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Singole persone ammalate si avvicinano a Gesù. La prima è un lebbroso. Il lebbroso non era soltanto un malato,
ma un impuro. Perché contagioso e perché impuro, il lebbroso era bandito dalla società. La seconda persona
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che si avvicina a Gesù è un pagano, un centurione per l’esattezza. La parola di Gesù diventa una catechesi per
la fede. Il terzo miracolo è per la suocera di Pietro. Gesù la guarisce senza dire una parola, semplicemente
toccandola con la mano. La guarigione di Gesù fa risorgere e rende possibili al servizio.
Nella sua missione Gesù è sempre accompagnato da una folla di sofferenti di ogni genere. Gesù ha sempre
davanti agli occhi le molte forme della sofferenza umana e guarisce i malati senza chiedere nulla. Gesù è il
grande guaritore che prende su di sé tutto il negativo dell’umanità, i mali dello spirito e del corpo.
Ancora altre guarigioni
Gesù è convinto che la condizione di salvezza dell’uomo comporta la liberazione sia dalla malattia sia dal
peccato. L’uomo ha bisogno di guarigione e di perdono insieme.
Per Gesù nessuna situazione è impossibile. La guarigione non risolve il vero problema dell’uomo, che è la
vittoria sulla morte. La morte è il problema serio; le guarigioni acquistano il loro senso solo se si trasformano in
segni che danno un fondamento alla speranza. Essere salvato è più di guarire.
I gesti di Gesù suscitano contemporaneamente il consenso e il dissenso: suscitano l’entusiasmo delle folle ma
anche la netta opposizione dei farisei.
La missione di Gesù e dei discepoli
La missione comprende il servizio della Parola e il dovere di debellare la miseria umana. La guarigione è il
segno che la salvezza del Regno abbraccia l’uomo interamente. Dice la natura della salvezza, non soltanto la
sua fondatezza.
La compassione è un sentimento che dice una profonda e interiore partecipazione. La compassione di Dio per
noi deve diventare la nostra compassione per gli altri. Gesù ha amato gli ammalati, coinvolto nella loro difficile
situazione come se fosse la sua.
La missione del discepolo è indicata da cinque imperativi:
1. Predicare il compito della Parola
2. Guarire 3. Risuscitare
Liberare l’uomo dalle sue sofferenze
4. Mondare
5. Cacciare i demoni
Gesù non ha mai preteso nulla, così il suo discepolo. Questa gratuità è la caratteristica dell’azione salvifica di
Dio.
Le opere di Cristo
Per capire chi è Gesù occorre guardare con attenzione le sue opere. Che Gesù sia Messia è provato dai suoi
miracoli, ma quale Messia è rivelato dalla sua predilezione per i poveri. Per Gesù guarire di sabato è un gesto di
rivelazione. Costringe a mettere in discussione la figura abituale di Dio e della sua volontà. Per apprezzare il
gesto di Gesù occorre convertirsi teologicamente. Nell’operare le sue guarigioni, Gesù sceglie delle modalità
atte a svelare non solo la potenza di Dio, né soltanto la sua bontà, ma la sua novità.
La sofferenza non lascia mai indifferente Gesù. Per dare un aiuto alla miseria umana alla Chiesa non basta la
generosità: le è richiesta la fede. Gesù non è mai passato accanto alla sofferenza senza fermarsi.
Ero infermo e mi avete visitato
Tra le figure in cui riconoscere il Signore Gesù c’è anche la figura dell’ammalato. Con tre verbi Gesù indica il
modo di relazionarsi all’ammalato: visitare, venire a, servire.
Visitare è un vedere che osserva, si sofferma, si preoccupa. Venire a significa andare intenzionalmente
dall’ammalato, andare a trovarlo. Servire significa aiutarlo concretamente in tutti i modi possibili.
Qualche conclusione
Gesù non si è mai sottratto all’incontro con i sofferenti. Non li ha guariti tutti ma li ha sempre accolti tutti. Gesù
ha preso le distanze dalla concezione secondo la quale la sofferenza e il peccato sono uniti da un rapporto di
causa-effetto. Le guarigioni di Gesù, avvengono per lo più con modalità che non hanno lo scopo di esaltare la
potenza di Dio, bensì di manifestare la sua passione per l’uomo. La compassione di Gesù per i sofferenti di ogni
genere è lo specchio più luminoso dell’amore di Dio per ogni uomo. L’annuncio del Regno è sempre
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accompagnato dalle guarigioni e dall’accoglienza dei malati. Le guarigioni e l’attenzione ai bisognosi sono parte
costitutiva dell’annuncio. Gesù, i poveri e i ricchi
Il retroterra anticotestamentario
A proposito di poveri e di povertà si possono trovare nell’Antico Testamento tre linee di riflessione.
1. Nella riflessione sapienziale la ricchezza è l’ideale dell’uomo, non la povertà. La ricchezza è benedizione
di Dio. Vi è, in secondo luogo, l’avvertimento che la ricchezza ha dei limiti: la felicità non sta nella sola
ricchezza, ma in una ricchezza accompagnata dal timore di Dio, dalla giustizia e dalla concordia. Infine, i
saggi avvertono che la ricchezza contiene facili pericoli morali.
2. Secondo la riflessione degli uomini il povero è il cliente di Dio. Qui la povertà passa dal piano sociologico
a quello spirituale. Il povero capisce che l’unico atteggiamento valido è il silenzio: riconosce e accetta il
mistero; si rimette totalmente a Dio in una fiducia senza limiti.
