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La specializzazione e l'interdisciplinarietà della scienza
Stranamente, mentre si sono accentuati i problemi di comunicazione dei risultati al di fuori dell'ambito delle singole specialità, la specializzazione ha favorito la collaborazione tra scienziati e l'interdisciplinarietà della scienza (es. molte scoperte vennero poi sfruttate in altri ambiti, favorendone altre).
Le discipline si sviluppano in modo flessibile: se ne creano di nuove e si esauriscono quelle che non possono più garantire prosecuzione perché obsolete. Per esempio: le scienze naturali si sono estinte con l'isolamento del regno minerale, ben diverso e distinto dagli altri due.
La politica e la scienza
La scienza ha potuto acquistare una dimensione autonoma del sapere solo quando ha potuto focalizzare l'attenzione sul proprio valore strategico e sui benefici che poteva portare per le nazioni. Questo processo iniziò, anche se in maniera molto difficile, nel Rinascimento quando i Naturalisti difendevano una nuova forma di sapere ancora non ben definita.
definita contro una classe intellettuale ben stabilita e considerate e contro unaschiera di teologi contrari allo studio della natura. Varie circostanze favorirono però l'opera dei naturalisti: le guerre, la riforma protestante, le scoperte geografiche che aumentarono l'esigenze degli stati di servirsi di queste scoperte. L'importanza della scienza fu riconosciuta però solo dopo la Rivoluzione Francese. Fino a quel momento gli scienziati dovettero cercare di attirar attenzione mostrando che il sapere scientifico poteva essere utile per lo stato, anche più del sapere filosofico. Un primo modo: mostrare in maniera palese come la scienza potesse portare novità e invenzioni utili, non solo per il sapere stesso, ma per il potere temporale dei sovrani. La scienza si diffuse nelle corti dell'Europa rinascimentale per varie ragioni. Prima di tutto, vi furono scienziati seguaci di diverse teorie e dottrine – non solo scienze esatte e meccaniche.ma anche sull'energia vitale del paziente per ottenere la guarigione. La sua teoria, chiamata mesmerismo, ebbe un grande successo e fu sostenuta da molti nobili e intellettuali dell'epoca. Un altro esempio di dottrina alternativa che ottenne il sostegno delle autorità fu l'omeopatia, sviluppata dal medico tedesco Samuel Hahnemann. Secondo l'omeopatia, le malattie possono essere curate attraverso l'utilizzo di sostanze che, se somministrate a dosi elevate, causerebbero i sintomi stessi della malattia. Queste sostanze vengono diluite in modo da renderle innocue, ma mantenendo le loro proprietà curative. L'omeopatia divenne molto popolare tra la nobiltà europea e molti sovrani la utilizzarono come metodo di cura. Nonostante il sostegno di alcune autorità, queste dottrine alternative non furono mai completamente accettate dalla comunità scientifica ufficiale. Solo con la Rivoluzione Francese e l'affermarsi del metodo scientifico moderno, le scienze ufficiali presero definitivamente il sopravvento e le dottrine alternative furono considerate pseudoscienze. In conclusione, durante il periodo precedente alla Rivoluzione Francese, le scienze ufficiali erano caratterizzate da un'ambiguità e una precarietà che permettevano l'affermarsi di dottrine alternative sostenute dalle autorità. Tuttavia, con l'avvento del metodo scientifico moderno, queste dottrine furono considerate pseudoscienze e le scienze ufficiali presero il controllo.che circondagli umani. Queste sue terapie si diffusero rapidamente, soprattutto in ambienti importanti – ebbe l'appoggio