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Tatzu Nishi
Nishinel trapasso negli interni che l'artista riesce a iniettarci punture di alieno geni in grado di "deterritorializzare" laddove non potremmo neanche immaginare la presenza di un'installazione. Ecco le stanze di a buon mercato, con arredamento stile Ikea ma con una statua enorme al centro. Eccoci Nishi, all'improvviso in un soggiorno del tutto anonimo, per la verità, se siamo un po' svegli, ci sembra quantomeno grottesca. Chi mai piazzerebbe su un tavolino un orologio così sproporzionatamente grande? "Angelo" Decisamente molto kitsch l'angioletto che troneggia al centro di un'altra stanza stile Ikea, in (2002). Passi pure la devozione, per carità, ma chi piazzerebbe un'enorme statua di Gesù benedicente sopra ad un letto matrimoniale? Gli artisti nati "attorno al 1960" oscillano quindi tra "effetti normali" ed "effetti speciali", ma sono comunque
molto attenti alla sostanza, al raggiungimento di stati di alterità con il minorspreco di mezzi possibili, lasciando che siano i mezzi stessi a fare da veicolo per accendere la miccia di situazioni paradossali (vedi Logicamente chi viene dopo ha il compito triplice di:Ono).- reagire ai citazionismi (vedi Morimura, Sagamoto)
- riprendere il testimone del "grande freddo"
- addolcirlo, incapsularlo, come si fa con le sostanze eccipienti di un medicinale
E personale. In tal senso l'artista esaudisce uno degli imperativi categorici del "freddo", che tra le sue opzioni sostiene la stretta adesione alla vita e alla ricerca di autenticità, la riattualizzazione di ricordi, di episodi accaduti realmente, riproponendoli nelle forme più sofisticate e appetibili dell'operazione artistica. Il lavoro più noto di è "Zero Project". Lo Zero è il celebre caccia bombardiere Nakahashigiapponese usato nella seconda guerra mondiale: usando una lente d'ingrandimento e una macchina fotografica, l'artista cattura migliaia di immagini di un modellino giocattolo dello Zero, per poi far assemblare a dei volontari i circa 25000 scatti in un lavoro in dimensioni reali. Lo scopo non è creare un prodotto paragonabile a una scultura, al contrario è l'intera operazione ad assumere il valore di un momento aggregativo, con anziani e giovani che durante le fasi della
realizzazione si confrontano sugli aneddoti e sulle rispettive impressioni. Questo clima di collaborazione collettiva è uno degli aspetti più interessanti dello happening. Oltre all'aeroplano e con la stessa logica di riferimento ad avvenimenti storici, confeziona sommergibili e altri manufatti.
Nakahashi c) Lo zen hi-tech di Shinoda ha lavorato per anni come giardiniere, il che implica, in Giappone, l'avvicinamento ad una cultura dalla connotazione marcatamente filosofica, di riscoperta contemplativa degli elementi naturali e della loro esaltazione come aspetti del nostro vivere più autentico così come questi si concretizzano nelle meraviglie dei giardini zen. Non solo rispecchia l'impulso dei nati "attorno al 1960" a insabbiare l'autenticità della mezza generazione precedente con sferzate di esistenza allo stato genuino e reale. aggiunge l'indispensabile coefficiente di nell'inseguimento di un
Rinnovato rapporto arte-vita, Shinodariqualificazione, lo scarto di differenza rispetto a quanto avevano professato i sacerdoti di i qualiMono-ha,avevano celebrato il "qui e ora" attraverso il binomio natura + tecnologia, ma tecnologia modello base,"povera", wabi-sabi. Operando un trentennio dopo, sa di dover incrementare il low-tech deiShinodapredecessori come e puntando invece sull'high-tech; pertanto su di lui "installazioneTakayama Yoshidacomanda" l'uso di complicati, elaboratissimi ambienti che pur avvicinandosi a una natura altamente zen lofanno con una sofisticazione da laboratorio del futuro. "Milk" (1995) ne è un'esemplificazione perfetta. C'èun elemento naturale "povero" come il latte, in grandi vasche che occupano buona parte dello spazio conun biancore che da azzeramento minimalista resetta l'ambiente. Il latte poi: perchè "è simbolo"
dell'armonia"nutre e si trasmette da un corpo all'altro. Ma stando su questa linea, la differenza rispetto ai nati "attorno al 1940" sarebbe minima, mentre con forti presagi sul biopop , ha bisogno di indagare al di sottoShinodadei fenomeni, letteralmente di "ciò che appare", per entrare in simpatia armonica, con la sostanza, con ciò che "sta sotto", magari ad un livello di percezione che a noi è precluso se non ci avvaliamo di adeguatestrumentazioni. E cosi sulle vasche di latte fa scattare il fattore "effetto speciale": lungo ilShinodaperimetro parietale vediamo dei binari fusi in un acciaio freddo e asettico, su cui scorrono dei neonfluorescenti raddoppiati nel riflesso del liquido. Le luci si spostano con movimenti lenti; il fruitore rimanesedotto da un'estasi inconscia. Dobbiamo aprire i pori e acuire la percezione, pronti a ricevere ventate diesperienze che nella "Mano di Dio"
(2002) si rilevano nel movimento rotatorio di una trave metallica. A un'estremità del braccio è fissato un LED rosso, all'altra un motore che, azionato e aumentato gradualmente di velocità, uniforma la luce in una magnifica fascia continua. È suggerito dalle piattaforme "Engawa", le pedane che delimitano i giardini zen, il lavoro omonimo, solo che di nuovo lo rivisita nella sua chiave hitech usando un basamento di alluminio lucido e minimale, levigato e dotato di ruote per poter essere trasportato con facilità. "Personal Satellite Project" (1999) è una forma evoluta dei tanti dispositivi di trasmissione/ricezione costruiti con burro e cavi elettrici da Beuys.
