi passi si inseriscono in un duplice contesto esistenziale: la partenza di Gesù e l’odio del
mondo, la persecuzione, l’incredulità che perdura. In questo contesto si comprendono i due compiti
fondamentali che Giovanni assegna allo spirito:
1 la testimonianza
2 la comprensione interiore, personale e attualizzata della parola di Gesù.
“Voi lo conoscete” lo Spirito non è per il mondo, ma solo per i
Gesù afferma, in un passo, che
discepoli. Il mondo non riesce a percepire lo Spirito per
I discepoli lo possiedono, il mondo no.
la cattiva volontà. solo nel tempo della chiesa, i
E’ grazie alla presenza dello Spirito, che
discepoli comprenderanno (e assimileranno) la realtà più profonda di Dio, di Gesù e di loro
stessi: la comunione di Gesù con il Padre e la comunione di Gesù con loro. Lo spirito svela, e
rende presente, il mistero trinitario. 24
a mio favore” avverte i discepoli che saranno odiati dal mondo e
“Testimonierà Gesù
perseguitati, ma insieme assicura ad essi che l’odio del mondo e la persecuzione saranno
l’ambiente in cui si manifesterà la testimonianza dello Spirito e la loro. Lo Spirito difenderà
Gesù nel loro cuore, li renderà sicuri nella loro disobbedienza al mondo. I discepoli avranno
bisogno di certezza: lo Spirito gliela offrirà.
La testimonianza è qui espressa in termini negativi: lo Spirito confonderà il mondo. In altre
parole, lo Spirito mostra il torto al mondo, la sua vanità, la sua inconsistenza.
Lo Spirito non soltanto suscita in noi la fede e l’amore, ma ci fa capire che la fede e l’amore sono le
tracce della presenza di Dio.
“Vi insegnerà ogni cosa”
Il secondo compito che Giovanni assegna allo Spirito è l’interiorizzazione e l’attualizzazione della
Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà quanto io vi ho detto.
Parola di Gesù. “Lo
Ora non siete in grado di portarne il peso. Lo Spirito vi guiderà alla pienezza della verità. Non
parlerà da se stesso, ma racconterà ciò che ha udito”.
Da una parte, senza lo Spirito le parole di Gesù restano incomprese (ora non siete in grado di
portarne il peso). Dall’altro lo Spirito è legato alle parole di Gesù. Non dice parole proprie, ma
parlerà da se stesso, ma racconterà ciò che ha udito).
ripete quelle già dette da Gesù (Non Lo
Spirito non si stacca dalla tradizione storica di Gesù e dalla tradizione ecclesiale che la continua.
Vi guiderà verso e dentro la pienezza della verità”,
“ dunque una conoscenza interiore, viva,
attuale e progressiva, un viaggio verso il centro.
“ Lo Spirito è la verità” La verità per Giovanni è la rivelazione di Dio, il suo disegno di salvezza,
che si riassume nel dono del Figlio. Lo Spirito è colui che manifesta e personalizza questa verità,
trasformandola da obiettiva in personale, da storica in contemporanea. Come Gesù è la verità, così
anche lo Spirito è la verità: Gesù perché è l’incarnazione storica del piano di salvezza, lo Spirito
perché ce lo comunica. 25
LA CHIESA E LA MISSIONE
Si devono distinguere i vari aspetti della missione: annuncio, aggregazione, inculturazione,
dialogo.
Si può dire che ogni momento della missione riproduce il tutto.
L’annuncio di Gesù aggrega, fa nascere la chiesa, fa sorgere dovunque nuove comunità.
Questa direzione della missione deve manifestare i tratti inconfondibili del vangelo, per esempio,
la trasparenza. La chiesa annuncia Gesù Cristo, non se stessa; lascia trasparire la carità di
Dio, non solo la propria. La Chiesa non deve avere altra ambizione che quella di restare all’ombra
del proprio Signore.
La chiesa è la primizia del Regno, ma non la pienezza. Una comunità cristiana è missionaria se
annuncia al mondo la notizia di Gesù Cristo e al tempo stesso sa scoprire, sempre nel mondo, le
tracce già presenti del suo cammino.
La promozione dell’uomo è la missione se svela i tratti dell’originalità cristiana. Il primo è la
gratuità: la chiesa si impegna per l’uomo non per imporsi all’attenzione del mondo, ne per
convertire, ma semplicemente perché ogni uomo è amato da Dio. Un altro tratto
dell’originalità evangelica è la pazienza.
Lo specifico della missione è di impedire agli uomini di illudersi che per risolvere le loro
emergenze bastino dei palliativi. Il fondamento è una nuova visione dell’uomo e del mondo. Gesù
Il
ha detto “ Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, il resto vi sarà dato in aggiunta”.
missionario deve essere convinto che proprio l’annuncio della lieta notizia del Regno è una
grande forza di liberazione, perché restituisce agli oppressi il primo dei beni di cui vengono
derubati: la loro dignità.
