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B S J

REVE TORIA DELLA UGOSLAVIA

Le origini dei popoli e delle nazioni jugoslave

Il popolamento della regione jugoslava risale a epoche assai remote, e le notizie a noi giunte circa

la cultura e le usanze dei proto jugoslavi sono molto frammentarie. Sappiamo che attorno al terzo

millennio avanti cristo giunsero nella regione due popolazioni d’origine indoeuropea: gli illiri, che si

collocarono all’incirca nell’attuale Croazia, e i traci, che si spinsero più a sud tra Macedonia,

Bulgaria e Grecia. Nonostante i successivi avvicendamenti tra le popolazioni, questa spartizione

dei territori balcanico-adriatici tra Illiria e Tracia avrebbe determinato e delineato i futuri scenari

della regione.

Il timore della presenza di un minaccioso vicino sui confini settentrionali spinse i greci a estendere

la loro influenza politica e militare oltre l’Epiro, sottomettendo la Tracia. Roma, subentrata alla

Grecia, avrebbe ereditato dalla potenza ellenica quei territori, costituendo al prima vera colonia

romana nella futura Jugoslavia: la Macedonia. La grande epopea latina della terra degli slavi del

Sud coincise con il massimo sviluppo dell’impero, sotto Augusto e Tiberio, i quali sottomisero tutti i

territori jugoslavi creando le province di:

• Pannonia: una parte di Slovenia e una di Ungheria;

• Dalmazia: comprendente sia il litorale adriatico che la Croazia storica.

Con i Flavi si aggiunsero:

• Mesia superiore: Serbia storica;

• Mesia inferiore: Bulgaria.

Il Danubio era diventato il confine settentrionale dell’impero.

La civiltà latina però non riuscì mai a dominare illiri e traci e dal punto di vista territoriale il controllo

di Roma si arrestò sostanzialmente ai porti affacciati sull’Adriatico: l’entroterra era di fatto fuori

dalla giurisdizione romana.

Dal V secolo iniziò la seconda ondata di invasioni che culminò con la caduta dell’impero romano 60

d’Occidente. Sulla media valle del Danubio giunsero gli avari: questa popolazione ebbe una

notevole importanza sullo sviluppo delle popolazioni della futura Jugoslavia, cancellò

definitivamente gli ultimi residui illiri e traci, e ridusse le tracce lasciate dalle precedenti migrazioni

barbariche dando all’intera regione una certa omogeneità etnico-culturale. Si arrivò quindi al

confronto militare diretto tra avari e bizantini. La sconfitta dei primi preso Costantinopoli nel 626

segnò la fine della fase avara e il declino dell’influenza di quella popolazione sulla storia dei territori

danubiano-adriatici. Il vuoto prodottosi dall’indebolimento della potenza avara spinse verso

occidente un’altra popolazione: gli slavi.

Distinti in numerose tribù, gli slavi si potevano raggruppare in:

• Settentrionali: polacchi, cechi, slovacchi, sloveni;

• Meridionali: serbi, croati, bulgari.

Distribuitisi verso la fine del VII secolo in tutto l’Est europeo, gli slavi meridionali estesero la loro

influenza anche su Dalmazia e Mesia, schiacciando gli ultimi residui avari verso la Pannonia, dove

già stavano gli slavi settentrionali. Nel 623 gli sloveni, dopo una sanguinosa lotta contro gli ultimi

avari, proclamarono il Regno di Carantania, prima entità statale della regione poi repressa dai

franco-carolingi.

Mentre il destino dei territori settentrionali era legato al nascente Sacro Romano Impero, nel centro

e nel sud della regione gli slavi radicarono il loro dominio, in particolare nella Mesia. Le tribù serbe,

che non accettarono la dominazione bulgara, si rivolsero all’impero d’Oriente ottenendo la

protezione di Costantinopoli. Si assistette ancora nella regione a una divisione radicale. I due

imperi, quello Sacro e Romano e quello Romano e orientale, ebbero nella penisola adriatico-

balcanica un luogo dove confrontarsi. I croati, stanziati nella media valle del Danubio e in

Dalmazia, si ritrovarono schiacciati tra due potenze regionali. Fu il timore di perdere le proprie

specificità che spinse i croati a ottenere una sorta di indipendenza: nel 925 re Tomislav fu

proclamato primo sovrano del regno di Croazia.

Il sistema bipolare dei due imperi nei Balcani adriatici ebbe un suo importante corollario nella

cristianizzazione delle popolazioni slave, condotta tra IX e X secolo.

Nel IX secolo venne proclamato l’impero Bulgaro: l’imperatore bizantino decise quindi di intervenire

militarmente operando una riconquista di questi territori dichiaratisi indipendenti. I bizantini

assoggettarono quindi gran parte dell’ex impero bulgaro e i principati serbi. Soltanto la Macedonia

venne lasciata formalmente indipendente e tale indipendenza perdurò fino al XII secolo, quando la

regione venne rioccupata dai Bulgari. Ma la breve stagione dell’indipendenza macedone avrebbe

dato origine a una vertenza storica che si è protratta fino ad oggi: si trattava di uno stato bulgaro-

occidentale o di uno stato slavo-macedone distinto?

Al volgere del millennio quindi la situazione etnica e culturale nella regione si era dunque

stabilizzata e giunse al suo perfezionamento con l’arrivo degli ultimi flussi migratori provenienti da

est: gli ungari e i nomadi valacchi, futuri romeni. Tuttavia la stabilizzazione politica era ancora

lontana, in modo particolare in Croazia. Il successore di Tomislav regnava ormai su un regno

chiamato di Croazia e di Dalmazia ingrandito a spese degli ungari, che fu presto mira della

Repubblica di Venezia. Con re Zvonimir, celebrato come fondatore della Croazia, si raggiunse

stabilità istituzionale ed espansione. Dopo la sua morte, il regno sarebbe stato legato all’Ungheria

fino al 1918 nel Regno di Croazia, Slavonia e Dalmazia. 61

Quasi contestualmente alla perdita dell’indipendenza croata (XI secolo) si ebbe l’affrancamento

della Serbia dal controllo bizantino e la nascita del primo stato serbo indipendente. Negli anni

seguenti il regno serbo si ampliò sia dal punto di vista politico che territoriale.