d) Un azzeramento "white-out"
Non potendone più di nuove pitture e di citazionismi, meglio un'altra mano di bianco proprio come ai tempi del Minimalismo, sebbene con tutti gli aggiustamenti del caso. Cominciamo da Yoshiaki
Kaihatsu.artisti che riconoscono nell'installazione il baluardo di uno spazio rinnovato, vivibile in contatto diretto conforme di esperienza e di modulazione ambientale alternative, familiari e sconvolgenti allo stesso tempo, è tra i più ingegnosi, tanto è raro restare insensibili allo SFX delle sue invenzioni. È anche Kaihatsu Kaihatsutra gli artisti impegnati a rendere il mondo un posto migliore. L'arte dei primi anni '90 è un'arte che mette il dito nelle piaghe sociali, nella dimenticanza, come avviene nelle silenziose conseguenze di un Nakahashi, benessere di facciata. Viviamo per pagarci oggetti, lavoriamo per usufruirne, ma noi? Siamo sicuri di trattarci come dovremmo? non ne è affatto convinto. Uno dei suoi primi lavori, "No Brain is Functioning any Longer - Part 2" (1993), ha una componente concettuale evidente: "Ho creato uno spazio che rappresenti la mente di persone stanche dilavorare per niente, alla ricerca di un balsamo spirituale, che finiscono per. Agli angoli del soffitto sono collocate delle gabbie da cui escono delle braccia in gesto diagognare l'infanzia"implorazione. Quelle di sono le suppliche dell'uomo comune, messo in croce dall'ariditàKaihatsudell'abitudine. Sul pavimento l'artista stende il rimedio: un carillon diffonde una musichetta infantileriposante, per l'aria si spande il profumo del borotalco disseminato a terra assieme alla tattilità morbida digranella di uretano. Sopra il disastro, sotto la soluzione sottile, bianca, candida, che ripristina unacondizione di re settaggio, di riformattazione mentale, "erase and rewind" (vedi i ricomincia daCardigans),capo: è un "white out" (vedi l' "Elevage de poussière" di Ma il movimento che più si avvicina aDuchamp).è il Minimalismo, ma riadattato, attualizzato
All'inquietudine dei giorni d'oggi (vedi Kaihatsu Radiohead). Ma sentirsi attanagliati da un'inspiegabile sensazione di sofferenza esistenziale è il primo passo per Basta non arrendersi. Il agguantare una relazione più genuina con la realtà (vedi Sartre, Camus, Moravia). Il bianco ci salverà, soprattutto quello del polistirolo. Tra le prime apparizioni di questo materiale nel curriculum dell'artista va considerata un'esposizione apparentemente asettica: "Packing" (1991). Il richiamo alle rigidezze del Minimalismo è lampante: notiamo dei rettangoli di legno, dei volumi rigorosamente squadrati. Sembra l'ennesima mostra di forme funeree. Ci si accorge ben presto che le strutture non sono sculture fini a se stesse, sono astucci che contengono dei listoni di polistirolo, come le custodie di un elemento da curare, prezioso. Ma è con la serie "Vanity" che il suo talento deflagra.
io di una stanza. Il risultato è un ambiente completamente bianco, senza alcuna traccia di colore o decorazione. L'effetto è sorprendente e può creare una sensazione di vuoto e sterilità. Tuttavia, l'artista sottolinea che il suo intento non è quello di cancellare o distruggere, ma piuttosto di creare uno spazio neutro e aperto alla riflessione.