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III. ABRAMO, MOSÈ ED ELIA
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Leggiamo di seguito le domande di tre grandi figure dell'Antico Testamento
(Abramo, Mosè ed Elia) che segnano, e in qualche modo riassumono, tre tappe
diverse del cammino di Israele. Figure differenti, epoche differenti, ma non differenti
le domande.
Davvero sterminerai il giusto con l'empio?
1.
Si può dire che la storia d'Israele inizi con Abramo. Molti secoli più tardi in Israele
si dirà ancora di lui semplicemente «nostro padre Abramo». Padre non soltanto
perché fondatore del popolo, diciamo in senso genealogico, ma anche, e soprattutto,
in senso religioso, padre nella fede. Abramo è colui che indicò a Israele il modello di
vita a cui attenersi davanti a Dio. Nelle pagine bibliche che ne parlano l'esperienza
individuale di Abramo si dilata e assume dimensioni comunitarie: diventa lo specchio
in cui la fede d'Israele deve continuamente confrontarsi e riconoscersi.
Nelle pagine della Genesi che raccontano di Abramo (Gen 1225) sono confluite
tradizioni antichissime. Occorre precisare che queste pagine sono il frutto di una
lunga recitazione orale prima e di molteplici riletture e riedizioni poi. La stesura
finale sembra risalire all'epoca dell'esilio babilonese (VI sec. a.C.), e il suo scopo è di
trovare una risposta agli interrogativi che la tragedia dell'esilio poneva alla fede del
popolo. Se Dio ha promesso a Israele una patria, perché ora è disperso in terra
straniera? Dio è fedele alle sue promesse oppure no? Che significa credere? È per
rispondere a questi interrogativi, che vanno al cuore della fede, che Israele ha
continuamente raccontato e rimeditato l'antica storia di Abramo.
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La storia di Abramo si apre con il racconto della chiamata, un testo brevissimo, di
eccezionale densità teologica (Gen 12,14). «Il Signore disse ad Abramo»: così Dio si
inserisce improvvisamente nella vita di Abramo e la spezza in due: la sua parola è nel
contempo ordine («parti dalla tua terra... verso una terra che io ti mostrerò») e una
promessa («farò di te un grande popolo, ti benedirò, renderò grande il tuo nome»), ed
esige da parte dell'uomo obbedienza e fiducia. Abramo è chiamato a un cambiamento
di esistenza, a lasciare il presente già noto (la casa, la terra) per incamminarsi verso
un futuro la cui garanzia è unicamente la promessa del Signore.
Ma l'esistenza nella fede è continuamente messa alla prova. Anche da questo punto
di vista, la vita di Abramo è lo specchio dell'intera esperienza di Israele. Gli anni
passano, i figli non vengono, la promessa di Dio, per la quale Abramo ha lasciato
tutto, sembra sempre più allontanarsi. Si direbbe che Dio non ha fretta di mantenere
la sua promessa. Suggestivo e commovente è il racconto del colloquio notturno fra
Abramo e il Signore, che si legge in Gen 15,36: «Abramo rispose al Signore: "Mio
Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli". Allora il Signore lo
condusse fuori dalla tenda e gli disse: "Guarda il cielo e conta le stelle, se ti riesce". E
soggiunse: "Così sarà la tua progenie". Abramo ebbe fede nel Signore». L'intero
significato della storia di Abramo è racchiuso in queste semplici parole: «Ebbe fede
nel Signore».
Ma la pagina più impressionante della storia di Abramo è un'altra: il racconto del
“sacrificio di Isacco” (Gen 22).
1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse:
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"Abramo!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Prendi tuo figlio, il
tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo
in olocausto su di un monte che io ti indicherò".
3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due
servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise
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in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo
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giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.
5 Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io
e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo
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da voi". Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul
figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi
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proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre
Abramo e disse: "Padre mio!". Rispose: "Eccomi, figlio mio".
Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per
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l'olocausto?". Abramo rispose: "Dio stesso si provvederà
l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Proseguirono tutti e due
insieme.
9 Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui
Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e
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lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano
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e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del
Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!".
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Rispose: "Eccomi!". L'angelo disse: "Non stendere la mano
contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e
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non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito". Allora Abramo
alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un
cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto
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invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo "Il Signore vede";
perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore si fa vedere".
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L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda
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volta e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché
tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo
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unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto
numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la
sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà
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delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua
discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito
alla mia voce".
Non soltanto Dio sembra non affrettarsi a mantenere la promessa, ma addirittura
sembra smentirla. Ha promesso ad Abramo una numerosa discendenza, ora gli chiede
l'unico figlio. È un Dio misterioso. La sua salvezza è oltre gli schemi dell'uomo, le
sue vie non sono le nostre. È questa la lezione che Israele deve continuamente
meditare. Israele ricordi che in simili situazioni (per esempio nell'esilio), nelle quali
Dio pare contraddirsi (ha promesso ad Abramo una discendenza, e gli chiede l'unico
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figlio; ha promesso al popolo una patria, e ora lo disperde in terra straniera), si tratta
di prove grazie alle quali il Signore tempra la fede.
Dopo la domanda sulla promessa, suscitata dal ritardo del suo compimento,
troviamo nella esperienza di Abramo anche la domanda sulla storia (Gen 18,1633).
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Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma
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dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il
Signore diceva: "Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che
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sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione
grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni
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della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli
e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad
agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per
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Abramo quanto gli ha promesso". Disse allora il Signore: "Il
grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è
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molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto
tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!".
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Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma,
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mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo
gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con
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l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li
vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai
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cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il
giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio;
lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la
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giustizia?". Rispose il Signore: "Se a Sòdoma troverò cinquanta
giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a
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tutto quel luogo". Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco
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parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai
cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque
distruggerai tutta la città?". Rispose: "Non la distruggerò, se ve
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ne troverò quarantacinque". Abramo riprese ancora a parlargli
e disse: "Forse là se ne troveranno quaranta". Rispose: "Non lo
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farò, per riguardo a quei quaranta". Riprese: "Non si adiri il
mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta".
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Rispose: "Non lo farò, se ve ne troverò trenta". Riprese: "Vedi
come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno
venti". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei venti".
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Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta
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sola: forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la
distruggerò per riguardo a quei dieci".
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Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò
e Abramo ritornò alla sua abitazione.
Dio decide di informare Abramo su quanto sta per fare contro Sodoma e Gomorra
(Gen 18,18). Una informazione che suscita in Abramo un problema, che subito pone a
Dio: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio?» (Gen 18,23). È una domanda seria,
che va alla radice della storia. Si chiede infatti al Signore con quale criterio intenda
guidare la storia: per punire la malvagità dei cattivi Egli è pronto a coinvolgere nel
castigo anche i giusti, o invece l'onestà dei giusti, anche se pochi, ha per Dio più peso
della malvagità di molti? Domanda inquietante, cui nessuno, credente o no, può
sfuggire: troppe volte gli eventi della storia sembrano non fare alcuna distinzione tra
giusti e peccatori, colpevoli e innocenti.
Mi diranno