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Leadership, Comunicazione, Clima, Sviluppo
Garantisce la soddisfazione dei bisogni personali/di gruppo. Permette lo scambio di informazioni finalizzato al raggiungimento dei risultati, facilitando la condivisione delle opinioni e percezioni dei singoli rispetto alla qualità delle competenze del gruppo di lavoro e della sua atmosfera.
Il leader armonizza e mantiene il gruppo come sistema, attraverso l'esposizione, il feedback, l'ascolto, il confronto e lo scambio.
Per l'individuo è un'ottima opportunità per apprendere, sperimentare, confrontarsi, migliorare e crescere professionalmente.
COMUNICAZIONE IN EQUIPE: comunicazione formale/informale, gratificazione, disturbi comunicativi (confusione, fraintendimento, squalifica).
DA GRUPPO A TEAM: regole esterne/interne implicite, esplicite, consce, inconsce.
SQUADRA: NO
CREATIVITÀ/P.SOL MOTIVAZIONE CONDIVISIONESentire di appartenere attraverso una visione condivisa. Discutere in modo elogioso/raggiungibile. Spetta al leader del gruppo coinvolgere i membri in una visione di obiettivo/conflitti libero di esprimere opinioni, pensiero/creatività. Riconoscimento condiviso/realizzabile/identificazione delle divergenze che consentono di entrare nel lavoro/attività. Confrontarsi per far emergere diversi punti di vista che servono per favorire il raggiungimento di scopi comuni e per la risoluzione dei problemi. Bisogna assumere un atteggiamento aperto verso la diversità.
STRATEGIA COERCITIVA= gruppo governato dal capo/regole burocratiche (famiglia tradizionale,
militari).
REGOLE PER STARE IN EQUIPE
CAPACITÀ PER STARE IN EQUIPE
Rispettare l'altro, riconoscendo i suoi valori
Cooperare
Riconoscere i propri limiti, sapendo che l'altro può aiutarci
Riconoscere precarietà/sostituibilità
Dare il giusto peso ai problemi/conflittualità
Apprezzare il lavoro degli altri
Ascoltare e comprendere
Esprimere il proprio parere liberamente
Accettare le varie opinioni
Essere disponibili alla comunicazione/collaborazione
Avere autocontrollo
STRATEGIA PERSUASIVA= formazione, informazione, gestione efficacie della conoscenza.
RIUNIONE DI EQUIPE: vengono organizzate riunioni periodiche dove è necessario confrontarsi, esprimere le proprie opinioni, fare una verifica del lavoro svolto, correggere le impostazioni. La riunione viene coordinata da una persona che introduce, modera la discussione dando la parola a tutti, limita gli interventi inopportuni, riassume e avvia alla conclusione.
CONFLITTO MOBBING
Deriva
dal latino "urto, cozzo". Non è mai un episodio isolato, ma si sviluppa nel tempo. I motivi possono essere: divergenza idee, competizione, confronti prolungati nel lavoro, gap generazionale, linguaggi diversi, interessi personali/professionali/salute conflittuali, antipatia, carriera. CONFLITTO POSITIVO: occasione di incontro/confronto potenzialmente costruttivo, diventa così un'opportunità di relazione e può condurre a una crescita e al superamento di ostacoli. CONFLITTO NEGATIVO: passaggio dalle divergenze delle idee agli antagonismi emotivi. È importante non perdere la pazienza, difendersi adeguatamente e sentirsi bene dopo. Affinché si possano risolvere questi rapporti difficili è importante riconoscere confini/responsabilità professionali.darsi dei limiti e dire "no", neutralizzare situazioni esplosive. Il COORDINATORE deve: - scegliere i membri del gruppo - promuovere l'autostima - curare la comunicazione - mantenere/alimentare comunicazione - ottenere il massimo dal gruppo - gestire i problemi con i membri - esercitare la disciplina. COSA SIGNIFICA FARE PARTE DI UN'EQUIPE? Contribuire con la propria unicità a creare un clima di collaborazione, accettazione, empatia dove il contributo di ognuno diventa di più del singolo impegno. Il senso di appartenenza al gruppo, motivazione, condivisione protegge da stress/ mancanza di motivazione/ qualità lavoro. L'équipe deve guardare al suo INTERNO (collaborazione professionisti per la realizzazione del benessere declinato in obiettivi specifici) e all'ESTERNO (rete con il territorio e i servizi legati alla vita della persona). Deve conoscere approfonditamente la persona (CENTRALITÀ DELL'OSPITE: bisogni, necessità, ecc.).desideri).EQUIPE INVIDIANTE (CSE) EQUIPE ACCOGLIENTE (RSA) EQUIPE OSPEDALIERA (GERIATRIADirezione (direttore, Servizio medico/infermieristico Medico responsabile del dipartimentcoordinatore struttura) (direttore sanitario, coordinatrice,operatori)Personale Servizio assistenziale Primarioassistenziale/infermieristico (coordinatrici/operatori)Personale Servizio riabilitativo/fisioterapico Medici del repartoriabilitativo/fisioterapicoPersonale specialistico Servizio animativo/educativo Caposala(coordinatrice, educatori,professionisti esterni)Personale educativo Servizio Infermieriamministrativo/consiglio/presidenzaPulizie Ristorante OSSVolontari/servizi territorio Manutenzione ASA/ inservientiManutenzione Lavanderia Supporto esterno /tirociniRistorante Accompagnamento alla fede Associazioni/volontaricristianaCura di sé (parrucchiera/podologo)Pulizia
REPARTO GERIATRIA: gestisce le acuzie dell’anziano. Accoglie prevalentementepazienti instabili che provengono da Dipartimenti di Emergenza.
