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Le donne della passione e della resurrezione. Sia nei vangeli di Marco e Luca, al gruppo
itinerante dei discepoli si aggiungevano svariate donne che, come per i discepoli, seguivano e
servivano Gesù. Nel vangelo di Marco, però, si identificano tre donne che lo accompagnano a
Gerusalemme fino alla croce. Ai due verbi “seguire e servire”, tipici appunto del discepolato, si
aggiunge il verbo “guardare”. Queste tre donne hanno avuto il coraggio di guardare il Crocifisso,
la sepoltura. Sarà infatti ad una di loro che apparirà Gesù nel momento della risurrezione,
facendo di esse un nesso tra il Gesù in croce e il Gesù risorto, momento in cui era stato
abbandonato dagli altri discepoli.
Conclusione. L'atteggiamento che assume Gesù nei confronti delle donne non è diverso da
quello che assume verso gli uomini, se c'è da rimproverare, rimprovera (e poi perdona). Egli
assume una libertà che può essere definita “religiosa e culturale” in quanto il suo modo di
rapportarsi con le donne è libero da pregiudizi e da quelle regole volte la sminuire la loro figura,
e ogni volta che ne infrange una, lo fa notare: vuole rompere gli schemi.
Parte 3 – Una lieta notizia per i peccatori e per i giusti.
La differenza fondamentale tra Gesù e un profeta è che quest'ultimo ci avrebbe insegnato come
ci si pone davanti a Dio; mentre Gesù ci insegna come Dio si pone davanti agli uomini. Si
analizza come Gesù si è posto davanti a diverse persone di diverse condizioni (ricchi, poveri,
giusti, peccatori...)
Zaccheo e altri peccatori. Zaccheo era il capo degli esattori della dogana, un uomo basso,
che per riuscire a vedere Gesù, si è dovuto arrampicare su un albero. Lui voleva
semplicemente vederlo, ma Gesù gli dice: “scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa
tua”. Ecco che gli regala un qualcosa “di più”; non soddisfa semplicemente il suo desiderio ma
lo allarga. L'atteggiamento di Gesù verso Zaccheo non è diverso da quello portato verso altri
peccatori. Gesù condivide con loro la mensa, un atto considerato il più profondo, di comunione.
È una palese rottura della visione precedente di Dio: l'idea di Colui proposta da Gesù è
differente. Inoltre, il fatto di condividere pasti con pagani e peccatori lo portarono all'accusa di
essere un mangione e beone.
Il fratello maggiore e gli operai della prima ora. Gesù non si comporta diversamente verso i
peccatori o i giusti, questo per dimostrare che Dio non ha due volti, ama i suoi figli
incondizionatamente. A volte Gesù usa termini duri coi giusti per far sì che trasformassero: la
loro giustizia in dono, non in rivalsa; la loro obbedienza in gioia, non in un pesante dovere; la
loro fatica in solidarietà, non in una ragione di distinzione. Le due parabole, del figliol prodigo e
degli operai dell'ultima ora, servono a spiegare quanto sia più difficile convertire i giusti rispetto
ai peccatori. Nella prima, il fratello maggiore non capisce perché il padre sacrifica un capretto
per il fratello minore che è stato disubbidiente rispetto a lui che lo ha sempre servito; nella
seconda, gli operai che lavoravano dal mattino non capivano perché ricevevano la stessa paga
di quelli che avevano lavorato solo l'ultima ora. È difficile capire la larga bontà di Dio, soprattutto
quando si insinua l'invidia.
Prima il vangelo. Le ragioni, per cui un uomo giusto fa più fatica ad accettare la nuova visione
di Dio, sono principalmente due. La prima è la novità, teologica, profonda, radicale che porta
l'uomo a capovolgere la propria visione del tutto (il mondo, l'uomo, Dio). La seconda è il non
cogliere l'antefatto: l'amore gratuito di Dio. Egli, per primo, ci ama. Quindi, per il peccatore il
vangelo è la “sorprendente scoperta” di un perdono impensato; per il giusto, la “sorprendente
scoperta” di un Dio che lo porta al di là delle strettoie e delle differenze per introdurlo
nell'orizzonte della bontà gratuita, trovare quindi la gioia di essere gratuitamente amato e di
riuscire a sua volta ad amare gratuitamente. Molto importante: non c'è la lieta notizia (=vangelo)
per chi ritiene che l'obbedienza a Dio sia un mezzo per guadagnarsi la benevolenza del Signore
e non come la risposta ad un amore gratuito che li previene.
Parte 3 – Gesù e i malati.
In questo capitolo si osserva come Gesù si comportava di fronte ai malati e tale atteggiamento
doveva essere imitato dai discepoli e dalla comunità.
Percorreva la Galilea guarendo ogni sorta di malattie. Accanto alla parola, Gesù curava i
malati, senza fare differenze tra tipologie di malattie o la provenienza dei peccatori. Oltre a
curarli, rivolge loro la seguente promessa: “beati gli afflitti perché saranno consolati”. Gesù
quindi non predica la fine della sofferenza né le molte cause che la provocano, ma promette la
certezza di un futuro mondo nuovo.
