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IV. IL DIRITTO AL LAVORO
a) Il lavoro è necessario
287 Il lavoro è un diritto fondamentale ed è un bene per l'uomo: 619 un bene
utile, degno di lui perché adatto appunto ad esprimere e ad accrescere la
dignità umana. La Chiesa insegna il valore del lavoro non solo perché esso è
sempre personale, ma anche per il carattere di necessità.620 Il lavoro è
necessario per formare e mantenere una famiglia,621 per avere diritto alla
proprietà,622 per contribuire al bene comune della famiglia umana.623 La
considerazione delle implicazioni morali che la questione del lavoro comporta
nella vita sociale induce la Chiesa ad additare la disoccupazione come una «
vera calamità sociale » ,624 soprattutto in relazione alle giovani generazioni.
288 Il lavoro è un bene di tutti, che deve essere disponibile per tutti coloro che
ne sono capaci. La « piena occupazione » è, pertanto, un obiettivo doveroso
per ogni ordinamento economico orientato alla giustizia e al bene comune. Una
società in cui il diritto al lavoro sia vanificato o sistematicamente negato e in
cui le misure di politica economica non consentano ai lavoratori di raggiungere
livelli soddisfacenti di occupazione, « non può conseguire né la sua
legittimazione etica né la pace sociale ».625 Un ruolo importante e, dunque,
una responsabilità specifica e grave appartengono, in questo ambito, al «
datore di lavoro indiretto »,626 ossia a quei soggetti — persone o istituzioni di
vario tipo — che sono in grado di orientare, a livello nazionale o internazionale,
la politica del lavoro e dell'economia.
289 La capacità progettuale di una società orientata verso il bene comune e
proiettata verso il futuro si misura anche e soprattutto sulla base delle
prospettive di lavoro che essa è in grado di offrire. L'alto tasso di
disoccupazione, la presenza di sistemi di istruzione obsoleti e di perduranti
difficoltà nell'accesso alla formazione e al mercato del lavoro costituiscono, per
molti giovani soprattutto, un forte ostacolo sulla strada della realizzazione
umana e professionale. Chi è disoccupato o sottoccupato, infatti, subisce le
conseguenze profondamente negative che tale condizione determina nella
personalità e rischia di essere posto ai margini della società, di diventare una
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vittima dell'esclusione sociale.627 È questo un dramma che colpisce, in genere,
oltre ai giovani, le donne, i lavoratori meno specializzati, i disabili, gli immigrati,
gli ex-carcerati, gli analfabeti, tutti i soggetti che trovano maggiori difficoltà
nella ricerca di una collocazione nel mondo del lavoro.
290 Il mantenimento dell'occupazione dipende sempre di più dalle capacità
professionali.628 Il sistema di istruzione e di educazione non deve trascurare la
formazione umana e tecnica, necessaria per svolgere con profitto le mansioni
richieste. La sempre più diffusa necessità di cambiare varie volte impiego,
nell'arco della vita, impone al sistema educativo di favorire la disponibilità delle
persone ad un aggiornamento e riqualificazione permanenti. I giovani devono
apprendere ad agire autonomamente, diventare capaci di assumersi
responsabilmente il compito di affrontare con competenze adeguate i rischi
legati ad un contesto economico mobile e spesso imprevedibile nei suoi scenari
evolutivi.629 È altrettanto indispensabile l'offerta di opportune occasioni
formative agli adulti in cerca di riqualificazione e ai disoccupati. Più in generale,
il percorso lavorativo delle persone deve trovare nuove forme concrete di
sostegno, a cominciare proprio dal sistema formativo, così che sia meno
difficile attraversare fasi di cambiamento, di incertezza, di precarietà.
b) Il ruolo dello Stato e della società civile nella promozione del diritto al lavoro
291 I problemi dell'occupazione chiamano in causa le responsabilità dello
Stato, al quale compete il dovere di promuovere politiche attive del lavoro, cioè
tali da favorire la creazione di opportunità lavorative all'interno del territorio
nazionale, incentivando a questo scopo il mondo produttivo. Il dovere dello
Stato non consiste tanto nell'assicurare direttamente il diritto al lavoro di tutti i
cittadini, irreggimentando l'intera vita economica e mortificando la libera
iniziativa dei singoli, quanto piuttosto nell'« assecondare l'attività
delle imprese, creando condizioni che assicurino occasioni di lavoro,
stimolandola ove essa risulti insufficiente o sostenendola nei momenti di crisi
».630
292 Di fronte alle dimensioni planetarie rapidamente assunte dalle relazioni
economico-finanziarie e dal mercato del lavoro, si deve promuovere un'efficace
collaborazione internazionale tra gli Stati, mediante trattati, accordi e piani di
azione comuni che salvaguardino il diritto al lavoro anche nelle fasi più critiche
del ciclo economico, a livello nazionale ed internazionale. Bisogna avere
consapevolezza del fatto che il lavoro umano è un diritto da cui dipendono
direttamente la promozione della giustizia sociale e della pace civile. Importanti
compiti in questa direzione spettano alle Organizzazioni internazionali e a
quelle sindacali: collegandosi nelle forme più opportune, esse si devono
impegnare, prima di tutto, a tessere « una trama sempre più fitta di
disposizioni giuridiche che proteggono il lavoro degli uomini, delle donne, dei
giovani, e gli assicurano una conveniente retribuzione ».631
293 Per la promozione del diritto al lavoro è importante, oggi come ai tempi
della « Rerum novarum », che vi sia un « libero processo di auto-organizzazione
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della società ».632 Significative testimonianze ed esempi di auto-
organizzazione si possono rintracciare nelle numerose iniziative, imprenditoriali
e sociali, caratterizzate da forme di partecipazione, di cooperazione e di
autogestione, che rivelano la fusione di energie solidali. Esse si offrono al
mercato come un variegato settore di attività lavorative che si distinguono per
un'attenzione particolare nei confronti della componente relazionale dei beni
prodotti e dei servizi erogati in molteplici ambiti: istruzione, tutela della salute,
servizi sociali di base, cultura. Le iniziative del cosiddetto « terzo settore »
costituiscono un'opportunità sempre più rilevante di sviluppo del lavoro e
dell'economia.
