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ATTENDIBILITÀ STORICA DEI VANGELI CANONICI

Attualmente esiste un consenso dell’indagine circa l’origine degliscritti che conosciamo come Vangeli che collocano la loro stesuranella seconda metà del primo secolo dal 70 circa.

Criteri di storicità applicati ai vangeli

Un principio criterio fondamentale su cui concordano gran partedegli studiosi di qualsiasi indirizzo è quello che con diversesfumature terminologiche viene detto “Criterio delladiscontinuità’’. Si considera storicamente attendibile unasituazione o una sentenza o un fatto attribuito dai Vangeli a Gesùquando questo non si spiega come un prodotto della tradizionebiblica che lo precede o dell’ambiente contemporaneo e neppurecome retro proiezione di quello che caratterizza la vita e leconcezioni religiose della comunità cristiana primitiva. Questocriterio non è l’unico, Perciò possono essere ritenute storicamenteattendibili

Quelle situazioni o parole o fatti evangelici che corrispondono sotto il profilo storico culturale all'ambientepalestinese e giudaico degli anni 30. Questo criterio lo chiamiamo continuità.

Un primo sguardo sul mistero di Gesù. Nel libro del Deuteronomio incontriamo una promessa completamente diversa della speranza messianica degli altri libri dell'antico testamento. Ciò che distingue Mosè dal resto dei profeti era il fatto che egli aveva comunicato con il Signore faccia a faccia. L'insegnamento di Gesù proviene, invece, dall'immediato contatto con Dio.

La nascita di Gesù è collocata verso la fine del regno di Erode il grande che in base alla documentazione extra evangelica sarebbe morto nella primavera delle 750 di Roma, corrispondente al 4 a.C. L'inizio dell'attività pubblica di Gesù, in connessione con quella di Giovanni il Battista, è riferito al quindicesimo anno dell'imperio di

Tiberio, cioè verso gli anni 28/29 del computo romano. Negli anni 30 dell'era cristiana la bassa Galilea di questa parte Nazareth e Cafarnao appartiene al territorio di Erode Antipa, figlio di Erode il Grande. Il suo matrimonio irregolare con la moglie del fratellastro provoca la reazione dell'austero predicatore del giordano. La Giudea, di cui Gerusalemme era la capitale, alla morte di Erode il grande fu assegnata ad Archelao fratello di Erode Antipa. Lì, era procuratore Ponzio Pilato. Al tempo di Gesù, tre sono i gruppi religiosi che contraddistinguono la fede in Israele: i farisei, i sadducei, gli esseni. I principali titoli di Gesù Cristo, Messia: Messia, ricalcato sull'ebraico e sull'aramaico, e Cristo, trascritto dal greco, significano entrambi "unto". Questo appellativo, all'epoca apostolica, è divenuto il nome proprio di Gesù ed ha assunto il contenuto degli altri titoli da lui rivendicati. Gesù non sidà mai il titolo di messia. Si lascia chiamare figlio di David, ma proibisce agli indemoniati di dichiarare che Egli è il messia. Nei Vangeli, Gesù non si autodesigna mai come il messia. Sono gli altri, i discepoli e la folla, che lo chiamano così o con formule equivalenti come figlio di Davide o re d'Israele. Figlio di Davide: è l'appellativo con il quale Gesù è invocato da alcuni ammalati. I due capitoli del Vangelo delle origini di Matteo e Luca pongono l'accento sull'origine politica di Gesù grazie alla paternità legale di Giuseppe della stirpe di Davide. Il titolo re di Israele registrata da Matteo era riservato al racconto della passione e posto in bocca agli avversari di Gesù che lo insultano ai piedi della croce. Il titolo re dei Giudei evoca l'ideologia del messianismo regale. Il messianismo riguarda essenzialmente la restaurazione religiosa, sociale e politica di Israele dove il

Il modello ideale è costituito dal regno davidico con la figura di un mediatore storico dell'azione di Dio che riproduca i tratti del sovrano idealizzato. L'appellativo messianico è dato a Gesù essenzialmente dalla folla mentre è contestato dai capi d'indirizzo farisaico o sadduceo.

Figlio di Dio: Il titolo figlio di Dio attribuito a Gesù è attestato in una quindicina di testi dell'epistolario Paolino. Si può quindi ritenere che a distanza di soli una decina di anni dalla morte Gesù è proclamato figlio di Dio nelle comunità giudeo cristiane. Gesù non si proclama mai figlio di Dio. Più feconda è la tesi in cui Gesù si definisce figlio.

Maestro: Un primo dato che attira l'attenzione è l'uso dell'appellativo maestro nella forma aramaica rabbi, ampliata in rabbouni. Per la tradizione evangelica l'attività pubblica di Gesù è caratterizzata dal suo

Insegnamento per cui pare giustificato nei suoi confronti l'appellativo di maestro. Gesù pur adottando lo stile dei saggi biblici si pone al di fuori e al di sopra dell'istituzione magisteriale giudaica. Gesù non solo non fa appello all'autorità dei maestri dell'attrazione ma neppure ne adotta il metodo esegetico per interpretare la scrittura. Gesù non si lascia scrivere nel modello del maestro scolastico perché convoca attorno a sé degli uomini adulti non per un corso scolastico ma per coinvolgerli in un progetto dove la sua persona ha un ruolo insostituibile.

