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I SIGNIFICATI SANNO NELLA TESTA?

Da qualche parte c’è un pianeta che chiameremo Terra Gemella, uguale alla terra.

Su TG il liquido chiamato ‘acqua’ non è H20, ma un liquido diverso con formula chimica XYZ ( XYZ

.

non si può distinguere dalla nostra acqua in condizioni di temperatura e pressione normali)

Se un’astronave dovesse visitare TG, sarebbe corretto, una volta scoperto che “acqua” è XYZ, se

l’astronauta terrestre riferirebbe come: ‘su TG la parola ‘acqua’ significa XYZ’ (Allo stesso modo, se

.

un’astronauta di TG riferirebbe qualcosa come: ‘sulla T la parola “acqua” significa H20’)

Il problema non riguarda l’estensione del termine ‘acqua’. La parola ha semplicemente due

significati diversi: su TG ciò che chiamiamo ‘acqua’ semplicemente non è acqua nel senso che si

usa sulla terra.

Un passo indietro nel tempo

Verso la fine del 1750, il parlante italiano terrestre non sapeva che l’acqua consisteva di idrogeno e

ossigeno. Viceversa, possiamo supporre lo stesso per un abitante del tempo di TG.

Eppure, l’estensione del termine ‘acqua’ sulla T era H20 tanto nel 1750 quanto oggi (e lo stesso per

.

TG)

Quindi, l’estensione del termine ‘acqua’ non è una funzione dello stato psicologico del

parlante per sé.

Obiezione:

Perché dovremmo accettare che il termine ‘acqua’ ha la stessa estensione ora di quella che aveva

nel 1750? La condizione necessaria e sufficiente per essere acqua non è godere della relazione

stesso L con la maggiore parte di ciò che io e gli altri parlanti abbiamo chiamato ‘acqua’?

Risposta:

modifichiamo la nostra storia fantascientifica.

Supponiamo che solo un esperto possa distinguere le pentole di molibdeno dalle pentole di

alluminio.

Che le pentole di ‘alluminio’ su TG siano fatte di molibdeno, e che su TG le parole ‘alluminio’ e

‘molibdeno’ siano scambiate: ‘alluminio’ è il nome del molibdeno e ‘molibdeno’ il nome

dell’alluminio.

Ora, mentre nel 1750 nessuno né su T né su TG avrebbe potuto distinguere l’acqua dall’”acqua”, la

confusione dell’alluminio con l’”alluminio” coinvolge solo una parte delle comunità linguistiche

interessate.

Questo esempio conduce allo stesso punto dell’esempio precedente. Se Oscar1 e Oscar2 sono

parlanti standard dell’italiano terrestre e dell’italiano gemelliano, allora può non esserci nessuna

differenza nei loro stati psicologici quando essi usano la parola ‘alluminio’; ciò nondimeno

‘alluminio’ ha l’estensione alluminio nell’ideoletto di Oscar1 e l’estensione molibdeno in quello di

Oscar2.

Ancora una volta vediamo che lo stato psicologico del parlante non determina l’estensione della

parola: i significati proprio non stanno nella testa!

UN’IPOTESI SOCIOLINGUISTICA

L’ultimo esempio proposto mostra un fatto che riguarda il linguaggio: esiste

(alluminio e molibdeno)

una divisione del lavoro linguistico.

Consideriamo l’oro:

nella nostra comunità il lavoro di certe persone è indossare fedi d’oro, il lavoro di altre persone è di

vendere fedi d’oro, e il lavoro di altre persone ancora è stabilire se qualcosa è veramente oro: e

non è necessario né funzionale che tutti quelli che comprano e vendono ora siano in grado di dire

cosa realmente sia ora e cosa non lo sia.

Questi fatti generano una divisione del lavoro linguistico: tutti coloro per cui l’oro è importante per

qualunque ragione devono acquisire la parola ‘oro’; ma essi non devono necessariamente

acquisire il metodo per riconoscere cosa è oro da cosa non lo è (possono fare affidamento su una

:

particolare sottoclasse della società) le particolari caratteristiche in connessione con un nome generale

sono tutte presenti nella comunità linguistica considerata come un corpo collettivo, ma questo corpo

.

collettivo divide il ‘lavoro’

Questo fenomeno spiega l’ insuccesso delle assunzioni (1) e (2): quando un termine è soggetto

alla divisione del lavoro linguistico, il parlante ‘medio’ che lo acquisisce non acquisisce nulla che ne

fissi l’estensione: il suo stato psicologico individuale sicuramente non fissa l’estensione.

INDICALITA’ E RIGIDITA’

Siano W1 e W2 due mondi possibili in cui io esisto e in cui questo bicchiere esiste e in cui io sto

dando una spiegazione di significato indicando quel bicchiere e dicendo ‘questa è acqua’.

In W1 il bicchiere è pieno di H2O e che in W2 è pieno di XYZ.

Ci sono due teorie possibili sul significato di ‘acqua’:

(1) ‘acqua’ è relativa rispetto al mondo ma ha un significato costante.

Così ‘acqua’ ha lo stesso significato in W1 e W2, soltanto che l’acqua è H2O in W1 e XYZ in W2.

(2) l’acqua è H2O in tutti i mondi ( ‘acqua’ in W2 non è acqua), ma ‘acqua’ non ha lo stesso

significato in W1 e W2.

