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Consiste nell’inserzione percutanea nel nervo di un elettrodo di tungsteno che permette la
registrazione dell’attività nervoso e/o l’iniezione di corrente nel nervo stesso. Si tratta di
una metodica minimamente invasiva.
Si ha un amplificatore elettronico, un display e una rappresentazione audio. Un elettrodo
porta il vero segnale, uno funge da secondo polo (si tratta infatti di misure bipolari) e un
terzo elettrodo funge da massa, in modo tale da avere una misura più stabilizzata. In
questo modo si registra l’attivazione neurale di una singola fibra.
Il segnale prelevato è molto piccolo (μV), per cui può essere coperto dal rumore generato
da altri apparecchi. Inoltre la stanza in cui viene effettuato l’esperimento è schermata per
filtrare eventuali interferenze elettromagnetiche.
L’elettrodo è dotato di una punta molto sottile, in grado di entrare in contatto con il singolo
assone. Se durante la registrazione l’elettronica è ad alta impedenza, cioè registra, viene
mandata in bassa impedenza, cioè si stimola attivamente sul nervo. In questo modo si può
ottenere anche un percetto. Il nervo ha un’impedenza sia resistiva che capacitiva,
dell’ordine di decine di kΩ.
L’elettrofisiologo posiziona l’elettrodo a partire da punti di riferimento anatomici.
Il nervo è costituito da fascicoli dove viaggiano i segnali in entrambe le direzioni (sia
sensoriali che motorie) per cui si può stimolare entrambi.
Generalmente si lavora sul nervo mediano, che innerva le prime 3 dita dal pollice, e il
nervo ulnare, che innerva le ultime due. In particolare il nervo mediano può essere
contattato sul bicipite o sul polso.
Dalla registrazione si ottiene un duplice segnale: rosso, che costituisce il segnale neurale
grezzo, e uno bianco, derivato dall’elaborazione di quello grezzo, e dove vengono
individuati gli spike. Applicando degli stimoli tramite una piattaforma con diverse superficie,
ognuna di queste viene correlata alla risposta a spike registrata. L’obiettivo è correlare lo
stimolo all’attivazione dei neuroni del primo ordine, più che al percetto, e in questo modo
creare dei modelli.
Durante l’esperimento la persona
deve essere molto ferma per
evitare spasmi muscolari. Inoltre
gli stimoli devono essere
standardizzati per rendere
l’esperimento ripetibile e creare
un modello. Questo è reso
possibile da delle piattaforme
robotiche. In particolare in fase di
progettazione è necessario
garantire che non venga introdotto
del rumore elettromagnetico, e
per farlo, per attivare i motori,
vengono utilizzati dei driver
lineari. Inoltre si deve garantire
che la piattaforma di stimolazione
non introduca delle vibrazioni
spurie, altrimenti l’uscita non è
una rappresentazione fedele allo
stimolo. Per ovviare a questo
problema si sfrutta la fisiologia. Infatti esistono dei recettori meccanici che sono in grado di
rilevare forze costanti (slowly adapting) ed altri invece che rispondono solamente ai
transitori (fast adapting), cioè alle variazioni di forza. Se la piattaforma non ha vibrazioni gli
impulsi proverranno solamente dagli slowly adapting.
Elettroencefalografia
Rispetto alla metodica precedente, si passa dalla periferia al centro. Questa metodica
viene utilizzata per indagare a livello del cervello invece che in periferia perché non è
invasiva a differenza della microneurografia.
Si collegano due elettrodi sulla scatola cranica, e si vede come si attivano i neuroni
sottostanti. Di fatto abbiamo una matrice di elettrodi. Le onde encefalografiche ottenute,
sono il risultato delle attività elettriche sottostanti (potenziali d’azione, movimenti
oculari…). Il segnale ottenuto tutta via è molto piccolo e può essere influenzato da molti
rumori, per cui si preferisce fare più prove e poi fare una media dei segnali. Questa
metodica può essere utilizzata anche per studiare l’attività cerebrale in real time, in
risposta a specifici eventi, utilizzando i così detti potenziali evocati. In genere però si
utilizzano segnali mediati così da ottenere informazioni più precise ed eliminare le
caratteristiche che differiscono tra una prova e l’altra.
Gli elettrodi possono essere a secco o lubrificati (si riduce l’impedenza).
Grazie a dei marcatori, detti P ed N, ricerco i picchi positivi e negativi. In particolare
l’informazione risiede in dopo quanto tempo ho i picchi in seguito ad una stimolazione.
Questo metodo permette di avere una buona risoluzione temporale, ma una cattiva
risoluzione spaziale poiché è legata al numero di elettrodi impiegati, a causa del fatto che
essi sono separati. Tuttavia permette di avere una rappresentazione dell’attività neurale ed
è meno dispendiosa della fMRI e della PET.
A seconda del tipo di onda ottenuta, si possono identificare diversi stati mentali: onde di
bassa ampiezza e elevata frequenza sono associate ad una elevata attività mentale,
mentre onde di ampiezza più elevata e bassa frequenza sono associate ad uno stato
rilassato seppur di veglia.
Sistema somatosensoriale
Di uno stimolo, per qualsiasi senso, è necessario sapere la modalità, la localizzazione,
quando avviene e la sua intensità.
