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CAP. 3 – UOMO E DONNA, MATRIMONIO E FAMIGLIA

Nella società dell’Antico Testamento venivano tollerati poligamia e divorzio.

Il matrimonio qui veniva celebrato come qualcosa di laico e profano, in famiglia, senza la presenza di un

sacerdote. Era tuttavia vissuto come un evento profondamente religioso in cui si rinnovava l’azione creatrice di

Dio.

Dio decise di creare una donna per Adamo quando si rese conto che “Non è bene che l’uomo sia solo”: Dio si

rende infatti conto che l’uomo non è fatto per la solitudine, ma è invece desideroso di comunicare, è fatto per il

dialogo.

Così, dalla costola di Adamo, Dio crea la donna, Eva: Dio li crea con pari dignità, caratterizzati da

complementarietà e da una loro profonda comunione.

Il peccato originale porta però ad una rottura di questa complementarietà: se prima infatti entrambi erano nudi,

ma non se ne vergognavano, ora se ne vergognano e questo è il segno di una lacerazione; successivamente

Adamo accusa Eva di avergli proposto il frutto del peccato.

Da questi fatti nasce la consapevolezza che il rapporto tra uomo e donna è contemporaneamente una realtà

positiva e una realtà minacciata: da una parte infatti questo rapporto conserva i tratti essenziali che il Creatore

vi ha impresso, ma dall’altra è una realtà che, data la sua concretezza storica e quotidiana, è da salvare e da

vigilare.

Come abbiamo detto, Dio crea la donna a partire da una costola di Adamo: Dio non crea il singolo, ma la

coppia, infatti sia l’uomo che la donna sono inclusi in Adamo, definito immagine di Dio.

La procreazione non è riducibile a semplici meccanismi biologici, ma è atto religioso, nel quale non sono in

gioco solo l’uomo e la donna, ma anche Dio: i figli sono dono di Dio.

Il Nuovo Testamento introduce delle novità in tema di matrimonio: la radicale indissolubilità del patto nuziale e

l’intuizione che l’archetipo della società coniugale non sono più Adamo ed Eva ma Cristo e la Chiesa (queste

novità discendono dalla grande novità che è l’evento di Gesù Cristo).

L’uomo non può separare ciò che Dio ha congiunto: Gesù ha radicalizzato l’indissolubilità del matrimonio,

senza eccezioni, infatti la stabilità del legame nuziale fa parte del disegno della creazione. Tuttavia, però, dalle

parole di Gesù traspare la consapevolezza che questo fatto non possa essere colto da tutti: chi è

caratterizzato dalla durezza di cuore, cioè dall’incapacità di donarsi a Dio, non comprenderà questo fatto.

L’amore, come il mistero di Dio, è una realtà che svela il suo significato solo a chi è in ascolto.

Il matrimonio è sì importante ma viene relativizzato in quanto è a servizio del Regno di Dio: non è un valore

assoluto, una realtà chiusa, ma aperto al Regno.

Questa subordinazione al Regno, non sminuisce però il matrimonio, ma gli permette di aprirsi su ciò che è

assoluto e di indirizzarsi verso la comunione con Dio che è l’approdo ultimo di ogni esperienza dell’uomo. Il

matrimonio permette di pregustare questa comunione.

Come la vita e la libertà, anche l’atto coniugale è un dono di Dio: questo esprime il fatto che l’uomo e la donna

appartengono uno all’altra; nessuno dei due può disporre di sé da solo.

In ogni matrimonio Dio fa rivivere la misteriosa unione tra Cristo e la Chiesa: il cristiano però, anche se

sposato, è in attesa delle nozze definitive, quelle di comunione con Dio.

Per quanto riguarda la famiglia, per l’Antico Testamento, questa è anzitutto il luogo della solidarietà: è dal patto

nuziale che nasce la solidarietà che poi la coppia trasmetterà ai figli, ai parenti, alla tribù, all’intero popolo. La

famiglia è per l’Antico Testamento l’ambiente naturale della trasmissione della fede.

Per il Nuovo Testamento, invece, le relazioni famigliari non sono il valore supremo, ma compito della famiglia è

quello di crescere uomini capaci di visioni più ampie degli stessi interessi familiari.

La famiglia non è il valor assoluto ed i suoi interessi particolari non equivalgono sempre agli interessi del

Regno.

CAP. 4 – RADICI E FIGURE BIBLICHE DELLA SOLIDARIETA’

La solidarietà di Dio origina la solidarietà, è la radice da cui tutto discende; la solidarietà dell’uomo con l’uomo

è realtà riflessa della solidarietà di Dio con l’uomo.

La solidarietà di Dio investe tutti gli ambiti della vita:

Nella famiglia: la famiglia è simbolo di solidarietà quando si fa luogo del perdono, dell’accoglienza

­ pronta ed indiscussa, della solidarietà senza condizioni;

Ambito sociale ed economico: anche questo ambito è considerato da Dio, in quanto è importante la

­ visione di un mondo solidale e rappacificato;

Verso i peccatori: Dio mostra perdono, accoglienza, solidarietà con gli esclusi, togliendo questa

­ separazione e sedendosi a mensa con loro. La sua solidarietà è inoltre attiva in quanto è Lui stesso a

ricercare i peccatori.

