Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 35
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 1 Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Tecniche di intervento nella mediazione culturale, prof. Villano, libro consigliato Pregiudizi e stereotipi, Villano Pag. 31
1 su 35
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

CAPITOLO 4 LA NATURA INTERGRUPPI DEL PREGIUDIZIO E LE FORME

ESTREME DI CONFLITTO

4.1Il pregiudizio come atteggiamento

Una delle definizioni di pregiudizio che troviamo comunemente nei manuali di

psicologia sociale è che esso è un atteggiamento negativo nei confronti degli individui

appartenenti a una determinata categoria.

Occorre quindi dare una definizione di “atteggiamento”  tendenza a porsi

prontamente in maniera positiva o negativa di fronte a un particolare oggetto, o a un

gruppo, e a reagire in termini valutativi rispetto alle categorie di oggetti o di eventi.

Gli atteggiamenti sono caratterizzati da 3 componenti:

• Una componente cognitiva ovvero ciò che si sa dell’oggetto/soggetto, le

credenze, le convinzioni, le opinioni, le idee;

• Una componente affettiva ovvero i sentimenti e le emozioni ch e

l’oggetto/soggetto suscita;

• Una componente comportamentale  che concerne le conoscenze relative alle

interazioni passate, presenti o future con l’oggetto/soggetto.

Una volta sviluppato, l’atteggiamento diventa parte della rappresentazione cognitiva

dell’oggetto ed è resistente nel tempo. Dal momento che il pregiudizio ha in sé tutte

queste caratteristiche, si può definire come un atteggiamento che comprende:

a) Un aspetto cognitivo  ovvero gli stereotipi, le credenze a tutte le informazioni

sull’oggetto o il gruppo target;

b) Un aspetto affettivo  ovvero i sentimenti suscitati nei confronti del gruppo;

c) Un aspetto comportamentale  presuppone le azioni messe in atto nei confronti

del bersaglio e che possono andare dal semplice evitamento del contatto alla

discriminazione, alla violenza estrema.

Per decenni gli psicologi hanno creduto che le nostre funzioni cognitive, ivi compresi

gli atteggiamenti, fossero coerenti tra loro.

MA talvolta non succede sempre così: spesso agiamo in contraddizione con le nostre

convinzioni. Nel 1957, Leon Festinger ipotizzò che la disarmonia fra 2 o più contenuti

creasse nella persona una sensazione di disagio chiamata dissonanza cognitiva. Per

sottrarsi ad essa, le persone sono motivate a comportarsi o a pensare in modo da

evitare la disarmonia e mantenere la consonanza fra gli atteggiamenti.

Per ora elenchiamo le funzioni a cui assolvono gli atteggiamenti:

• Utilitaria  si riferisce al ruolo che hanno gli atteggiamenti nel guidare i

comportamenti delle persone;

• Difensiva  gli atteggiamenti possono diminuire l’ansia e rafforzare l’autostima

di una persona;

• Di espressione dei valori gli atteggiamenti possono riflettere valori

profondamente sentiti che danno significato all’esistenza;

• Di adattamento sociale  a volte una persona modifica i propri atteggiamenti in

modo da dare agli altri un’impressione favorevole di sé.

4.2.Gordon Allport e La natura del pregiudizio

Una concettualizzazione considerata classica e che spiega la formazione del

pregiudizio secondo il livello di analisi contestuale è quella affrontata da Gordon

Allport.

Egli tenta di ricostruire in maniera ampia e approfondita l’origine e i meccanismi

sottostanti questo fenomeno.

Il pregiudizio, definito come << un’antipatia basata su un’errata e inflessibile

generalizzazione>>, non può essere compreso se non partendo dai normali processi di

pensiero che consentono di padroneggiare la complessità dell’ambiente circostante.

Secondo Allport, la generalizzazione è la base naturale per spiegare e semplificare la

realtà e le persone usano normalmente questo processo, dividendo gli altri in

categorie sociali. La diversità tra pregiudizio e pensiero errato, secondo Allport,

consiste fondamentalmente nel fatto che il pensiero lascia aperta una possibilità di

discussione senza resistenze di tipo emotivo.

Per l’autore non è un atteggiamento prevenuto il fatto che il soggetto crei delle

aspettative nei riguardi di qualcuno che è percepito come realmente diverso; ciò che

invece innesca il pregiudizio è il fatto che spesso i gruppi che ci appaiono diversi sono

ritenuti tali più di quanto non lo siano in realtà.

Allport ha chiamato “condensazione” il processo secondo cui un simbolo viene

collegato alla persona ( esempio colore della pelle=inferiorità) e ha distinto diversi

livelli di attuazione pratica del pregiudizio, che vanno da quello “meno grave” a quello

“più dannoso”:

a) Diffamazione  cioè dire il falso a danno degli altri;

b) Evitare il contatto;

c) Discriminazione  ovvero negare alle persone un trattamento di eguaglianza

sociale, politica e/o culturale;

d) Violenza fisica;

e) Sterminio.

Allport

- giudica il pregiudizio un problema derivante dalla personalità, per cui nessun

individuo rifletterebbe un pregiudizio del gruppo di appartenenza se non avesse dei

bisogni personali che lo spingono ad avere tale credenza.

- sostiene inoltre l’impossibilità di comprendere il pregiudizio secondo un unico punto

di vista. Occorre invece integrare più livelli di analisi e considerare le molteplici cause

che porterebbero alla formazione del pregiudizio:

1. Il pensiero che predispone al pregiudizio è quello causale. Partendo infatti dalla

necessità logica di delineare un quadro ordinato, a volte si giunge ad attribuire

le cause di ogni situazione alle persone e si accusano gli altri dei problemi reali

e quotidiani individuandoli come capri espiatori.