della Massoneria parigina e della corte di Maria Antonietta – e Mesmer tentò di ottenere il riconoscimento istituzionale dall'Académie. La comunità scientifica negò il riconoscimento non riscontrando alcun elemento che potesse legittimare l'esistenza del fluido magico; la spiegazione delle terapie era la capacità di suggestione e il carisma del medico. Le difficoltà incontrate dalla comunità scientifica nel convincere le autorità della validità delle proprie teorie rispetto a quelle del medico austriaco rappresentano la precarietà del proprio ruolo politico: Mesmer aveva saputo sfruttare la sua abilità nel diffondere una scienza alla portata della società, puntando direttamente all'opinione pubblica, mentre l'Académie era considerata come una.corporazione. Dopo la Rivoluzione Francese, gli scienziati diventarono grandi alleati del governo, offrendo il loro sapere a difesa della repubblica (fabbricazione della polvere da sparo, aeromobili, telegrafo ottico, sviluppi in medicina). Le scienze subirono un'importante riorganizzazione in nuove associazioni libere e si raggiunsero risultati inaspettati; vennero quindi trasformate sia nella loro funzione sociale, sia nei contenuti. I risultati erano di sicuro merito delle capacità degli scienziati e nel loro opportunismo - bravura nello sfruttare una possibilità di dimostrare la superiorità delle loro scienze - ma questi erano stati agevolati dalla politica culturale del dispotismo rivoluzionario. Gli scienziati iniziarono a ricoprire importanti cariche politiche ma la vera svolta fu l'assunzione del controllo della pubblica istruzione. Era necessaria una riforma basata sulla piena consapevolezza del ruolo politico della scienza che diventava.Il fondamento ontologico della conoscenza. La guerra aveva dato agli scienziati un ruolo centrale e questi avevano rivendicato la propria superiorità nei confronti di altre discipline: la riforma era a questo punto fattibile. Napoleone fu il primo a comprendere l'utilità politica e strategica delle scienze e affidò agli scienziati la nuova classe dirigente, diventando egli stesso membro della prima classe di matematica dell'Institut. Il rovescio della medaglia: i consensi alla scienza erano distribuiti con la tacita convinzione che il loro contributo doveva essere subordinato alla volontà del primo console, abbandonando convinzioni filosofiche e ideologiche. Lo scienziato doveva essere un tecnocrate che garantiva maggiore efficienza e prosperità allo stato, senza commentare le decisioni. Nella seconda metà dell'800 in Francia e negli altri paesi europei, molti scienziati assunsero cariche politiche di prestigio: la loro.La neutralità li rendeva bene accetti alla classe politica e in cambio potevano veder appoggiata liberamente la loro attività. I filosofi si resero subito conto del cambiamento della loro posizione rispetto agli scienziati.
Auguste Comte, fondatore del positivismo, cercò di affidare al sapere scientifico il compito di realizzare una radicale trasformazione della società sulla base della razionalità scientifica. Innanzitutto bisognava diffondere tra gli scienziati la coscienza politica del loro ruolo e il compito del positivismo era indicare il percorso storico che stava conducendo la società europea verso l'epoca positiva.
Secondo Comte, dopo il disfacimento del sistema superiore teologico con la Rivoluzione Francese, non vi era stato l'insediarsi di un simile sostituto sistema di organizzazione. I progressi dell'industria potevano fornire le basi di questo nuovo potere temporale alla cui guida dovevano esserci gli scienziati, competenti.
