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Non si racconta la realtà tutta, ma si sceglie un ambito e lo si sviscera.
Politico, la free press del Campidoglio
Fondata nel 2007, Politico è un’organizzazione giornalistica dedicata alla politica americana. La testata è proprietà dell’Albritton
Communication e diretta da John F. Harris. La produzione di Politico gira intorno alla stampa di un tabloid gratuito diffuso 5 giorni a
settimana nella capitale, ma i suoi contenuti sono divisi tra tv, radio e Web. Il sito riprende i contenuti del giornale integrandoli con
aggiornamenti e sezioni speciali di repertorio.
Nel 2008 è stata avviata una collaborazione con Reuters per la fornitura di notiziari a un network di 60 quotidiani locali le cui
redazioni hanno eliminato ogni forma di corrispondenza stabile dalla capitale.
La pubblicità è la principale fonte di entrate per Politico, redatto da 75 giornalisti.
ProPublica, giornalismo investigativo no profit
Se le grandi redazioni non hanno tempo né soldi per fare giornalismo d’inchiesta di buon livello, è necessario che se ne occupi
qualcun altro. È da questa premessa che nasce ProPublica, una società senza scopo di lucro finanziata con 10 milioni di dollari
l’anno da due miliardari californiani che hanno fatto fortuna nel campo del credito.
Le 32 persone che si occupano di ProPublica non mirano a produrre informazione originale da pubblicare, ma sviluppare storie di
forte impatto civico insieme ai marchi dell’informazione mondiale.
Numerosi sono gli scoop di grande rilevanza e le dimissioni eccellenti provocate dagli scandali pubblicati. Ciascuna inchiesta viene
poi arricchita su ProPublica con aggiornamenti e approfondimenti.
Global Post, corrispondenti controcorrente
Global Post è un progetto fondato a Boston nel 2009 che si occupa esclusivamente di informazione internazionale. Ha 70
corrispondenti in 50 Paesi e ritiene che ci sia spazio per una forma di abbonamento a pagamento per questo genere di informazione.
Il risultato è l’adesione di 750.000 utenti mensili da 250 nazioni diverse.
I fatti devono essere separati dalle opinioni, la ricerca della verità deve essere la prima preoccupazione e bisogna vivere i Paesi di cui
ci si occupa.
Global Post è sostenuto da un modello commerciale ibrido basato su tre pilastri: la pubblicità, la rivendita di contenuti a partner
editoriali e l’accesso a pagamento.
BNO, l’agenzia di stampa rifondata dai ragazzini
Breaking News Online è un’agenzia di informazione fondata nel 2007 dal 18enne Michael Van Poppel. Fino al 2009 BNO ha fornito
notizie gratuitamente attraverso Twitter raggiungendo 1,5 milioni di iscritti in 2 anni.
Nel 2010 si è trasformata in un servizio di distribuzione di notizie a pagamento rivolto alle redazioni giornalistiche.
La società è indipendente ed è posseduta interamente dai suoi fondatori, vivendo delle entrate garantite dal proprio servizio.
Nanopublishing, nicchie in cerca di remunerazione
Il nanopublishing si riferisce all’uso di piattaforme semplici ed economiche per pubblicare contenuti amatoriali e professionali
all’interno di nicchie ben definite: blog dotati di un progetto editoriale. Lo scopo del nanopublishing è generare canali verticali che
siano appetibili per gli inserzionisti pubblicitari e remunerativi.
Spesso si creano network di dimensioni consistenti, dove la scelta delle nicchie da esplorare risponde a una strategia commerciale.
Negli Stati Uniti sono emersi due gruppi di questo tipo: Gawker Media, che controlla una decina di testate popolari, e Weblogs Inc.,
una rete con oltre 100 testate attive tra le popolarissime Engadget e Joystiq.
Grazie ai sistemi di pubblicità sensibili al contesto i guadagni di un network di questo tipo possono raggiungere cifre incredibili.
In Italia il nanopublishing è arrivato nel 2004 con: Blogo (45 blog), Blogosfere (230 blog) e CommunicaGroup (18 testate).
Sul fronte opposto ma simile a questi network di nicchia si pongono alcuni progetti di aggregazione che non genera nuovi contenuti,
ma attingono a quanto già disponibile in Rete facendo emergere i contributi più interessanti.
Giornali che diventano hub
I giornali di nuova concezione baciati da miglior fortuna sono quelli che si limitano a produrre pochi contenuti originali, ma di livello
medio/alto, affiancando una vocazione di servizio per selezionare i propri lettori. Il rapporto è abbastanza netto: un terzo dei contenuti
è fatto in casa e due terzi sono già segnalati.
La strepitosa ascesa dell’Huffington Post
The Huffington Post nasce nel 2005 grazie ad Arianna Huffington, Kenneth Lerer e Jonah Peretti con lo scopo di fornire un’alternativa
di ispirazione liberale/progressista allo storico Drudge Report. Il modello commerciale è basato sullo sfruttamento pubblicitario con
profitti di 12-16 milioni di dollari nel 2009. La società ha raccolto numerosi finanziamenti.
Huffington Post è una comunità di blogger a invito di un aggregatore di fonti. Produce contenuti originali dei più svariati ambiti. Tra gli
oltre 3.000 titolari di blog ci sono anche Obama, Michael Moore, Madonna e altri.
La redazione seleziona gli articoli più in voga sulla rete da centinaia di fonti e blog.
Molta attenzione è posta all’individuazione dei titoli: quando esce una notizia, ai lettori vengono mostrate due versioni fino a quando
non è chiaro quale sia la migliore da pubblicare.
