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SPIRITO E COMUNIONE

La seconda lettera ai Corinti evidenzia come il dono dell'amore del Padre in Gesù Cristo si saldi strettamente alla "comunione" dello Spirito Santo. Tuttavia, la comunione dello Spirito Santo è insieme la comunione allo Spirito e la comunione fraterna, da Lui prodotta.

Si determina così l'esigenza di precisare che cosa significhi la "comunione", di cui parla il NT. Il termine evoca la ricchezza della vita della comunità cristiana delle origini. La comunione può riferirsi anche alla partecipazione alla vita divina; oppure si esprime nella storia come comunione ecclesiale; oppure i due aspetti risultano uniti in un rapporto quasi "sacramentale".

La comunione con la vita divinaLa comunione è anzitutto la partecipazione alla vita del Figlio, resa possibile dalla chiamata di Dio. Il genitivo che segue a comunione indica Colui della cui vita si partecipa. Che la partecipazione al Figlio sia

Frutto di un'esperienza concreta, lo mostra lo stesso Paolo nel testo eucaristico della prima lettera ai Corinti. La comunione sacramentale alla vita di Gesù, si congiunge alla "comunione con le sue sofferenze". Comunicando a Lui mediante il pane e il vino della Cena, il credente attinge quella vita nuova. E questa comunione è frutto dello Spirito Santo, che è il vincolo più intimo della relazione tra il Padre e il Figlio. L'originalità della koinōnía (comunione) cristiana, non consiste nel fatto che il vocabolo appare solo nel NT, quanto piuttosto nel suo costante riferimento alla rivelazione e dell'esperienza cristiana.

La comunione ecclesiale

La comunione, come partecipazione alla vita divina si esprime e si verifica nella comunione ecclesiale. Traspare qui con evidenza il tema principale dell'ecclesiologia di Giovanni. Giovanni vede la fraternità cristiana come frutto diretto della comunione con la vita

La divina realizzata mediante l'incontro col Signore Gesù. Questo aspetto emerge in particolare nel cosiddetto motivo della "corrispondenza".

In alcuni versi di Giovanni emergono la presenza e l'azione dello Spirito Santo. Grazie allo Spirito i discepoli renderanno testimonianza al Maestro, lasciandone trasparire la presenza nella loro comunione.

Questa visione della comunione dello Spirito non ha tuttavia nulla di idilliaco e astratto. La divisione nella fede che rompe la comunione è così grave che spiega la "grande anomalia" presente nella teologia giovannea della sua prima lettera.

In questa luce si comprende perché nell'ecclesiologia di Giovanni sia particolarmente forte il richiamo all'autorità apostolica; infatti, l'apostolo è autorevole perché il suo insegnamento trasmette il Vangelo originale, permettendo e garantendo la piena comunione con il Signore.

Anche l'ecclesiologia di Paolo

insiste sulla comunione. Qui Paolo evidenzia non solo la fede che lo unisce ai Filippesi, ma anche la loro partecipazione all'evangelizzazione. La comunione nella fede crea nuovi rapporti umani ispirati alla carità. La colletta viene significativamente definita comunione. Nella colletta non si realizza un semplice passaggio di beni, ma si esprime l'unità della fede, suscitata dallo Spirito Santo, che rende viva e presente la memoria di Cristo. La Chiesa sacramento di comunione Secondo la fede e la prassi del Nuovo Testamento, i due aspetti della comunione, quello teologico e quello ecclesiale, sono inseparabili. L'aspetto visibile è la manifestazione e la verifica della comunione con il Padre e con Gesù Cristo. D'altra parte, per la Chiesa nascente la comunione fraterna non è opera del solo impegno umano, ma è riconosciuta come segno del tempo escatologico. Nel primo sommario degli Atti degli Apostoli, ciò che colpisce

È l'uso assoluto del termine comunione. In realtà, la fluidità stessa dei collegamenti possibili del termine mostra come il sommario degli At evochi una realtà in cui tutti i vari aspetti giocano il loro ruolo. Si tratta di una accentuazione dell'unica comunione, che nasce dalla fede suscitata dalla predicazione, e si esprime nella carità fraterna e nel servizio.

