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Nel capitolo sesto della Dei filius (scritta durante i concilio Vaticano I) si parla del rapporto fra fede e ragione e
inizialmente vi è una distinzione fra Ragione che si occupa delle cose naturali ma che se guidata dalla fede può
fare luce sui misteri e la rivelazione che si occupa dei misteri ed entrambe hanno a che fare con il fine ultimo
dell’uomo ovvero Dio. La teologia moderna cerca di eliminare questo scarto che c’è fra ragione e fede cercando
di rende ragionevole la fede ma questa è una contraddizione perché loro cercano di dimostrare che la ragione
non basta usando solo la ragione. Quindi da metà del 900 si è cercato di dare una sintesi basandosi sul rapporto
personale che contempla la relazione far fede e ragione che viene già espresso nei paragrafi 5 e 6 della Dei
verbum in cui viene sottolineata la rivelazione della persona di Dio e non della sua volontà anche se continuano
a permanere due pregiudizi: he la ragione appartenga a tutti e la fede no e che la ragione porti alla verità mentre
che la fede sia solo superstizione invece la fiducia sta alla base di tutti i rapporti sociale quindi ogni uomo fa
in oltre la credenza è un aspetto fondamentale di all’interno della conoscenza delle realtà e
esperienza di fede,
sta alla base di qualunque teoria.
La dicotomia fra verità e libertà porta a pensare che esista una verità senza limitazioni anche se non esiste
una conoscenza esatta che non tenga conto di determinate condizioni, bisogna quindi ripensare il rapporto fede-
l’altro come si accoglie l’opera
ragione e verità-libertà in termini di fiducia la quale ci permette di accogliere
d’arte: liberamente facendo esperienza.