L’interazione con i social media è una componente fondamentale che prevede una stretta integrazione con Facebook, Twitter e
Google.
Nel 2009 Arianna Huffington annuncia di voler sostenere il giornalismo investigativo con un fondo da 1,75 milioni di dollari.
The Daily Beast, l’aggregatore senza banner
Dal 2008 The Daily Beast basa la sua produzione sulla segnalazione di contenuti di particolare interesse tratte da varie testate. Il
nome deriva da una feroce satira al giornalismo sensazionalistico.
Gli articoli imperdibili sono racchiusi in un’unica sezione, che occupa la colonna centrale del sito. Il Daily Beast dà vita a pagine
speciali monografiche per ricostruire e approfondire i fatti e i contenuti più rilevanti in Rete. La redazione è composta da 12 persone.
Ciò che spicca è la mancanza di banner pubblicitari. Si tratta di una scelta dell’editore: nel sito compaiono solo progetti speciali di
comunicazione promozionale confezionati su misura per grossi inserzionisti. In occasione dell’uscita del film Il curioso caso di
Benjamin Button, per esempio, sono stati pubblicati contenuti esclusivi sponsorizzati da Paramount. La strategia dell’editore consiste
nell’accreditare il sito per la qualità dei suoi contenuti.
In Italia arriva il Post
In Italia dal 2010 Il Post aggrega il meglio di quanto viene prodotto in Rete e produce notizie, idee e commenti attraverso blog affidati
a firme di rilievo. Il giornale segue l’attualità e cerca di emanciparsi dall’informazione mainstream nazionale. La redazione è composta
da 5 giovani persone. L’impresa è finanziata da un gruppo di imprenditori italiani senza precedenti esperienze nel mondo dell’editoria
o della Rete. Il modello commerciale si bassa sulla pubblicità.
Le molte facce del giornalismo collaborativo
Nel 2005 Steve Outing ha tentato una classificazione in 11 livelli del processo di adozione del citizen journalism all’interno delle
organizzazioni giornalistiche:
1. L’apertura degli articoli ai commenti del pubblico: i commenti hanno consentito la popolarità dei blog e permettono alle persone di
reagire
2. La richiesta di aiuto al lettore: chi legge potrebbe conoscere dettagli o episodi aggiuntivi a quanto pubblicato
3. Open source reporting: tutti i casi in cui il giornalista confronta le sue idee con i lettori prima di realizzare l’intervista o cerca
persone interessate.
4. La piattaforma di blogging: fornire ai lettori la possibilità di aprire un blog è un buon modo per avviarli alla pubblicazione del loro
pensiero e per aggregare nuovi punti di vista.
5. Condivisione trasparente delle scelte redazionali: le grandi testate si raccontano a fatica. Alcune redazioni hanno intrapreso la
buona pratica di rispondere regolarmente alle curiosità dei lettori giustificando le valutazioni giornalistiche.
6. Il sito indipendente di citizen journalism (con editing). Alcune testate promuovono spazi aperti alla creatività del lettore
controllando i contenuti e mantenendo l’ultima parola sulle pubblicazioni
7. Il sito indipendente di citizen journalism (senza editing). Le persone possono pubblicare liberamente, senza approvazione
redazionale. Alcuni meccanismi isolano i contenuti inappropriati
8. La pubblicazione su carta dei contenuti prodotti dai lettori. Le comunità spontanee generano flussi di informazioni talmente utili
che alcuni editori li stampano su carta
9. L’ibrido: professionisti e citizen journalist lavorano insieme. Una piccola redazione giornalistica seleziona e gestisce i contenuti di
una comunità spontanea che fornisce notizie e approfondimenti.
10. Giornalisti e citizen journalist lavorano insieme a stretto contatto. Cadono gli ultimi steccati: il sito è realizzato da professionisti e
da collaboratori spontanei, che si dividono i compiti per trarre il meglio dalle competenze di ciascuno.
11. Wiki journalism: tutti fanno tutto. Il modello di Wikipedia applicato alle notizie: tutti possono creare, espandere e correggere le
pagine del giornale in modo collaborativo.
Global Voices Online, voci dai continenti
Global Voices Online nasce nel 2005. Lo stimolo è un convegno che porta ad Harvard blogger di tutto il mondo per connettere i nodi
di una rete di informazione spontanea in tutti i continenti.
Si propone di riequilibrare le disparità di attenzione sui media favorendo la diffusione dei media sociali e il rilancio di attenzione verso
le conversazioni nazionali più interessanti.
Nel 2008 il progetto diventa indipendente e favorisce l’emergere di informazioni soprattutto nei Paesi dove i mezzi di comunicazione
di massa non arrivano.
Global Voices seleziona la produzione di una rete di oltre 200 blogger e citizen journalist di tutto il mondo.
L’edizione italiana apre nel 2008. Grazie alla sua unicità e capacità di raccogliere testimonianze da zone del mondo, Global Voices è
una fonte privilegiata. Non ha scopo di lucro e la partecipazione avviene su base volontaria, mentre il coordinamento è assicurato da
uno staff ridotto all’osso.
Global Voices si sostiene grazie a donazioni spontanee, sponsor privati e proventi della fornitura di contenuti ad altre testate.
AgoraVox, giornalismo dal basso con tre filtri
AgoraVox nasce in Francia nel 2005 per dare voce all’opinione pubblica sul referendum per l’approvazione della Costituzione
europea. In 5 anni il sito tocca il milione e mezzo di lettori. AgoraVox è una fondazione no profit di