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- CONTRATTO “CHIAVI IN MANO”
- CONTRATTO “MERCATO IN MANO”
TRASFERIMENTO DI RISORSE UMANE
→
Le forme di pagamento nel trasferimento tecnologico:
In contanti: lump-sum; royalties.
• In merce (counter-trade): buy-back; counter-purchase;.
• In tecnologia: scambio di tecnologia.
• 23
La collaborazione tra imprese
Non sempre la collaborazione tra imprese si rileva vincente. Nel 2000 sono state censite 574 nuove alleanze
orientali alla ricerca, ma di queste solo una quota parte è ancora attiva ed ha generato iniziative di
successo. I settori maggiormente interessati sono:
- Information technology;
- Biotecnologie;
- Tecnologie dei materiali;
- Aerospazio e difesa;
- Automotive;
- Prodotti chimici.
La scelta del partner
Compatibilità delle risorse: in quale misura il potenziale partner è coerente con il fabbisogno di
❖ risorse del progetto?
Compatibilità strategica: gli obiettivi, gli stili imprenditoriali, i comportamenti organizzativi del partner
❖ sono coerenti?
Impatto sulle opportunità e sulle minacce dell’ambiente competitivo: quale influenza eserciterà la
❖ strategia di collaborazione sul potere contrattuale di clienti e fornitori, sul grado di rivalità
competitiva, sulla minaccia di nuovi ingressi o di prodotti sostitutivi?
Impatto sulle forze e sulle debolezze dell’organizzazione: la collaborazione riuscirà a rafforzare le
❖ competenze dell’impresa? E sarà in grado di riequilibrare le sue capacità? Potrà creare un
vantaggio competitivo?
Impatto sull’orientamento strategico: la collaborazione sosterrà l’impresa nel raggiungere il suo
❖ intento strategico?
La governance e il monitoraggio del partner
Una strategia di collaborazione per poter avere successo dovrà disporre di meccanismi trasparenti e
flessibili per il monitoraggio e la governance del processo. Le imprese potrebbero predisporre clausole
contrattuali vincolanti così da assicurarsi che tutti i partner siano consapevoli dei propri diritti e gli obblighi
che hanno assunto nonché di consentire il ricorso alle vie legali in caso di violazione dell’accordo.
I termini contrattuali di norma comprendono:
. Il contributo che ciascun partner si impegna a fornire;.
. Il grado di controllo che spetta a ciascun partner;.
. I tempi e le modalità di distribuzione dei risultati della partnership;.
. Le modalità di valutazione dello stato di avanzamento;.
. Le forme e le modalità di scioglimento del rapporto..
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
CAPITOLO 3
Si è molto discusso della relazione intercorrente tra organizzazione del lavoro e cambiamenti tecnologici
che venivano di volta in volta introdotti nelle aziende.
Ossia se l’organizzazione del lavoro dovesse essere:
Dipendente.
• Indipendente.
• Interdipendente.
•
dal cambiamento tecnologico. 24
Si può affermare che l’organizzazione del lavoro è un fenomeno evolutivo determinato da:
1. FATTORI OGGETTIVI quali la diffusione di nuovi principi innovatori (siano essi la macchina a vapore
del 1700-1800 o le attuali intelligenze artificiali delle macchine, dal controllo numerico al robot)
2. DA SCELTE DISCREZIONALI DEL MANAGEMENT (che possono essere influenzate da fattori diversi quali:
conoscenza delle potenzialità offerte dalla tecnologia, capacità del management per
l’ottimizzazione del ciclo produttivo, vincoli finanziari o sindacali)
Esistono esigenze di modifiche organizzative e di modifiche tecnologiche. Le soluzioni più efficaci sono
sempre opportunità difficili e molte dipendono dalla capacità di “leggere” l’evoluzione.
Principali scuole organizzative
- IL MANAGEMENT SCIENTIFICO (F.W.TAYLOR).
- LA SCUOLA DELLE RELAZIONI UMANE (MAYO, Mc GREGOR).
- LA SCUOLA DEI SISTEMI.
Vedi immagine slide 297
Dinamica tecnologica
Attualmente l’organizzazione del lavoro e della produzione si pone come fattore strategico per il governo
delle aziende per raggiungere le nuove frontiere della produttività o della nuova economia della
produzione. Occorre tener conto che l’organizzazione del lavoro, come altri sistemi, è un fenomeno
dinamico ed evolutivo. Il grado di innovatività dell’organizzazione del lavoro è influenzato in maniera
diretta:
- Dal grado di innovatività dei macchinari per la trasformazione fisica;
- Dalle logiche di flusso dei materiali nel processo produttivo;
- Dal flusso delle conoscenze e dell’informazione.
Ogni principio innovatore determina una nuova organizzazione del lavoro che cambierà a sua volta con la
scoperta di un ulteriore principio innovatore. Ogni scoperta comporta nuovi assetti organizzativi, fa
scomparire alcuni mestieri e ne crea altri nuovi; Maggiore è la velocità del cambiamento, più grande sarà
lo sforzo di adattamento dei lavoratori.
È chiaro che la dinamica tecnologica ha comportato modelli organizzativi diversi:
Un primo modello organizzativo detto “Modello meccanico” o “Modello orologio”, adottato dal
❖ 1900 al 1970;
Un successivo modello organizzativo detto “Modello organico”, adottato dal 1970 ai giorni d’oggi.
