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3_TRANSITI MILITARI: TECNOCRATI, SOLDATI DI PACE E MERCENARI.

Declino del guerriero e ascesa del militare.

Negli ultimi decenni nonostante le trasformazioni le forze armate non hanno perso rilevanza anzi sono risultate essenziali

x la politica impiegabili in una molteplicità di situazioni, mettendo in campo capacità molto ampie e diversificate anche

lontane dal tradizionale “mestiere delle armi”.

Le forze armate dal moderno al postmoderno: anatomia di un transito.

Le forze armate moderne nascono con l’affermarsi dello stato-nazione. La loro legittimazione risiedeva

principalmente nell’eventualità che si profilasse una guerra x difendere il territorio nazionale da attacchi di forze

nemiche o x promuovere il ruolo del proprio paese in ambito internazionale. Le caratteristiche erano sintetizzabili

nella figura del combattente eroico, virtuoso nell’utilizzo delle armi e disposto a dare la morte e sacrificare

gioiosamente la propria vita in difesa della patria. Contrariamente a molti luoghi comuni il periodo della guerra

fredda vide un’intensa attività bellica: le forze armate furono impiegate in molti ambiti periferici (Usa in Corea e

Vietnam, Urss in Afghanistan, gli altri paesi nei conflitti del processo di decolonizzazione o combattuti dalle 2

superpotenze “x procura” spesso sotto forma di guerra civile da alleati appartenenti ad aree marginali a cui davano

il loro aiuto). Queste guerre hanno costituito una sorta di incubatrice della conflittualità decostruttiva espressa in

seguito dalle “nuove” guerre della postmodernità. La figura professionale emergente nell’organizzazione militare

occidentale era il manager o tecnico. Si impose progressivamente l’idea di una professionalizzazione dell’attività

militare, oscurando l’immagine del cittadino-soldato che si addestrava alla difesa del sacro suolo, culto della

bandiera, eroi, sacrificio x il bene comune e amor di patria. La guerra fredda fu soprattutto un confronto tecnologico

alterando i lineamenti tradizionali della guerra. Con la fine del sistema bipolare, l’impiego delle forze armate è

diventato molto + appariscente e meno problematico, col processo di evoluzione delle attività militari. L’incertezza è

diventata una caratteristica dell’ambiente operativo.

I media esercitano notevole influenza sulle decisioni politiche, strategiche ma anche operative x l’esigenza di

godere del consenso del proprio paese.

CNN EFFECT = (Cable News Network fece conoscere la repressione di Saddam nei confronti dei Curdi e il disastro

umanitario in Somalia) la copertura mediatica di sofferenze e violenze contro popolazioni civili, unitamente a pressione di

giornalisti e leader d’opinione x “fare qualcosa”, avevano coinvolto l’opinione pubblica, in special modo americana,

alimentando movimenti di pressione sul governo a favore dell’invio di truppe.

X molte forze armate si è registrato un incremento degli impieghi all’interno dello stesso territorio nazionale es. Francia:

piano Vigipirate (sorveglianza e mantenimento ordine), Usa: Northern Command (difesa territorio), Italia: periodicamente

sono chiamati a svolgere una serie di attività a tutela del territorio e della popolazione. Le forze armate infatti assumono la

tutela del sistema politico nel suo complesso.

Le trasformazioni hanno richiesto flessibilità e capacità di adattamento, esaltando la figura emergente del

MILITARE “POLITICO”.

Multinazionalità e nuove appartenenze.

Attualmente tutte le principali operazioni all’estero vengono effettuate da forze multinazionali. Forse con l’unica

eccezione degli Usa nessuna forza armata nazionale sarebbe in grado di condurre da sola missioni di così larga

scala. La necessità di legittimare il proprio operato induce anche i paesi militarmente + potenti a richiedere la

collaborazione di altri stati (es. coalitions of the willing). Dalle prime missioni di peacekeeping nel 2° dopoguerra la

multinazionalità è stata un irrinunciabile punto di forza neutrale e super partes non solo nelle modalità di gestione

delle missioni ma anche nella stessa composizione delle forze impiegate. Es. Unprofor (UN protection force in

former Yugoslavia) truppe da 44 paesi di tutte le aree geopolitiche del pianeta.

L’organizzazione militare si trova ad agire in un ambito definibile come “campo di post-nazionalità”. Questo concetto

segna un incremento di relazioni che pur non essendo + esclusivamente nazionali non si configurano ancora come

transnazionali e può diventare ricca di problematicità. Es. rifiuto del nostro paese di aderire agli ordini del

comandate delle forze turche Bir da parte del comandante del contingente italiano in Somalia nel luglio ’93.

Le relazioni tra il personale militare tendono a essere intense e fondate su una legittimazione e su forme di lealtà e

fiducia verso i superiori e i commilitoni di altra nazionalità, ma permangono forti anche le identità nazionali, lo spirito

di corpo e il controllo dei relativi stati nazionali.

La “perdita” del nemico.

Perdita dei riferimenti classici e contesto di maggiore incertezza rispetto a guerra fredda. Difficile prevedibilità nella

tipologia di impieghi ed esigenza di una rapidità negli spiegamenti. Significativa perdita: quella di un NEMICO

STRATEGICO come avversario legittimo e ben definito. La coppia amico/nemico è totalmente assente nelle

operazioni di sostegno alla pace e in tutte quelle attività che la dottrina Usa inserisce nelle cosiddette military

operations other than war (MOOTW). Da una parte ha disorientato dall’altra ha stimolato continui processi di

aggiustamento.

