vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
4 PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Logica dell’elenco: se non si mette al primo posto la persona, non si può parlare di solidarietà; se non si
dà il posto giusto alla solidarietà, non si può parlare di sussidiarietà… uno genera l’altro.
1. PERSONA
Le altre etiche sociali (liberale, statalista, collettivista) non hanno questo principio. Il principio
personalista significa che il soggetto-uomo è persona. La definizione di persona è “la persona è un
essere-soggetto in relazione”. L’etica cristiana si è confrontata con l’etica liberale (liberalista e
individualista) e con l’etica statalista-collettivista. Compendio della dottrina cattolica: artt.105-106-107.
Che differenza c’è tra persona e individuo? Normalmente sono utilizzati come sinonimi, ma vi sono
differenze. La teoria individualista parte dall’idea che la pietra angolare (= che non si può scomporre) di
una società è proprio il soggetto individuale. Però non si può ignorare il fenomeno sociale in quanto si
entra in società con gli altri unicamente a partire da un bisogno da soddisfare e un’insufficienza da
colmare. Il fenomeno sociale si spiega a partire dai bisogni dell’individuo, così come si spiega il
fenomeno economico allo stesso modo. Se non ci fosse il bisogno, allora anche il tipo di socialità
cesserebbe, così come i rapporti con gli altri finiscono, non si creano ulteriori legami se non vi sono
bisogni. Se si parte da una concezione rigorosamente individualista, è difficile fondare una società; se si
fonda solo su beni che soddisfano i propri bisogni, allora si tratta di una società minimale.
Esempio il furto: sottrarre qualcosa ad un altro individuo. Nella teoria individualista vi sono altre
modalità di furto come non dare qualcosa ad un altro, non partecipare al bene di una società.
In una concezione individualista drogarsi non è un male, uccidere si perché si nega un diritto di vivere
altrui. Drogarsi no perché la vita è della persona che si droga e decide lui cosa vuole fare, precisando che
non toglie ad altri in questo modo e non sottrae niente alla società. Ma è vero questo? No, perché la
società si attende qualcosa da questo individuo e si aspetta che sia responsabile; alla società costa
recuperare un soggetto per tirarlo fuori dalla droga. Vi è un contratto implicito con la società purché
funzioni. Drogarsi non è un diritto, non lede solo l’individuo, ma è un’ingiustizia nei confronti della
società. L’ipotesi che siamo unicamente individui non è vera. L’individuo è una persona, ovvero un
essere in relazione.
L’idea opposta è il collettivismo, socialismo: si prende come pietra angolare il collettivo e si fa fatica a
riconoscere la soggettività del singolo. In questo caso il problema è l’opposto. Ciò che conta è il bene del
collettivo al punto che i singoli soggetti vengono considerati solo delle parti del tutto. Vi è un principio
immorale che dice “è lecito sacrificare la parte per il tutto”; anche “il fine giustifica i mezzi”.
Ad esempio “piani quinquennali”, che stabilivano le politiche economiche e la libertà di un individuo
veniva misurata in funzione del bene collettivo (non bene comune). Il tutto è superiore alla parte e
prevale, quindi l’individuo può essere sacrificato.
Episodio di Kaifa (sacerdote): “è meglio che uno muoia per il popolo piuttosto che tutto il popolo”. 8
Il principio personalista difende entrambi i valori delle prospettive precedenti, ovvero difende la
soggettività dell’uomo come essere libero, autonomo, e insieme collegato al resto (no isolato) verso il
quale ha dei doveri ed obiettivi (se è onesto, non può non riconoscerli). È la cartina di tornasole o il
criterio di giudizio secondo la dottrina sociale di tutti i sistemi economici e politici: serve per dire se i
sistemi funzionano o meno, pensando “questo sistema politico che apprezzamento dà alla persona…”.
Principio con cui la dottrina sociale misura le cose ed è preferibile tra due sistemi alternativi quello che
rispetta in modo migliore la persona.
L’ANIMA E LA SUA IMMORTALITÀ TRA TEOLOGIA E APPROCCIO SISTEMICO
Cardinale Camillo Ruini
Ispirazione Tommaso d’Acquino: innovazione e forte contemporaneità teologica, con conoscenze
scientifiche e filosofiche. Si sofferma sul lavoro sistemico: nuova visione dell’umano. Continuità tra
scienze, filosofia e teologia.
Punto di partenza della riflessione: constatazione della crisi che ha coinvolto l’idea di anima e la sua
immortalità che prima avevano avuto un grande ruolo. Principali ragioni della crisi (Nicola Abbagnaro)
nel venir meno della possibilità della conoscenza teoretica della libertà dell’anima. La crisi dell’anima e
la sua immortalità pone un grande problema alla teologia. Bisogna individuare nel contesto attuale
qualche proposta che possa attribuire spazio al concetto di anima.
Due punti del ragionamento:
§ Che cos’è richiesto dalla teologia cattolica a proposito dell’anima e della sua immortalità
Al centro della fede cristiana vi è la resurrezione concepita come l’anticipo della sorte di chi crede in lui.
