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LE PARABOLE EVANGELICHE
Attraverso il linguaggio parabolico Gesù comunica quello che gli sta a cuore, non lo fa
costringendo ad aderire ad una determinata prospettiva ma rispettando la libertà dell'uomo e la
sua capacità di ragionare. In greco parabole significa avvicinamento, paragone. La risposta che
Gesù dà con le parabole apparentemente sembra che non c'entri nulla poi riflettendoci il senso
c’è. E' il linguaggio che Gesù predilige, non sono al margine del vangelo o qualcosa di secondario
ma sono il cuore di esso; ci aiutano anche a cogliere il contesto in cui viveva e i problemi ad esso
legati. L'evangelista che racconta il numero più alto di parabole è Luca (autore del terzo vangelo
era un medico, autore anche degli atti degli apostoli i quali parlano dei viaggi di di Paolo di Tarso e
dei primi passi della comunità cristiana. Luca Marco e Matteo sono i vangeli sinottici molto simili
tra loro mentre quello di Giovanni ha delle caratteristiche particolari).
Linguaggio inadeguato delle parabole, attraverso esse Gesù vuole dire qualcosa di Dio e
dell'uomo, del regno di Dio, dove Dio è Dio e l'uomo è libero di vivere pienamente la sua umanità,
viene rispettata la sua dignità, ognuno trattato con giustizia; è inadeguato perché non ha solo a
che fare con questa realtà ma anche oltre: Dio è immanente e trascendente, è oltre. Ma è un
linguaggio comprensibile a tutti non solo ad un'elite.
La comunicazione parabolica non avviene attraverso una luce che acceca ma attraverso un lampo
che insieme mostra e acceca.
Lo scopo principale non è la morale, è contenuta ma non come primo intento, il primo intento è
rivelare chi è Dio e chi è l'uomo per lui.
Parabola del buon samaritano
Mostra la misericordia e la compassione verso il prossimo. Scaturisce dalla domanda di un fariseo
Como ottenere la vita eterna? Amare il prossimo. Chi è il mio prossimo? Colui che appartiene solo
alla mia religione o tutti. Un sacerdote per potere eseguire il culto del tempio non avrebbe dovuto
contaminarsi con il sangue di un ferito ma mantenersi puri. Vuole criticare una mentalità religiosa 3
comune secondo cui Dio vorrebbe che si rimanesse puri. Gesù opera un capovolgimento della
figura del samaritano.
La questione non è tanto chi è il mio prossimo ma è una questione interiore, chiunque incontri devi
farti prossimo per l'altro, chi ha avuto cure dell'altro. Gesù delicatamente cambia la domanda
iniziale. Fa ragionare, pone delle domande. Capovolge la mentalità corrente.
Gesù con le parabole introduce l'ascoltatore attento ad una nuova realtà.
Gesù sa che Dio ama ogni persona senza alcuna distinzione, senza alcun muro.
Dal vangelo di Luca capitolo 9 Gesù diretto verso Gerusalemme arriva in un villaggio di samaritani
ma non riceve ospitalità da essi. Non cade nella tentazione di generalizzare, cerca di abbattere i
muri di persone e di instaurare relazioni alla pari. Gesù in persona fa l'esperienza di essere
straniero (fuga in Egitto da erode).
I soldi che Giuda riceve per aver tradito Gesù vengono utilizzati per acquistare un terreno dove
verranno sepolti gli stranieri.
Le parabole della misericordia
Misericordia fondamentale ma spesso dimenticata per questo Papa Francesco ha indetto l’anno
della Misericordia.
Dio cristiano che si commuove, che prova passione, non immobile, che entra nella storia con
Gesù.
Per tanto tempo all'interno della chiesa la visione di Dio come amore e misericordia è stata
accantonata a favore di una visione di Dio più metafisica, veniva evidenziate le sue qualità
trascendente, al di la della storia. Inevitabilmente si arriva ad un fraintendimento di Dio.
Il Concilio Vaticano II ha segnato una svolta.
Un concilio è la convocazione di tutti i vescovi del mondo per prendere posizione a riguardo di
alcune questioni. Il primo concilio è quello di Nicea.
Ecumenico vuol dire tutto il mondo abitato, l'universo umano, a dire ciò che viene deciso insieme
ha una validità universale.
1962-1965 21esimo concilio indetto da papa Giovanni XXIII perché avvertiva il bisogno di un
aggiornamento generale tra la chiesa e il mondo in quanto si stava creando una distanza troppo
grande. Mettere in evidenza la nuova visione del mondo, una visione storica non più statica tipica
del medioevo. Un aggiornamento anche dal punto di vista del linguaggio, un linguaggio
comprensibile all'uomo contemporaneo. Sembrava che la fede cristiana non fosse rilevante per
l'esistenza umana. La chiesa non deve condannare chi la pensa diversamente ma mettersi in
dialogo. Anche con l'ateismo. Il concilio riconosce che se ci sono degli atei vuol dire che i cristiani
non hanno mostrato la vera immagine di Dio. Si aprono dialoghi anche con altre religioni: ovunque
ci sono semi di verità anche nelle altre religioni.
Inoltre afferma la libertà religiosa: ogni persona è libera di seguire la religione che crede migliore.
Ritorno genuino alle fonti: si riprendono in mano il testo biblico studiandolo con dei metodi
aggiornati, il metodo storico critico, per cogliere il vero significato, distinguere ciò che è legato alla
cultura del tempo e quello che ha valore universale.