Le modalità possono essere:
Epicritiche: sensazioni discriminative, propriocezione (recettori incapsulati)
- Protopatiche: modalità di allerta, temperatura (recettori scoperti)
-
La mano è la zona in cui il senso del tatto è più sviluppato. Ci sono circa 17000 recettori,
con una densità massima nel polpastrello.
In generale si parte da uno stimolo meccanico, il quale genera la deformazione della pelle
e vibrazioni, i recettori generano impulsi elettrici che vengono inviati al cervello in cui si ha
la rappresentazione dello stimolo, la percezione.
Nei muscoli scheletrici esistono vari recettori, come ad esempio gli spindle che si trovano
tra le fibre muscolari che registrano la contrazione del muscolo e danno impulsi al cervello
per modulare la contrazione e dare la percezione della forza di contrazione. Oppure a
livello dei tendini esistono strutture chiamate organi di Golgi che danno feedback se si
rischia una lesione muscolare.
La pelle è organizzata in epidermide, costituita da cellule morte, e derma, che contiene
meccanorecettori a diverse profondità, come diverse funzioni.
Esistono 4 famiglie di recettori (corpuscoli):
di Meissner
- di Merkel
- di Ruffini
- di Pacini
-
I Meissner e i Merkel sono detti recettori di tipo I e si trovano più vicini all’epidermide,
mentre i Ruffini e Pacini sono detti di tipo II, e si trovano più in profondità.
I corpuscoli di tipo I sono caratterizzati da un campo recettivo più piccolo e più preciso,
mentre i tipo II da uno più grande ma più confuso e meno preciso.
Inoltre, a seconda della dinamica temporale di risposta, i corpuscoli si dividono in slowly
adapting (rispondono solo a stimoli costanti) e fast adapting (rispondono solamente a
variazioni di stimoli).
Merkel: I SA
Meissner: I FA
Ruffini: II SA
Pacini: II FA
Su un singolo assone si ha un solo recettore Ruffini e Pacini, mentre per gli altri due ci
sono più recettori per singolo assone e qualunque venga attivato genera uno stimolo sul
nervo.
Merkel
Le fibre di questi recettori sono sempre mielinizzate. La velocità di conduzione è di circa
30 m/s. Sono caratterizzati da una risposta continua a frequenza medio-bassa. Sono in
grado di riconoscere dettagli fini. Sul polpastrello ci sono circa 70 corpuscoli di Merkel per
2
ogni cm .
Meissner
Essi si trovano tra le increspature dell’impronta digitale. Per ogni Merkel ci sono in genere
2
due Meissner, per cui la densità è doppia (140/cm ). Essi rispondono alle variazioni, per
cui la risposta a spike non è continua nel tempo ma di tipo On/Off, a frequenza dai 3 ai 40
Hz. Rispondono a stimoli oscillanti e controllano la presa della mano. Sono in grado di
rilevare dettagli fini, ma nelle loro caratteristiche tempo varianti.
Ruffini
Sono recettori fusiformi, di forza, cioè rilevano quanta forza è applicata in una certa
sezione di pelle. Sono più sensibili a seconda della direzione lungo cui vengono sollecitati.
Danno una risposta continua a frequenze dai 15 ai 400 Hz. Hanno una densità sul
2
polpastrello di circa 30/cm .
Pacini
Caratterizzati da una struttura a cipolla. In particolare l’assone è circondato da delle
guaine che danno la caratteristica di trasduzione. Danno una risposta solo in seguito a
transitori, a frequenze dai 10 ai 500 Hz. Sono sensibili alle vibrazioni e alle texture quando
il dito si muove. Inoltre sono sensori di eventi rapidi, anche su porzioni ampie di pelle,
eventi che richiedono una risposta rapida (bottiglia che cade).
La guaina che riveste l’assone nei corpuscoli di Pacini ha una funzione ben precisa. In
particolare si hanno delle lamine di connettivo intorno alla terminazione dell’assone a
formare una sorta di cipolla. In caso di stretch sulle lamelle, si ha un allargamento dei
canali per il sodio, i quali determinano un cambiamento di permeabilità al sodio tra interno
ed esterno della cellula, per cui cambia la mobilità. Per ripristinare l’equilibrio
elettrochimico viene generato un impulso elettrico.
La terminazione dell’assone è di per sé meccano sensitiva, cioè applicando una forza sulla
membrana, si ha una variazione del potenziale di membrana. Tuttavia grazie alla struttura
a cipolla, applicando lo stesso stimolo, il potenziale varia solo nel momento di variazione
dello stimolo in quanto, quando lo stimolo è costante non ho più vibrazioni, per cui la
membrana si rilassa e il potenziale depolarizzante si esaurisce. Per cui la struttura a
cipolla conferisce di fatto la caratteristica FA.
Tutti questi recettori sono caratterizzati da un limite di impulsi che possono produrre. Oltre
questo limite il recettore va in saturazione. A questo punto vengono reclutati recettori vicini
che integrano l’informazione. Si parla di effetto di popolazione.
Fenomeno dell’adattamento
Questo fenomeno permette che uno stimolo costante, senza cambiare posizione e
ampiezza, non venga più ascoltato se mantenuto per molto tempo, neanche dai recettori
slowly adapting.
In particolare i due tipi di recettori, slowly e fast adapting, caratterizzano un lento e veloce
adattamento e in questo modo permettono di dare diverse rappresentazioni dello stimolo
nel tempo.
Scorrendo il dito su una serie di caratteri braille posti lungo un asse spaziale o temporale,
si vanno a registrare le attivazioni