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La forma di Gesù Cristo come modello dell'uomo

FORMA-MORPHE' Gesù Cristo diventa il modello dell'uomo, la forma da cui abbiamo preso origine. Nel nuovo testamento la parola Morphè si trova 3 volte in due passi: Vangelo secondo Marco in cui Gesù Cristo appare in modo diverso e non si fa riconoscere, infatti dopo la resurrezione aveva un'altra forma. Nella lettera ai Filippesi, Paolo dice che Gesù Cristo è Dio poiché ha la sua forma, intesa non solo come l'aspetto esteriore. Questo vocabolo indica l'identità della persona, il suo modo di esistere. Ciò che ci rende comuni a Cristo dunque non è da ricercarsi nell'aspetto esteriore, ma bensì l'identità della nostra persona che dovremmo plasmare alla sua. La forma è il cosiddetto Principium identificationis, cioè ciò che ci rende ciò che siamo. Hans Urs Von Baltazar (1905-1988) parla della Gestalt, entità costituita da due aspetti: Species.

(o forma) —> aspetto esteriore 1) Lumen (o splendore)—> ciò che è più profondamente dentro ciascuno rivestito dalla forma. 2) Quando facciamo esperienza del bello siamo colpiti dall'aspetto esteriore tramite i sensi (forma), ma facciamo esperienza anche di un ideale più profondo dentro di noi (splendore). La forma rende visibile a noi lo splendore. Gesù Cristo viene inteso come Gestalt cioè come forma piena di bellezza perché caratterizzata da: Plausibilità e autoevidenza. Non ha bisogno di rendere ragione della sua identità ➢ Misura: integralità e proporzione. È presentato nella sua integralità e per comprenderlo bisogna accogliere tutto il suo messaggio e ➢ inoltre è dotato di proporzione e armonia fra le parti. Gesù Cristo è commisurato a stare in comunione con Dio ma anche con noi, per cui può far da mediatore tra noi eDio. Qualità, unicità—> Per forma si intende l'identità di una persona e Gesù Cristo è la forma realizzata e piena e dunque noi dobbiamo guardare a lui per essere pienamente realizzati. La forma autentica dell'uomo è dunque quella che ci fa essere in comunione con Dio. A seconda dell'immagine che abbiamo di Dio agiamo di conseguenza, per cui è importante avere un'immagine valida così come descritta dalla rivelazione. "Visione cristica dell'uomo", cioè un'antropologia dell'uomo come improntata nell'immagine di Cristo. Fil 2, 1-8 "Questo sentite in voi, quello che è anche in Cristo Gesù" La comunità cristiana deve essere forte perché riceve ostilità sia dai Giudei, sia dai Pagani. Così Paolo dice ai Filippi di tenere comportamenti di umiltà, carità, compassione, agendo non solo per se stessi, ma.

per gli altri così da avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo.

Phren -> diaframma o pericardio (tutto ciò che ha che fare con l'interiorità dell'uomo, centro degli affetti, del pensiero). Rettaggi della parola phren in italiano: frenetico, schizofrenico.

Paolo identifica 4 modi di comportarsi che rendono plausibile la nostra identità, cioè essere persone realizzate:

  1. NON POSSESSO
  2. SVUOTAMENTO
  3. UMILIAZIONE
  4. OBBEDIENZA

Secondo una logica diversa da quella usuale.

Parabola del buon Samaritano - Luca cap. 10, versi da 25 a 37

Gesù è in viaggio verso Gerusalemme. Un dottore della legge gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna con un atteggiamento un po' di sfida. Gesù rilancia la domanda. Il dottore risponde con due sentenze del deuteronomio e del evitico (Dt 6,5) (Lv 19,18). Gesù acconsente e gli dice di applicarlo facendone conoscenza anche pratica. Ma il dottore si chiede chi sia il suo prossimo.

Non solo colui che appartiene a Israele, ma anche il forestiero. Quindi Gesù costruisce il racconto di un uomo che va da Gerusalemme a Gerico che viene assalito dai briganti, privato di tutto e quasi morto. Il sacerdote e il Levita passando lo lasciano lì perché dovevano seguire particolari rituali (Nm 19, 11-13) "Chi avrà toccato cadavere sarà impuro per 7 giorni". Quindi la paura di essere impuri non gli ha permesso di compiere atti di benevolenza. Invece il Samaritano ne ha compassione e dà importanza alla persona, lo cura in albergo e paga l'albergatore per curarlo.

DIALOGO TRA GESÙ E NICODEMO (cap 3 Giovanni)

Diviso in due sezioni: un dialogo e un monologo di autorivelazione

Nella prima fase Nicodemo si presenta come dei capi dei Giudei, quindi una persona istruita e di prestigio. Egli va da Gesù di notte (operché di notte i dottori della legge stavano svegli per leggere le scritture, o perché

preferisce andare da lui quando non è visto, assediato dai fedeli. Infine perché la notte rappresenta una metafora della confusione nella mente di Nicodemo) e afferma di sapere che Gesù deriva da Dio e che egli è un profeta investito dal signore. Afferma di sapere queste cose perché ritiene impossibile fare determinate cose (alcuni miracoli a cui aveva assistito senza l'aiuto del signore). Quindi Nicodemo parte da una presunzione di sapere quindi Gesù risponde: "in verità ti dico che se non nasci dall'alto non puoi vedere i segni di Dio". Quindi Gesù non è vicino a Dio per i gesti che compie ma perché è rinato dall'alto per essergli vicino. Nicodemo non comprende come si possa nascere da vecchi, tuttavia si tratta di una nascita diversa che non è possibile per l'uomo ma solo per Gesù cristo. È una nascita dello spirito non della carne (non si tratta di una

divisione tra anima e corpo, ma piuttosto una distinzione tra i pensieri umani e quelli divini). L'uomo per poter incontrare Dio non deve sforzarsi, ma solo accettarlo, non deve sentirlo con la carne perché in questo modo è inafferrabile, ma con lo spirito. Gesù chiede quindi a Nicodemo di abbandonare la pretesa di sapere e accettare di abbandonarsi allo spirito.