Partire dal testo biblico per trarre deduzioni, altrimenti si rischia di dare ragione solo al proprio
modo di guardare il mondo. Prima Bibbia utilizzata solo per confermare il proprio pensiero.
I cattolici non avevano nemmeno accesso diretto al testo della Bibbia per paura di una cattiva
interpretazione.
Tutto ciò ha riportato alla riscoperta di Dio come misericordia e la riscoperta di Gesù come
persona storica.
Con il concilio si ha la riscoperta della persona di Gesù cristo, prima si esaltava molto la sua
divinità, superiorità ed eccezionalità a scapito della sua umanità e storicità. Se si perde di vista la
storicità di Gesù si perde di vista il cuore del Cattolicesimo. L'umanità spazio per conoscere chi è
Dio.
Il Concilio Vaticano II ha prodotto 16 documenti di cui 4 costituzioni
5. Lumen gentium sulla Chiesa
6. Dei verbum riguardo la rivelazione. Prima del concilio prevale una concezione della Bibbia
come insegnamento e con la ragione l'uomo non può accedervi (teorico-istruttiva). Dopo il
concilio si rilegge in chiave relazionale e comunicativa (comprensione teoretico- 4
comunicativa): Dio attraverso Gesù non ha comunicato solo la dottrina ma anche se
stesso (autocomunicazione). Nella rivelazione Dio parla all'uomo come ad un amico. Tutto
questo perchè si sottolinea la storicità della figura di Gesù. Dio non si comunica solo
attraverso parole ma anche gesti, concretezza, storia (il termine ebraico DABAR significa
parole e gesto). La rivelazione si realizza in modo storico-salvifico, è un evento! E' il primo
concilio che parla della categoria storia! La Dei verbum (parola di Dio) sancisce che la
Bibbia è l’anima della teologia, è il punto di partenza.
7. Sacrosantum sulla liturgia
8. Gaudium et spes sulla relazione chiesa-mondo. Il dialogo della chiesa on il mondo è il
dialogo stesso di Dio con gli uomini che noi definiamo rivelazione. Il fondamento di questa
apertura è dunque teologico.
Gesù ci ha spiegato nel modo migliore il messaggio della misericordia del Padre nelle sue
parabole (Vangelo di Luca).
• Pecora perduta e ritrovata
• La moneta perduta e ritrovata
• Il padre e i due figli, il padre è il vero protagonista di questa parabola
Queste tre parabole formano un’unità tematica ma sono tre racconti distinti.
I farisei e gli scribi mormoravano (esprimono la loro disapprovazione e scandalo verso
l’atteggiamento di Gesù) dicendo “costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli
incominciò a raccontare le tre parabole.
Peccatori fanno un’offesa a se stessi, persone che rischiano di distruggersi.
Mangiare insieme è segno di profonda amicizia, partecipazione l’uno alla vita con l’altro.
Gesù non giudica ma condivide con loro. Accoglienza indiscriminata.
Gesù in modo delicato e rispettoso cerca di far ragionare i farisei, non vuole imporre il suo punto
di vista.
La prima parabola si conclude allo stesso modo della seconda, c’è sempre qualcosa che si perde
e si ritrova. La parte più importante è il ritrovamento. Si parla di conversione, un cambiamento di
mentalità, di prospettiva. Non si racconta quello che l’uomo deve fare per convertirsi ma come Dio
si sente quando una persona torna a casa, la gioia che egli prova.
La terza parabola è la più importante. Al centro della parabola c’è il padre, è lui che da unità
all’intera narrazione. Tutti e due i figli hanno un’idea sbagliata del padre. Il padre di fronte al figlio
che se ne va non smette di attenderlo. Gli ascoltatori della parabola sapevano bene che il figlio
poteva chiedere l’eredità al padre anche prima della sua morte, e conoscevano bene il dramma di
lasciar partire il figlio. Ma in questo caso il figlio non parte per andare a lavorare ma decide di
andar via perché percepisce la presenza del padre come una presenza ingombrante, non per
bisogno ma perché non vuole più stare con lui. Il padre soffre perché il figlio è lontano ed è in
difficoltà. Quando lo vede gli corre incontro.
Il figlio maggiore non capisce il comportamento del padre, come i farisei, non gioisce quando i
peccatori tornano a casa.
Anche il figlio minore ha un’immagine sbagliata del padre perché crede che non lo considererà più
suo figlio.
La parabola non si conclude con la formula uguale alle due precedenti ma introduce il figlio
maggiore. Egli si indigna invece che gioire, come i farisei e gli scribi nei confronti di Gesù. Il padre
come aveva fatto con il figlio minore, va incontro anche al figlio maggiore. Il figlio crede di servire il
padre, non riconosce il fratello.
Tutte usate parabole trattano principalmente del fraintendimento della paternità del Dio di Gesù,
una delle cause dell’ateismo. Padre parola utilizzata da Gesù per identificare una delle identità di
Dio, che è trinità (Padre, figlio e Spirito Santo) e relazione. L’ateismo umanistico dell’epoca
moderna si sviluppa interno alla paternità di Dio, in quanto l’uomo moderno deve esprimere la sua
autonomia. Denuncia il cristianesimo come religione del Padre e si propone come ribellione di figli
pervenuti all’età adulta, all’autonomia totale, al pieno possesso della propr