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CULTURA: DA ESSENZA A PROCESSO
Definizione di cultura
Si sono aperti dei dibattiti sul significato di cultura, ma vi è cmq la
consapevolezza che le culture vivono confrontandosi e mescolandosi in uno
spazio continuo di scambio e di rinegoziazione.
Le diversità ci portano alla messa in gioco in primis della nostra cultura che
spesso, consideriamo come l’unica esistente, respingendo fuori da essa tutto
ciò che non riguarda le nostre regole e i nostri costumi di vita.
In antropologia ciò viene definito etnocentrismo: predisposizione a giudicare
e classificare le altre culture secondo schemi di riferimento che caratterizzano il
proprio contesto culturale e che, vengono creduti i più appropriati e corretti
rispetto ai comportamenti di altri gruppi culturali.
In psicologia Coin parte dal significato originale del termine: dal latino cultus
cioè coltivare in senso materiale, ma anche curare, ovvero prendersi cura della
vita interiore dell’uomo. Quindi questo termine contiene in maniera intrinseca
l’idea di crescita del sapere al servizio del progresso, in contrasto con il
diffondersi di interpretazioni spesso dogmatiche, di saperi che si affermano
ciascuno come “il sapere” e che proprio per questo si impongono su altre
tradizioni portando a pregiudizi e conflitti.
In antropologia come sappiamo, esistono diversi modi di pensare e di parlare di
cultura, ma quello più tradizionale si riferisce ad una cultura condivisa da un
insieme di persone = identità culturale di un gruppo.
Taylor sosteneva: la cultura è un complesso che include la conoscenza, le
credenze, l’arte, la morale, le leggi e ogni altra capacità acquisita dall’uomo
come membro di una società.
È proprio questa concezione che legittima le disuguaglianze di quello che viene
ormai definito da anni fondamentalismo culturale o razzismo debiologizzato:
tipo di strategia che nega e costruisce la sua opposizione nei confronti dei
migranti, legittimando così la diffusa ostilità verso una convivenza
multiculturale.
Kluckhon e Kroeber danno una definizione più ampia di cultura: la cultura
consiste in modelli di comportamento acquisiti e trasmessi da simboli,
costituenti le acquisizioni distintive di gruppi umani; il nucleo essenziale della
cultura consiste in idee tradizionali e specialmente dei valori ad esse connessi;
sistemi culturali possono considerarsi, da una parte, prodotti dell’azione,
dall’altra, elementi condizionanti l’azione successiva.
Nel definire il concetto di cultura, gli aspetti considerati dalla psicologia sono
molti. La cultura comprende i comportamenti, nel senso che essi sono
espressione della cultura di appartenenza, ma comprende anche i significati
condivisi del mondo in cui si vive :è un processo interattivo.
Secondo l’antropologa Gullestad, considerando la complessità di questo
concetto, la cultura può essere intesa come:
Arte (monumenti…)
• Modi di vita (es. lingua, miti, le religioni…)
• Cornice di riferimento per l’interpretazione delle azioni sociali.
•
Nel dibattito scientifico la cultura riveste un ruolo fondamentale in tutte le
discipline(psicologia, sociologia, antropologia..). L’incontro interculturale
entrato a far parte delle nostre relazioni quotidiane, ha aumentato la riflessione
psicologica su tematiche quali l’alterità, le identità, gli scambi interculturali.
I problemi che sorgono nella convivenza vengono spesso spiegati attraverso
quelle che vengono definite incompatibilità culturali: guardare all’altra cultura
come straniera e lontana, mentre la nostra è vicina e familiare, il confronto con
le altre culture è visto minaccioso alla propria identità.
Il contributo dell’antropologia è stato fondamentale per lo studio delle relazioni
etniche e per l’attenzione data ai processi di costruzione dei confini.
Vi è chi ritiene l’etnicità un fenomeno politico: i gruppi etnici sarebbero gruppi
di interesse, che sfruttano elementi della loro cultura in modo da organizzare
funzioni di tipo informale che servono nella lotta per il potere all’interno di
strutture politiche formali.
Per Epstein quasi tutte le teorie sull’etnicità ignorano la dimensione affettiva
del fenomeno. Secondo lui l’identità etnica è generata da un processo
psicosociale, che interessa variabili interne ed esterne nella forma in cui esse
operano all’interno di un ambiente sociale specifico. Bisogna tener conto,
all’interno di un sistema sociale in cui i gruppi etnico-culturali si trovano ad
interagire , dell’attenzione dei vari elementi, anche quelli inconsci, che sono
entrati in gioco nella costruzione dell’immagine di se , e che caratterizzano la
ricerca individuale di sicurezza, fiducia e considerazione di sé.
La concezione della cultura come processo dinamico e come
mediazione
Si sono aperti dei dibattiti e diversi interrogativi(in particolare fra psicologi
culturali e non) riguardo il tema della cultura , dando un idea di cultura come
processo dinamico.
Nonostante le vaste definizioni, prendiamo la definizione di cultura che ci viene
data da Mantovani : con cultura la psicologia culturale intende l’insieme dei
sistemi di mediazione che permette agli esseri umani di interagire fra di loro e
con l’ambiente fisico. In questo senso non c’è un momento in cui la cultura è
stata inventata, essa è sempre stata con noi, è il nostro modo di vivere.
