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Nella visione luterana non c’è spazio per una funzione pubblica e politica della chiesa: il regno di Dio è solo
spirituale e agisce nella dimensione interiore. L’atto di credere è libero e incoercibile.
Il cristiano però deve sempre obbedire ai precetti dell’autorità. Solo se essa vuole imporgli l’idolatria egli può
ribellarsi, non vendicandosi, ma con disobbedienza passiva.
Il concetto di “monarchia”. Giacomo I d’Inghilterra (Seicento).
La potestà regale ha origine soprannaturale ed è prossima all’archetipo divino. Tutte le monarchie terrene sono
istituite direttamente da Dio. Il compito del re è quello di amministrare la giustizia, di dare giuste leggi al popolo e
di procurare la pace.
Il re precede l’introduzione del governo e le norme che regolano il suo regno. Quindi sono i re che fanno le leggi e
non le leggi che fanno i re.
Nei confronti del suo popolo il re è come un padre nei confronti dei figli o come il capo rispetto al corpo (un
elemento che guida il tutto).
A un re libero è dovuta sempre obbedienza ed egli, essendo stato insediato direttamente da Dio, ha anche la tutela
della vera religione. È capo supremo della chiesa d’Inghilterra e ha pieno potere di castigare, reprimere, riformare,
correggere.
Gli scrittori che nel Seicento introdussero in Germania gli insegnamenti di Bodin resero evidente la
struttura teologico-politica alla base della sovranità. Arnisaeus: un re non può essere che buono. Se perverte il
regno, il principe è responsabile solo di fronte a Dio che lo condannerà in cielo e che talvolta lo punisce anche
sulla terra con disgrazie oppure facendogli perdere il regno quando incrudelisca oltre ogni limite (i sudditi si
ribellano e lo travolgono) e quindi solo in casi estremi.
Ricapitolazione teologico-politica del Cinquecento riprende la posizione gelasiana: due livelli distinti (secolare
e spirituale) che derivano ugualmente da Dio, sono disposti gerarchicamente ma anche indipendenti. La
conoscenza del giusto è accessibile a tutti gli uomini che possono distinguere il principe buono dal principe
ingiusto. Gli autori che sostengono questa posizione quindi difendono sempre la possibilità della resistenza contro
il governo iniquo.
1. Posizione luterana: l’autorità politica nasce per via naturale e dall’alto e l’ordine richiesto dalla legge di Dio
risulta identico all’ordine generato dalla legge di natura. Gerarchia politica = religiosa.
2. Potestà generata da un comando del diritto naturale ma in modo indiretto: la società politica così istituita ha
anche un compito religioso perché riunisce i fedeli di Dio e quindi alla fondazione dal basso deve accompagnarsi
un contemporaneo riconoscimento dall’alto.
3. Modello cattolico: diritto naturale/rivelazione.
La dottrina della piena potestà papale (elaborata durante la lotta per le investiture) viene tramandata nei
secoli successivi: la potestà del papa si estende non solo sui cristiani, ma anche su tutti gli infedeli, perché essi
sono sottoposti, come tutti gli uomini, alla legge naturale.
La scuola di Salamanca riprese le teorie di Tommaso d’Aquino: all’uomo sono date due vite distinte (terrena e
spirituale), ciascuna delle quali è governata da una propria giustizia e mette capo a due distinte potestà.
L’imperatore non può comandare sull’intero genere umano e il pontefice non ha potestà sull’ambito temporale.
Gli uomini possono raggiungere l’autosufficienza terrena e praticare la giustizia solo associandosi in società. Il
papato e i regni sono stati fondati da Dio in due modi diversi, immediato (papato) e mediato (regni → per la
natura indiretta l’autorità politica non può mai essere universale, perché deve passare sempre attraverso
un intervento degli uomini, il quale non può che essere storico, limitato nel tempo e nello spazio. Il papa non
è signore del mondo e non detiene una giurisdizione universale sulle genti della terra. Non ha diritto di giudicare i
popoli pagani se questi non offendono i cristiani e non può punire i crimini contro natura o le ingiurie alla maestà
divina, perché la loro condanna spetta solo a Dio.
Ci sono quindi due ordinamenti indipendenti, provenienti da un’unica fonte ultima e disposti gerarchicamente. Per
essere un buon cristiano bisogna innanzi tutto essere un buon uomo e quindi i due ordinamenti dovranno essere
disposti in una scala, dove il grado superiore può essere realizzato solo dopo aver completato quello inferiore.
È inevitabile che le due potestà si contraddicano e quando succede prevale quella spirituale.
La dottrina della potestà indiretta del papa → Seicento → Bellarmino: il potere del papa di per sé non può
che essere spirituale e quindi deve avere come oggetto primario le questioni di fede, ma come oggetto secondario
e in casi particolari può interferire con l’ambito secolare. Può intervenire straordinariamente negli affari terreni,
ma solo in situazioni in cui sia messa gravemente a repentaglio la salvezza dell’anima e solo con persone
sottoposte alla sua signoria spirituale.
La teologia politica federale dei calvinisti: il calvinismo non riconosce l’idea della rappresentazione papale e il
soggetto umano con cui Dio entra direttamente in contatto è il popolo come comunità degli eletti.
