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LA RELAZIONE TRA IL BULLO E LA SUA VITTIMA
1. DEFINIZIONI DI BULLISMO
Durante lo sviluppo, l’adolescente si trova a differenziare il proprio panorama relazionale vivendo
anche rapporti altri rispetto a quelli familiari; in tali contesti, il ragazzo può adottare una modalità
comportamentale adattiva, ma può anche sviluppare diverse forme di condotte aggressive o
antisociali. Il termine bullismo significa maltrattare, intimorire e intimidire e indica una persona che
usa la propria forza o potere per intimorire o danneggiare una persona più debole. Il bullismo
rappresenta una forma di malessere e di disagio sociale che si esprime attraverso un’ampia varietà
di comportamenti che possono andare da persistenti prevaricazioni manifeste a espressioni di
prepotenza più subdole e nascoste. Vi sono cinque componenti essenziali legate da una strutturante
spinta aggressiva: intenzione di nuocere (l’atto di bullismo riceve la sua spinta nel deliberato intento
di causare un danno); risultato nocivo (un individuo è costretto a soffrire fisicamente o
emotivamente a causa del comportamento altrui); atti diretti o indiretti (il bullismo può comportare
l’aggressione diretta, come colpire o ingiuriare qualcuno, o atti indiretti, come la diffusione di
pettegolezzi); ripetizione (il bullismo comporta atti ripetuti di aggressione che si perpetrano nel
corso del tempo); potenza diseguale (il bullismo coinvolge l’abuso di potere da parte di una o più
persone che sono, o sono percepiti, come più potenti a causa della loro età, forza fisica).
2. FORME DI BULLISMO
Il bullismo si manifesta sotto forme differenti, che possono essere messe in atto da uno stesso bullo
nei confronti di una stessa vittima. Si fa riferimento a tre forme di bullismo: fisico, verbale e
relazionale. Da qualche tempo si è iniziato ad osservarne una quarta forma: il cyber bullismo. Il
bullismo fisico può essere definito come quel comportamento attraverso cui il bullo reca sofferenza
ad un altro individuo in modo tangibile; esso può assumere la forma di un attacco fisico verso la
vittima (bullismo diretto) oppure può esprimersi sotto forma di azioni quali rubare o danneggiare
averi, provocando nel soggetto un dolore emotivo (bullismo comportamentale o behavioral
bullying). Il bullismo verbale comprende tutte quelle forme di espressione dell’aggressività nelle
quali il soggetto viene insultato e/o umiliato, determinando nella vittima una sofferenza spesso
insostenibile. Esso può assumere la forma di bullismo verbale manifesto, nel quale il bullo rende
apertamente la vittima oggetto di scherno, oppure manifestarsi nella forma di bullismo verbale
nascosto, nel quale il bullo diffonde notizie sulla vittima al fine di arrecarle una sofferenza. Il
bullismo può prendere anche le forme di un atto di distruzione relazionale dell’individuo, attraverso
l’utilizzo di strumenti quali l’emarginazione sociale o la manipolazione di persone vicine alla
vittima; tale forma di bullismo viene anche denominata bullismo sociale e determina un doloroso
isolamento della vittima dal gruppo dei pari. Il cyber bullismo, comporta l’uso di strumenti
elettronici come telefono, internet, e-mail e social network, avviene tramite la diffusione di
messaggi cattivi o infamanti o la diffusione di immagini o video che possono ledere la dignità
dell’altro in modo esponenziale. Tuttavia, il suo canale di comunicazione, l’istantaneità e la
mancanza di comunicazione faccia a faccia, porta delle caratteristiche differenziali rispetto al
bullismo tradizionale. In primo luogo, la comunicazione degli attori coinvolti avviene in un luogo e
un tempo senza barriere e senza regole. A queste condizioni l’atto aggressivo porta con sé la
dimensione distruttiva dell’onnipotenza, poiché non arginato né dal controllo da parte del mondo
esterno, che difficilmente riesce a controllare un ambiente tanto vasto e privo di regole. In secondo
luogo, in un contesto come quello del cyberspazio, l’aggressore, nascondendosi tra identità
altemative, può non essere mai scoperto lasciando la vittima all’oscuro della sua identità. Infine,
nel cyber bullismo, il comportamento aggressivo è sempre mediato dallo strumento tecnologico;
non vi è, dunque, un approccio diretto e fisico tra il bullo e la vittima, ma l’atto viene perpetrato
utilizzando come mediatori degli strumenti tecnologici.
3. ATTORI DEL BULLISMO
È stata evidenziata una interazione dinamica tra variabili differenti inerenti i molti attori che
perpetrano, subiscono o semplicemente assistono, che permette di interpretare il bullismo come un
fenomeno di gruppo piuttosto che come relazione diadica disadattava, infatti, il bullismo è inteso
come un fenomeno relazionale che vede diversi attori operare in ruoli differenti. Tra gli attori
interessati, oltre al bullo e la vittima, è possibile individuare, infatti, un’ampia gamma di tipologie
di spettatori che possono, da un lato, rinforzare i comportamenti del bullo, dall’altro, opporsi a tali
comportamenti.
