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ABITARE LA RETE
3.
Gli strumenti del cittadino digitale
Internet è il sistema operativo mentre il World Wide Web è la più diffusa
applicazione per i contenuti. A partire dal Duemila il Web entra in una fase di
evoluzione fondamentale che ridisegna le pratiche di pubblicazione e
condivisione.
E’ la fase del Web 2.0 e dei social media, strumenti che cominciano a
diffondersi a partire dal 1999 con la nascita dei primi software per
l’autopubblicazione sul Web.
Durante la prima fase la pubblicazione sul Web resta isolata ai pochi editori
che potevano permettersi di sostenere i costi.
Nella seconda metà degli anni ’90 nascono i primi siti-diario in cui l’autore
ripota giorno per giorno tutto ciò che di rilevante caratterizza la propria vita
quotidiana; con il boom di Internet e della new economy arrivano anche i
primi servizi per l’apertura di blog quali Blogger, Xanga, in Italia Splinder e
Tiscali; le persone cominciano a diventare con faciltà nodi della Rete. Tra i
nodi di questa Rete si stabilisce un tessuto di relazioni sollecitato dai link
ipertestuali.
Accanto ai blog nascono anche altre tecnologie di autopubblicazione come
wiki, podcasting e social network.
Questo favorisce l’esplosione della creatività e stimola confronto,
collaborazione e interazione.
E’ molto difficile isolare le caratteristiche degli elementi che compongono i
social media in quanto i vari ambienti operativi sono permeabili tra loro.
Il blog è un sito web governato da un software per la gestione dei contenuti
(Content Managment System) che automatizza e rende elementare
l’inserimento, al pubblicazione e l’archiviazione di testi, immagini e inserti
multimediali.
L’utente compone i suoi contenuti mentre la procedura di pubblicazione e
archiviazione viene amministrata dal software quando si preme il pulsante
Pubblica.
Il modello di pubblicazione è cronologico, le pagine si accumulano in archivi.
Ogni unità di contenuto detta post possiede coordinate univoche (permalink)
che la rendono rintracciabile nel tempo. Il blog ricorda nella struttura un
4
diario e nella sua accezione più comune è definito diario di idee, mezzo più
semplice economico e indipendente per pubblicare contenuti su Internet.
Chi vuole aprire un blog può usare un servizio online già pronto per l’uso
come Blogger o installare il software di gestione dei contenuti sul proprio
spazio web come Wordpress.
Pubblicando una pagina web si generano rappresentazioni semplificate di
contenuti(listati di codice XML) che possono essere letti in modo automatico
da motori di ricerca e strumenti di aggregazione, i cosiddetti feed ovvero i
canali di pubblicazione che separano i contenuti dalla loro confezione; oggi
coesistono due standard simili: RSS (Really Simple Syndacation) e Atom.
I feed sono controllati da aggregatori e motori di ricerca che raccolgono le
fonti estendendo le ricerche al di fuori di siti e blog noti.
I feed aiutano a mettere a fuoco un aspetto essenziale dei social media,
ovvero la facilità con cui i contenuti dei siti personali si propagano in Rete.
Un post nasce sul blog da cui ha origine, ma puoi può essere aggregato e
filtrato in altri contesti.
Podcasting è un neologismo preso in prestito dal lettore iPod per concetto
di fruizione personale svincolata da limiti spazio-temporali e broadcast per
la funzionalità di diffusione su vasta scala dunque è un feed specializzato
nel trasferimento di brani audio e video più adatto a supportare
pubblicazioni seriali, regolari che presuppongono un rapporto continuativo
tra chi trasmette i contenuti e chi è interessato a fruirne, non a caso
conosce fortuna nelle trasmissioni radiofoniche. Ogni volta che l’autore
produce un nuovo contenuto multimediale, il feed del podcast notifica a
tutte le persone iscritte a quel canale.
Il webcasting invece è la possibilità di trasmettere audio e video in diretta
attraverso Internet grazie a servizi come Livestream, è necessaria una
videocamera digitale, un buon microfono e un collegamento in Rete.
Il wiki nasce precoce rispetto al blog. Il prototipo di Ward Cunninghm vede
la luce già nel 1995 tuttavia emerge solo con il boom dei siti personali e di
Wikipedia.
Anche un wiki si basa su un software di gestione dei contenuti ma in questo
caso la modalità di pubblicazione non è cronologica, ma segue il classico
albero gerarchico dei contenuti organizzato in pagine e sottopagine. Un wiki
è una collezione di documenti ipertestuali che chiunque può integrare o
modificare. Chi gestisce le pagine può però modificarle e ripristinarle nel
tempo.
I social network sono una modalità operativa in grado di ottimizzare gli
effetti sociali delle interazioni fra gli iscritti. In tutti i social si possono
riconoscere tre livelli logici: alla base c’è l’individuo; al livello successivo il
gruppo sociale, gli amici diretti, dove circola l’informazione e al livello ultimo
c’è la comunità nel suo complesso che raccoglie i frutti delle interazioni
collettive. 5
Alcuni social : aNobii; Badoo; Bebo; Digg(social bookmarking specializzato
nell’informazione); Dopplr; Facebook; Flickr; Fotolog; frienFeed; LindedIn;
Meetup; Myspace; Netlog; Tumblr; Twitter; Orkut; YOutube.
