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CICLO DI FONDERIA
il primo passo riguarda la progettazione della cavità in cui colare il metallo: per fare la cavità ho bisogno di un oggetto che
impresso nella sabbia generi la forma. Quindi per fare il grezzo ho bisogno del modello e dell’anima che inserita nell’impronta
impedisce al metallo di occupare certe zone e determina l’impronta dello stampo. Pertanto:
1. FORMATURA FORMA: inizio facendo il disegno dell’elemento finito → poi
ricavo il disegno del grezzo che tiene conto di sovrametalli, piano divisione, angoli
di sformo e raggi di raccordo. → Infine si ottiene il disegno del modello
considerando le informazioni sulla portata d’anima e sul ritiro del materiale
metallico.
DALL’ELEMENTO FINITO AL GREZZO
a. Sovrametalli
Dato che il grezzo di fonderia successivamente necessita di essere lavorato alle macchine utensili per asportare
materiale ed ottenere la finitura superficiale desiderata, si deve fare in modo che il grezzo sia più grande del pezzo
finito; cioè devo progettare un sovrametallo. Di esso ci sono delle quote predefinite.
In base alla quota che considero e alla dimensione del pezzo la tabella mi dice i mm di sovrametallo necessari per
dimensionare il pezzo. ESEMPIO:
Se voglio del sovraspessore sulla quota 70, siccome la dimensione
massima del pezzo è 200 allora il sovraspessore deve essere di 6mm.
Pertanto nel modello il sovraspessore relativo all’ntera quota, deve
essere pari al doppio quindi 12mm. Poiché 6mm sopra e 6mm sotto.
La quota 200mm essendo parte esterna sarà 200 +2*8 = 216mm.
La quota 20mm essendo interna deve essere minore perché
aggiungendo sovrametallo all’interno, foro diminuisce. Per cui sarà
20-2*6= 8mm.
ATTENZIONE: bisogna porre attenzione nel caso si stia considerando un pezzo forato. In questo caso il foro nel grezzo
deve essere più piccolo così che quando lo lavoro alle macchine utensili posso asportare quel sovraspessore per
conferire una certa rifinitura superficiale.
↓
REGOLA SOVRAMETALLI:
- dimensioni del pezzo esterne, aggiungo sovrametallo quindi la dimensione aumenta
[parte esterna d + )]
2*sovrametallo
= ( originale
- dimensioni del pezzo interne (fori, buchi), aggiungo il sovrametallo, quindi la dimensione del foro diminuisce
-
[parte interna d )]
2*sovrametallo
= ( originale
Immagine a: per il disegno a posso avere due tipi di
anime o una cilindrica senza gradini oppure con già i
gradini in questo caso non devo farli dopo, in
entrambi i casi devo comunque fare un’anima più
piccola, il sovraspessore in entrambi i casi da togliere
è indicato con la freccia rossa.
Immagine b: indica una criticità che si può incontra-
re. Se ho un pezzo con il sovraspessore di 5mm però
siccome li ci andrà una materozza e siccome la
materozza è più grande del pezzo devo fare un canale di raccordo tra la materozza e il pezzo quindi il pezzo mi viene
lungo il contorno indicato con la freccia verde.
b. Piano di divisione
Devo definire il piano di divisione ossia siccome ho due staffe/parti che formano lo stampo, cioè entro le quali ricavo
l’impronta devo scegliere il piano di divisione dell’impronta che poi sarà il piano di divisione del modello quindi del
grezzo e infine del finito.
Spesso il piano di divisione coincide con il piano di simmetria del pezzo, ma se esso ha forme complicate o non è
assialsimmetrico, devo individuare un altro piano.
In generale il piano di divisione deve scelto in modo tale che agevoli e permetta l’estraibilità del modello dalla forma
senza romperla, in modo tale da non compromettere l’impronta.
Esempio: Devo trovare il piano di divisione che mi consente
l’estraibilità del modello: quando ho il modello in legno
dentro la sabbia posso avere dei problemi di estrazione
dalla sabbia stessa se ad esempio il mio modello è stato
inserito in obliquo per cui si possono rompere dei dettagli:
estraendo la parte lunga distruggo il braccio più piccolo
obliquo. Nell’immagine se considero il piano 2 posso
sfilare solo verso destra perché verso sinistra mangerei via
il dettaglio nel cerchio rosso. Il piano 3 ha problemi sia se sfilo verso l’alto che se sfilo verso il basso. Decido per il
piano 3 e sfilo verso il basso: per ovviare al problema dei componenti E ed F faccio un modello così: introduco un
tassello permette di farmi venire la cavità nel cerchietto giallo (figura a sinistra).
Nell’immagine a destra viene mostrato come di possa scomporre il braccio C in due parti: prima estraggo il pezzo due
poi il pezzo 1 e destra ed infine in basso. Se uso tutte e tre le soluzioni per i dettagli spendo di più per il modello ma
risparmio poi nelle lavorazioni successive.
c. Angoli di sformo
Soluzione che bisogna introdurre per migliorare l’estraibilità: tutte le superfici
del modello perpendicolari al piano di divisione devono essere sformate ossia
inclinate. La superficie nel cerchio rosso deve essere inclinata ossia essere
come quella verde. Se non fosse inclinata la terra sarebbe trascinata con
l’estrazione del modello. La superficie nel cerchio arancio è inclinata nel
verso sbagliato. Così risulterebbe impossibile estrarre il modello dalla forma.
d. Raggi di raccordo
Gli spigoli vivi nella forma non vanno bene perché sotto la forza del
metallo liquido che cola non resisterebbero all’azione erosiva della lega.