Se quanto è stato detto precedentemente riguardo al caso di TG era corretto, allora chiaramente

(2) è la teoria corretta.

Kripke chiama ‘rigido’ un designatore se esso si riferisce allo stesso individuo in ogni

mondo possibile: possiamo dire che il termine ‘acqua’ è rigido.

Conseguenze sulla teoria della verità necessaria (individuate da Kripke):

Una relazione a due posti R si dice relazioni attraverso mondi quando è intesa in modo tale che la

sua estensione sia un insieme di coppie ordinate di individui non tutti nello stesso mondo possibile.

È una relazione StessoL : un’entità X, in un mondo possibile

(ha le stesse proprietà fisiche importanti)

arbitrario, è acqua se e solo se intrattiene la relazione stessoL con la sostanza chiamata ‘acqua’

nel mondo attuale.

Supponiamo ora che io non conosca le proprietà fisiche importanti dell’acqua.

Se accetto che un liquido con le proprietà superficiali dell’”acqua” ma con una microstruttura

diversa non sia acqua, i miei metodi di riconoscimento dell’acqua non potrebbero essere

considerati come una specificazione analitica di che cosa significa essere acqua. Piuttosto la

definizione operativa è semplicemente un modo per indicare uno standard: l’”acqua” su TG non è

acqua , anche se soddisfa la definizione operativa.

Supponiamo che io ora scopra la microstruttura dell’acqua, Sarò in grado di dire che la sostanza

su TG non è acqua.

Di fatto, una volta che abbiamo scoperto la natura dell’acqua, nulla può valere come un mondo

possibile in cui l’acqua non ha tale natura.

(Certo si può benissimo immaginare di avere delle esperienze che ci convincano che l’acqua non è H2O. in

questo senso, è concepibile che l’acqua non sia H2O. è concepibile ma non è possibile! La concepibilità non

è prova della possibilità)

ORA, QUESTO, QUI

Parole come ‘ora’, ‘questo’, ‘qui’, sono state riconosciute come indicali o dipendenti

dall’occorrenza: aventi un’estensione che varia da contesto a contesto. Nessuno ha mai suggerito

di applicare a queste parole la teoria tradizionale per cui “l’intensione determina l’estensione”:

Se io ho un sosia su TG, quando penso “io ho mal di testa” lui pensa “io ho mal di testa”. Ma

l’estensione dell’occorrenza di “io” nel suo pensiero è lui stesso, mentre nel mio pensiero sono io.

Così la stessa parola, “io”, ha due estensioni diverse: ma da ciò non segue che il concetto che io

ho di me stesso sia diverso dal concetto che il mio sosia ha di sé stesso.

l’indicalità si estende oltre i morfemi e le parole ovviamente indicali? SI.

parole come ‘acqua’ hanno una componente indicale nascosta:

l’acqua in un altro tempo, in un altro luogo o in un altro mondo possibile deve godere della

relazione stessoL con la nostra ’acqua’ per essere acqua. Quindi la teoria per cui (1) le parole

hanno delle intensioni, che sono qualcosa come concetti associati alle parole dai parlanti; e (2)

l’intensione determina l’estensione, non può essere vera per i termini di specie naturali come

‘acqua’ per la stessa ragione per cui non può essere vera delle parole ovviamente indicali come

‘io’.

SIGNIFICATO

l’estensione di un termine non è fissata dalla mente del parlante individuale; sia perché

l’estensione è socialmente determinata, sia perché è determinata in modo indicale.

L’estensione dei nostri termine dipende dalla natura reale delle cose particolari che

fungono da paradigmi, e questa natura reale non è, in generale, completamente nota al

parlante.

Il significato:

- non può essere indicato con l’estensione.

- non può essere identificato nemmeno con l’”intensione”, se l’intensione è qualcosa di simile

al concetto di un parlante individuale. Che fare?

Due strade praticabili:

1. Identificare il significato con il concetto e abbandonare l’idea che il significato determini

l’estensione.

Possiamo dire che ‘acqua’ ha lo stesso significato sulla T e su TG, ma una diversa

estensione.

Ma questa è la strada corretta da prendere per una parola assolutamente indicale come ‘io’, non per

le parole di cui abbiamo parlato. Consideriamo per esempio ‘olmo’ e ‘faggio’.

Se su TG essi sono scambiati, non diremmo che ‘olmo’ ha lo stesso significato sulla T e su TG

anche se lo stereotipo di faggio del mio sosia è identico al mio stereotipo di ‘olmo’. Piuttosto diremo

che ‘olmo’ nell’ideoletto del mio sosia significa ‘faggio’.

Dovremmo seguire quest’altra strada:

2. Identificare il ‘significato’ con una coppia ordinata di entità, una delle quali è l’estensione.

Ciò rende banalmente vero che il significato determina l’estensione e abbandona l’idea che

se c’è una differenza nel significato che io e il mio sosia assegniamo a una parola, allora ci

deve essere una qualche piccola differenza nei nostri concetti

Ciò che significa che le occorrenze della parola che egli proferisce hanno una diversa

estensione rispetto alle occorrenze della parola che proferisco io.

Ora il problema del significato si scinde

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Publisher
A.A. 2014-2015
7 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luacab di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Paternoster Alfredo.