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PARTE QUARTA: LA VERIFICA DELLA PRESENZA DEL DIVINO NELLA VITA DELLA
CHIESA
Capitolo 1 - IL LUOGO DELLA VERIFICA: L'ESPERIENZA UMANA
Come è possibile raggiungere la certezza che la Chiesa è veramente il prolungarsi di Cristo nel tempo e nello
spazio? Si chiariscono i criteri per rispondere a queste domande.
La Chiesa, proseguendo ciò che Gesù ha compiuto nella sua esistenza terrena, si rivolge alla nostra umanità
così come è. Essa, come Gesù, si rivolge a quella capacità dell’uomo che abbiamo chiamato esperienza
elementare, ovvero quel complesso di esigenze ed esperienze originali con le quali l’uomo cerca di
immedesimarsi nella realtà. La Chiesa si vuole inserire nel confronto in cui l’uomo si trova quando paragona
qualunque elemento del reale con l’esperienza elementare che costituisce il suo cuore. La Chiesa si rivolge
all’esperienza stessa dell’uomo e non vuole burlarsi di lui. La Chiesa ripete con Gesù che è credibile in
quanto vi è una corrispondenza con le più autentiche esigenze elementari dell’uomo e nel nome di Gesù
promette all’uomo che avrà il "centuplo" (frase dal Vangelo) su questa terra. Ognuno di noi nella quotidianità
infatti cerca proprio quella maggiore pienezza. La Chiesa ha come unico interesse quello di portare a termine
lo scopo ultimo dell’uomo senza chiedergli di rinunciare a nessuno dei suoi desideri autentici, ma gli
promette il centuplo.
La verifica di questa enorme pretesa deve avvenire tramite un incontro, fisicamente presente. La Chiesa è
vita e deve offrire vita, l’uomo deve però impegnarsi per verificare ciò che essa gli propone. L’uomo si deve
impegnare con la vita ad affrontare questa sfida, non può barare, il suo cuore deve essere disponibile.
Disponibilità nell’impegno.
Capitolo 2: DAL FRUTTO SI CONOSCE L'ALBERO
Se dunque la Chiesa è una vita, bisogna coinvolgersi con la vita per poterla giudicare. Se la Chiesa è
veramente il prolungamento della vita di Cristo, si potrà rilevarne le caratteristiche di efficacia. Sono quattro
i frutti (perché Gesù dice "dal frutto si conosce l’albero". La Chiesa è la vite) che mostrano il valore divino
della Chiesa e la sua continua efficacia nella storia. Essi sono i "segni di riconoscimento".
"Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica".
1. Unicità
La caratteristica dell’unità mostra la sua fecondità di frutto in un’unità di coscienza, una semplicità
unificante nel percepire, sentire e giudicare l’esistenza.
La Chiesa non ha alcun bisogno per salvare la sua impostazione unitaria, di negare qualcosa; è un’unità di
atteggiamento che valorizza il tutto. Ciò è possibile perché il principio da cui si giudica se stessi e il mondo è
un’unica Presenza inequivocabile. Unità come spiegazione della realtà il cui criterio è una Persona. Unità
come impostazione di vita: ogni gesto che noi compiamo è sentito come responsabile per l’universo, di
valore eterno e di dimensione comunitaria. La vita assume senso in ogni gesto dalla grazia che Dio fa
all’uomo di essere suo collaboratore nell’azione salvifica della sua comunità. Concetto di “merito”. La
Chiesa attribuisce il merito alla proporzione tra il gesto del singolo e la gloria di Dio.
2. Santità ! 14
La santità non è intesa come separazione dal quotidiano normale, ma come prerogativa dell’uomo realizzato,
che vive e agisce con la consapevolezza del motivo ultimo della propria azione. Il santo è l’uomo vero
perché aderisce a Dio, e quindi all’ideale per cui è stato costruito il suo cuore, di cui è fatto il suo destino. La
santità è la realizzazione massima della personalità che cammina incontro al suo scopo ultimo che le
corrisponde.
Il Miracolo. È un avvenimento sperimentabile attraverso cui Dio costringe l’uomo a rendersi conto di
• Lui. È il metodo di rapporto quotidiano di Dio con noi.
- tutte le cose sono miracolo, create da Dio, siamo miracoli, la nostra vita tutta è miracolo.
- vi sono momenti particolari in cui Dio straordinariamente richiama il singolo ad attendere la sua
presenza. Miracolo in senso più determinato.
- miracolo nel senso più ristretto e proprio là dove dio interviene nella sua spiegazione con un fatto
oggettivamente inspiegabile.
L’intensità. Varia nella storia la presenza di questa santità.
• L’equilibrio. È una ricchezza che è tratto distintivo della presenza della santità nella chiesa. Ricchezza in
• Cristo c’è un valore unico che riassume a sé tutti i giudizi, le decisioni, ecc.
3. Cattolicità
Dal greco katholikós, universale, la cattolicità è la dimensione essenziale della Chiesa che esprime la
capacità di pertinenza all’umano in tutte le variabili delle sue espressioni. Universale non perché è diffusa
attualmente su tutta la terra, essa era universale già il mattino di Pentecoste.non è qualcosa di geografico o di
cifre, ma è intrinseco ad essa: la chiesa in ogni uomo si rivolge a tutto l’uomo, comprendendolo secondo la
sua natura.