Profeta: Il titolo del profeta non è attribuito a Gesù e a nessuna delle professioni di fede cristologica documentate dall'epistolario Paolino. La fede cristologica e la situazione delle prime comunità cristiane non favoriscono l'utilizzazione del modello profetico per interpretare la figura di Gesù. In tale contesto il titolo di

profeta appariva troppo dimesso è limitato per esprimere la fede in Gesù Signore e Salvatore. Punto secondo, l'interpretazione di Gesù come profeta sulla base della documentazione evangelica più sicura si riscontra solo nell'ambiente popolare.

Figlio dell'uomo: In termini quantitativi essa ricorre 82 volte. La formula è posta esclusivamente in bocca a Gesù. I discepoli esprimono dopo la Pasqua quando applicano a Gesù il titolo figlio dell'uomo rileggono le sei parole come annunci profetici dell'avvenuta nella gloria.

Il progetto di Gesù: Il tema del Regno di Dio pervade tutta la predicazione di Gesù. Il contenuto centrale del Vangelo può essere sintetizzato ne: "il regno di Dio è vicino".

Il messaggio di Gesù è molto semplice e del tutto Teocentrico. L'aspetto nuovo del suo messaggio consiste nel fatto che egli ci dice: Dio agisce adesso. È questa

l’ora in cui Dio, in un modo che va oltre ogni precedente modalità, si rivela nella storia come il suo stesso signore, come il Dio vivente. Con la categoria evangelica "Regno di Dio" dobbiamo intendere la signoria di Dio sulla storia. La prima interpretazione del Regno di Dio è cristologica. Una seconda linea interpretativa del significato del Regno di Dio è quella che possiamo definire idealistica o mistica: essa vede il Regno di Dio collocato essenzialmente nell'interiorità dell'uomo. L'ultima interpretazione partorita dalla teologia protestante sottolinea il senso morale del regno di Dio: l'agire morale del singolo, le sue opere di amore, deciderebbero del suo ingresso o della sua esclusione dal Regno. Altro aspetto identificativo di questo Regno è il fatto che esso è per i poveri. Il regno di Dio è anche per i piccoli e precisamente per i deboli e gli indifesi. A questa categoria sono assimilati i discepoli. Fanno partedella categoria dei poveri anche i peccatori ed in particolare quelli pubblici e i pagani. Il Regno di Dio per Gesù non è solo una realtà già compiuta o vicina o da attendere ma una realtà dinamica che si rivela nella storia della salvezza degli uomini come promesso. Il suo compimento verrà realizzato di fronte alla morte violenta sulla croce. L'attuazione del progetto È nota la trama comune ai tre vangeli sinottici dove si prevedono quattro fasi successive dell'attività di Gesù: - Giovanni battista e il battesimo; - l'inizio dell'attività in Galilea; - il viaggio verso Gerusalemme e l'attività in Giudea; - conclusione negli avvenimenti della passione, morte e risurrezione. Più che un'attestazione di interesse storiografico questo canovaccio evangelico riflette in realtà un'esigenza che rigmatico-catechistica. Per un primo sguardo panoramico sulla

La tradizione storico-evangelica delle parole di Gesù si può rinviare ai canoni letterari della tradizione biblica: parole di stile profetico e detti-discorsi sapienziali. Al primo gruppo rientrano le sentenze in cui si annuncia la salvezza o la rovina: beatitudini, guai, detti sulla missione di Gesù e sulla sequela dei discepoli. Al genere sapienziale appartengono le sentenze che vanno sotto il nome biblico di meshalîm: proverbi, enigmi, similitudini, parabole, metafore, detti paradossali.

La ricerca sulle parole di Gesù può seguire due criteri che si incrociano: quello dei destinatari e della funzione e quello della forma-contenuto. Sulla base di tali criteri si possono distinguere le parole di Gesù rivolte ai discepoli o alla folla in un contesto di istruzione o spiegazione, e quelle indirizzate agli avversari in contesto dialogico o polemico. Nel primo gruppo si possono raccogliere le parole-istruzioni in cui appare la nuova immagine di Dio proposta.

Da Gesù e le relative esigenze etico-spirituali che ne derivano. Nel secondo gruppo possono essere annoverate le parabole per mezzo delle quali Gesù spiega la sua prospettiva religiosa e cerca di comunicarla agli ascoltatori per condurli a un nuovo giudizio e a una nuova scelta esistenziale.

Prese di posizione di Gesù

I Vangeli riportano diverse situazioni conflittuali in cui Gesù si contrappone ai rappresentanti autorevoli del giudaismo, il più delle volte associabili ai farisei, dove in alcuni casi si aggiungono i sadducei e persino gli erodiani. I cosiddetti "controversia" sono un modello letterario che confermano il nucleo storico del Vangelo secondo il criterio della discontinuità. L'ambito oggetto dei dibattiti sono l'osservanza delle consuetudini religiose, dell'interpretazione della Scrittura e della tradizione. Il Tempio h

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A.A. 2020-2021
39 pagine

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enricagrande di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia dogmatica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Maria SS.Assunta - (LUMSA) di Roma o del prof .