Esponente importante: Althusius. Secondo Althusius c’è:
- Mediazione indiretta del diritto naturale: il diritto naturale è il modo in cui Dio si manifesta nel mondo e regola
per via indiretta la comunicazione politica tra gli uomini. La legge di natura, legge comune, è compendiata nei
Dieci Comandamenti che non appartengono al diritto divino positivo ma fanno parte del corredo naturale proprio
di tutti gli uomini.
- Mediazione diretta: legame che Dio instaura immediatamente con una particolare società umana nella forma di
un’alleanza religiosa (che trasforma il popolo nella comunità degli eletti).
Ci sono quindi due principi: dal basso sale la legge naturale producendo sempre più complessi legami sociali,
dall’alto scende la volontà di Dio e si dichiara nel patto.
Quella calvinista è una teologia politica federale: il nucleo è la dottrina del patto che ingenera l’ordine politico e
tutte le dinamiche di comunicazione che in esso hanno luogo.
Il primo patto è tra le diverse parti di una città che si comunicano reciprocamente i loro beni materiali e spirituali,
il secondo è tra popolo e magistrato e il terzo è tra entrambi e Dio.
Il popolo deve saper distinguere il buon re dal tiranno e deve essere un’entità autonoma, capace di agire anche
senza il magistrato.
La politica cristiana: la struttura ideale della teologia politica federale di Althusius si trova anche nella tradizione
luterana, ma nella dottrina calvinista ci sono tre componenti e il popolo ha una responsabilità politica, mentre
quella luterana concentra il ruolo della mediazione nel principe.
L’età moderna e la nuova forma della mediazione politica
Hobbes: solo il re ha il compito di rappresentare l’intero ordine politico. Non si metteva in dubbio che esistesse
un ordine trascendente, ma non si sapeva come quest’ordine agisse, quanto fosse evidente e a chi spettasse
rappresentarlo (chiesa o impero). Con Hobbes si fonda la teologia politica dell’assenza: l’ordine divino è presente
solo come mancanza assoluta: la sola manifestazione possibile di Dio è la sua scomparsa. Su questa base, la
scienza politica innesta le tecnologie di concetto, principio e sistema creando una gabbia di un ordine immanente e
artificiale.
Gli anni tra il 1648 e il 1918 → trionfo della soluzione tecnica che si fonda sul problema teologico (ma
contemporaneamente lo rimuove come se non esistesse).
Il diritto naturale (Seicento e Settecento) e lo storicismo (Ottocento) furono due realizzazioni successive di questa
tecnologia che costruì un ordine della politica e della storia riconoscendo come suoi unici soggetti gli Stati
moderni in un orizzonte del tutto secolarizzato.
All’esaurirsi della tecnologia politica dopo la prima guerra mondiale ha corrisposto il riemergere del problema
filosofico.
Il Dio mortale di Hobbes: punto di passaggio decisivo della secolarizzazione della teologia politica. Due
elementi: riduzione dell’esperienza umana al solo campo mondano (“secolarizzazione”) e costruzione di una
scienza propria di quest’ambito.
Hobbes = ridurre il mondo al secolo pensandolo nelle categorie della scienza.
Vita terrena mondanizzata in una sola dimensione e non è possibile un rapporto diretto tra Dio e gli uomini. Dopo
l’incarnazione del Figlio, Dio ha cessato di agire e da lì si può ritenere ammissibile solo il regno naturale. Un
intervento di Dio rappresenterebbe l’inizio dell’ultimo regno e cancellerebbe il tempo (ritorno di Cristo per
giudicare vivi e morti). Quindi Dio agisce ora solo attraverso leggi che diede alla natura con la creazione. C’è solo
un tempo storico e profano. L’unico sacramento che rimane è il battesimo come adesione alla comunità di Dio. Il
regno di Dio non può cominciare in questo mondo
Il contenuto della religione si concentrerà nella professione di fede e nel credere che Gesù è il Cristo. Seguire le
regole del mondo terreno in speranza di un momento al di fuori del tempo.
Quindi l’anima dell’uomo è ridotta al solo piano della sopravvivenza fisica. Il sapere può svilupparsi tenendo
conto di un’unica direzione: processo di razionalizzazione. Il compito del sapere sarà quello di trovare un punto di
vistsa che concilii tutte le affermazioni disponibili, anche quelle apparentemente contraddittorie per comporre le
posizioni contrastanti in una disposizione efficace. Si prescinde da ogni forma di rivelazione e tutta la conoscenza
viene mediata dalla ragione umana che si manifesta nell’individuo. Gli uomini, ugualmente liberi, rispondono allo
stesso modo alle leggi della natura. Principio, metodo e sistema sono i capisaldi epistemiologici.
Il meccanismo di istituzione del sovrano fa sì che si esuli dal concetto di uguaglianza stipulando un patto per
fondare una società con altri individui.
Spinoza portò alle estreme conseguenze la secolarizzazione facendo coincidere Dio con il mondo. Capovolge e
radicalizza la visione di Hobbes: se prima nel mondo non c’era traccia di Dio, ora tutto è Dio ma fuori dal mondo
non può esistere nulla. Non c’è altra sostanza: tutto esiste e avviene in Dio e la sostanza è eterna e perfetta. I modi
della sostanza non sono semplici emanazioni ma devono avere un principio d’esistenza proprio. Questo è quello<