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La diffusione del simbolo della croce
Inizialmente il simbolo della croce veniva riprodotto molto raramente, se non nelle catacombe dove stava a segnare la presenza dei deceduti, dato che venivano usati per lo più simboli come il pesce o i pani.
Il simbolo della crocifissione si inizierà a diffondere a partire dal quinto secolo, soprattutto con l'avvento delle prime chiese primitive. Questa diffusione arriverà al suo apice nel medioevo, dove verranno riprodotte grosse quantità di croci dipinte che tuttavia si distinguevano essendo dipinte principalmente in due modalità differenti e mostrando notevoli differenze dal punto di vista compositivo e tecnico.
La prima modalità è il Christus Triumphans. Nell'immagine possiamo vedere la croce dipinta dal Maestro Guglielmo risalente al 1138. Questo tipo di iconografia, più antica, si diffonde agli inizi del XII secolo e prevede la raffigurazione di Cristo sempre eretto, inchiodato alla croce, ma con occhi aperti che non lasciano trasparire.
alcuna emozione, mantenendo uniti i momenti della morte e della resurrezione di Cristo, mostrando chiaramente la vittoria sulla morte e quindi la conseguente resurrezione. Normalmente in questa tipologia di dipinto Cristo assume quasi una posizione di preghiera con le mani rivolte verso chi lo osserva, in una postura dimostrante la sua natura divina, ma è anche normale in altri casi vedere ad esempio Cristo raffigurato su una croce di luce ricordando il momento del giudizio finale oppure vestito con una tunica come sommo sacerdote sulla croce. La seconda modalità è invece il Christus Patiens: Questo è il celebre dipinto di Giunta Pisano, risale circa al 1250-1254. Quest'altro tipo di iconografia inizia a diffondersi sul finire del XII secolo e ripresa anche fino ai due secoli successivi, questa tipologia ha invece come caratteristica fondamentale la raffigurazione di un cristo malinconico, sofferente che mostra pienamente il dolore della crocifissione e della passione.mostrandosi in fin di vita. Nel dipinto si vede proprio l'andare oltre alla solita posizione trionfante, infatti dall'inizio di questa fase pittorica del Cristo sofferente ogni dettaglio ha lo scopo di focalizzare l'attenzione sull'espressione, il capo infatti è sempre chinato da un lato e gli occhi sono chiusi, il corpo è più ricurvo assumendo anche una posa più realistica e anche gli arti sono piegati. Dunque con questo passaggio si giunge all'immagine di un Cristo chiaramente segnato dalla passione subendo così un processo di umanizzazione. La figura divina, inanimata e impassibile del Cristo trionfante si fa reale, più umana, nel Cristo sofferente. 3. Iconografia della crocifissione successiva Nel medioevo grazie allo spirito religioso che lo caratterizzava si fa sì che ci sia una grossa produzione di opere d'arte sacra, in particolare crocifissi. In questo periodo una menzione va meritatamente a Giotto che ne dipinge uno.Tutto è presente nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Mentre in età moderna si cimentano anche autori come Donatello, Brunelleschi o il Tintoretto, bravissimi a saper comunicare la particolare angoscia di quel momento.
Diverso invece è il dipinto della crocifissione di Diego Velazquez del 1631. Che a differenza dei dipinti degli autori sopracitati non trasmette angoscia, ma quasi un senso di serenità nel suo complesso, ciò forse dovuto anche oltre alla sua postura, alla poca presenza di gocce di sangue.
Studi affermano che l'artista abbia usato suo zio come modello, e che il ciuffo di capelli sopra il suo viso sia stato realizzato per coprire una parte di volto a suo parere venuta male, mentre il corpo rispetta completamente i canoni di bellezza classica. Fu commissionato per un monastero di Benedettine a Madrid.