In materia e in grado di promuovere gli sviluppi. Per fare questo però gli scienziati dovevano abbandonare la loro inclinazione a occuparsi solo di questioni particolari e tornare ad affrontare le problematiche generali del sapere. Questo fu preso in considerazione solo da pochissimi individui, la maggior parte era reticente a rimettere in gioco i privilegi acquisiti in nome di una filosofia utopistica. Agli inizi del 900 il legame tra scienza e politica divenne ancor più marcato, data l'influenza dei progressi scientifici sulla società. Inoltre, la neutralità della scienza poteva garantire una società efficiente e senza conflitti. Il sostegno politico a favore della scienza aumentò e si fondarono importanti istituti nazionali di ricerca. Allo stesso tempo l'affermazione scientifica preoccupava il mondo politico che temeva un'infinita ricerca di riconoscenze degli scienziati. Soprattutto durante la seconda Guerra Mondiale il sistema
responsabili delle decisioni prese. Questo portò alla nascita di un dibattito sulla necessità di una maggiore responsabilità scientifica e di una regolamentazione etica nella ricerca scientifica. Il progresso scientifico e tecnologico ha portato a numerosi benefici per l'umanità, come cure mediche avanzate, comunicazioni globali e miglioramenti nella qualità della vita. Tuttavia, ha anche sollevato preoccupazioni riguardo agli effetti negativi sull'ambiente, sulla salute umana e sulla società nel suo complesso. È diventato sempre più importante per gli scienziati considerare le implicazioni etiche e sociali delle loro scoperte e sviluppi. La responsabilità scientifica implica la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e la volontà di agire in modo responsabile per il bene comune. La regolamentazione etica nella ricerca scientifica è diventata essenziale per garantire che gli sviluppi scientifici siano utilizzati in modo responsabile e che i potenziali rischi siano valutati e mitigati. Questo richiede una collaborazione tra scienziati, politici e altre parti interessate per sviluppare norme e linee guida che guidino la ricerca scientifica e la sua applicazione. In conclusione, la responsabilità scientifica e la regolamentazione etica sono diventate sempre più importanti nel contesto del progresso scientifico e tecnologico. Gli scienziati devono assumersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni e lavorare insieme ad altre parti interessate per garantire che la ricerca scientifica sia condotta in modo etico e responsabile.responsabili. Questa doppia identità delle scienze – neutrali per natura ma responsabili delle conseguenze etiche e politiche delle scoperte – è tutt'ora viva: basta considerare i dibattiti sulle ricerche per la clonazione. 11. Tecnologie Con il miglioramento dei rapporti tra artisti e scienziati iniziato a partire dal 400, iniziò ad emergere l'importanza economica delle scoperte scientifiche e delle tecniche. Il rapporto però si limitava a considerare le tecniche – arti e mestieri – e non la tecnologia, termine che fu coniato nel 800 per indicare macchine utilizzate per la produzione industriale. Un primo segno di considerazione verso le tecniche si ebbe nel 600. Bacone criticava chi si atteneva alla pura filosofia, promovendo la pratica sperimentale associata alle arti meccaniche; gli artisti con le loro opere avevano reso possibile il progresso e la valorizzazione delle arti e delle tecniche potendo rendere possibile la.Trasformazione del mondo verso il successo sociale. Serviva però prima una riqualificazione dell'artista. Finora la figura degli artisti era ben poco tutelata: il sistema dei brevetti si basava su leggi inadeguate e gli artisti, per non perdere i privilegi acquisiti con un'invenzione, ne mantenevano segreti i metodi di produzione. Anche Cartesio appoggiò questa teoria: mettere in condizione i tecnici di pubblicizzare le loro scoperte avrebbe consentito di riconoscere il loro valore ed estrema utilità. A tal proposito creò nel 1648 una scuola delle arti e dei mestieri, che però non ebbe gran seguito. Nel 700 la situazione cambiò radicalmente. Già verso fine 600 il ministro delle finanze francese Colbert diede istruzione di creare un bilancio analitico degli attuali processi tecnici, dimostrando così di ritenere lo sviluppo delle tecniche un valido obiettivo. L'opera non riscosse molto successo; al contrario, l'"Enciclopedia".
tigianato e mestieri a pari livello con le scienze e le arti. Questa enciclopedia, pubblicata tra il 1751 e il 1772, conteneva una vasta gamma di conoscenze e informazioni su vari argomenti, suddivisi in diversi volumi. L'obiettivo principale era quello di diffondere la conoscenza e promuovere l'educazione, rendendo accessibili le informazioni a un pubblico più ampio. La pubblicazione dell'Encyclopédie fu un importante contributo all'Illuminismo e alla diffusione delle idee razionaliste e progressiste dell'epoca.