Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
"CONOSCERE". PARADOSSO: Quanto più la natura mi fa interessare ad una cosa, tanto più mi impedisce di conoscerla.
LEZIONE 7
Quando non vediamo bene la soluzione non è buttar via il cannocchiale, che usiamo per vedere meglio ciò che ci circonda, ma la soluzione è quella di mettere ben a fuoco con il cannocchiale; analogamente il SENTIMENTO è come la lente, con esso ci avviciniamo e interessiamo all'oggetto. Allora il sentimento è una condizione importante per la conoscenza, è un fattore essenziale alla visione perché è la condizione per cui la mia ragione sia tale e veda secondo la sua natura ed impedisce che l'uomo possa restare nella sua misura, cioè nell'uso della sua ragione come misura. Se il cristallino ha la cataratta, la soluzione non è quella di estirparlo dall'occhio, ma rimetterlo al posto giusto, così come il sentimento. L'incidenza del fattore sentimento
Non sminuisce l'uomo come fa spesso credere la realtà moderna, ma aumenta laddove l'oggetto si fa più carico di significato. Ciò non è un problema di intelligenza, ma è un problema di atteggiamento, morale, che riguarda il modo di porsi e di governarsi, di impostarsi di fronte alla realtà (ciò emerge nel caso di Pasteur). Quindi per poter vedere il reale e cogliere tutto quello che c'è intorno a noi, occorre educarsi all'attenzione, perché se una cosa non mi interessa non la guardo e se non la guardo non la posso conoscere. Per farne conoscenza ho bisogno di porre attenzione (cioè essere tesi a) ad essa. Ciò esprime il cuore del problema conoscitivo. Quindi la moralità applicata alla conoscenza è quell'atteggiamento giusto nella dinamica della conoscenza di un oggetto. La regola morale e l'atteggiamento giusto per conoscere è l'amore alla verità.
dobbiamo porci il problema di come gestire i nostri preconcetti e come essere aperti alla realtà. Questo richiede uno sforzo costante da parte nostra, perché la conoscenza non è qualcosa di automatico. Dobbiamo mettere in gioco tutte le nostre energie e tensioni per cercare di vedere le cose con i nostri occhi e non attraverso le lenti distorte delle nostre idee preconcette. La immoralità nasce da noi stessi quando ci rifiutiamo di accettare la realtà così come si presenta. Spesso tendiamo a manipolare la realtà per adattarla alle nostre convinzioni, ma questo è un atteggiamento sbagliato. Dobbiamo invece cercare di avvicinarci alla realtà con umiltà e apertura mentale, senza cercare di imporle la nostra misura. Vivendo in una società, siamo inevitabilmente influenzati da immagini, idee e preconcetti che ci condizionano nella nostra conoscenza. Tuttavia, questa difficoltà può essere superata. Non dobbiamo cercare di eliminare completamente i preconcetti, perché è impossibile non averne. Dobbiamo invece imparare a gestirli e ad essere consapevoli del loro impatto sulla nostra percezione della realtà.Il rischio dell'immoralità sussiste quando nella convivenza con quella persona, questa mi offre altri dati che io non ero in grado di cogliere nell'istante di conoscenza iniziale con lei, e io non sono disponibile a cambiare il mio preconcetto, quindi sono immorale. Al contrario la MORALITÀ è l'apertura totale con cui il bambino viene al mondo e in lui è spontaneo, è un atteggiamento originario, ma se non è continuamente recuperato da un lavoro, questo atteggiamento si altera e si corrode e prima o poi viene meno. L'uomo è mosso solo dall'amore, che ci può persuadere per arrivare ad una capacità di distacco dalle proprie opinioni e preconcetti così da porre tutta la nostra energia conoscitiva alla ricerca dell'oggetto e all'amore verso noi stessi.
LEZIONE 8 (SENSO RELIGIOSO) Tutti noi siamo fatti per la verità, che non decidiamo noi, ma la sorprendiamo. La prima indicazione
metodologica è essere attenti, partendo dall'osservazione di noi stessi, ma spesso questo può portare all'equivoco, perché tendiamo a identificare erroneamente noi stessi con la nostra immagine; quindi partire da noi stessi significa sorprendersi in azione, occorre che la propria persona sia guardata in azione, sia osservata nell'esperienza quotidiana, perché così si cammina nel reale e non nell'immagine che ci facciamo di essa. Ciò vuol dire che una persona pigra non può capirsi se stessa perché solo l'azione scopre il talento, il fattore umano. Affinché vengano a galla tutti i fattori che costituiscono l'io occorre che questo si impegni con la vita; quanto più uno è impegnato con la vita, tanto più coglie l'esperienza. Il significato della vita è un traguardo possibile solo per chi prende sul serio la vita e quindi gli avvenimenti e gli incontri.