Una categoria molto particolare di social network è rappresentata dai
cosiddetti mondi metaforici di cui Second Life è l’esempio più noto,
permette di interagire con gli oggetti e di dare sfogo alla creatività.
Alla metà degli anni Zero nasce invece la folksonomy ovvero una
classificazione spontanea e collaborativa del materiale che viene condiviso
in Rete. Il termine deriva dall’incontro tra folk (gente) e taxonomy
(tassonomia) e si basa sull’uso di parole chiave o tag.
In tutte le piattaforme sociali più popolari è solito accompagnare i contenuti
con dei tag; è la ricorrenza tra questi tag a generare relazioni tra i contenuti.
Si possono così creare indici analitici dei concetti raccolti in un determinato
universo di contenuti; è ovvio che questa non sia sempre perfetta in quanto
persone differenti catalogano in modo differente, resta comunque che
questa pratica genera analogie molteplici e in breve tempo tra i contenuti.
Un esempio pertinente è Flickr.
COME FUNZIONA LA RETE
4.
Dal caos al senso
La semplice presenza di un contenuto sul Web non racconta nulla della sua
qualità infatti c’è spazio per tutte le idee e quindi è la comunità delle
persone interconnesse a scremare ciò che riveste interesse. Questo è caos
creativo e dentro il caos ognuno sceglie per sé in modo pertinente alle
proprie necessità e ai propri gusti.
In particolare sul Web non si parla di qualità in assoluto ma di pertinenza e
di punti di vista soggettivi. Intorno a ogni interesse condiviso si creano
raggruppamenti sociali spontanei (cluster) che si auto-organizzano intorno
ad alcuni nodi funzionali (hub, persone o soggetti collettivi che acquisiscono
particolare visibilità).
Nel Web, e nel web sociale in modo particolare, l’identità si costruisce sulla
memoria infatti tutto ciò che facciamo in Rete resta memorizzato.
In Rete siamo quello che raccontiamo di noi, quello che condividiamo, quello
che gli altri dicono di noi, non esistono vere e proprie regole, ma è la
comunità ad autoregolarsi arginando comportamenti inadeguati. La nostra
identità viene esposta rendendoci riconoscibili al di fuori della Rete e per
questo ci limitiamo nei comportamenti.
Da sempre i maggiori giornali online italiani si combatto colpi di milioni di
utenti giornalieri, spesso ciò porta alla necessità di puntare su prodotti trash
che attirano un’ampia fetta di utenti; il tentativo è chiaramente quello di
raggiungere quote interessanti di readership da rivendere agli investitori
pubblicitari. 6
Le metriche in grado di misurare i valori distintivi del Web e le relazioni tra
utenti e contenuti online non esistono, è però possibile registrare attraverso
lo strumento di page rank la visibilità di una pagina nei risultati dei motori di
ricerca oppure utilizzare sistemi di analisi delle conversazioni della Rete.
Tuttavia non c’è ancora una misura precisa della qualità e dell’influenza di
un contenuto e non è possibile attribuire valore basandosi solo sul fattore
della quantità infatti una persona poco connessa, inserita in un cluster
particolarmente significativo, può avere maggiore influenza nella diffusione
dell’informazione rispetto a un hub più connesso.
Quando la comunità dei blog cominciò a ridisegnare le logiche dello stare
“online”, le testate cominciarono ad aprirsi attraverso le edizioni online, al
canale di ritorno.
I primi esperimenti scoraggiavano la partecipazione del lettori perché i
meccanismi erano troppo lenti, poi il salto di qualità avvenne la notte del 10
aprile 2006 all’apertura delle urne delle elezioni politiche in cui Prodi vinse,
la Repubblica.it diede uno spazio inedito al lettore in cui questi poteva
esprimere la propria opinione ; in poche ore però la bacheca fu travolta da
30.000 commenti spesso violenti che fecero dedurre un’ impreparazione
dell’Italia verso la democratizzazione del dialogo pubblico.
Tre anni e mezzo dopo, il 14 dicembre 2009, Berlusconi viene ferito al volto
da uno psicolabile; questa volta sono i social network ad essere protagonisti
della discussione.
In Italia esistono però anche delle voci allarmistiche sull’impatto della Rete:
dall’amatorializzazione della massa ovvero la possibilità per chiunque di
creare contenuti ed erodere spazi prima riservati solo ai professionisti, come
sostiene Andrew Keen.
Per Massimo Russo e Vittorio Zambardino invece si cerca un punto di
equilibrio più solido tra Rete e giornalismo in quanto l’esperienza della ree
viene oggi vissuta come unico ambiente di conoscenza e tutto ciò che non
ne fa parte perde valore; Geert Lovink a questo proposito nel 2008 parlava
di impulso nichilista del blogging come portatore di decadenza.
Esiste poi il rischio che l’autoselezione escluda temi indesiderati e voci
discordanti frammentando la società.
Sul fronte opposto Kenin Kelly ragiona su come Internet abbia influito sul
modo di pensare sgretolando le certezze in quanto per ogni informazione
che troviamo c’è sempre qualcuno in rete pronto a dire il contrario.
In Italia la situazione si complica in quanto le conversazioni degli spazi
digitali sono molto appiattite sull’agenda