3. La riflessione dei profeti è invece polemica. Sono convinti che l’alleanza ha una dimensione politica. Non
c’è posto per una divisione fra ricchi e poveri. Per questo i profeti sperano in un tempo messianico in cui
i poveri avranno giustizia e gli emarginati un posto.
La predilezione di Gesù per i poveri
I poveri di Gesù non sono semplicemente i poveri in senso economico, bensì tutti gli emarginati della società del
suo tempo. Nei poveri rientrano gli ammalati, i peccatori, gli stranieri, i pubblicani, le donne, le folle stanche e
scoraggiate. La predilezione evangelica dei poveri non è disprezzo dei beni o dei ricchi, ma scelta di
uguaglianza. Decidersi evangelicamente per i poveri non è soltanto porre i poveri al centro dell’attenzione, né
soltanto cercarli, aiutarli e amarli, ma vedere il mondo dalla loro angolatura. È l’angolatura giusta per valutare
rettamente il mondo e la società, anche il mondo religioso. Dio è un Padre che ha più riguardo per gli
emarginati, perché non è giusto che lo siano.
Gesù e i ricchi
Gesù ha accolto anche i ricchi, ma sempre per aprire loro il cuore e le mani. In nessun modo Gesù ha
considerato la loro posizione uno strumento privilegiato per l’annuncio del Regno. Gesù non ha mai considerato
il denaro, né coloro che lo possiedono, né le molte cose che con il denaro si possono fare, come una via più
favorevole all’instaurazione del Regno. Gesù ha frequentato anche i ricchi, ma ha costantemente richiamato il
pericolo della ricchezza, che impedisce la sequela, è di impaccio all’annuncio del Regno, rende sordi e ciechi.
Gesù e il denaro
Non tesorizzate tesori sulla terra
L’uomo pensa di porre al sicuro le sue cose e se stesso, ma è inganno e illusione. Una vita che non è vanità è
l’uomo che ascolta e partica. Se accumuli denaro, ne diventi prigioniero. Tutta la persona viene coinvolta nella
vanità dei beni che accumula. Accumulare tesori non è qualcosa che resta all’esterno dell’uomo. Lo coinvolge
tutto. Così il vuoto dei beni accumulati si riverbera sulla vita. Se il tesoro è vuoto tutta la tua vita è vuota.
Non si può servire a due padroni
Molte sono le cose che minacciano il primato di Dio nel cuore dell’uomo: il potere, il prestigio, il denaro, i piaceri.
Per Gesù i due padroni sono Dio e il denaro. Il denaro appare come una forza personificata, quasi un anti-Dio.
Se Gesù dice che non è possibile servire Dio e il denaro, è perché molti cercano di farlo. Certo lo pensano
coloro che ritengono la ricchezza una benedizione di Dio e un premio alla propria giustizia. Oppure chi pensa
che si dà gloria a Dio soprattutto con le opere, con le osservanze e con le offerte. Ma un Dio immaginato così
non è quello di Gesù.
Non affannatevi
Affannarsi significa essere nell’ansia, nell’angoscia, perennemente col fiato sospeso. Un modo di vivere che
rivela un rapporto sbagliato con le cose, con la vita e con Dio. L’affanno è una modalità di vita che non si addice
alla visione cristiana delle cose. Tradisce una profonda mancanza di fede. Ciò che angoscia l’uomo è soprattutto
l’incertezza del futuro. L’uomo non conosce il suo futuro, sa però che è nelle mani del Padre.
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Cercate prima
Il primato del Regno crea lo spazio per il buon vivere dell’uomo nel mondo, per il buon uso dei beni. Il Regno è
Dio in relazione con l’uomo. L’affanno non è evangelico, ma il cercare, l’appassionarsi, sì. Il Regno è un seme
che va coltivato e custodito. Il rifiuto di Gesù
La figura dell’oppositore è soprattutto rappresentata da scribi e farisei, ma non soltanto da loro.
Tre ragioni per rifiutare Gesù
I miracoli di Gesù sono giudicati opera del demonio, compiuti a scopo di inganno. I farisei ritengono che i segni
compiuti da Gesù non siano sufficienti a legittimare la sua pretesa: chiedono segni più convincenti. Ai piedi della
croce, Gesù viene invitato a dare la dimostrazione della sua filiazione divina, e vengono poste a confronto la sua
precedente potenza nel compiere miracoli e la presente debolezza. Accettare Gesù significa rinunciare alle
proprie tradizioni e alla propria ortodossia.
Il rifiuto dei nazaretani
Viene colta la contraddizione fra la potenza e la sapienza di Gesù e l’umiltà delle sue origini. Ciò che impedisce
ai nazaretani di credere è la persona di Gesù, la sua concreta fisionomia, le sue umili origini, il suo modo umile
di apparire fra noi. Il rifiuto è il segno di una profonda incredulità. L’incredulità non è soltanto l negazione di Dio,
ma l’incapacità di riconoscere Dio nell’umiltà dell’uomo Gesù.
La poca fede dei discepoli
Il discepolo parte dalla messianicità di cui è convinto e si sforza di allontanare Gesù dalla croce. La croce viene
negata. E questo è il tentativo di Satana: separare il Messia dal Crocifisso. È questa l’incr