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IUSSANI
parte III: capp. 1, 2, 3; parte IV: capp. 1, 2, 3).
Parte 1, Cap II: come raggiungere oggi la certezza sula fatto di Cristo
Con quale metodo ho la possibilità di essere ragionevole nell’aderire alla proposta cristiana?
In risposta a questa domanda vi sono tre atteggiamenti culturali da cui emergono risposte diverse.
Analizzarli non equivale semplicemente a sfogliare tre capitoli della storia culturale dell’Occidente, ma
significa scovare le pieghe più nascoste della coscienza dell’uomo di fronte al problema che stiamo
trattando e, in definitiva, identificare tre modalità che possono essere nostre nell’affrontare le diverse
circostanze della nostra vita.
Un fatto nel passato
-‐ Primo atteggiamento ( à atteggiamento razionalistico): Gesù Cristo è un fatto del passato. Per
trovare una soluzione la ragione dell’uomo si sente spinta dapprima a raccogliere tutti i
possibili dati provenienti dal passato, i documenti, le fonti, dunque a vedere ciò che quel “fatto”
ha lasciato nella storia. Si passa dunque al paragone, al confronto, al giudizio che sarà di
certezza su alcuni fattori, di incertezza su altri. Questo metodo si può chiamare della “ ragion
storica”. Questo metodo produce molte perplessità, ci si trova di fronte a centinaia di
interpretazioni differenti (come succede per molti “fatti storici”) e porta verso una
atteggiamento razionalistico. Ricordiamo che il razionalismo come posizione mentale nasce da
quel concetto di ragione per cui essa è la misura di tutte le cose, e quindi la consistenza di tutte
le cose è quella data dalla ragione. Questo atteggiamento aprioristico porta la proiezione sul
reale di dimensioni già fissate e riconosciute dalla ragione. Questa posizione contraddice, come
abbiamo visto, la legge suprema del realismo, per cu è l’oggetto a dettare il metodo.
“Il razionalismo è l’abolizione della categoria della possibilità: se infatti è possibile solo quanto è
misurabile, cioè dominabile da misure già possedute, in realtà viene negata la vera categoria del
possibile, dell’eventuale esistenza di qualcosa la cui natura sconfini al di là dei limitati orizzonti
cui giunge l’uomo, per quanto dilatabili” cit. L. Giussani
l’atteggiamento razionalistico riduce il contenuto del messaggio cristiano prima di averlo
à
preso in considerazione. Tende a ridurre la mente ad un tipo di concezione che è familiare e,
allora, di fronte all’annuncio cristiano, si ha la tentazione di ridurre Dio, presente sempre, alle
immagini che noi abbiamo della presenza e dell’assenza.
-‐ Secondo atteggiamento (posizione protestante): si tratta di una posizione che è profondamente
religiosa e, come tale, percepisce la distanza sterminata che c’è tra l’uomo e Dio, cioè l’Altro, il
Mistero. Essa vive quindi intensamente la categoria “della possibilità”. Dio, tramite suo figlio
Cristo, si è reso presenza nella storia, contenuto di una esperienza presente. L’uomo può
raggiungere la certezza della presenza e percepirla come verità, attraverso un’esperienza
interiore: Dio ha voluto che l’uomo, attraverso la Bibbia e frammenti generati da una certa
tradizione di fede, vedesse il suo cuore accendersi e così capire ciò che è giusto e ciò che non è
giusto circa Gesù. Si tratta dunque di un rapporto interiore e diretto con lo Spirito.
Tecnicamente questa è l’esperienza che fecero i profeti, ed è per questo che il protestantesimo
ha sempre operato una grande valorizzazione di queste figure.
Se si assume questo criterio, ognuno è giudice di se stesso, ognuno è profeta di se stesso.
Da un certo punto di vista l’atteggiamento protestante è l’opposto di quello razionalistico,
poiché l’Essere è totalmente altro da qualunque umana misura, ma da un altro lato esiste un
denominatore comune: un ultimo soggettivismo. Il soggettivismo protestante presenta due
interrogativi:
1. Come si può distinguere se ciò che l’uomo “sente” è il risultato dell’influsso dello Spirito o è
l’idealizzazione dei suoi pensieri? Come si può liberare questa metodologia dall’ambiguità?
2. Di fatto anche l’atteggiamento protestante dà luogo ad una infinità di interpretazioni, di
soluzioni diverse, ad una inevitabile confusione di teorie.
La vera obiezione è che questo atteggiamento non rispetta i dati dell’annuncio cristiano, i
connotati originali di questo annuncio: l’annuncio cristiano è un fatto integralmente umano
secondo tutti i fattori della realtà umani, interiori ed esteriori, soggettivi ed oggettivi.
L’atteggiamento protestante annulla questa integralità, riduce l’esperienza cristiana a
esperienza meramente interiore.
-‐ Terzo atteggiamento (ortodosso-‐cattolico): è il modo più adeguato, cioè ragionevole, per
raggiungere certezza in merito all’annuncio di Gesù. L’atteggiamento ortodosso-‐cattolico ha
come caratteristica la coerenza con la struttura dell’avvenimento cristiano così come si è
presentato nella storia, ciò Dio che è Mistero che si è fatto &nb