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Per essere docili allo Spirito Santo dobbiamo anche frequentarlo, implorando ogni giorno il suo lume e la

sua forza.

* * * 5

Perché l’Eucaristia è la radice della vita spirituale del cristiano?

[A differenza di luterani e calvinisti] La dottrina cattolica sostiene invece che il sacrificio eucaristico è

l’atto culminante della storia della salvezza: in esso Cristo si rende presente in mezzo alla sua Chiesa, al

popolo o gregge da Lui scelto e convocato, per santificarlo e attrarlo verso di sé e, in tale modo, condurre

tutto il mondo verso la sua pienezza.

È questa la realtà che conferisce all’Eucaristia la sua centralità nell’attività della Chiesa e nell’esistenza di

ogni cristiano. Di conseguenza il cristiano, ogni cristiano, deve inserirsi in tale sacrificio, ove trova la

radice della sua spiritualità.

Perché l’Eucaristia è il centro della vita spirituale del cristiano?

Proprio perché l’Eucaristia come radice vivifica il nucleo più profondo dell’essere cristiano,

comunicandogli la pienezza della vita divina, essa può spingere e vivificare l’intera esistenza del fedele,

facendo sì che possa girare intorno al sacrificio eucaristico, vero centro della vita spirituale.

Essa deve costituire il punto di riferimento di tutti i pensieri, desideri, affetti e azioni del cristiano e si

sottolinea il fatto che la celebrazione eucaristica non si può ridurre a un momento isolato – quale una

parentesi sacra – in mezzo all’intera giornata del fedele.

«Lotta per far sì che il Santo Sacrificio dell’Altare sia il centro e la radice della tua vita interiore, in

modo che tutta la giornata si trasformi in un atto di culto – prolungamento della Messa che hai ascoltato e

preparazione alla successiva – che trabocca in giaculatorie, visite al Santissimo, nell’offerta del tuo lavoro

professionale e della tua vita famigliare...» (Forgia, 69).

Perché la devozione alla Madonna non è un optional nella vita spirituale del cristiano?

Il rapporto filiale di ogni fedele con Maria non è infatti un optional – una devozione in più o facoltativa –

della vita spirituale, ma una sua dimensione intrinseca, e perciò fondamentale: “dobbiamo riconoscere il

rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui

conduce” (Paolo VI)

San Luigi Maria Grignon di Montfort: “Chi vuole avere il frutto ben maturo e formato, deve avere

l’albero che lo produce. Chi vuole avere il frutto di vita, Gesù Cristo, deve avere l’albero di vita, che è

Maria. Chi vuole avere in sé l’operazione dello Spirito Santo, deve avere la sua Sposa fedele e

Indissolubile”

In Lei si compie la sintesi perfetta di ogni vita spirituale come dono ricevuto (santità ontologica: la prima

a seguire Gesù; la prima a ricevere lo Spirito Santo) e, dall’altro, che Ella è il modello di corrispondenza

alla grazia con la sua esemplare risposta vocazionale (santità etica o morale: il suo sì all’Angelo e il libero

consenso all’Incarnazione).

Proprio perché la Madonna è la sintesi e il modello della vita spirituale cristiana, ogni cristiano deve

adoperarsi per vivere l’atteggiamento spirituale di Maria, cioè, deve realizzare nella propria vita la

collaborazione e la risposta di Maria al disegno divino con la docilità con cui Maria ha risposto e

collaborato.

Contemplazione (del mistero mariano, anche attraverso il Rosario); Imitazione; Comunione con Maria

(rapporto filiale: liturgia, preghiera) 6

Quale è la missione del cristiano? Che cosa si intende per apostolato?

L’apostolo è un inviato per portare avanti una missione per conto di chi lo invia. «Apostolato» significa

quindi tanto il concetto di missione quanto il suo compimento.

CVII: A tutti i cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza

sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra.

La vocazione all’apostolato, intrinsecamente vincolata alla vocazione alla santità, ha un fondamento

sacramentale, in quanto nasce e si nutre della vita sacramentale della Chiesa. E ha il suo inizio con il

Battesimo, che ci rende uniti a Cristo.

Il dovere apostolico si struttura nella Chiesa, tanto a partire dalla responsabilità comune di tutti i suoi

membri per portare avanti la missione della Chiesa, quanto a partire dalla pluralità di funzioni che ha

luogo in essa, a seconda dei diversi doni e carismi che lo Spirito Santo distribuisce tra i fedeli. Detto

altrimenti: l’attività della Chiesa è unica, ma non è uniforme.

I fedeli laici, in base alla loro partecipazione al sacerdozio di Cristo, ed esercitando la triplice funzione

sacerdotale, profetica e regale del Signore, collaborano nella realizzazione della missione della Chiesa in

una maniera specifica, consistente nella santificazione della propria esistenza e di tutte le realtà terrene in

cui si trovano pienamente immersi, come fermento

La santità spinge all’apostolato; la fecondità dell’apostolato richiede la santità dell’apostolo; l’esercizio

dell’apostolato contribuisce alla santificazione dell’apostolo.

Due mezzi fondamentali: la preghiera e il sacrificio.