Il concetto di mediazione è intrinseco nel concetto di cultura. La cultura , è
mediazione, ma qualitativamente diversa a secondo degli ambienti culturali.
Ognuno di noi fa parte di una cultura, e ogni cultura poi si esprime attraverso
credenze, pratiche quotidiane, il linguaggio, l’arte…, utilizza cioè degli
artefatti: strumenti utili alle persone per svolgere le attività (es. computer,
libro, ma anche scuola, famiglia..)
Secondo Wartofsky e Cole gli artefatti si distinguono in:
Primari: direttamente utilizzati dagli individui per interagire fra loro e
1. con l’ambiente e costituiscono ciò che chiamiamo “cultura materiale”;
Secondari: i modelli e le rappresentazioni mentali degli artefatti primari
2. ( la “cultura ideale”)
Terziari: servono a costruire il mondo della fantasia e
3. dell’immaginazione(“cultura espressiva”)
Gli artefatti sono strumenti di mediazione con l’esperienza, e la cultura da un
senso a questi affinchè gli individui possano utilizzarli nella relazione con
l’ambiente fisico e sociale.
Duranti :L’artefatto è importante perchè è uno strumento che sostiene tutti gli
altri strumenti che usiamo.
L’antropologia di fronte alle differenze culturali
Per cultura gli antropologi intendono i significati che le persone creano, e che a
loro volta creano le persone come membro della società.
Hannerz da una delle definizioni più complete: in ogni momento l’individuo è
plasmato culturalmente, e ciò influenza il suo modo di organizzare le
esperienze e le intenzioni. Tuttavia egli non è un semplice contenitore passivo
per ogni tipo di significato disponibile. Da quando egli comincia a formare una
concezione di se e del mondo, si trova pronto ad affrontare praticamente,
intellettualmente e emozionalmente la sua particolare situazione. Ciò significa
che la sua ragione pratica ha un fondamento culturale.
In questo modo ci addentriamo in un diverso modo di pensare, ossia l’identità
e la differenza culturale: essa è in continua trasformazione , muta seguendo
il percorso storico e le esperienze delle collettività e delle individualità.
Levi-Strauss dichiarava: l’identità non sta tanto nel fatto di posturarla o
affermarla, quanto nel fatto di rifarla, di ricostruirla. L’identità è una sorta di
focolare virtuale cui ci è indispensabile riferirci per spiegare un certo numero di
cose.
Nell ’identità etnico-culturale il “noi” non può pensarsi se non in relazione al
“loro”. Essa è quindi necessaria per capire chi siamo relazionandoci all’altro da
noi.
La psicologia di fronte alle diversità culturali
per la psicologia culturale, la cultura si costruisce sulle diversità e in ogni
processo culturale, le persone negoziano continuamente significati diversi.
Quando si parla di differenze culturali, entrano in gioco du fattori:
La cultura intesa come pratiche di vita nelle quali una persona nasce;
1. La cultura intesa in maniera più astratta, che consiste nei sistemi di
2. credenze, norme, tradizioni…
Quindi si tratta di mappe mentali che tutti noi possediamo e che guidano
azioni e abitudini.
Un esempio di credenze condivise è la conoscenza socioculturale: se non
condividessimo una grande quantità di conoscenze circa gli aspetti del mondo
e della nostra vita, non saremmo in grado di comprenderci a vicenda, di
parlare, di interagire.
Ognuno di noi sin dalla nascita acquisisce una mole enorme di conoscenza(la
lingua,persone, gruppi..)e tutto questo può essere considerato cultura , o
secondo la Markus memoria collettiva o sociale: la conoscenza socioculturale
rappresenta un sistema centrale di rappresentazioni mentali all’interno della
memoria sociale, attraverso le quali ricostruiamo le nostre esperienze.
Multiculturalismo e intercultura: una distinzione importate?
Molte società anno aperto la strada al multiculturalismo. Questo termine è
stato fortemente criticato sia dagli psicologi sociali che dagli scienziati politici
(perché rimanda alla coabitazione di etnie diverse e ha confini rigidi e definiti).
Una distinzione opportuna è quella tra il dibattito teorico e filosofico sul
multiculturalismo, e gli studi empirici sociologici e antropologici sulla pratica
sociale del multiculturalismo nella vita quotidiana.
Se da una parte il multiculturalismo promuove una visione stereotipata degli
altri gruppi suscitando sentimenti negativi, dall’altra studi psicosociali
mostrano come alcuni argomenti orientati al multiculturalismo arricchiscano
culturalmente e socialmente aprendo gli occhi e la mente”.
L’accusa che invece viene fatta al multiculturalismo è quella di cancellare
completamente le naturali differenze fra i gruppi, che emergono naturalmente
Al momento dell’incontro.
Atteggiamenti negativi nei confronti del multiculturalismo avvengono a causa
della mancanza di un set di valori e di norme chiare e condivise da tutti.
Quassoli mostra come non sia la differenza culturale di per se a costituire il
fraintendimento comunicativo, ma piuttosto il modo con