4. Apostolicità
L’apostolicità è la caratteristica della Chiesa che indica la sua capacità di affrontare in modo unitario il
tempo. Apostolicità , secondo cui la Chiesa afferma di essere l’unica depositaria di una tradizione di valori e
di realtà che deriva dagli apostoli. Come Cristo ha voluto legare la propria opera e la propria presenza nel
mondo agli apostoli, indicando uno di essi come punto di riferimento autorevole, così la Chiesa è legata ai
successori di Pietro e degli apostoli, il papa e i vescovi.
Capitolo 3 - SÉ DI SPERANZA FONTANA VIVACE
Il Cristianesimo è l’annuncio dell’Avvento di Cristo, Dio che si è fatto uomo. Ma non si può parlare della
Chiesa senza guardare alla donna da cui essa è nata e continuamente nasce, Maria, madre di Cristo.
Attraverso Maria, Dio si è reso parte dell’esperienza umana. Per questo Maria è la madre dei viventi e la
felicità per tutti gli uomini passa e passerà attraverso la sua carne e, prima ancora, il suo fiat (sì). La
Madonna ci introduce al Mistero. Madre generosa, ella genera per noi la grande Presenza di Cristo. Perciò la
formula più sintetica e suggestiva che esprime l’autocoscienza della Chiesa come permanenza di Cristo nella
storia è: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. Quello che è accaduto duemila anni fa si ripete
costantemente e continuamente nella storia dell’uomo. ! 15
ALL’ORIGINE DELLA PRETESA CRISTIANA - Luigi Giussani
Capitolo 5 – Nel tempo una profondità di certezza
1.La traiettoria della convinzione
Il capitolo secondo del vangelo di Giovanni racconta di un invito a nozze, al quale Gesù partecipò con sua
madre ed alcuni suoi amici. Il miracolo delle nozze di Cana (la trasformazione di acqua in vino), rappresenta
perfettamente la concezione che Gesù ha della vita: qualsiasi aspetto dell’esistenza, anche il più banale, è
degno del rapporto con Lui e del suo intervento.
Ogni tipo di evento è determinante, cioè rivelatore, proprio per l’azione che Gesù compie nei confronti
dell’uomo e che si realizza in una estrema concretezza, in ogni aspetto della vita, autorivelando in
progressione il suo stesso essere.
Il miracolo delle nozze di Cana si impone agli inizi di questa progressiva autorivelazione di Gesù. Proprio
durante questo matrimonio Maria notò quell’inconveniente, lo comunicò a Gesù ed egli agì. Immediatamente
i suoi discepoli gli cedettero. Questo fa comprendere come i discepoli percepiscano Gesù come certezza,
tant’è che la frase “e i suoi discepoli credettero in lui” si trova più volte ripetuta. Questa conoscenza sarà un
fenomeno che avverrà lentamente e senza che nessun passo in avanti smentirà i precedenti perché anche
prima avevano creduto. Dalla convivenza deriverà una conferma di quella diversità, eccezionalità, che fin dal
primo momento li aveva colpiti.
Nel Vangelo viene quindi documentato che il credere abbraccia la traiettoria della convinzione in un ripetersi
di riconoscimenti a cui serve dare spazio e tempo perché avvengano.
a)La scoperta di un uomo senza paragone
Quel primo gruppetto di amici prende sempre di più l’abitudine di accompagnare Gesù quando inizia a
parlare nelle piazza, nei villaggi.
Un giorno, durante uno dei suoi discorsi in un’abitazione, delle persone gli portarono un paralitico adagiato
su una stuoia. Gesù pronunciò le parole “alzati e cammina!”, ed egli si alzò.
Prendiamo in considerazione quel gruppetto di amici, che per settimane, mesi, ha visto accadere cose di quel
genere. Essi aggiungono quotidianamente a quell’eccezionalità. Ciò che colpisce non è che egli manipola le
cose, il tempo e lo spazio in modo del tutto “naturale”, né l’intelligenza di Gesù, la quale sventava ogni
tentativo di coglierlo in fallo (es. al cospetto dell’adultera, che tutti volevano condannare egli disse “scagli la
prima pietra chi è senza peccato”).
Il miracolo più grande, da cui i discepoli erano colpiti tutti i giorni è lo sguardo rivelatore dell’umano da cui
non ci si poteva sottrarre. Gesù vedeva dentro l’uomo e nessuno poteva nascondersi davanti a lui.
La capacità di cogliere nel cuore dell’uomo è il miracolo più grande e persuasivo.
b)Il potere e la bontà
È difficile che una persona potente sia anche buona. Gesù invece lo era, sebbene sembrasse impossibile che
un potere tanto grande appartenga a un uomo con così tanta bontà. Tanti sono gli esempi della sua bontà: ad
esempio,la sua attenzione per i bambini, la quale è documentata più volte nel Vangeli. Es. quando si imbattè
in un corteo funebre di un bambino, figlio unico di madre vedova.
Il trasporto di Gesù e rigeneratore ed è rivolto a tutto il genere umano.
Gesù gradisce dall’uomo tutto ciò che gli può dare, e non mette schemi di nessuna natura, né politica, né
sociale, né economica, a questa sua accoglienza. Es. quando Gesù accettò i baci e le le carezze di una
prostituta, come segno di fede che essa era in grado di testimoniare.
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