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LA VALUTAZIONE DELLA PERSONALITÀ DELL’AUTORE
Gli aspetti eterogenei della violenza sessuale sono da riferirsi, in particolare, alla sua natura duplice:
la violenza sessuale, infatti, vede la presenza contemporanea di aspetti sia aggressivi che sessuali.
Secondo la classificazione del DSM-IV-TR le parafilie appartengono ai "Disturbi Sessuali e
dell’Identità di Genere" le cui caratteristiche essenziali sono:
• Fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che
in genere riguardano
— oggetti inanimati;
— la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del partner;
— bambini o altre persone non consenzienti
che si manifestano per almeno sei mesi" (Criterio A).
• Le fantasie, i desideri sessuali, o i comportamenti ricorrenti causano disagio clinicamente
significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre importanti aree del
funzionamento" (Criterio B).
Alcuni dei criteri diagnostici appartenenti a questi disturbi sembrerebbero essere elementi
determinanti la messa in atto di un certo tipo di comportamento deviante, quale1’abuso sessuale.
1. Il disturbo narcisistico di personalità
Il disturbo narcisistico di personalità viene individuato attraverso alcuni criteri:
A. Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di
ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una
varietà di contesti, come indicato da cinque o più dei seguenti elementi:
• ha un senso grandioso di autostima
• é assorbito da fantasie di illimitato successo, potere, fascino e amore ideale;
• crede di essere “speciale” e unico e di poter essere capito solo da persone ugualmente speciali o di
classe elevata;
• richiede eccessiva ammirazione;
• ha la sensazione che tutto gli sia dovuto;
• tende allo sfruttamento interpersonale;
• manca di empatia;
• é spesso invidioso degli altri e/o crede che gli altri lo invidino;
• mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi;
La persona con disturbo narcisistico di personalità é piuttosto fragile e vulnerabile, non sembra
reagire in modo costruttivo alle critiche, ma con rabbia e insolenza. Tutto ciò può comportare
reazioni di evitamento e ritiro sociale, i rapporti interpersonali sono compromessi; cosi come può
essere intaccato l’aspetto professionale;
2. Il disturbo della personalità antisociale
Il disturbo antisociale può essere individuato attraverso alcuni criteri diagnostici:
• incapacità di conformarsi alle norme sociali
• disonestà
• impulsività o incapacità di pianificare;
• irritabilità e aggressività;
• inosservanza spericolata della sicurezza propria e/o degli altri;
• irresponsabilità abituale
• mancanza di rimorso
3. Le limitate capacità empatiche
Esperienze infantili infelici possono rendere i soggetti più vulnerabili, predisponendoli a reazioni
devianti nell’esperienza di vita. Queste esperienze provocherebbero nei soggetti bassa autostima e
un’inibizione delle normali capacità a stabilire buone relazioni con gli altri; scarsa abilità empatica
che consiste in un’incapacità a prendere in considerazione la sofferenza altrui; ridotta capacità di
stabilire legami intimi e conseguente esperienza di solitudine. Di conseguenza sarebbe limitata la
loro capacita di far fronte ai bisogni di intimità, affettività, sesso con modalità prosociali e dirette,
inducendoli a tattiche coercitive e manipolative. Marshall, insieme ai suoi collaboratori (1995),
identificò l’empatia come un processo stadiale, composto dalle seguenti:
• riconoscimento delle emozioni discriminazioni dei propri e altrui stati emozionali;
• presa di prospettiva assunzione da parte di chi osserva della prospettiva dell’altro;
• replicazione delle emozioni risposta emozionale che replica l’emozione dell’altro;
• decisione di risposta: riflettere sui sentimenti espressi dall’altro e decidere di agire tenendo conto
di questi o ignorandoli.
È stato trovato che i soggetti con difficoltà empatiche non sono completamente in grado di
discernere gli stati emozionali degli altri; i maschi che aggrediscono donne e/o bambini possono
considerare le vittime come diverse da loro e, quindi, hanno difficoltà nell’assumere la loro
prospettiva; carenze nella replicazione delle emozioni comportano difficoltà in primis nel
riconoscimento delle proprie emozioni e, dunque, l’identificazione nello stato emotivo dell’altro
risulta improbabile.
4. La pedofilia e le personalità pedofile
Nel DSM-IV-TR la pedofilia viene collocata all’interno delle parafilie; secondo il manuale per
parlare di pedofilia e necessario che il minore coinvolto nell’attività abbia meno di tredici anni e sia
prepubere, mentre il soggetto con pedofilia deve avere almeno cinque anni più del bambino. Il
soggetto per essere diagnosticato come "pedofilo" deve manifestare, per un periodo di almeno sei
mesi, fantasie, impulsi o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti al livello sessuale. Si
possono distinguere tre livelli di gravita, in base alle manifestazioni:
• lieve quando c’é marcato disagio per gli impulsi parafilici, che non vengono messi in atto;
• moderato quando l’impulso viene messo in atto solo occasionalmente;
• grave: quando l’impulso é agito ripetutamente.