Varie guarigioni. Si parla di tre guarigioni: quella di un lebbroso, di un pagano e della suocera
di Pietro. Nel primo caso, il lebbroso, oltre ad essere malato era anche considerato un impuro e
Gesù lo guarisce toccandolo, quindi purificandolo. Il secondo caso, la guarigione del pagano, è
seguita da una spiegazione da parte di Gesù, una sorta di catechesi, in cui al centurione viene
chiesta soltanto fiducia nella persona di Gesù e non di diventare un discepolo. Il terzo, infine,
trattasi di una guarigione semplice, senza parole da parte di Gesù, ma una volta guarita, la
donna “si alzò e lo servì”, come a dire che la guarigione donata da Gesù, fa risorgere e rende
disponibili al servizio. Comunque in tutti questi episodi, non ci si concentra sulla potenza di
Gesù o dell'azione, hanno invece un significato religioso, più profondo, di fede.
Ancora altre guarigioni. Gesù guarisce un paralitico, ma prima di guarirlo lo perdona per i suoi
peccati; questo non vuole dire che era malato perché aveva commesso dei peccati, anzi,
significa che Gesù pensa innanzitutto al suo rapporto con Dio e poi lo guarisce per mostrare la
potenza del perdono. Questo perché secondo Gesù la salvezza dell'uomo comporta sia la
guarigione che la remissione dei peccati. L'uomo ha bisogno di guarigione e perdono insieme.
Episodio della bambina morta: Gesù la resuscita, dicendo che non era morta, bensì dormiva.
Questo perché la morte è inevitabile, anche i guariti prima o poi sono destinati a morire. Si
riprende il discorso della donna che soffriva di emorragie, la donna non viene semplicemente
guarita, ma salvata: la donna ha completa fiducia in Gesù, tanto che pensa che le basti toccarlo
per guarirla ed Egli la ricompensa per questa sua totale fiducia. Ed è questo che chiede Gesù,
anche ai due ciechi. Quando cura un muto indemoniato, provoca tra la gente sia assenso che
dissenso, quest'ultimo soprattutto perché i farisei lo accusarono di scacciare demoni minori per
conto di un demone maggiore.
La missione di Gesù e dei discepoli. Ciò che fa Gesù è ciò che dovranno fare poi i suoi
discepoli. La guarigione che viene donata non ha il fine di convincimento, ma che la salvezza
del Regno abbraccia interamente l'uomo. Gesù è mosso da compassione verso le folle malate e
disorientate, ed è questo sentimento a muoverlo. Gesù ama tutti come una madre ama i suoi
figli. E ciò è quello che dovranno fare i suoi discepoli. Il compito, missione, di Gesù e dei
discepoli è indicato da sei imperativi: il primo predicare, gli altri 4 (guarire, resuscitare, mondare
e cacciare i demoni) e il sesto, indica il modo in cui bisogna compiere queste azioni, cioè
gratuitamente.
Le opere di Cristo. Si presentano innanzi a Gesù degli inviati di Giovanni il Battista, i quali gli
chiedono se sia lui “colui che deve venire o se devono aspettarne un altro”. Qui non gli risponde
direttamente ma gli elenca i miracoli sinora citati e aggiunge “ai poveri è annunciata la lieta
notizia”. Questo perché attraverso i miracoli lui dice che è il Messia, mentre il fatto che annunci
il Vangelo ai poveri, indica quale Messia è. Poi viene presentato il miracolo della guarigione
dell'uomo con la mano paralizzata nella sinagoga di sabato, giorno in cui non si possono
compiere azioni, che non va visto come polemica ma come rivelazione della potenza e novità di
Dio. L’ultima guarigione citata riguarda una donna cananea che portò a Gesù la sua sofferenza,
ella era pagana ma la sua miseria supera la differenza religiosa e ciò basta a Gesù per
compiere la guarigione. Gesù agisce sempre “in sordina” non grida nelle piazze e non compie i
miracoli “a gran voce”, esprime pacatezza e modestia. Quando guarisce i malati, non lo fa
perché gli viene chiesto e neppure chiede qualcosa in cambio, egli agisce per amore e la
sofferenza non lo lascia mai indifferente. Infine bisogna ricordare che quando si avvicinò un
uomo per guarire il figlio affetto da epilessia, viene citata per 3 volte l’incapacità dei discepoli di
guarirlo. Il loro fallimento è dovuto alla poca fede dei discepoli che hanno ricevuto il potere di
guarire.
Ero infermo e mi avete visitato. Nella parabola del giudizio vengono enunciate 6 opere di
misericordia. Come caratteristica comune si ha l'atteggiamento ci Gesù verso gli ammalati:
visitare, venire a, servire. Con “visitare” si intende vedere attentamente, osservare, soffermarsi.
Con “venire a” si intende andare a trovare di proposito l'ammalato. Con “servire” si intende
aiutare concretamente il malato in tutti i modi possibili.
Una conclusione. Gesù non ha una catechesi su come affrontare la malattia, resta in silenzio.
Accoglienza dei malati, non li ha sempre guariti, ma ha eliminato la concezione che la
sofferenza derivi da un rapporto causa/effetto, aggiungendo tra l'altro che non si ha solo
bisogno di guarigione ma anche di senso e di perdono. Compassione di Gesù, egli agisce
perché ama, chiede solo completo affidamento nelle mani di Dio che decide se e come
intervenire; ma soprattutto le guarigioni avvengono per far capire la passione di Gesù verso gli
uomini e vanno viste come parte costitutiva dell'annuncio del Regno.
Parte 3 – Gesù, i poveri e i ricchi
Il retroterra anticotestamentario. Per capire il comportamento di Gesù nei confronti dei poveri
bisogna guardare l'Antico Testamento dove si trovano tre linee di riflessione: 1) riflessione
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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