Agli inizi del XV secolo, mentre Bosnia e Croazia interna erano ancora sotto il controllo ungherese,

la Repubblica veneziana occupava oltre alla Dalmazia anche l’intera costa istriana assieme agli

Asburgo. La casa d’Austria aveva anch’essa occupato diversi territori grazie soprattutto alla

penetrazione commerciale.

L’intera regione alpina poi si sarebbe trasformata in un governatorato asburgico.

L’età moderna prodromo della Jugoslavia contemporanea

SERBIA

Tra il XIV e XV secolo il regno serbo conobbe un’epoca di notevole sviluppo culturale, religioso e

politico. Lo sviluppo serbo giunse all’apice con re Dusan il quale nel 1346, dopo aver occupato

parte della Macedonia, si proclamò zar dei serbi e dei greci e fondò un impero serbo con velleità

espansioniste verso la decrepita Bisanzio. La sua morte sancì la fine dei sogni di grandezza serbi

e l’inizio di una decadenza che condusse la piccola nazione slava alla catastrofe.

La pressione ottomana infatti stava raggiungendo livelli insopportabili. Lo scontro si risolse con

l’epica battaglia della Piana dei Merli del 28 giugno 1389. Gli eserciti serbobosniaci del principe

Lazar e dell’effimero sovrano bosniaco Tvrtko si scontrarono con le truppe del sultano subendo

una sanguinosa e definitiva sconfitta. Da quella data significativamente citata e celebrata ancora

oggi, iniziò al contempo la schiavitù e la riscossa serba.

La dominazione ottomana si può distinguere in cinque periodi:

• Secolo d’oro (1389-1571): rapida estensione del controllo ottomano su Montenegro e

Bosnia. Durante questo periodo le autorità ottomane mantennero un atteggiamento

sostanzialmente tollerante con le popolazioni a esse sottomesse.

• Gestione violenta e feudale da parte delle caste politico-religiose turche e slavo-

musulmane che da un lato scatenò le prime ribellioni dei contadini serbi, e che dall’altro

spinse altri a migrare in particolare verso nord, oltre il confine asburgico. Questi emigranti

serbi vennero accolti favorevolmente dalle autorità imperiali che gli concessero numerose

terre comprese tra Dalmazia e Slavoni a ridosso della frontiera con la Bosnia ottomana (la

Krajina). In questo modo i contadini serbi si sarebbero trasformati in granicari, ossia

guardie di frontiera rurali che avrebbero difeso con la vita le loro proprietà e quindi i confini

dell’impero asburgico.

• Metà XVII secolo: rilancio del dominio turco sui Balcani meridionali. Tentativo di estendere

il controllo territoriale ottomano sino alla capitale dell’impero d’Austria.

• 1683: sconfitta di Vienna e confronto tra impero turco e asburgico, coi paesi balcanici

schierati con il secondo. Lo spopolamento serbo del Kosovo spinse là numerosi albanesi di

origine musulmana che inaugurarono la stagione, non ancora conclusa, del duro confronto

con le locali popolazioni serbe rimaste. Al termine del lungo conflitto politico o militare tra

Austria e Turchia, gli ulema della Serbia ottomana lanciarono una poderosa e feroce

offensiva verso la regione orientale, occupando Belgrado e scatenando violente

rappresaglie sulla popolazione serbo-ortodossa.

Gli slavi del sud erano ormai accecati dall’odio verso i dominatori e quelle genti che ne 62

avevano sposato la religione, come i bogomili. Delusi dall’Austria, i serbi e i montenegrini si

rivolsero alla Russia, difensore della fede ortodossa. La situazione precipitò. Dagli inizi del

XIX secolo il fenomeno dei gruppi di predoni si trasformò in un movimento insurrezionale

organizzato in bande o compagnie di contadini guerriglieri, i cetnici.

• Guerra di liberazione della Serbia e Montenegro: la guerriglia scelse come leader capi

popolo di origini umili, tra cui spiccavano i nomi rivali di Giorgio il Nero (Karadjorje) e di

Obrenovic. L’intervento russo aiutò gli insorti a strappare alla Turchia ampie autonomie

politiche, ma il mantenimento delle truppe ottomane sul territorio spinse Karadjorje a

rifiutare l’accordo. Ne conseguì una violenta repressione da parte della Sublime Porta sino

al 1815 quando la leadership del movimento insurrezionale fu raccolta da Obrenovic. Egli

ottenne dai turchi ampie autonomie e la costituzione di un principato con diritto ereditario.

In cambio fece eliminare Karadjorje, inviso tanto a lui quanto alla porta. L’assassinio del

rivale avrebbe inaugurato una lunga faida tra le due famiglie che sarebbe durata quasi un

secolo.

Sotto Milos la Serbia vide fiorire la propria cultura.

Dopo una serie di faide, la Bosnia Erzegovina passò sotto l’amministrazione austro-ungarica nel

quadro del bilanciamento regionale voluto da Bismarck.

CROAZIA

L’avanzata ottomana ebbe le sue conseguenze anche in Croazia. Dal XV secolo la regione venne

flagellata da una ripetuta serie di sanguinose e devastanti razzie. Il tentativo della nobiltà croata di

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SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Koa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sviluppo politico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Belloni Roberto.