Trasformazioni Nato da organizzazione unidirezionale (contrapposta a blocco Patto di Varsavia) a struttura

multidirezionale in grado di proiettare le proprie forze anche al di là dei confini dell’Alleanza, attraverso

l’allargamento e l’assistenza ai nuovi membri.

Usa hanno avvertito la perdita del grande antagonista che hanno cercato di sostituire con altri, fortemente motivati a

trovare una ragione che eviti loro di rimanere disoccupati, tutta l’attività dell’esercito americano è finalizzata a

conseguire la vittoria in una guerra importante. La ricerca di un nuovo nemico ha di fatto registrato una “sfasatura”:

con i rogue states c’è stato un declassamento politico degli antagonisti e una loro delegittimazione, si tratta di

avversari criminalizzati e da combattere in un contesto ideologico giustificativo contaminato da logiche di polizia, si

esce anche dai vincoli e limiti stabiliti da leggi internazionali e codici di guerra. Raymond Aron aveva rintracciato

questi tratti nelle 2 grandi guerre combattute dagli Usa nella 2° metà ‘800: guerra di secessione e decennale

conflitto con nativi americani. In entrambi il nemico non era uno stato riconosciuto, con il quale dopo le ostilità

sarebbe ricominciata la coesistenza pacifica. Da una parte negli Usa prevale un REALISMO che sembra non

credere alla possibilità della scomparsa del nemico e avvia una continua ricerca in questa direzione, dall’altra in

Europa si sviluppa una consapevolezza + articolata e complessa dei pericoli e minacce che si ritengono generate

da profondi cambiamenti dovuti a fattori politici, economici, tecnologici, sociali, ambientali, alterando la percezione

stessa del futuro e le strategie d’azione.

A livello dell’organizzazione militare tutti i paesi li addestrano al combattimento. Una permanente disposizione a

pensare il nemico rimane, portando a volte anche inconsapevolmente a porsi con atteggiamenti ostili e minacciosi

in contesti che non lo necessitano.

Nemmeno l’AMICO, perdita dell’alleato permanente, poiché variabile su singole missioni (tutti quelli che sono

disposti a sostenerle). Quindi non ha nemmeno senso parlare di vittoria in quanto l’obiettivo non dev’essere

l’annientamento del nemico ma il sostegno della pace.

Il declino della “separatezza”.

Scomparsa di 2 importanti linee culturali di confine:

1. unidimensionalità di genere : l’esercito era un corpo fondamentalmente maschile e alimentava il culto della

virilità. L’ingresso delle donne avviene in un’organizzazione completamente trasformata x i mezzi x

implementare l’uso della forza e l’ampliamento dei compiti affidati. L’organizzazione tecnologica delle forze

armate, in cui le competenze professionali contano + della forza fisica, rendono meno importante x l’azione

militare le dotazioni biologiche del genere maschile.

2. separazione dal mondo civile : tensione tra 2 opposte tendenze. Volontà di chiusura e autonomia rispetto

all’ambiente esterno e necessità di mantenere e alimentare un proficuo interscambio con la società civile. La

separatezza intesa come isolamento, ghettizzazione, invisibilità delle forze armate viene superata x raggiungere

un posizionamento migliore nel sistema sociale. Il guerriero ha perduto la sua aura, diventando un attore tra gli

altri il cui operato deve superare una serie di valutazioni non ultima quella dell’opinione pubblica. È caduta ogni

possibilità di trincerarsi dietro il “SEGRETO MILITARE”. La distinzione tra civili e militari divenne già + sfumata

quando con i 2 conflitti mondiali le guerre si trasformarono in fenomeni di massa e le risorse economiche,

industriali, militari, ecc. furono tutte mobilitate al raggiungimento della vittoria, quindi i civili parteciparono

attivamente allo sforzo bellico.

In Italia è stato introdotto l’istituto della RISERVA SELEZIONATA = permette di incorporare nei ranghi delle forze

armate x brevi periodi e con gradi di ufficiale professionisti civili di elevate competenze, rendendo così possibile la

fruizione di personale dotato di specifiche competenze altrimenti non disponibili.

GIORNALISTI EMBEDDED = addestrati e incorporati nelle unità militari, condividono la vita delle truppe, il ricorso

ad essi è stato reso noto durante l’ultima guerra in Iraq. Esigenza di offrire notizie adeguate alla domanda

dell’opinione pubblica, ma anche contrastare info provenienti da tv arabo-islamiche.

Il mito dell’elusione tecnologica della guerra.

Dottrina della “rivoluzione negli affari militari”  denominazione con la quale gli Usa sintetizzano un cambiamento

dottrinale e organizzativo del modo di condurre la guerra tale da rendere obsoleti i metodi di combattimento fino ad

allora adottati. Il concetto di RIVOLUZIONE TECNOLOGICA nell’arte della guerra apparve x la prima volta nel ’92

riguardo alla Guerra del Golfo, col duplice obiettivo: supremazia militare e perdite zero. È un processo tuttora in

atto.

La lezione del Vietnam, il ritiro dalla Somalia avevano mostrato il peso dell’opinione pubblica unitamente alla difficoltà

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
19 pagine
8 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/12 Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher BarbaraM92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie dei conflitti e processi di pace e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Rosato Valeria.