Questo comporterebbe che parte delle pareti si disgregherebbero e
quindi nel bagno fuso si ritroverebbero grani o zolle di sabbia di
fonderia che possono:
- galleggiare nel bagno fuso e quindi andrebbero a finire nella parte di pezzo che asporto alle macchine utensili
senza creare difetti permanenti nel pezzo (questo crea solo danni alla macchina utensile perché quando l’utensile che deve eliminare
il sovraspessore incontra la sabbia, esso si rompe)
- cosa solitamente più probabile, i grani di sabbia di fonderia potrebbero rimanere annegati nel bagno fuso ,
creando inclusioni non metalliche, cioè difetti gravi e permanenti.
↓
A questo punto, dopo aver considerato i punti a,b,c,d, ho il disegno che esprime fedelmente il disegno del GREZZO.
Ma io sto progettando il MODELLO quindi devo ancora considerare le portate d’anima e il ritiro. Se non ho un foro
ovviamente le portate d’anima non servono.
DAL GREZZO AL MODELLO
e. Anima e portata d’anima
Le anime sono elementi in legno o polistirolo che permettono di ottenere un foro nel pezzo, direttamente quando si
cola il metallo liquido, senza doverlo fare successivamente con le lavorazioni per asportazione di truciolo
L’anima deve essere più lunga della dimensione del foro, poiché nello stampo deve esserci anche spazio per la
portata d’anima, dove alloggia ed è sorretta anima nello stampo.
Nel disegno a sinistra vedo il canale di colata mentre in quello a destra
vedo la materozza quindi la materozza e il canale di colata sono su due
piani diversi. Posso avere delle anime non appoggiate a sbalzo. Quando
anima è montata in questo modo prende il nome di tassello la parte di
terra della portata d’anima deve essere più grande. Quando l’anima e
porta anima sono perpendicolari al piano di divisione o quando ho un
tassello, devo sempre applicare anche ad essi gli angoli di sformo per
evitare accumulo di terra e rischio infragilimento dello stampo negli spigoli.
f. Il fenomeno del ritiro
Devo formalizzare nel modello il fenomeno del ritiro, cioè devo
ingrandire l’oggetto per tenere conto del fenomeno del ritiro. Lo
spessore aggiuntivo deve tenere conto della percentuale del ritiro
del grezzo, cioè dell’elemento a cui ho già aggiunto il sovrametallo.
Il ritiro va sempre aggiunto sia che sia una quota interna che
esterna, essendo il ritiro sempre una contrazione verso l’interno
del pezzo. Il ritiro si aggiunge sempre, a differenza del
sovrametallo. Non è preoccupante il ritiro allo stato liquido perché tanto c’è la materozza che rabbocca mano a
mano che avviene il ritiro. La mia impronta è quindi sempre piena. È pericoloso il ritiro allo stato solido quando il
pezzo in solidificazione raggiunge e va sotto temperatura di fine solidificazione. Qui non posso più frenare il ritiro e
controllare dimensioni del pezzo.
Il ritiro comporta che in fase di progettazione del modello, al grezzo è necessario aumentare di tutte le dimensioni del mio pezzo.
↓
A questo punto, dopo aver considerato i punti e,f ho il disegno che esprime fedelmente il MODELLO.
MODELLI DI FONDERIA
I modelli di fonderia devono avere le seguenti caratteristiche:
- funzionalità
- estraibilità
- durabilità nella fase di colata
- costruita con precisione e qualità
Se uso un modello in cera o polistirolo per ogni colata devo creare un modello nuovo. I modelli in polistirolo vengono
annegati in una staffa (devo fare anche il modello in polistirene del canale di colata e della materozza). Con i modelli in
polistirene elimino il problema dell’estraibilità del modello perché quando vado a colare il metallo liquido il metallo
sublima il polistirolo e i gas che si formano impediscono al metallo liquido di essere inquinato dal polistirolo.
ANIME → principali caratteristiche richieste sono:
- sgretolabilità durante solidificazione il ritiro avviene convergendo verso l’asse/centro del pezzo. L’anima deve facilmente disintegrarsi.
- estraibilità nel caso in cui anima non è fatta in materiale che si disintegra, deve essere estraibile anche eventualmente rompendosi.
- permeabilità per permettere di disperdere/assorbire prodotti gassosi che si creano in colata, che se non espulsi formerebbero porosità.
- cedevolezza il materiale strozza l’anima durante il ritiro quindi deve cedere altrimenti nel pezzo solidificato si creano delle tensioni di
ritiro che possono o stortare il pezzo o romperlo. Però anima deve cedere solo in solidificazione non durante colata.
- resistenza meccanica reggere il peso del metallo liquido senza rompersi durante colata
RIASSUNTO
Solidificazione dei getti L’ultimo punto che va a solidificare è detto baricentro termico.
La solidificazione dei getti è tanto più veloce nelle zone in cui lo scambio
termico tra liquido e stampo è tanto più elevato; per cui la solidificazione
di un pezzo inizia dalle zone in cui la capacità termica è minore e avana
verso quelle in cui essa è maggiore. Ultimo pezzo che solidifica potrebbe
non avere uniformità di solidificazione e presentare un cono di ritiro.
Modulo termico = rapporto tra il volume del pezzo e l’area di scambio termico, cioè tutte le superfici che s