Nella seconda parte abbiamo l'autorivelazione. Gesù parla come se si rivolgesse ad una pluralità di persone (forse i cristiani della prima comunità, forse ironicamente a Nicodemo). Il discorso riguarda la sua missione e le novità per cui gli uomini sono chiamati. Gesù a differenza di Nicodemo sa cosa testimonia perché l'ha visto, perché è realmente in comunione con Dio essendo disceso dall'alto. Gesù è sceso dall'alto sulla terra e li deve essere innalzato dagli uomini come Mosè alzò il serpente nel

deserto. Dio ha amato così tanto il mondo da concedergli il suo unico figlio, accettando questa situazione perché l'unica via di salvezza per gli uomini. Gesù chiede a noi di lasciarci trasformare dallo spirito, affidandoci a lui e credendo in lui e accettando che lui si riveli in quel modo (tramite la croce). Così l'uomo passa dalle tenebre alla luce.

Genesi 1-3: Racconti del mondo e dell'uomo

La scrittura non si occupa di come sia stato creato l'universo in modo scientifico, ma più che altro il senso del cosmo in cui viviamo. Sono racconti sapienziali non storici e nemmeno miti, perché non sono invenzione umana. Il linguaggio dei primi 11 capitoli Rainer parla di questi racconti come EZIOLOGIA STORICA, ossia indagine sulle cause della storia, una meta-storia prodotta dalla riflessione sapienziale di Israele.

Nei racconti della Genesi ci sono sei tradizioni che si intrecciano, c'è un racconto nato a partire dalla

tradizione iavista e egoista (X secoloa.C.). Nel corso dei secoli ci sono riflessioni differenti e gli autori biblici li hanno conservato entrambi, cogliendo i due diversi messaggi.

Gen 1,1 - 2,4a—>1° Racconto

Il racconto ha il suo vertice nella creazione del Salato, ha un andamento ripetitivo. Il primo versetto dice “cielo e terra” e si conclude con un’espressione simile come un ciclo. Molto rilevante il sabato= elemento identitario della diaspora.

Come Dio crea? (Elohim)- tramite gesti antropomorfici (Genesi 2)- per generazione (partoriti da divinità )- tramite lotta (miti norreni/babilonesi)- In questo caso Dio crea attraverso la sola PAROLA (modalità ebraica), DABAR infatti significa sia parola sia il fatto.

Schema:

  1. Introduzione comando (Dio disse…)
  2. Comando
  3. Realizzazione comando
  4. Giudizio
  5. Schema cronologico

Aiuta la memorizzazione, prima erano tramandati oralmente.

L’espressione iniziale “In principio”

(berschit - primizia del raccolto). Il tempo viene creato da Dio insieme alla creazione, quindi non ha senso chiedersi "quando"."creò" = "bara" in ebraico, non la creazione dal nulla, ma l'azione straordinaria di Dio.In Genesi 1 non avviene una creazione dal nulla come era stato per i testi deuteronomici (in particolare il libro della sapienza e il secondo libro dei macabbei).È importante sottolineare che la creazione è "secondo il giorno"(per gli antichi il giorno iniziava la sera) quindi Dio è il Signore del Tempo, perché è lui che scandisce i giorni secondo il tempo inventato prima che inventasse il sole e la luna nel terzo giorno. Dio nella creazione dà un nome ad ogni cosa ed è un po' come se gli desse un senso.La creazione separa gli elementi (li distingue) e li rende fecondi, ed è Dio stesso a dare alla creazione la possibilità di essere feconda,

nonè frutto di un'autogenerazione. Il sesto giorno è molto importante perché Dio crea l'uomo e altri animali (quasi in una situazione di parità tra le due cose). Il numero 6 è considerato come imperfetto (a differenza del 7) a rappresentare l'imperfezione dell'uomo, che seppur molto importante nella creazione non raggiungerà mai il livello di Dio. Il settimo giorno Dio si riposa, è il vertice della creazione in cui Dio porta a compimento la sua opera che è perfetta, ma non come Dio quindi limitata ad esso. Dio benedice il settimo giorno (benedizione è sintomo di fecondità). Analizziamo i versi!! v.26—> creazione dell'uomo "Dio disse: - Facciamo l'uomo [...]" Utilizza il plurale o come plurale deliberativo, o come una sorta di riflessione interna di Dio stesso, ma ci sono diverse interpretazioni "-a nostra immagine [...]" (immagine deriva da zelem) rappresenta la

forma esteriore.“ - secondo la nostra somiglianza- “(somiglianza deriva da demut) per il fatto che l’uomo ha un’intelligenza e una volontà a differenza deglialtri animali.“ - domini sui pesci del mare ecc.” Dio manda l’uomo sulla terra

Dettagli
A.A. 2020-2021
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher asia.redeghieri.rede di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Dezza Ernesto.