L'impegno non può essere parziale, deve essere totale, la condizione per poter sorprendere in noi l'esistenza e la natura di un fattore portante e decisivo come lo è il SENSO RELIGIOSO, è l'impegno con la vita intera nella quale tutto va compreso: amore, studio, politica, denaro, cibo, riposo, amicizia, perdono, rabbia, pazienza, dunque tutti gli aspetti della vita. Gli aspetti di questo impegno sono per prima cosa la TRADIZIONE, ciascuno di noi è nato in una certa cultura che ci offre una ipotesi di lavoro, è un dato con il quale osserviamo il reale. L'uomo, per capire i fattori di cui è costituito, deve partire dal presente e non soccombere all'errore abituale del partire dal passato; una volta fatto ciò, allora lo studio del passato illuminerà sempre più questo sguardo che porto a me stesso, ma prima di accedere al passato devo avere tra le mie mani i fattori della mia personalità presente.2 elementi costitutivi della mia persona che emergono sono la MATERIALITÀ di cui ciascuno di noi è fatto e lo SPIRITO; fattore importante è la irriducibilità dell'una all'altra. LEZIONE 9 (IL SENSO RELIGIOSO E LA SUA NATURA) Il punto di partenza dell'indagine è sempre quello di partire da noi stessi in azione. Il fattore religioso è un aspetto fondamentale di uno dei 2 aspetti costitutivi dell'uomo: il fattore spirituale. Il fattore/senso religioso rappresenta la natura del nostro io in quanto si esprime in certe domande e si pone dentro la realtà del nostro io a livello di queste domande (che senso ha vivere? Perché esiste la morte?). Dunque il senso religioso non è un sentimento vago di religiosità, ma è un qualcosa che l'io scopre dentro di sé e che coincide quando ci si impegna veramente con il proprio io e con la vita. Scrive Leopardi nel "Pastore errante".dell'Asia": "Spesso quand'io ti miro Starcosì muta in sul deserto piano, Che, in suo giro lontano, al ciel confina; Ovver con la mia greggia Seguirmi viaggiando a mano a mano; E quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l'aria infinita, e quel profondo Infinito Seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono?"
Il senso religioso, quindi, comprende domande inevitabili, anche se il rumore della società cerca di farle tacere. Ma ci sono occasioni in cui il rumore della società tace come durante l'emergenza del Coronavirus e vediamo sorgere le domande con tutta la loro potenza, anche sui giornali; per questo quanto più la realtà ci sfida, tanto vediamo cosa succede al fondo del nostro essere: queste domande si attaccano al fondo del nostro essere perché sono inestirpabili, cioè non sono un'aggiunta, costituiscono la stoffa di cui il nostro io è fatto.
Queste domande hanno un’esigenza tale, sono talmente potenti che esigono una sotto l'azzurro fitto del risposta totale, che risponda alla ragione in maniera esauriente. “cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perchè tutte le immagini portano scritto: "più in là!" Sono queste domande talmente totali che esigono una risposta tale. Cosa giova all’uomo possedere tutto il mondo se poi smarrisce il significato di Sé. Questo Sé non è nient’altro che esigenza indistruttibile e sostanziale ad affermare il significato ultimo ed è così che il senso religioso definisce l’io nella sua totalità, profondità e questo Leopardi è riuscito a descrivere in un modo potentissimo: “ Dolcissimo, possente dominator di mia profonda mente; terribile, ma caro dono del ciel; consorte ai lúgubri miei giorni, pensier che innanzi a me sí spesso torni.” Questo
più si rende conto della grandezza e dell'importanza del senso religioso. Questo pensiero dominante ci invita a riflettere sul mistero della nostra esistenza e sulla nostra relazione con il divino. Il senso religioso ci spinge a cercare una risposta totale alle domande più profonde che ci assillano. Ci chiediamo perché esiste il male, perché ci sono sofferenze e ingiustizie nel mondo. Ci chiediamo se c'è un significato ultimo alla vita e se c'è un destino che va oltre la morte. Queste domande ci tormentano e ci spingono a cercare una comprensione più profonda della realtà. Il senso religioso è come una torre solitaria che si erge in mezzo a noi, gigante e imponente. È un pensiero potente che domina la nostra mente e ci spinge a cercare una risposta. In questa solitudine interiore, ci rendiamo conto sempre di più dell'importanza del senso religioso e della sua esigenza di totalità. Il senso religioso è il senso di proporzione che abbiamo tra la nostra esistenza limitata e la nostra innata necessità di comprendere il tutto. Più ci addentriamo in questo tentativo di rispondere alle domande più profonde, più ci rendiamo conto della grandezza del senso religioso.più ne percepisce la potenza e scopre la propria sproporzione alla risposta totale; "Il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dirScrive ancora Leopardi:così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande di un così grande universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e soffrire che manca sempre qualcosa e soffrire il vuoto, e quindi soffrire la noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si veda della natura umana."
Quello che a Leopardi sembra il maggior segno di grandezza, trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio,
a noi sembra come un ostacolo, invece per lui è il maggior segno della grandezza della nostra persona, del nostro io, siamo così grandi che possiamo accusare le cose di insufficienza, tutto è