La novità del vangelo sta in una sorta di capovolgimento: non anzitutto ciò che l’uomo deve fare
ciò che Dio fa per l’uomo.
per Dio, ma Questo capovolgimento rinnova anche un altro
non l’efficienza al primo posto, ma la condivisione.
atteggiamento: Tutti si aspettavano un
compimento che portasse il capovolgimento della situazione esistente: se ora c’è la morte, la morte
cesserà; se ora i giusti sono sconfitti, i giusti trionferanno. Egli non ha fatto cessare la sconfitta
condannati perché giusti: si è messo nel loro numero. Al ribaltamento ha preferito la
degusti,
condivisione.
La novità del vangelo sta anche nella sua gratuità. Tutto ciò che Dio ha fatto è misurato sulla
Gesù è un dono inaspettato e gratuito e,
grandezza del suo amore, non sulle richieste dell’uomo.
di conseguenza, gratuita deve essere anche la missione.
La reciprocità cristiana, Gli uni per gli altri”
espressa nella formula di Giovanni “ è attraversata
gratuità. un amore
e spezzata dalla L’amore di Gesù non è un amore che ritorna su se stesso, ma
espansivo. è la condivisione che è oltre lo scambio. La
La logica della solidarietà cristiana
reciprocità non è il mio che diventa tuo, ne il tuo mio, ma il dono di Dio (ne mio ne tuo) che
viene partecipato.
Scambio, reciprocità e condivisione rischiano di chiudere la missione dentro il noi delle Chiese. In
il dono di Dio è universale, non sopporta ne il mio ne il tuo e neppure il nostro. E’
realtà
semplicemente per tutti. L’orizzonte obbligato della missione è l’universalità.
La testimonianza cristiana sta nel miracolo di una vita che umilmente, compiendo gesti di
servizio, di solidarietà e di perdono, si fa trasparenza dell’amore di Dio per ogni uomo.
Il testimone è
Testimone è chi si fa segno – tangibile, visibile – dell’amore di Dio per l’uomo..
colui che non si accontenta di vivere per Gesù Cristo, ma vuole essere la memoria di come
Gesù Cristo è vissuto. La via della missione è la trasparenza. Non è parlando di noi che si fa
missione. 26
La prima ragione della missione proclamare la signoria di Cristo in tutto il mondo.
è Il Figlio
di Dio è venuto tra noi, ha solidarizzato con noi, è morto e risorto. E’ una notizia da diffondere. Il
desiderio di far conoscere Cristo è universale.
La seconda ragione è che l’annuncio di Cristo non è solo un’offerta di consapevolezza ma
anche di salvezza. L’uomo ha essenzialmente bisogno di verità.
La terza ragione è riunire in Cristo e portare a compimento tutti quei frammenti di luce che
invocano una pienezza. Missione della chiesa è aiutare queste luci a trovare la loro strada. La
chiesa è insieme mandata e chiamata. Mandata da una verità che possiede e invocata da una verità
che attende il contesto per svilupparsi pienamente. La missione della chiesa è rivelatrice e
ricapitolatrice.
La quarta ragione è che la chiesa è missionaria per essere se stessa, per convertirsi. Lo schema
evangelico della missione non comprende solo l’invio e la partenza ma anche il ritorno. I dodici
inviati in missione partono, ritornano e raccontano. Destinatario della missione non è solo il mondo
pagano ma anche la comunità che invia. La missione non converte solo il mondo ma anche la
chiesa.
Evangelizzare significa portare una notizia nuova, gratuita, oltre le attese dell’uomo, e al
tempo stesso talmente umana che quando la incontri fa impallidire ciò che prima cercavi.
Se anche tutti i valori essenziali della convivenza ( il rispetto della vita, la giustizia, la pace)
fossero già riconosciuti, anche allora il vangelo conserverebbe intatta la sua novità e la
missione la sua urgenza. Resterebbe infatti sempre da dire l’essenziale, che Gesù è il Cristo, il
Figlio di Dio che si è fatto uomo per noi, condividendo in tutto la nostra condizione.
27
LA CHIESA E LA CARITA’
Una sola è la carità, ma diverse le sue concrete figure.
il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
“Amerai
Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. La nota dell’amore per Dio è la sua totalità:
con tutto il cuore, la mente, la forza. Non c’è spazio per alcuna riserva
“ Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Il secondo L’intensità dell’amore per il prossimo è
“come te stesso”. Anche il “come te stesso” dice la totalità, ma non dice “al di spora di tutto”.
Il prossimo è da amare e servire, non da adorare
Il comandamento dell’amore non riassume gli altri precetti, ne li abolisce, più semplicemente
li sorregge, dando loro consistenza, senso e direzione.
