LE FORME DI ORGANIZZAZIONE AZIENDALE:
1) O.D.L basata sull’esperienza pratica:
Primi studi teorici sulla gestione aziendale di Adam Smith (1776) su fabbrica di spilli
in merito ai benefici della divisione del lavoro: produzione divisa in fasi e lavoratori
specializzati nelle singole fasi; produzione aumentò ben oltre il livello raggiungibile
da un lavoratore che svolgesse molte o tutte le fasi.
Il principio innovatore dell’800, che diede origine alla prima rivoluzione industriale
fu la macchina a vapore che convertiva il calore in lavoro.
Mancando la tecnologia per trasferire a distanza l’energia, si venne a determinare
una certa configurazione degli stabilimenti:
‘’macchina a vapore - albero di trasmissione - macchine operatrici’’
(Configurazione dominata dal gigantismo progressivo che rimarrà fino agli anni ’60)
Per realizzare grandi volumi di produzione bisognava distribuire il lavoro sulle
macchine, e ciò poteva avvenire in due modi:
- utilizzando macchine universali (macchina unica a cui il lavoratore sostituisce di
volta in volta le parti per le varie funzioni come tornire, fresare). Lavoratore totale
che gestiva tutta la produzione (divisione orizzontale del lavoro)
- utilizzando macchine specializzate trasferendo il pezzo semilavorato da una
macchina all’altra nelle varie fasi di lavorazione. Soluzione più usata perché più
produttiva. Il lavoratore si identifica con una mansione relativa al segmento del ciclo
produttivo al quale è addetto.
Il modello organizzativo di questa fase (fase della manifattura) si basa su una
divisione molecolare e orizzontale del lavoro (operaio specializzato coordina piccoli
gruppi di lavoratori dopo averli addestrati).
Organizzazione della fabbrica caratterizzata da:
- gigantismo degli insediamenti;
- specializzazione macchine;
- standardizzazione delle attività in fasi omogenee;
- divisione molecolare e orizzontale del lavoro.
2) O.D.L tradizionale:
Taylorismo (fordismo): Organizzazione scientifica del lavoro fino agli anni ’60. I
lavoratori produrrebbero molto di più se i requisiti di ogni mestiere e le capacità di
ogni lavoratore si potessero determinare scientificamente e i lavoratori ricevessero
incentivi salariali, si otterrebbe un miglioramento della produttività, dei profitti e dei
salari.
Punti principali del modello organizzativo di Taylor:
- Divisione verticale del lavoro (netta separazione di progettazione, esecuzione e
controllo)
- Divisione orizzontale del lavoro (parcellizzazione) cioè ulteriore frammentazione
delle fasi
- Progettazione accurata delle posizioni di lavoro e dei movimenti dei lavoratori
- Compenso (economico) correlato alla quantità prodotta
- Controllo gerarchico e centralità delle decisioni
- Selezione della manodopera con metodi scientifici e per poi essere preparata e
istruita
- Ripartizione di lavoro e responsabilità tra direzione e manodopera.
Il principio innovatore di Taylor è di tipo amministrativo-organizzativo, basato su una
concezione ingegneristica della gestione aziendale.
Fondamento del taylorismo: divisione del lavoro orizzontale e verticale studiata nei
dettagli, nella convinzione che un’attività sia tanto più efficiente quando più
programmabile. L’organizzazione del lavoro tende ad eliminare la discrezionalità
(sinonimo di minore efficienza). La catena di montaggio perfezionata da Ford
diventa uno degli strumenti meccanici su cui si basa e si afferma il lavoro di
produzione e montaggio: Ford ha ripensato il processo manifatturiero come un
flusso unitario in cui l’attività parcellizzata e standardizzata dei lavoratori si integra
con le lavorazioni svolte da macchine utensili dedicate e da transfer,
opportunamente dislocati in modo da minimizzare le distanze e facilitare il
procedere della produzione. Passaggio dalle macchine polivalenti alla macchina
monovalente comporta cambiamenti nell’organizzazione del lavoro. Viene introdotto
il lavoro a catena e diminuisce il lavoro individuale (l’operaio è un ingranaggio della
macchina, perno di tutta l’organizzazione tayloristica è il capo reparto,
rappresentante dell’organizzazione centrale, con mansioni tecniche di produzione.)
Il principio di Taylor ha aperto la via al principio di sostituzione, cioè progressiva
sostituzione del lavoro umano con le macchine (quando una micro-attività umana è
standardizzata e i margini di discrezionalità e incertezza sono bassi, si può studiare
modo di sostituirla con attrezzo o macchina).
La scuola delle relazioni umane (Elton Mayo e poi Maslow e Mc Gregor): dinamica di
gruppo e benessere psicologico sono molto importanti per la produttività. Il
lavoratore ha un insieme di bisogni e desideri molto complessi che vanno al di là
della sua remunerazione.
L’impresa multisettoriale:
- Sotto il controllo di un unico ufficio esistono molte divisioni o settori differenti e
ciascuna persegue un’attività diversa.
- Si sviluppano i concetti di integrazione verticale e diversificazione.
3) O.D.L basata su macchinismo e meccanizzazione spinta rigida:
Nelle macchine specializzate entrava sempre lo stesso input e usciva sempre lo
stesso output(produzione in serie).