c) La famiglia e il diritto al lavoro
294 Il lavoro è « il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un
diritto naturale ed una vocazione dell'uomo »: 633 esso assicura i mezzi di
sussistenza e garantisce il processo educativo dei figli.634 Famiglia e lavoro,
così strettamente interdipendenti nell'esperienza della grande maggioranza
delle persone, meritano finalmente una considerazione più adeguata alla
realtà, un'attenzione che li comprenda insieme, senza i limiti di una concezione
privatistica della famiglia ed economicistica del lavoro. A questo riguardo, è
necessario che le imprese, le organizzazioni professionali, i sindacati e lo Stato
si rendano promotori di politiche del lavoro che non penalizzino, ma favoriscano
il nucleo familiare dal punto di vista occupazionale. La vita di famiglia e il
lavoro, infatti, si condizionano reciprocamente in vario modo. Il pendolarismo, il
doppio lavoro e la fatica fisica e psicologica riducono il tempo dedicato alla vita
familiare; 635 le situazioni di disoccupazione hanno ripercussioni materiali e
spirituali sulle famiglie, così come le tensioni e le crisi familiari influiscono
negativamente sugli atteggiamenti e sul rendimento in campo lavorativo.
d) Le donne e il diritto al lavoro
295 Il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale,
perciò va garantita la presenza delle donne anche in ambito lavorativo. Il primo
indispensabile passo in tale direzione è la concreta possibilità di accesso alla
formazione professionale. Il riconoscimento e la tutela dei diritti delle donne nel
contesto lavorativo dipendono, in generale, dall'organizzazione del lavoro, che
deve tener conto della dignità e della vocazione della donna, la cui « vera
promozione... esige che il lavoro sia strutturato in tal modo che essa non debba
pagare la sua promozione con l'abbandono della famiglia, nella quale ha come
madre un ruolo insostituibile »636. È una questione su cui si misurano la
qualità della società e l'effettiva tutela del diritto al lavoro delle donne.
La persistenza di molte forme di discriminazione offensive della dignità e
vocazione della donna nella sfera del lavoro è dovuta ad una lunga serie di
condizionamenti penalizzanti per la donna, che è stata ed è ancora « travisata
nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in schiavitù
».637 Queste difficoltà, purtroppo, non sono superate, come dimostrano
ovunque le diverse situazioni che avviliscono le donne, assoggettandole anche
a forme di vero e proprio sfruttamento. L'urgenza di un effettivo riconoscimento
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dei diritti delle donne nel lavoro si avverte specialmente sotto l'aspetto
retributivo, assicurativo e previdenziale.638
e) Lavoro minorile
296 Il lavoro minorile, nelle sue forme intollerabili, costituisce un tipo di
violenza meno appariscente di altri, ma non per questo meno terribile.639 Una
violenza che, al di là di tutte le implicazioni politiche, economiche e giuridiche,
resta essenzialmente un problema morale. Questo l'ammonimento di Leone
XIII: « Quanto ai fanciulli si badi a non ammetterli nelle officine prima che l'età
ne abbia sufficientemente sviluppate le forze fisiche, intellettuali e morali. Le
forze, che nella puerizia sbocciano simili all'erba in fiore, un movimento
precoce le sciupa, e allora si rende impossibile la stessa educazione dei
fanciulli». La piaga del lavoro minorile, ad oltre cento anni di distanza, non è
stata ancora debellata.
Pur nella consapevolezza che, almeno per ora, in certi Paesi il contributo
portato dal lavoro dei bambini al bilancio familiare e alle economie nazionali è
irrinunciabile e che, comunque, alcune forme di lavoro, svolte a tempo parziale,
possono essere fruttuose per i bambini stessi, la dottrina sociale denuncia
l'aumento dello « sfruttamento lavorativo dei minori in condizioni di vera
schiavitù ».641 Tale sfruttamento costituisce una grave violazione della dignità
umana di cui ogni individuo, « per piccolo o apparentemente insignificante che
sia in termini di utilità »,è porta