Le figure della solidarietà nella Bibbia sono quattro:

Creazione: Dio non crea un mondo per sé ma per l’uomo, secondo la logica del dono e della

­ solidarietà;

Esodo: Dio si fa liberatore del suo popolo secondo la logica della solidarietà (l’autentica libertà si

­ raggiunge solamente nell’appartenenza a Dio);

Incarnazione: Gesù ha donato la sua esistenza umana senza considerarla un possesso da custodire

­ gelosamente; il Signore ha preferito la piena condivisione con la situazione dell’uomo e la solidarietà;

Croce: qui appare il volto di un Dio che si prende personalmente a carico la sorte degli uomini; la

­ Croce è la massima rivelazione della solidarietà di Dio;

Eucarestia: è il luogo più intenso per comprendere la solidarietà; Gesù è direttamente protagonista ed

­ i suoi gesti esprimono il dare.

Solidarietà significa anche il modo di porsi di fronte a ciò che si possiede in comune, modo di porsi che deve

essere caratterizzato da una forte responsabilità di fronte all’altro, in quanto ciò che si possiede in comune è

un dono.

Il cristiano deve quindi assumersi una responsabilità attiva nei confronti del mondo.

CAP. 5 – PACE E NON VIOLENZA

Nell’antico Oriente la pace veniva vista come un concetto globale (militare, politico, sociale) e il suo

conseguimento era compito principale del re che doveva realizzare il benessere, la giustizia, l’ordine, la

sottomissione dei nemici.

La pace era sì un concetto globale, ma non universale: infatti, come abbiamo visto, questa è sempre la pace di

un popolo, non tra i popoli.

Nell’Antico Testamento si nota però una progressiva perdita di fiducia nei confronti della guerra come

strumento capace di risolvere i conflitti dell’uomo, anche se questa continuò ad essere intesa come inevitabile

necessità di sopravvivenza etnica e religiosa.

Nel Nuovo Testamento invece, si parla di una pace che non è ovvia, infatti questa non è la pace del mondo,

ma la pace di Cristo.

La pace viene intesa che pienezza, come superamento di ogni disgregazione, come dono di Dio agli uomini

che discende dal suo amore per loro e che gli uomini devono impegnarsi a realizzare.

Esattamente come la solidarietà, anche la pace tra gli uomini è il riflesso della gloria che Dio ha nei cieli.

La pace è caratterizzata da universalità in quanto è offerta ad ogni uomo: questa nasce infatti dall’amore di Dio

che è anch’esso universale.

In Luca e Matteo si legge che Gesù abbia detto che gli uomini avrebbero dovuto amare soprattutto i loro

nemici: è troppo semplice amare chi ci ama, più difficile è invece amare e rispettare colui che ci odia, che ci

maledice e che ci fa del male.

Gesù rifiuta la violenza, che nasce dal fatto che gli uomini amino più le tenebre che la luce, perché questa non

risolve i conflitti ma anzi genera altra violenza.

Alla violenza vanno sostituiti l’amore e la solidarietà attiva; si deve seguire la logica della Croce e quella

dell’amore.

La Croce ha avvicinato i diversi e in questo senso Gesù è stato la nostra pace; Gesù è morto per tutti, senza

differenze: la logica che deve quindi guidare i rapporti tra i popoli è una logica di pari dignità e di solidarietà, di

netto superamento degli orizzonti nazionali e degli interessi di parte.

Questa pace deve abbracciare tutti gli ambiti della vita.

CAP. 6 – RICCHEZZA E POVERTA’

Per l’Antico Testamento ci sono due tipi di ricchezza e due tipi di povertà.

L’uomo deve cercare la ricchezza che porta al benessere, alla prosperità, alla sicurezza; ma fuggire quella

ricchezza che invece rende arroganti, che è simbolo di accumulo e di oppressione.

L’uomo deve ricercare poi quella povertà che è sobrietà, dipendenza da Dio; ma fuggire invece quella povertà

che è miseria, schiavitù, emarginazione.

La stessa vita di Gesù è stato un esempio di come l’uomo dovrebbe vivere.

Il grande pericolo di vivere da ricchi è la cecità, quindi come usare cristianamente le ricchezze?

Per guardare i poveri come Gesù li ha guardati, non basta sapere che ci sono, incontrarli e aiutarli, ma bisogna

soprattutto guardarli come persone tanto importanti come se fossero nostri “parenti”.

La nostra società guarda gli uomini ha bisogno di distinguerli in categorie, in classi, separandoli; l’unico modo

per eliminare queste divisioni è guardare tutti gli uomini come li ha guardati Dio.

Se si osserva l’uomo come Dio lo ha osservato, non c’è più motivo di accettare differenze, gerarchie e

privilegi. Questo tipo di sguardo è la lieta notizia del Regno.

CAP. 7 – ERO STRANIERO E MI AVETE VISITATO

Secondo l’Antico Testamento ci doveva essere un’unica legge per il nativo e per l’immigrato: il cristiano

avrebbe dovuto ricordarsi di essere stato anche lui una volta immigrato, ricordando come sia quella

condizione, avendo visto come si sta male; il cristiano doveva però anche ricordare come Dio si fosse accorto

di lui e come fosse intervenuto per salvarlo. La stessa cosa dovevano fare a quel punto i cristiani per gli

stranieri, in modo da mostrare, attraverso la loro accoglienza, il volto del Dio nel quale credevano.

In Israele vigeva chi

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Publisher
A.A. 2014-2015
11 pagine
18 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher glibertino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Maggioni Bruno.