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GUTAI
Nel dopoguerra rilancio di Futurismo e Dadaismo nell'arte nipponica → a Osaka nel 1954 → Jiro Yoshihara (esponente dell'Informale)
GUTAI significa “concretezza” → affonda le sue radici nell'Informale e nell'Espressionismo astratto (anni '30, '40 e '50), con echi che giungono in Giappone grazie alla pittura di Pollock → concretezza come ripudio della figura, per dare libero sfogo a colate di pittura (primo dogma dell'espressionismo astratto: rifiuto di aderire a riproduzioni figurative)
Il Gutai ha due volti: uno ancora ancorato alla bidimensionalità del quadro, che teoricamente le neoavanguardie dovrebbero cercare di evadere, uno invece più esplosivo, anticipatore, innovativo.
GUTAI = EREDITÀ DELL'ESPRESSIONISMO ASTRATTO + SUPERAMENTO DELLE ARTI TRADIZIONALI (VERSO LA PERFORMANCE)
- MOTONAGA (1922) → arte ambientale (gocce di plastica con acqua colorata – preNeopp)
- SHIRAGA (1924) → pali rossi (vedi Max Ernst – “Happened”), lotta nel fango
- SABURO MURAKAMI (1925) → tele squarciate dal suo corpo (Fontana), misevereodei il cielo (→ Yoko Ono), cubo che contiene aria ( → Duchamp)
- KANAYAMA (1924) → pallone rigonfio d'aria, semaforo
- ATSUKO TANAKA (1933) → vestito elettrico ( verso Mariko Mori e il post-human)
- MIZUGUCHI (1932) → installazione a forma di spirale (Land art, tempesta elettrica)
- SHIMAMOTO (1928) → lancio di bottiglie contro una tela, “prego camminare qui sopra”
- YOSHIHARA (FIGLIO, 1933) → tubo ricurvo alla prima esposizione Gutai
Nel '57 arriva Michel Tapié → uno dei critici sostenitori dell'informale → il Gutai abbandona le vie più innovative che aveva cominciato a percorrere per ritornare definitivamente alla pittura e alla gabbia bidimensionale.
YAYOI KUSAMA (1929)
- Psicotica
- Esordio all'insegna di morfologie floreali, simboli erotico-femminili
- Periodo di “Cipolle” e “Infinity nets” inizia la sua ossessione per i pallini,tasselli, pezzi frammentati
- PARCELLIZZAZIONE DELL'IMMAGINE → Divisionismo (Seurat, Segantini, Previati, Pellizza da Volpedo) → Kusama →→→ le tessere di colore non si esimano dal descrivere le forze sotterranee di una natura in crescita, ispirandosi alla proliferazione vegetale, che nei termini della psicanalisi freudiana corrisponde alle forze incontenibili dell'Es, della sessualità, degli istinti. Oppure l'interpretazione può essere rivolta al futuro: il MOSAICO ELETTRONICO, IL PIXEL. (McLuhan e il suo tecnoformismo)
- L'ossessione puntiforme si traduce nella versione plastico - visiva della galassia elettronica
- A un certo punto il "pixel", il puntino, la macchietta bidimensionale invade lo spazio, organizzandosi, facendosi gentilformi
- Si trasferisce a New York dove ha più fortuna. Lì entra in contatto con New Dada di Johns e Rauschenberg (primitivo + oggetto).
- La carica vitalistica che Yayoi si era portata dal Giappone, rinforzata dal clima pittorico americano, consiste in una valanga infinita di acheni, di pois da irrorare sulle cose (come lo era la pittura per Rauschenberg), che però, una volta arrivati negli Usa, sentono il bisogno di uscire dalla bidimensionalità della tela e avvinghiarsi alle cose reali. Una fuga ambientale, in poche parole. Prima semplicemente la tela si fa più grande ("Infinity Nets"), poi i pois dalla tela si riversano sul pavimento, sulle cose, sulle persone. I puntini subiscono però un processo di estroflessione, crescono, come semi piantati su un terreno fertile; la parentela più vistosa è sicuramente quella sfacciatamente anatomico-sessuale: un esplosione di falli. Come direbbe Marcuse "RIESSESSUALIZZIAMO LA REALTÀ". "LOVE AND PIXEL".
- I puntini della Kusama non c'entrano nulla con quelli ipertrofici del popartista Roy Lichtenstein, tutti identici l'uno all'altro: Yayoi li fa tutti diversi.
- I falli della Kusama invadono ogni cosa, poltrone, scale, barche, persino scarpe (che nel loro carattere feticista di simbolo vaginale incarnano a meraviglia l'idea di un amplesso) –> si può parlare quasi di horror vacui
- Dialettica tra principio maschile e principio femminile riscontrabile anche in Klee.
- stesso ↔ cibo: la Kusama irrorà gli oggetti di pasta (sottintendente un collegamento tra i falli e il cibo)
- Similitudine con la proliferazione vitalistica e organica di Niki de Saint Phalle nel suo Giardino dei tarocchi in Toscana.
- A partire dal 1966 il corpo entra direttamente nelle opere della Kusama: happening, installazioni, performance. (vedi le sue stanze pazzesche, che sembrano un livello di un videogiooco)
- La "Self obliteration" della Kusama non corrisponde a un'operazione di auto annullamento, ma di soppressione del Super e le conseguente liberazione dell'Es.