Si inizia a collegare macchine singole secondo rapporti di interdipendenza reciproca
in sistemi meccanici rigidi, passando all’automazione rigida:
- Automazione limitata a poche aree tecnologiche
- Industria governa il mercato
- Investimenti per potenziare la meccanizzazione
- Qualità dei prodotti scarsa
- Tempi morti lunghi per le operazione di attrezzaggio e manutenzione
- Prevalenza dei lavoratori diretti, ma i manutentori hanno relativa discrezionalità
- Lavoratori diretti addetti prevalentemente ad operazioni manuali
Negli anni settanta c’era un’estrema rigidità nell’utilizzo della manodopera per
pressioni dei sindacati e un forte rincaro dei prezzi delle materie prime, instabilità
finanziaria internazionale e saturazione dei mercati.
4) O.D.L allargata (meccanizzazione flessibile ed automazione industriale):
Anni ’70 terza fase della meccanizzazione flessibile (automazione industriale):
introduzione di macchine a logica elettronica al posto di quelle a tecnologia
meccanica o elettromeccanica: ai mezzi tecnici del periodo precedente vengono
applicati elaboratori per il controllo delle variabili di processo (monitoraggi collegati
ad un elaboratore centrale) e fanno apparizione i primi robot.
Fase caratterizzata da spinta di ordine tecnologico che trasforma le officine, anche
se dominano ancora i principi tayloristici. La divisione del lavoro non muta il modello
di riferimento e l’organizzazione dell’impresa rimane invariata anche se il modello è
fortemente influenzato dalle variabili tecnologiche che traducono in chiave
meccanica le soluzioni del modello di Taylor. I macchinari sono in grado di
autoregolarsi meccanicamente, correggendo le loro prestazioni, ma non possono
ricevere dall’esterno, elaborare e confrontare le informazioni con lo stato della
lavorazione e trasmettere le info ad altri in quanto non sono in rete.
5) O.D.L sistemica (automazione flessibile e intelligenze artificiali):
Quarta fase: introduzione della intelligenze artificiali applicate alle macchine utensili
è stato il principio innovatore di fine anni ’70, ottenendo attrezzature flessibili
multiscopo (es. robot). Anni ’80 automazione industriale nelle fabbriche ha avuto
effetto dirompente nelle imprese. La rivoluzione tecnologica ha modificato
l’organizzazione del lavoro attraverso utilizzo di processi di automazione, con
conseguenze su produttività, affidabilità mezzi trasformazione e controllo,
programmazione e controllo flussi produttivi, organizzazione della produzione e del
lavoro. Automazione conferisce flessibilità ed efficienza ai sistemi produttivi, ciò
consente di abbassare il punto di pareggio. Flessibilità sui volumi e sul mix
produttivo consentono ad azienda di adattarsi a mutevoli richieste dei clienti
(caratteristiche essenziali dell’automazione). L’organizzazione del lavoro influenza
le scelte tecnologiche.
L’attività preminente in una fabbrica automatizzata dev’essere quella della
conduzione di macchine, nasce la figura del conduttore che:
- Governa il processo produttivo potendo anche cambiare i parametri del processo
- Effettua programmazione di primo livello mediante programmi informatici pronti
- Manutenzione corrente in base a interventi richiesti dal sistema
- Attrezzaggio macchina con sostituzione parti e correzione parametri
- Controllo qualità attraverso rispetto parametri
- Movimentazione materiali
- Inventario dei flussi di materiali.
Nelle fabbriche, dove, oltre all’automazione è stato aggiunto il monitoraggio, si è
affermata un’organizzazione del lavoro basata su:
- Ampie professionalità di grado medio-alto (conduttore guida e conduce produzione
da un monitor)
- Poche professionalità di grado elevato (manutentori meccatronici).
Nasce, quindi, e si sviluppa una organizzazione del lavoro e della produzione
sistemica, con elevata discrezionalità e buona motivazione del lavoratore a
conseguire obiettivi aziendali; egli deve però rispettare i piani di produzione fissati
dalla direzione.
6) O.D.L integrata:
E’ una forma avanzata di quella sistemica, nella quale si ha piena integrazione dei
compiti assegnati ai lavoratori, che hanno un ruolo gestionale che gli conferisce
facoltà di accelerare o rallentare il flusso dei materiali nel processo produttivo,
anche variando in parte le disposizioni dei piani di produzione; la discrezionalità è
massima, come pure la motivazione al conseguimento degli obiettivi produttivi.
Ad ogni lavoratore-gestore, si richiede:
- Elevata specializzazione tecnico-scientifica
- Capacità funzionali adatte
- Coinvolgimento e partecipazione convinta
Questa organizzazione si riferisce alle medie e grandi imprese, difficile nelle piccole.
7) O.D.L snella:
Nasce per ridurre i costi di struttura e consentire lo sviluppo e la competitività delle
imprese.
Le caratteristiche sono:
- Riduzione dei livelli gerarchici delle strutture direzionali
- Diverso modo di operare delle strutture direzionali, con l’apertura del processo
decisionale bottom-up.
Le stesse strutture direzionali dovevano essere rese più snelle, attraverso:
- Esternalizzazione di alcune attività di servizio, configurando ‘’unità imprenditoriali
autonome’’ distinte dall’impresa madre;
- Decentramento produttivo per conseguire una riduzione dei costi di produzione,
soprattutto nel settore tessile e dell’abbi
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Tecnologia dei cicli produttivi
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