Tutti e due gli amori sono detti comandamento e insieme costituiscono il punto di forza che regge
tutta l’impalcatura della legge. Si può intravedere un tratto importante dell’amore cristiano per il
prossimo. Non si può esaltarlo al punto da far scomparire la differenza con l’amore per Dio, perché
anche nell’amore Dio resta Dio e il prossimo resta il prossimo. Ma il prossimo e Dio si toccano
profondamente.
è il mio prossimo” Prossimo è colui nel quale ti imbatti, non importa chi sia.
“Chi La parabola
Non si
non dice nulla del prossimo, se non che giaceva sulla strada derubato, ferito e mezzo morto.
descrive la sua identità, ma il suo bisogno. sull’identità del samaritano.
Neppure si sofferma
Indugia invece sul suo comportamento. Gesti e sentimenti sono accuratamente descritti: vede il
ferito, prova compassione, si avvicina, fascia le ferite, lo carica sulla sua cavalcatura, lo porta ad
Gesù sposta l’attenzione su un’altra
una locanda, si prende cura di lui e paga l’albergatore.
domanda “ che cosa significa amare il prossimo”. Chi sia il prossimo non si può definire, si
può solo esserlo. La domanda è se in te c’è la prossimità, cioè la capacità di sentirti coinvolto
nel bisogno dell’altro.
La carità in San Paolo. la libertà è sempre in
“ Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi”. Ma
pericolo, sottoposta a tre minacce:
1 ricadere nella schiavitù della legge
2 vivere secondo la carne
3 la litigiosità. Paolo afferma che lo spazio della libertà è la carità.
Per far fronte a queste minacce La vera
Servirsi reciprocamente nell’amore non è una limitazione della
libertà è solo libertà per l’amore.
libertà, è invece proprio in questo modo che la libertà si dispiega e si realizza.
“Tutta la legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te
stesso” Paolo proclama che la pienezza delle legge è l’amore per il prossimo.
In una comunità litigiosa gli uni gli
Qui prossimo è il fratello nella fede, il membro della stessa comunità. L’espressione “
altri” evidenzia la reciprocità per ricordare che il comando di amarsi impegna tutti i membri
della comunità, nessuno escluso. è possibile alla condizione che nessuno
L’amore reciproco
cerchi la “gloria vuota” Per Paolo l’evento che ha
che è poi la gloria di se, poggiata sul nulla.
portato la legge alla sua pienezza non può essere che l’evento di Gesù, un evento di carità. La
carità riempie di contenuto e di valore la legge, che altrimenti resterebbe come un recipiente vuoto.
Il precetto “non commettere adulterio, non
Chi ama l’altro ha portato a compimento la legge.
uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento si ricapitola in questa
parola: amerai il tuo prossimo come te stesso. L’amore non fa alcun male al prossimo:
pienezza della legge è, dunque, la carità.
Nella predicazione di Gesù il concetto di prossimo attraversa l’intera umanità, ogni uomo può
diventare prossimo. Anche nella concezione paolina rimane l’universalità del comando dell’amore;
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l’attenzione principale è rivolta alla fraternità comunitaria. Oggetto prioritario dell’amore è il
fratello cristiano.
“Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto vi sia la caità, che è
il vincolo della perfezione”. Paolo insiste sul perdono, richiamando l’esempio di Cristo. La misura
degli atteggiamenti da assumere verso gli altri non è più, dunque, soltanto “come te stesso” ma
E’ guardando il Signore che il cristiano comprende come e fin dove bisogna
“come il Signore”.
amare. La definizione della carità in questi tre passi: è la pienezza di tutta la legge, la sua
ricapitolazione, il vincolo della perfezione.
La carità sta al di sopra di tutte queste cose (pazienza, sopportazione, perdono) perché è la
forza che le unifica. Paolo non pensa alla perfezione dei singoli, ma alla perfezione della comunità.
L’inno alla carità è il testo paolino che mostra subito le sue intenzioni: rivolgersi ai membri
della comunità per ricondurli all’essenza della vita cristiana, incamminarli sulla strada della
La carità non si identifica con le azioni che si compiono,
vera ricerca di Dio. ma è qualcosa che
La carità sembra qualificare la persona che agisce più
le precede, le suscita e le accompagna.
che la sua azione
Giovanni è chiamato a praticare il comandamento dell’amore. La fede si prolunga nella
carità. “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. L’amore è la chiave
dell’esistenza di Gesù: naturale che sia anche una caratteristica fondamentale dell’esistenza
la concezione giovannea della carità è: “Vi dono
cristiana. Un passo essenziale per comprendere
un comandamento nuovo:amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi così amatevi gli uni
gli altri”. I molti comandamenti non sono che la manifestazione esteriore dell’unico
comandamento che è l’amore. non è solo precetto, ma rivelazione, il comando
Proprio perché
dell’amore scambievole è un dono. “Vi dono un comandamento”. L’amore scambievole,
è per l’uomo movimento, vita, un uscire dal chiuso dell’odio, dall’egoismo,
rivelazione di Dio, non ama rimane nella morte”.
dall’indifferenza per respirare a pieni polmoni. “Chi L’amore dei
fratelli è la prova decisiva che si è vivi.