Sono caratterizzati da insufficienza acuta di uno o più organi. L'unità geriatrica si occupa della valutazione globale della salute della persona malata, che deve trarre vantaggio dal trattamento diagnostico/terapeutico che non possono essere effettuati in ambulatorio/domicilio. Questa condizione viene accertata dai medici dell'Unità Operativa, PS, Medico di Medicina Generale. COLLOQUIO: è la capacità di condividere con l'altro a livello profondo "lo stare male" di eventi/parole/situazioni. Avere qualcuno con cui parlare o che ci ascolti. Negare/non creare occasioni di relazione equivale ad essere soli e paralizzare il proprio vissuto emotivo. RSA (PRESA IN CARICO): l'inserimento in RSA di una persona anziana è un processo delicato per l'anziano/famiglia. Questo crea un impatto sulla dimensione emotiva (preoccupazioni/ansie) e pratica (riorganizzare la vita). Il colloquio è caratterizzato da: rituali, lentezza.Spazio da offrire al colloquio...
EDUCATORE ASCOLTO: rappresenta elemento essenziale per definire i bisogni/aspettative. È consigliato condividere la dimensione relazionale per costruire un processo di accettare di non avere risposte accoglienza. Si differenzia dal "sentire", in quanto richiede allenamento.
Riconoscere/valorizzare i TRATTI CULTURALI, per facilitare la visione del suo punto di vista. Infatti, in base alla cultura variano le emozioni e il modo in cui si affrontano le esperienze traumatiche.
CREDENZE RELIGIOSE/SPIRITUALI Prendersi tempo per organizzarsi/informarsi
RUOLI DI GENERE Silenzio dolore/pianto/emozioni/qui ed ora/ricordo.
ACCOMPAGNAMENTO DEL MORENTE IN RSA La maggior parte degli anziani non ha paura della morte in sé, in quanto l'ha accettata e ha preso consapevolezza (è difficile parlare di "morte", si ha paura di "chiamarla", in molti si attiva un meccanismo di repulsione.
ma comunque l'anziano ne parla). L'anziano ha paura: solitudine, dolore fisico, non sapere cosa ci sia dopo, sofferenza dei propri cari, la speranza di sentirsi dire la "verità", rilettura della propria vita. Spesso NON esplicita le sue paure, così l'educatore ha il compito di accompagnarlo in questo viaggio finale, rispettando la storia dell'anziano e la sua idea di "morte", conoscendo il suo pensiero/credo.
L'istituzionalizzazione, per l'anziano può sembrare sinonimo di morte per il cambiamento dello stile di vita, abitazione (lontananza dalla casa/paese), continuo confronto con sofferenza/dolore/morte, perdita della professione/mestiere, così da portarlo a una perdita di identità.
Il compito dell'educatore è quello di condurre l'anziano serenamente alla fine della sua vita.
Il morente sereno: sente di essere alla fine della sua vita, ha lavorato/sofferto, allevato figli, sistemato figli,
concluso il suo compito. L'anziano parla di questo argomento con parole brevi/essenziali affinché si possa confrontare con la sua situazione attuale, permettendo a noi di conoscerlo più profondamente. Tendono ad utilizzare frasi: "la sento venire", "vado a raggiungere mio marito", bisogna sapere leggere nei loro gesti (segno con la mano, sguardo verso il cielo, sospiro).
L'educatore in questi casi non dovrà rispondere con risposte ad hoc, in quanto non esistono risposte giuste, ma esserci, stargli accanto, offrire sostegno/ascolto nella vita di tutti i giorni. Per ascoltare, l'educatore deve confrontarsi prima con le sue idee/pregiudizi/fasi della propria vita, ma anche con paure/problem irrisolti (idea propria morte o di un caro). Questo favorisce nel professionista di mantenere un equilibrio personale, essere autentico con sé stesso, essere coerente con l'utenza.
È importante ricordare: nessuna morte assomiglia a un'altra.
Ciascuno conclude la propria vita a proprio modo, ogni operatore ha i suoi morti di cui si ricorda in modo particolare.
COMUNICAZIONE DELICATA - Comunicare non significa solo parlare, si può parlare senza comunicare (linguaggio dotto/professionale), quando ci si affida alle parole senza considerare le emozioni in gioco / efficacia comunicativa tramite il feedback.
Quadro Picasso: SCIENZA (fredda, ma necessaria), CARITÀ (calda, ma inutile a risolvere la malattia). In Italia, l'assistenza all'anziano ha sempre assunto il carattere di cura tecnicistica, solo negli ultimi anni, grazie alla professionalizzazione degli operatori di cura si è data maggiore importanza al soddisfacimento dei bisogni primari (il