Necessario precisare che la Bibbia è poco interessata a determinare le strutture antropologiche ma più i
dinamismi. Nel Nuovo Testamento non vi è molto che rimanda all’immortalità dell’anima, ma in alcuni
testi vi è scritto “essere con Cristo subito dopo la morte”. L’anima è l’elemento che sopravvive, intrinseca
immortalità secondo S. Agostino. Acquino dice che è immateriale e immortale ed è il principio
dell’essere umano: l’anima separata dall’uomo è una situazione innaturale. Concilio V del 1513 definisce
l’immortalità dell’anima razionale di ogni singolo uomo respingendo le tesi di Pietro.
Lutero introduce due principi di forte cambiamento: sola struttura e sola grazia. Questi principi
manifestano la loro efficacia storica solo nel XX secolo, quando la teologia protestante contesta
l’immortalità naturale dell’anima alla quale viene contrapposta la fede nella resurrezione. Continuità della
nostra esistenza viene mantenuta dai teologi esistenti, non dall’uomo ma di Dio che non interrompe mai il
rapporto con l’uomo. Paolo (teologo protestante) dice che l’atto del morire ci pone alla fine della storia e
non vi è alcuno stato intermedio tra morte e resurrezione.
Contestazione del dualismo antropologico ha influenzato la teologia cattolica, disagio che si è diffuso
dopo il Concilio Vaticano secondo. Il concetto di anima separata è un concetto contradditorio: morendo
l’anima non lascia dietro di sé il corpo, ma è un aspetto permanente del compimento dello spirito.
Ratzinger compie un grande lavoro di approfondimento: libro di escatologia.
Nel 1879 quando il dibattito era intenso, è intervenuto il Magistero della Chiesa su alcune questioni
dell’escatologia per proteggere il popolo cristiano da dubbi provocato dal dibatto teologico. Questioni:
- La resurrezione dei morti riguarda tutto l’uomo, anche il suo corpo;
- Dopo la morte, continua a vivere la coscienza;
San Tommaso dice che l’anima non l’io, nega l’anima separata perché l’anima senza il corpo non è
l’essere completo. 9
Ruini: due problemi, il primo di ordine antropologico (materiale dei defunti rimane nel mondo, quello che
sopravvive è altro e diverso dalla materia. L’interiorizzazione della materia nello spirito può significare la
maturazione dello spirito, non una reale permanenza del soggetto umano dopo la morte); secondo
problema cristologico (viene meno il carattere unico della resurrezione di Gesù).
L’immortalità dell’anima è necessaria perché la resurrezione abbia senso, quindi non è solo una tesi
filosofica ma è interno al cristianesimo. La resurrezione del corpo è richiesta dall’immortalità dell’anima,
senza la resurrezione l’anima rimarrebbe in una condizione inesatta nel corpo. Solo con la resurrezione, il
soggetto umano trova il suo pieno compimento.
§ Se l’approccio sistemico può offrire una prospettiva feconda all’idea di anima e sua immortalità
Approccio sistemico non è un semplice modello epistemologico, ma è realista e applicato alla realtà di
questo mondo. La nozione, secondo l’approccio sistemico, che corrisponde al concetto di anima è quello
di organizzazione: rete di relazione che subordina a sé parte dell’oggetto (l’oggetto è l’essere umano).
L’organizzazione è costante e insostituibile, mentre le parti sono modificabili. Il corpo è la
fenomenizzazione dell’essere umano. Per la teologia l’anima razionale è propria dell’uomo come tale, lo
rende capace a rapportarsi a Dio, secondo il principio di identità.
Nel linguaggio teologico la parola mente viene corrisposta l’anima. Questione dell’immortalità: come
potrebbe essere immortale l’anima? Utile la distinzione seguente: affinché possa realizzarsi è necessario
che vi sia qualcosa da organizzare. Nella morte, quando il fenomeno si dissolve, il principio
dell’organizzazione deve venire meno. Distinzione tra l’organizzazione e le parti, in quanto
l’organizzazione rimane costante e le parti cambiano in quanto vengono sostituite.
Qual è l’origine della difficoltà a trovare motivazioni positive di ordine sistemico? Approccio sistemico
affermato per risolvere problemi come fenomeni di ordine e regolarità, come fenomeni di una
complessità. È più fenomenologico piuttosto che descrittivo: vi sono delle constatazioni piuttosto che
spiegazioni. Approccio sistemico ha grandi meriti nella teologia.
à
Conclusione ANIMA, tema di come la filosofia moderna/sistemica vede questo tema. Si intuisce che
nell’uomo c’è un principio di organizzazione, dato che il corpo umano presenta un’unità. Questo
principio somiglianza a quello dell’anima della tradizione filosofica.
(…continuano i principi)
Perché l’uomo è persona. La persona ha relazioni originarie, date e costitutive con gli altri, non scelte,
create a piacimento. Prendendo una famiglia, un fratello non si crea ma si trova, anche per i genitori è
così, quindi vi sono dei legami originari, dati che l’uom