Quello che però merita particolare rilievo è il fatto che questa descrizione si situa nel contesto della Pentecoste: la discesa dello Spirito sulla Chiesa produce la comunione così riccamente presentata.

Il tempo della Chiesa rappresenta un tempo di adempimento. In questa luce la Chiesa è la comunione dello Spirito Santo non solo nel senso di essere suscitata dalla partecipazione alla vita divina del Padre e del Figlio, ma anche perché la sua comunione fraterna ne è il volto reso visibile agli uomini.

L S : S TA COMUNIONE DELLO PIRITO NEL TEMPO

CRITTURA E RADIZIONE

Secondo il NT, la comunione dello Spirito abbraccia tutti i tempi e rende possibile fra le generazioni la comunicazione nell'unico Dio.

Questa trasmissione è la "Tradizione Apostolica" della Chiesa.

La Tradizione Apostolica

Già nell'azione di "raccolta" di Israele è implicita l'intenzione di Gesù di estendere i frutti della sua opera all'universo intero.

Colui che attualizza la presenza salvifica di Gesù attraverso il ministero apostolico è lo Spirito Santo. Gli Atti degli Apostoli presentano dal vivo la compenetrazione fra lo Spirito, gli inviati di Cristo e la comunità.

La salvezza di Dio viene realizzata dai doni dello Spirito.

Come ricorda il Concilio Vaticano II, la Tradizione è apostolica anzitutto nelle sue origini.

Scrittura e Tradizione nello Spirito

Per rispondere alle esigenze del continuo nutrimento della fede, la testimonianza apostolica venne messa per iscritto:

nasce la Scrittura del Nuovo Testamento. La Tradizione è la vita del Vangelo. Senza di essa la Scrittura ci resterebbe incomprensibile ela Tradizione non avrebbe norme né limiti. Secondo il canone leriniano la comunione richiesta per riconoscere l'autenticità della Tradizione deve essere "cattolica". Tuttavia, in una tale visione non è possibile considerare le testimonianze della Tradizione in maniera puramente materiale. Vi è il rischio di chiusura alle novità. Per questo la teologia cattolica ha maturato anche un altro convincimento: il criterio dell'unanime consenso. Nell'esercizio del sensu fidei la memoria attualizzante di Dio si congiunge all'apertura al nuovo. Ciò che la fede e la vita della Chiesa recepiscono, può considerarsi parte del patrimonio della "Tradizione Apostolica". Tuttavia, anche in questo caso, sia il criterio del "consensus fidelium" sia quello della

“receptio” possono risultare di difficile applicazione poiché suppongono che ciòche non è recepito oggi, potrebbe esserlo domani.

La “successione apostolica” del ministero

Seguiamo alcune testimonianze.

a) Clemente Romano, (fine del I secolo)

Egli descrive in maniera mirabile il processo di trasmissione dell’episkopē dagli apostoli ai loro successori: il Signore Gesù, l’inviato del Padre, ha inviato a sua volta gli apostoli a realizzare la “raccolta” dell’Israele escatologico.

b) Ireneo di Lione (seconda metà del II secolo)

Ireneo si concentra sulla Tradizione della fede, che in essa giunge fino a noi dagli apostoli mediante le successioni dei vescovi.

c) Tertulliano (a cavallo tra il II e III secolo):

Secondo Tertulliano l’apostolicità della comunione ecclesiale consiste nella fedeltà alla fede degli apostoli, che a loro volta assicurano il legame della Chiesa con Cristo.

La successione apostolica del ministero episcopale garantisce la fedele trasmissione della testimonianza apostolica. Scrittura, Tradizione e Chiesa non andranno mai separate nel discernimento della fede apostolica, in quanto rappresentano i mezzi per comunicarci la rivelazione.