Si può dire che la vita spirituale cristiana è vita di fede? Perché?

Gli atti della virtù della fede, della speranza e della carità, che costituiscono la principale espressione della

vita secondo lo Spirito.

Per san Paolo la vita cristiana viene configurata quale una esistenza teologale, giacché consiste

primordialmente nel possesso e nell’esercizio degli atti di queste tre virtù, le quali sono, per così dire, le

colonne portanti dell’edificio spirituale.

Per mezzo delle virtù teologali, la persona tende a Dio con l’intelletto e la volontà, e queste sue potenze

già toccano Dio; in un certo senso penetrano nella Divinità stessa: il lume della fede è veramente

partecipazione della Verità divina; la speranza fiduciosa è causata immediatamente dalla Bontà divina;

infine, la carità altro non è che una partecipazione del divino Amore, lo Spirito Santo.

* La fede riveste il carattere di fondamento della vita spirituale, in quanto mediante essa, l’anima

intraprende il suo cammino verso la piena comunione con Dio.

La visione di fede porta a giudicare tutto: il prossimo, noi stessi, gli eventi quotidiani alla luce della fede,

in modo soprannaturale, con sguardo di eternità. Si tratta in definitiva della vita di fede, in cui le verità

rivelate che si ritengono per fede diventano norma del nostro vivere, e cioè del nostro pensare, amare,

agire. 7

Si può dire che la vita spirituale cristiana è vita di speranza? Perché?

Speranza e fede sono inscindibilmente legate. In effetti, leggiamo nella lettera agli Ebrei: «La fede è

fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11, 1).

Questa virtù teologale causa nella persona il fermo convincimento di poter raggiungere i beni futuri, nella

consapevolezza che non può contare sulle proprie forze, ma sull’aiuto divino, il che costituisce il motivo

formale della speranza.

Poiché la speranza è una virtù infusa, soltanto Dio può essere la causa della sua crescita; tuttavia il

cristiano coopera con l’agire divino per crescere nella speranza allorché s’impegna per approfondire il

motivo formale di essa, vale a dire, nella misura in cui conta sempre di più sull’aiuto divino nel proprio

combattimento spirituale.

Spinge il cristiano a lottare con coraggio e ottimismo: “Contra spem, in spem! Vivi di speranza certa,

contro ogni speranza”. Due poli nocivi: la presunzione e la disperazione

Si può dire che la vita spirituale cristiana è vita di amore? Perché?

Il primato della carità nella vita spirituale è una verità che si ritrova con assoluta nitidezza nelle fonti della

Rivelazione.

Gesù sintetizza in unità organica il precetto dell’amore di Dio e quello dell’amore del prossimo in modo

tale da costituire un unico comandamento principale, che definisce «il primo comandamento», al quale si

riduce tutta quanta la Legge ed i Profeti, cioè da cui si possono derivare tutti gli altri precetti.

Sono, dunque, gli atti più intensi di carità quelli che predispongono efficacemente l’anima ad una crescita

di questa virtù, nel senso che solo essi ne meritano un aumento fattivo da parte di Dio, causa ultima di tale

incremento.

Secondo la dottrina di San Tommaso: da parte del soggetto, man mano che cresce la sua carità, cresce

pure la sua capacità di amare. Dunque, soltanto la morte può fermare la crescita della carità. Ed è appunto

questo il momento più solenne e decisivo, poiché in esso rimane fissa per sempre la perfezione raggiunta

dall’uomo nell’arco della sua vita.

Perché la virtù dell’umiltà è condicio sine qua non nella vita spirituale cristiana?

In Gesù Cristo, Dio stesso si è mostrato umile: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.

Per sant’Ambrogio, l’umiltà apre gli occhi dell’anima e fa percepire il proprio stato di peccatore e perciò

prepara il cammino per la conversione e la penitenza – entrambe si trovano sempre all’inizio di ogni

sforzo virtuoso – e impedisce che si presuma delle proprie forze cadendo in un ulteriore errore.

Le radici dell’umiltà sono essenzialmente tre: a) metafisica o creazionale, per cui dobbiamo riconoscere

che di nostro non abbiamo se non il limite, e perciò l’errore e il peccato; b) teologica o gratuità della

grazia, per la quale i nostri meriti sono un dono di Dio; c) cristologica, perché l’umiltà si fonda

sull’esempio di Cristo, modello e maestro di umiltà, che ha portato questa virtù nel mondo.

Si può dire che l’umiltà è essenzialmente, il riconoscimento teorico e pratico della nostra condizione

creaturale, il che comporta gli aspetti seguenti:

1. La consapevolezza non soltanto dei propri limiti, ma anche della propria insignificanza e

imperfezione (siamo “nulla”).

2. La coscienza della condizione di peccatore (disprezzo di sé)

3. Il sentimento della totale dipendenza nei confronti di Dio 8

4. Umiltà e conoscenza di sé (riuscire a vedersi come Dio ci vede)

5. Umiltà e imitazione di Cristo

6. L’umiltà come fon

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tridente di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia spirituale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Istituto superiore di Scienze Religiose - Issr o del prof Gammarelli Ettore.