- Nel '73 la Kusama ritorna a Tokyo, subisce l'influsso del ritorno all'ordine (Gilbert & George, Transavanguardia, artisti Nuovi-Nuovi, Peret Gabriel...): nella Kusama è sempre stata presente un'anima manga e superflat, ed ora torna fuori, senza dimenticare i suoi adorati pois.
- Si appassiona alle zucche, nelle quali il suo pois perde il carattere personalizzante e prolifera in una ripetizione più meccanica
- Assonanza con Murakami, specie quando la Kusama si mette ad ideare bambolotti tipicamente Neopop (heartificiali)
- Nell'ultimo suo periodo artistico la Kusama è sempre più Neopop: nelle sue stanze sembra di essere in un livello di Super Mario (arte ambientale di primo livello).
YOKO ONO (1933)
- Imbevuta sino dall'università di esistenzialismo e fenomenologia (e zen ovviamente)
- Collegamento con Basho, il più celebre compositore nipponico di HAIKU
- Grande importanza attribuita agli aspetti minimi della vita
- arte concettuale –>fenomeno avviato da Marcel Duchamp e amplificato dalle correnti del secondo Novecento.
- Quello della Ono è un concettuale mondano, non tautologico, che ha a che fare col mondo,
- "Grapefruit, istruzioni per l'arte e per la vita" –> anticipa la tempesta elettrica
- Fa parte del Fluxus, corrente nata alla fine degli anni Cinquanta per opera di George Maciunas, che riporta in quota i furori del Dadaismo attraverso la predicazione di un'arte "fatta in
SILLOGISMO TRA SECONDO FUTURISMO E PRODOTTI ANIMANGA NIPPONICI.
(forme chiuse)
MANGA: il primo in assoluto è Mazinga Z di Go Nagai. La vicinanza a Depero è innegabile, con molti particolari che confermano la tendenza citazionista tipicamente postmoderna. (→ Luigi Ontani). Del resto tutta la fascia del simbolismo vede un vertiginoso rilancio tra gli illustratori nipponici operativi negli anni Settanta-Ottanta (nomi che richiamano Greci e Romani, tratti somatici associabili all'antico Egitto o a civiltà lontane, come quella Micenea). Una cosa è sicura: spesse volte considerati un segno di inferiorità culturale, specialmente dai vecchi nostalgici, i prodotti artistici dei mangaka nipponici fanno ormai parte del nostro immaginario sociale e culturale da anni, e, volenti o nolenti, sono diventati una sorta di Madaleine proustiana che scatena rievocazioni sepolte. (→che sfoceranno poi nel Neopop e nell'Heart Pop degli anni Novanta)
AMATO(1952)
Ruolo ponte tra il mondo degli anime e dei manga e quello dell'arte contemporanea. Nasce nel 1952, in perfetto tempismo generazionale, e i personaggi che prendono vita nei suoi disegni (che attraversano tre decenni pieni) sono fatti di pittoreschismi accesi mischiati alla bellissima asciuttezza dei tratti tipica degli anime (linee fluide riempite con tinte à plat). Volti e corpi ne escono trattati in modo SINTETICO, sgravati da un carico di dettagli analitici---> riferimento al Simbolismo di Gauguin, Bernard ecc, che costituisce una matrice fondamentale per questi disegnatori nipponici. Tuttavia, come "postmoderno" comanda, le nuove generazioni agiscono con i dovuti aggiornamenti sia sul contenuto che sullo stile: si aggiungono i cosiddetti effetti speciali (colori sgargianti, astronavi dalle megaprestazioni, tecnologia fantasy). Amano, disegnando le sue creature e i suoi mondi immaginari, rispetta al perfezionismo queste direttive, scegliendo un'estetica dell'appuntito ricavata dal mondo degli insetti (si veda l'ape Magà), un entomomorfismo che si manifesta in linee biforcute e forme affusolate (→ fitomorfismo simbolista, specchio della matrice bassa dell'elettronica). Dal 1980 in poi Amano decide di avvicinarsi di più all'attività di artista, espandendo così la giostra dei déjàvu stilistici: guarda allora ai Preraffaelliti, movimento fondato nel 1848 da Dante Gabriel Rossetti, che mischia al decorativismo liquido di un artista come Gustav Klimt, dando vita ad un eclettismo grafico che ne sarà il marchio distintivo PAROLE CHIAVE: POLISTILISMO, ECLETTISMO, à PLAT, ENTOMOMORFISMO.
YASUMASA MORIMURA(1951)
Nasce nel 1951. In lui vediamo la stesura di grassa materia pittorica, da arte accademica, accostata ad una cacocromia che ci mostra chiaramente un citazionismo dai colori glamur. Recupera la tela rettangolare, riprende in mano pennelli e tubetti di colore. Anche nell'uso della fotografia Morimura ricorre a un colorismo estremo, ben lontano dai bianchi e neri esistenziali di Araki. La sua ricetta è chiara: noi postmoderni possiamo camminare tra le stanze di un museo ideale, citando le opere dei big, purché di pari passo se ne abbassino i toni al limite del ridicolo, con un metodo "copia e incolla", che infondo aveva già utilizzato De Chirico. Così, le opere di Morimura, sono rianimate da un tocco di follia che lascia perplessi: c'è qualcosa che stona, anche se forse non è così direttamente e immediatamente percepibile (grazie a una tecnologia che permette di creare degli innesti non individuabili per un colpo d'occhio accorto).