La comunione dei santi è una realtà che viene realizzata dallo Spirito Santo nei credenti sin dai tempi più antichi. La Chiesa è definita come la "comunione dei santi". Questa formula ha diversi livelli di significato. Il primo livello si riferisce all'opera del Consolatore. Il termine "sanctorum" può anche riferirsi alle "realtà sante" o ai "santi" stessi. La comunione dello Spirito santificante è un aspetto fondamentale di questa formula.

già menzionato, la chiesa può venir chiamata Tempiosanto, in cui lo Spirito dimora e agisce. Lo Spirito scende sui battezzati e li conferma e Dio conferisce l'unzione. Per mezzo della missione del suo Spirito, Cristo ci lega a sé stesso. La comunione dei santi doni La santificazione, che lo Spirito produce, va compiendosi nella storia attraverso le parole e i gesti. Queste fonti della santità sono i sacramenti. La certezza che attraverso i sacramenti la Chiesa generi figli, è ancora testimoniata attraverso l'immagine della "Madre Chiesa", in particolare madre sempre generante. La Chiesa è poi anche "Madre dei dolori": soprattutto per i tradimenti dei suoi figli. Al tempo stesso la Chiesa riceve anche il titolo di "Regina eterna". La comunione dei "santi" Quelli che lo Spirito ha reso partecipi della vita divina sono i "santi". La Chiesa radunata dallo Spirito è detta.

Perciò anche "comunione dei santi". Il fatto che la Chiesa sia apostolica significa che essa è decisa a vivere secondo la norma della Chiesa primitiva. Questa continuità nella vita apostolica si esprime anzitutto nella carità. Di questa carità, è espressione altissima il "martirio". Nel martirio si offre con particolare evidenza l'identificazione mistica fra Cristo e la Chiesa "comunione dei santi". Poiché sempre nuovamente il popolo dei pellegrini ha bisogno del loro aiuto, la Chiesa non ha mai cessato di nominare dei "santi". Il santo, poi, rivela come la grazia apra a straordinarie potenzialità, consentendo alla persona di realizzare il desiderio di Dio. I "santi", infine, sono le figure della speranza ecclesiale.

Capitolo V: La Chiesa in missione

La missione è per la Chiesa l'espressione del dinamismo più profondo della sua comunione. In forza di questo dinamismo,

sione della Chiesa è quella di diffondere il messaggio di amore e salvezza di Gesù Cristo a tutte le persone. Essa si impegna a vivere e testimoniare i valori evangelici, promuovendo la giustizia, la pace e la solidarietà tra gli uomini. La Chiesa è composta da tutti i battezzati, che formano il popolo di Dio. Essa è guidata dal Papa, che è il successore di Pietro e il capo visibile della Chiesa cattolica. I vescovi, a loro volta, sono i successori degli apostoli e hanno il compito di governare, insegnare e santificare il popolo di Dio. La Chiesa celebra i sacramenti, che sono segni efficaci della grazia di Dio. Essi sono sette: il Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia, la Penitenza, l'Unzione degli Infermi, l'Ordine e il Matrimonio. Attraverso i sacramenti, i fedeli entrano in comunione con Dio e ricevono la sua grazia per vivere una vita cristiana autentica. La Chiesa ha anche il compito di annunciare il Vangelo a tutti i popoli, attraverso la predicazione e la catechesi. Essa si impegna nella formazione dei fedeli, affinché possano crescere nella fede e nella conoscenza di Dio. Inoltre, la Chiesa si preoccupa del bene materiale e spirituale delle persone, attraverso opere di carità e di assistenza sociale. La Chiesa è una realtà viva e dinamica, che si adatta ai tempi e alle culture, pur mantenendo la sua identità e la sua fede. Essa è chiamata a essere segno di speranza e di amore nel mondo, testimoniando la presenza di Dio e il suo amore per ogni persona.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
21 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rebe2407 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Compiani Maurizio.