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LA FEDE CRISTIANA
Chi sono i cristiani?
La domanda si pone quando l’identità dei cristiani cessa di essere un dato evidente o quando il
pluralismo religioso costringe a rendere esplicito il proprio modo di credere.
L’identità cristiana può essere definita a partire da un concetto generale di religione. L’etimologia del
termine “cristiano” rimanda a Gesù e alla sua vicenda storica.
Nel Nuovo Testamento la relazione con Gesù si presenta in due forme fondamentali:
1. il discepolo che ha incontrato personalmente Gesù
2. il credente che l’ha conosciuto attraverso la parola dei testimoni
Il discepolo:
1. incontra Dio attraverso la parola e la vita di Gesù
2. si converte a una vita nuova
3. entra a far parte di una comunità che è germe del popolo di Dio rinnovato
Il credente è colui che:
1. crede in Gesù Cristo, morto e risorto, incontrato attraverso la parola di chi lo annuncia
2. riceve il battesimo
3. dallo Spirito è rinnovato per vivere una vita nuova nella chiesa
Entrambe le figure – il discepolo e il credente – presentano gli elementi costanti dell’identità cristiana:
1. una fede
2. una pratica
3. una comunità
La storia del cristianesimo mostra che in alcuni casi l’unità degli elementi che definiscono l’identità
cristiana è andata perduta e un aspetto è stato messo in risalto in modo esclusivo.
A) Un cristianesimo ridotto a dottrina
B) Un cristianesimo ridotto a morale
C) Un cristianesimo ridotto all’istituzione ecclesiale
1. La fede ha una irriducibile dimensione personale
2. Non si riduce però alla sincerità del sentimento soggettivo, ma ha un essenziale riferimento alla
storia di Gesù
3. Essa è infine fede condivisa dalla comunità dei credenti
Il Credo o Simbolo della fede mette in relazione l’atto personale del credere con l’azione di Dio nella
storia umana e con la comunità che nel corso dei secoli ha professato la fede con le medesime parole.
Nel corso dei secoli la fede cristiana ha trovato formulazioni diverse, ma due testi sono i più autorevoli
e sono ancora oggi riconosciuti dalla maggior parte delle chiese cristiane.
1. Il Simbolo Apostolico (attestato nella liturgia battesimale della Chiesa di Roma nel III secolo)
2. Il Simbolo Niceno-Costantinopolitano, frutto dei Concili di Nicea (325) e Costantinopoli (381)
Il Simbolo Apostolico
Io credo in Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra […] E in
Gesù Cristo, Suo unico Figlio,
nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, mori
e fu sepolto; discese agli
inferi; il terzo
giorno risuscitò da morte; salì al
cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là
verrà a giudicare i vivi e i morti […] Credo
nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen
Il Simbolo Niceno Costantinopolitano
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
Il Simbolo Niceno-Costantinopolitano riprende ampiamente il linguaggio biblico con cui la fede in Dio e
nel suo Figlio Gesù avevano trovato espressione, ma ricorre anche al linguaggio della filosofia greca e si
serve di categorie ontologiche per esprimere nel modo meno equivoco possibile l’identità di Gesù.
La fede cristiana:
1. Assume il linguaggio della cultura, per rendersi comprensibile
2. ma non si identifica mai con la sua espressione culturale
Secondo Martin Buber nella Bibbia sono attestati due tipi di fede: la emunah degli ebrei e la pistis dei
cristiani. Mentre la prima sarebbe l’atteggiamento di fiducia in Dio del popolo di Israele, con il
cristianesimo si passerebbe a una concezione della fede intesa come accettazione di contenuti religiosi
vincolanti. La contrapposizione tra questi due modi di intendere la fede è troppo schematica e non
rende ragione del fatto che per il Nuovo Testamento la pistis non è solo accettazione di verità rivelate,
ma ha un essenziale dimensione di fiducia e di affidamento personale a Dio. L’Antico Testamento
esprime il concetto di fede-credere con la radice verbale da cui deriva il nostro amen e che significa
“stare saldo”, “essere fondato solidamente”, “essere sicuro”. La fede è dunque la condizione dell’uomo
che ripone in Dio la sua fiducia e quindi trova in lui la stabilità per la propria vita.
“Se non crederete, non resterete saldi”
(Isaia 7, 9)
Nella Bibbia la fede si incontra sempre in seconda battuta e ha il carattere di risposta a un’iniziativa
divina alla quale spetta la priorità assoluta. Nella fede si riassumono gli atteggiamenti e i
comportamenti nei quali si esprime la risposta umana all’agire divino nella storia della salvezza.
Dio si rivela come: il Santo, colui che esige obbedienza (la Legge)
L’uomo risponde con: timore, riverenza, culto
Dio si rivela come: colui che ama ed è fedele (alleanza), colui che promette (il Veritiero)
L’uomo risponde con: amore, confidenza, fedeltà, speranza, pazienza, attesa, fede, riconoscimento
L’annuncio cristiano proclama che la persona di Gesù rappresenta il punto di arrivo e il vertice della
rivelazione di Dio, della sua azione e della sua presenza nella storia umana. Anche la fede si definisce in
rapporto alla manifestazione personale di Dio in Gesù.
1. Fede e ascolto
“Dunque la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Romani 10, 17).
2. Fede e confessione
“Se con la tua bocca proclamerai: Gesù è il Signore!, e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato
dai morti, sarai salvo” (Romani 10, 9).
3. Fede e conoscenza
“Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza” (2
Pietro 1, 5).
4. Fede e speranza
“E voi per opera sua credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la
vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio” (1 Pietro 1, 21).
LA CREAZIONE
Il Credo esordisce con la professione di fede in Dio al quale si attribuisce l’opera della creazione:
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Il tema della creazione è oggi tornato di attualità: il problema ecologico ha reso consapevoli del delicato
equilibrio esistente tra l’essere umano e il suo mondo.
Alcuni si rivolgono alla Bibbia per cercare una sapienza in grado di ristabilire l’equilibrio tra l’essere
umano e il suo mondo. In particolare, i racconti della creazione propongono una visione in cui l’essere
umano non è padrone del suo mondo, ma solo amministratore, che ha ricevuto da Dio il compito di
custodire la “casa” creata per l’umanità. Altri, al contrario, accusano la Bibbia di essere all’origine di
una concezione che afferma il dominio degli esseri umani sulla creazione ed è quindi causa dello
squilibrio ecologico attuale. Per gli uni e per gli altri i racconti biblici della creazione sollevano questioni
soprattutto riguardo alla compatibilità delle loro affermazioni con l’immagine del mondo che la scienza
ha delineato. I racconti biblici della creazione ricorrono al genere letterario sapienziale: non sono
narrazioni di un testimone, ma risultato di un percorso a ritroso che, partendo dal presente, colloca
all’inizio i dati fondamentali circa il mondo e l’umanità.
Genesi 2, 4-7: “Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il
Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre
era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse
il suolo, ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò
l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere
vivente”.
1) Il mondo è un giardino fatto perché l’uomo vi abiti e perché lo coltivi
2) L’uomo è plasmato dalla terra e appartiene alla terra, non alla sfera della divinità
3) Da Dio l’uomo riceve il respiro vitale e vive finché questo dono gli è concesso
Genesi 2, 18-24: “E il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli
corrisponda". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del
cielo […] ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere
un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il
Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.
Allora l'uomo disse: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta". Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie, e i due saranno un'unica carne”.
La creazione dell’uomo non è completa fino a quando egli non tr