2. I fattori storici  una maggior comprensione del pregiudizio può sicuramente

venire dalla conoscenza delle radici storiche dei conflitti interetnici.

3. I fattori socio-culturali  sono altre importanti cause da considerare. L’approccio

situazionale può essere illustrato dalla cosiddetta “teoria dell’atmosfera”,

ovvero l’insieme delle forze esterne che agiscono sull’individuo.

4. I fattori interni della personalità  ad esempio, una persona frustrata può

provare ostilità nei confronti degli altri individui o gruppi e quindi avere

pregiudizi negativi cosi come il modo in cui una persona giudica la realtà in base

alla propria concezione del mondo e delle proprie credenze.

I pregiudizi sono quindi multidimensionali in quanto possono risultare da un certo

numero di cause diverse e soddisfare svariate esigenze.

4.3La teoria del conflitto realistico

Un altro filone di ricerche che ha contribuito all’evoluzione delle spiegazioni del

pregiudizio è rappresentato dagli studi sulle relazioni intergruppi.

Secondo questa prospettiva, il pregiudizio si caratterizza sempre più in termini di

rapporti tra gruppi e di consolidamento ed estensione a tutti i membri dell’outgroup di

credenze preconcette.

Gli studi di Muzafer e Carolyon Sherif (1961) sul campo estivo di Robber’s Cave negli

Stati Uniti hanno dimostrato come gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone

riflettano gli interessi oggettivi del gruppo di appartenenza.

Esperimento: Sherif e gli altri sperimentatori organizzarono un campeggio di 3

settimane per bambini (12 anni) .

Nessuno dei bambini si conosceva prima di entrare al campeggio.

Nella 1ª fase dell’esperimento gli sperimentatori si limitarono ad osservare come si

intrecciavano le coppie di amicizie. Dopo che si formarono queste relazioni, si passò

alla 2 ª fase in cui i bambini vennero separati con pretesti organizzativi in due gruppi

in maniera apparentemente casuale ma i realtà dividendo le coppie di amici. I due

gruppi disputarono gare di rugby, pallacanestro etc.. e ben presto si crearono delle

identità proprie: soprannomi, gerghi... che accentuavano sempre più la competizione.

Questo quindi sembrò dimostrare che la semplice esistenza di gruppi creasse rivalità e

competizione fra tali gruppi.

Successivamente, nella 3 ª fase provarono ad annullare queste ostilità facendoli

pranzare insieme, o semplicemente guardare un film, ma la competitività era troppo

forte, talmente tanto da non far accettare ai gruppi la presenza del gruppo avversario.

Alla fine procedettero con un altro tentativo di riappacificazione: riunirono i due gruppi

e crearono un obiettivo sovraordinato: comune ai due gruppi e che richiedesse

collaborazione per essere raggiunto. Finsero la rottura del camion che riforniva di cibo

il campeggio e per spingerlo occorreva che tutti collaborassero. Questo costrinse tutti

gli individui a cooperare e si ricostituirono le amicizie che si erano formate prima della

divisione in gruppi.

Gli individui tornarono così a ragionare in termini individuali e non categoriali.

Gli esperimenti di Sherif hanno dimostrato come ragazzi normali e socialmente ben

adattati potessero modificare il proprio comportamento per adeguarsi alle relazioni

intergruppi. Secondo quest’approccio, stereotipi e pregiudizi scaturiscono dalle

relazioni intergruppi e sono forti laddove vi è competizione.

Critica  una critica interessante che è stata fatta è che l’attivazione degli

atteggiamenti conflittuali nei confronti dell’outgroup è di favoritismo per l’ingroup non

emergono necessariamente in presenza di conflitti d’interesse concreti.

Spesso fattori simbolici e psicologici (esempio: una minaccia) sono considerati

importanti fonti di bias intergruppi rispetto alla competizione per risorse tangibili.

4.3.1Il ruolo dell’identità sociale

(Premessa per comprendere)

La teoria dell’identità sociale diTajfel si fonda su quattro concetti collegati tra loro.

1.Categorizzazione sociale: la categorizzazione divide il mondo sociale in ingroup e

outgroup sulla base di caratteristiche come il genere, la religione, la nazionalità etc.

Quando una categorizzazione ingroup/outgroup è saliente, gli individui non

percepiscono se stessi e gli altri come individui singoli, ma piuttosto nei termini delle

loro appartenenze categoriali.

2. Identità sociale: è quella parte del concetto di sé che deriva dalla consapevolezza di

appartenere ad un gruppo sociale, unitamente al significato valutativo ed emotivo

associato a tale appartenenza. Gli individui generalmente ambiscono ad avere un

concetto di sé positivo. Di conseguenza, desiderano anche avere un’identità sociale

positiva.

3. Confronto sociale: il confronto tra il proprio gruppo e gruppi estranei lungo

dimensioni considerate importanti fornisce le informazioni necessarie a stabilire

un’identità sociale positiva o negativa.

4. Distintività positiva: Il bisogno di un’identità sociale positiva è soddisfatto quando

l’esito di un confronto sociale è chiaramente a favore dell’ingroup e l’ingroup è

positivamente dis

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
35 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tonia_la di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecniche di intervento nella mediazione culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Villano Paola.