❖
I punti fondamentali del “Modello meccanico” sono:
Secondo il modello meccanico una buona organizzazione è quella nella quale funzioni, compiti, strutture
organizzative, mansioni, procedure e processi sono massimamente specificati e razionalmente interconnessi
attraverso un piano preordinato, allo scopo di assicurare la massima efficienza globale e la massima
prevedibilità e governabilità delle singole parti. Tale modello è stato un paradigma normativo e
progettuale a diffusione planetaria sul quale sono state modellate quasi tutte le organizzazioni delle grandi
imprese.
- Burocrazia gerarchica;
- Divisione del lavoro spinta;
- Gli uomini ritenuti parti di ricambio dell’organizzazione;
- Cultura della dipendenza e dell’esecuzione. 25
Il “Modello organico” venne introdotto agli inizi degli anni 70 favorito:
- Dal cambiamento dei criteri economici di condotta dell’impresa dovuto all’accresciuta turbolenza
dei mercati;
- Dal processo di terziarizzazione all’interno delle imprese industriali e nel sistema economico;
- Dall’avvento delle nuove tecnologie.
Il Modello organico è basato su un’organizzazione che assomiglia ad un organismo ad alto livello di
complessità in cui le singole parti sono sistemi aperti che, pur svolgendo funzioni specializzate, operano in
base ad ambiti di autonomia e non per delega, interagiscono tra loro e si modificano sua per processi di
adattamento all’ambiente esterno, sia per input interni.
Presupposti fondamentali del “Modello organico”
Nel Modello organico gli uomini sono componenti del sistema, non solo risorse da utilizzare.
Il rapporto tra attore e sistema viene definito da una continua dialettica fra cooperazione e conflitto, fra
partecipazione e distanza.
Competenza e managerialità sono interne al sistema, insieme a cultura, informazione e cibernetica, cultura
imprenditoriale e scienza sociale.
Network di sistemi autoregolati.
❖ Risorse umane componenti del sistema.
❖ Cultura dell’iterazione e della soluzione
❖
Concezione sistemica:
Attualmente, nella descrizione della realtà, prevale la “concezione sistemica” in base alla quale il mondo è
concepito come un insieme di sistemi, ovvero di parti strutturate ed interconnesse che interagiscono fra loro
e con l’ambiente esterno. In quest’ambito si definisce come organizzazione un sistema particolare
caratterizzato dalla presenza di un obiettivo specifico e di risorse idonee al suo conseguimento.
Tappe del processo di cambiamento dell’organizzazione del lavoro (O.D.L):
1. ODL basata sull’esperienza pratica (learning by doing): per indicare il periodo della manifattura
basata sull’organizzazione molecolare ed orizzontale del lavoro;
2. ODL tradizionale: per indicare il Taylorismo & il Fordismo;
3. ODL allargata: per indicare i tentativi degli anni settanta di spezzare rigidità e parcellizzazione del
lavoro;
4. ODL sistematica: per indicare le nuove organizzazioni del lavoro che puntano su figure professionali
polivalenti;
5. ODL a integrazione totale: per indicare modelli organizzativi flessibili ed integrati di tipo giapponese;
6. ODL snella: per indicare modelli organizzativi nati da processi di ristrutturazione aziendale
(reengineering) per ridurre i costi di struttura e per riequilibrare il conto economico per consentire lo
sviluppo e la competitività dell’impresa.
7. ODL in presenza di produzione modulare: per indicare l’attuale necessità di alta flessibilità e
reattività all’ambiente esterno.
Fase della manifattura (ODL basata sull’esperienza pratica)
Nel Medioevo nasce la figura professionale dell’artigiano suddiviso in due categorie: artigiano e lavoratori a
giornata. Con la rapida crescita della popolazione, specialmente nelle città, l’artigiano non fu più in grado
di far fronte al fabbisogno di beni e così, nel secolo 18 esimo, nacquero le manifatture. Queste
mantenevano fondamentalmente la tecnica artigianale come metodo di produzione ma, per la prima
volta, si procedette ad una specializzazione mediante suddivisione del lavoro ed ebbe inizio lo sviluppo che
portò all’odierno operaio addestrato dell’industria. Solo con l’invenzione delle energie motrici (come la
macchina a vapore e l’elettricità), dalle manifatture si svilupparono le imprese industriali. Con lo svilupparsi
degli stabilimenti industriali inizia ad assumere maggiore attenzione il compito di gestire la fabbrica.
Adam Smith
Adam Smith (1776) espose per primo i benefici derivanti dalla “divisione del lavoro”, suddividendo ogni
attività di manifattura in piccole fasi distinte.
La maggiore specializzazione aumenta la produttività del lavoro (= Prodotto/N. di ore lavorative); fa
aumentare il livello raggiungibile da un lavoratore qualificato che avesse seguito molte o tutte le fasi di
manifattura di un medesimo prodotto.
Aumenta la destrezza del singolo lavoratore
• Si eliminano i tempi morti di passaggio da un compito all’altro
• Lo svolgimento ripetitivo di operazioni elementari incoraggia lo sviluppo di macchinari specializzati
• (la divisione del lavoro incoraggia l’innovazione tecnologica)
Charles Babbage (1832) estese le idee di Smith attraverso la raccolta di informazioni sulla natura e
• l’esecuzione del lavoro discutendo i modi di stimare i costi, i sistemi di incentivi (ordinamento interno
delle fabbriche). 26
1800- C