Si tratta di solito di soggetti di sesso maschile, più o meno giovani, con forti difficoltà nel
rapportarsi con gli altri, sia sul piano puramente relazionale che su quello più specificatamente
sessuale. Prediligono una sessualità oggettivante in cui 1’oggétto sessuale viene deumanizzato e
negato impedendone una crescita psicologica. Solitamente nei confronti dell’infanzia hanno un
atteggiamento ambivalente; manifestano carenze al livello empatico, che non consentono loro di
comprendere il bambino che hanno di fronte con le sue difficoltà ed espressioni. Tali soggetti
sarebbero caratterizzati da una forte angoscia di castrazione e utilizzerebbero forti meccanismi di
difesa, quali la razionalizzazione e la proiezione. Ecco alcuni aspetti rilevanti:
• indebolimento del senso di realtà;
• carattere isterico (auto-vittimizzazione);
• asocialità psicopatica con tendenza alla mitomania;
• cattivo contatto affettivo;
• scarsa empatia e immedesimazione;
• ricorso a meccanismi difesivi quali razionalizzazione e proiezione;
• contenuti regressivi e indicativi di forte angoscia di castrazione.
L’individuazione di questi aspetti porterebbe a ipotizzare la presenza di una distorsione cognitiva
attraverso la quale i pedofili giustificherebbero il loro comportamento tanto da continuare a metterlo
in atto, in quanto questa distorsione offuscherebbe i sentimenti di ansia e la perdita di autostima.
Circa l’origine della pedofilia, i soggetti sono suddivisi in tre categorie:
1. casi di malattia mentale;
2. i veri casi di pedofilia derivanti da situazioni durature o passeggere di tendenza sessuale verso
bambini;
3. i pedofili rimanenti, distinti per il desiderio di procurarsi un “solletico sessuale”
La distinzione viene fatta, quindi tra pedofili regrediti, in cui l’interesse sessuale per il minore e
transitorio e situazionale, e fissati, i quali sono fortemente strutturati e la sfera sessuale e affettiva
completa e rivolta ai minori. Quest’ultima tipologia e alla ricerca ossessiva dei bambini, tanto da
scegliere una professione che permetta loro di mantenere con questi un contatto. Si possono
distinguere anche soggetti che manifestano pin l’aspetto erotico e quelli in cui é più evidente la
componente aggressiva distruttiva. Un’ulteriore distinzione viene fatta relativamente a
caratteristiche particolari, quali per esempio gli aspetti comportamentali che distinguono i soggetti;
si parla cosi di pedofili latenti, ossessivamente attenti ai minori, ma che possono limitarsi ad avere
fantasie erotiche senza doverle mettere necessariamente in atto, pedofili attivi, i quali mettono in
atto comportamenti abusanti con aspetti comportamentali distinte; pedofili violenti o killer, soggetti
fortemente disturbati, probabilmente non solamente sotto il profilo sessuale. Un ulteriore elemento
che può offrire importanti delucidazioni sulla personalità del soggetto é l’analisi attenta delle
modalità e delle pratiche sessuali messe in atto. Ecco alcuni elementi essenziali:
• distinguere tra "abusatori omosessuali" e "abusatori eterosessuali";
• considerare come variabili importanti età e livello di maturità sessuale della vittima e
dell’aggressore;
• le caratteristiche fenomenologiche del crimine devono essere considerate separatamente dalle
caratteristiche morali e legali;
• gli abusi extrafamiliari vanno distinti da quelli intrafamiliari;
• strumenti psicometici e sistemici tassonomici non devono essere valicati su campioni che non
sono sufficientemente rappresentativi.
La violenza costituisce sempre un attacco confusivo e destabilizzante alla personalità in formazione
di un minore, provoca gravi conseguenze a breve e lungo termine nel processo evolutivo. Le
reazioni e le conseguenze dipendono:
• dal tipo di atti sessuali in cui è stato coinvolto il minore;
• dalla frequenza e dalla durata dell’abuso;
• dalla compresenza o meno della violenza fisica.
La gravità delle conseguenze può, comunque, variare molto da un individuo all’altro in base al
livello di resilienza, ovvero la personale resistenza alla patologia di fronte a particolari fattori di
rischio. La delicatezza e la complessità nell’accertare un abuso sessuale su un minore implica la
pretesa di un alto grado di competenza, professionalità e collaborazione da parte di tutti gli operatori
che, in ambiti diversi, prendono parte a tale intervento, a partire dall’identificazione degli indicatori
di abuso. Per indicatori di abuso sessuale si intendono quei comportamenti atipici comuni ad una
vasta percentuale di soggetti vittime di abuso sessuale e si dividono in :
ritardo o arresto nella crescita, riflesso di dilatazione anale abnorme, lesioni traumatiche
Fisici:
dell’apparato genitale o anale
Cognitivi: conoscenze sessuali inadeguate per l’età, carenti capacità di attenzione, confusione nel
ricordo dei fatti e sovrapposizione dei tempi.
Comportamentali ed emotivi: disturbi del sonno, crisi acute di ansia, disturbi del lingua