Il bullo. Vengono distinti due tipi di bullo: bullo dominante o aggressivo, che attacca la vittima
cercando di sfogare cosi la sua grande dose di rabbia, e il bullo passivo o sobillatore, che simpatizza
per il bullo dominante e lo sostiene, rinforzandone l’atteggiamento. A queste categorie, va aggiunto
il bullo ansioso che perseguita anche lui la vittima, ma il cui senso di colpa rappresenta un forte
limite alle sue gesta. La figura del bullo è prevalentemente associata a disturbi esternalizzanti, come
aggressività, antisocialità e distruttività, nonché a problematiche quali depressione, ansia, sintomi
psicosomatici e suicidalità. Il bullo si distingue per una difficoltà nella decodifica delle emozioni e
nell’empatizzare con l’altro, infatti, i ragazzi che adottano dei comportamenti di prevaricazione
mostrano un’incapacità nell’etichettare in modo corretto le espressioni emotive degli altri. Anche il
riconoscimento delle proprie emozioni appare deficitario. Tali difficoltà sono evidenti in soggetti
con comportamenti antisociali, i quali mancano della capacità di mettersi nei panni degli altri e di
utilizzare le informazioni provenienti dagli altri per mettere in atto una risposta funzionale. Il bullo
non comprende il disagio della vittima, essendo incapace di immedesimarsi nella sua sofferenza.
Vittima. Si tratta di chi subisce ripetutamente gli attacchi di bullismo da uno o più soggetti, che può
portare alla vittimizzazione, se chi subisce non ha le risorse, al suo interno o nel gruppo di pari, per
rispondere adeguatamente all’attacco. Le vittime possono essere di due tipi: la vittima passiva, o
sottomessa, e il bullo-vittima. Nella maggior parte dei casi le vittime sono passive, deboli, indifese e
sottomesse; hanno pochi amici e hanno la tendenza a mostrare il dolore; possono sentirsi vicini ai
loro genitori o insegnanti, ma dubitano che qualcuno possa aiutarli; hanno bassi livelli di autostima
e scarse capacità di strutturare rapporti emotivamente importanti all’interno del contesto classe;
hanno difficoltà nel reagire alle prevaricazioni e una forte insicurezza. Al contrario, il bullo-vittima,
chiamato anche vittima aggressiva o vittima provocatrice, evidenzia la tendenza ad attaccare gli
altri, oltre ad essere attaccato da loro. È dirompente e impulsivo, con scarse competenze sociali e
scarse capacità di problem-solving; i genitori lo puniscono, gli insegnanti non lo apprezzano e i
coetanei lo isolano. Egli stesso é propenso a insultare il bullo, incitandolo ad agire, e a tali attacchi
risponde con 1’uso della forza, anche se ciò avviene senza successo in quanto privo di un’adeguata
capacità fisica. Vuole spesso stare al centro dell’attenzione, ma a causa della scarsa popolarità, tale
accentramento sembra infastidire il gruppo di pari, spingendo il bullo ad operare ulteriori soprusi.
Spettatore. Tra gli spettatori i seguenti ruoli: (a) sostenitore del bullo, (b) aiutante del bullo, (c)
difensore della vittima, (d) esterno ovvero colui che non e a conoscenza o ignora l’atto di bullismo.
Malgrado i ragazzi dichiarino disgusto nell’osservare gli atti soverchianti perpetrati verso la vittima,
di rado intervengono. Il coinvolgimento nella difesa nei confronti della vittima può dipendere da
fattori individuali e sociali. Tra le caratteristiche personali degli spettatori, la competenza e
l’autocontrollo sembrano avere una maggiore influenza sulla spinta ad agire a supporto della
vittima. Altro aspetto importante riguarda la qualità dello stile di attaccamento: avere un stile sicuro,
infatti, incrementa le probabilità dell’individuo di adoperarsi a difesa della vittima durante un atto di
bullismo. I ragazzi che intervengono per impedire che l’atto di bullismo si verifichi, evidenziano
una maggiore risonanza empatica in relazione alla vittimizzazione. Una maggiore capacità del
soggetto di fronteggiare situazioni stressanti, di utilizzare le proprie strategie di coping, una
maggiore stima di sé ed espliciti sentimenti altruistici, favoriscono il supporto della vittima. La
tendenza dei ragazzi ad ignorare, aiutare o partecipare agli atti di bullismo dipende anche dalle
reazioni dei membri della rete sociale cui appartengono poiché esercita pressione sociale e alimenta
il desiderio di essere accettati dai coetanei, oltre che la paura di essere vittimizzati.
4. LE CONSEGUENZE DEL BULLISMO SULLA VITTIMA
L’essere vittima di bullismo é, a tutte le età, una situazione estremamente stressante che spinge
spesso il ragazzo ad un crollo emotivo, ponendo le basi per disturbi anche gravi nel lungo periodo:
problemi emotivi e scolastici a breve e a lungo termine, tassi elevati di depressione e ansia,
difficoltà sociali e nello studio, oltre che un sostanziale abbassamento dell’autostima, condizione
depressiva che porta con sé insicurezza, incapacità, impossibilità o difficoltà nel reagire di fronte
agli insulti ricevuti, utilizzo smodato di alcol, crescente vulnerabilità che spesso è determinata dalla
presenza di una gran quantità di fattori di rischio che sfocia in quella che viene definita "carriera
deviante" (percorso individuale in cui la devianza viene assunta come modello di vita), sintomi
psichiatrici, alti livelli di ideazione suicidiaria. Nonostante l’essere vittima di bullismo sia sempre
una situazione estremamente stressante, vi é una differenza nel modo in cui i soggetti rispondono a
questi eventi che, probabilmente, influenza sia la durata sia l’impatto emotivo dell’esperienza
stessa. Quando il tempo di vittimizzazione è prolungato e la vittima non riceve alcun aiuto o
supporto, il fenomeno può diventare particolarm