“Lui ha dato la sua vita per noi: ne consegue che anche noi dobbiamo dare la vita per i
fratelli”. C’è nell’amore di Gesù una gratuità. Il suo amore non accaparra il discepolo ma è un
E’ amando i fratelli che si ricambia l’amore di Gesù.
dinamismo che lo spinge verso gli altri.
questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli”.
“Da L’amore cristiano non cessa di essere
La comunità deve stare, ben visibile, di fronte al mondo, a tutto il mondo, come
aperto.
l’alternativa della fraternità all’egoismo, della vita alla morte, della libertà alla schiavitù. Col
loro amore fraterno i discepoli devono mostrare una nuova umanità, un mondo nuovo. Non è
detto che questa dimostrazione converta, mostra però a tutti l’identità del discepolo.
“Ecco il mio comandamento: che vi amiate reciprocamente come io ho amato voi” “Io ho
scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutti e il vostro frutto sia durevole:
qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Questo vi comando:
amatevi scambievolmente”.
Il comando dell’amore esce dal
(trova in Gesù il modello – come io ho amato voi) è un amore che
chiuso della comunità e si dilata, missionario,: spinge a una partenza “perché andiate e
portiate frutti”. E’ chiaramente un versetto di missione. Se il chicco di grano muore porta molto
Il frutto che nasce dalla morte del chicco di frumento, cioè dalla Croce, è la riunione
frutto.
degli uomini. La missione si muove in un’atmosfera di
E’ questo il frutto che il padre vuole.
completa gratuità: l’iniziativa di Cristo (vi ho scelto, vi ho costruito) e la preghiera
(qualunque cosa chiederete al Padre mio, egli ve la darà).
Il rimanere in Gesù si realizza in pratica là dove si rimane nella sua parola e nel suo amore, dove si
Il grande imperativo “amatevi
osservano i suoi comandamenti, là dove ci si ama gli uni gli altri.
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reciprocamente” della comunione con Dio si realizza, praticamente, nell’amore fra noi. La
garanzia valida è la prassi dell’amore. L’amore produce sempre altro amore.
L’imperativo della vita cristiana scaturisce da un indicativo che lo precede (come il Padre ha
amato me, come io ho amato voi). Se possiamo amare è perché siamo amati. L’amore fraterno
ha due modelli, o radici: l’amore del Cristo per noi e l’amore del Padre per il Figlio, in altre parole
la Croce e la Trinità. Nel primo vengono sottolineati la gratuità e l’universalità, nel secondo la
reciprocità e la comunione. L’esistenza cristiana, non è solo dono
come già l’esistenza di Cristo,
e servizio (la Croce) ma anche comunione reciproca e fraternità gioiosa (il dialogo trinitario).
“Chiunque ama conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio”. Dio non lo raggiunge
anzitutto con l’intelligenza, ma .lo si sperimenta all’interno di una prassi concreta di vero amore.
Chi non ama non può parlare di Dio, parlerebbe di una realtà di cui non ha alcuna
esperienza.
Nessuno ha contemplato Dio, ma se ci amiamo scambievolmente Dio dimora in noi”.
“ Dio rimane invisibile, lo si può conoscere ma
Giovanni non dice che se ci amiamo vediamo Dio,
non vedere. Dimorare non è vedere, ma è più conoscere: è presenza, esperienza, comunione.
Le comunità cristiane devono dare spazio alla carità non perché questa sia particolarmente
efficace, ma semplicemente perché verità. La ragione per fare spazio alla carità è il “come io ho
amato voi”, non “da questo vi riconosceranno”. Non la forza della sua efficacia pastorale deve
la convinzione che essa, la carità, è la verità del vangelo.
spingerci a fare spazio alla carità, ma Gesù non
La memoria del primato di Dio non deve porsi accanto alla prassi della carità, ma dentro.
è soltanto il fondamento della carità, ma il modello.
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DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Questioni di Teologia Speculativa e Dogmatica, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Un Tesoro in Vasi di Coccio, Maggioni. Analisi di questi argomenti: Gesù è all’origine della Chiesa, l’annuncio del regno, comunità primitive leggono la storia e fanno le loro scelte confrontandosi con le origini (principio di tradizione) e fra di loro ( principio di comunione). figure di comunità nel Nuovo Testamento, le comunità di Matteo e Luca.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Questioni di Teologia speculativa e dogmatica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Cattolica del Sacro Cuore - Milano Unicatt o del prof Maggioni Bruno.
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