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OSSEZIA DEL SUD E ABCASIA:
Al momento dell’indipendenza oltre il 30% della popolazione era costituito da minoranze etniche che però furono in gran
parte escluse dall’elettorato. Il nazionalismo aveva animato la separazione dall’Urss. Scontri violenti. Gennaio ’91 guerra
tra Ossezia del Sud e neonata e impreparata Guardia Nazionale Georgiana, assistita da formazioni paramilitari, poco
disciplinate che si resero responsabili di numerosi crimini di guerra (cattura di ostaggi, bombardamenti su civili). Dicembre
’91 colpo di stato militare. ’92 cessate il fuoco, con corridoio di sicurezza a circondare i territori dell’Ossezia del Sud.
L’OSCE si mise a disposizione x mediare sulle questioni irrisolte e supervisionare il peacekeeping dei soldati della
Georgia, della Federazione Russa e dell’Ossezia del Nord. Gli scontri costarono + di 1000 vite e l’esodo di rifugiati verso
Russia. La Georgia perse il controllo effettivo sul distretto dell’Ossezia del Sud.
’89 i nazionalisti abcasi chiesero che fosse ristabilita la Repubblica Socialista Sovietica dell’Abcasia. Violenze etniche tra
georgiani e abcasi, si formò una Guardia Nazionale Abcasa pronta allo scontro. Luglio ’92 proclamazione
dell’indipendenza. Seguì un conflitto: 1° fase le forze armate e paramilitari georgiane presero il controllo di gran parte del
territorio abcaso. La tendenza fu rovesciata nell’autunno ’92 da una controffensiva lanciata dall’Abcasia. Da marzo ’93 la
capitale Suhkumi venne assediata e si arrese il 27 settembre. Seguì una campagna di pulizia etnica. Le vittime
superarono le 30mila unità e le internally displaced persons (IDP) superarono il milione. Fu riconosciuta una clamorosa
violazione delle leggi umanitarie internazionali come caratteristica dei combattimenti del ’92-’93 da entrambe le parti.
Dicembre ’93 cessate il fuoco sotto l’egida dell’ONU, con Russia come mediatore che si occupò anche dell’accordo x il
peacekeeping sotto la direzione CSI (Comunità degli Stati Indipendenti). Le forze russe avevano giocato un ruolo
ambiguo: formalmente neutrali, avevano rifornito di armi entrambi i belligeranti e alla fine avevano contribuito in modo
decisivo alla vittoria dell’Abcasia. Gli accordi x il cessate il fuoco conferirono alla Federazione Russa un ruolo di rilievo
nelle procedure di risoluzione del conflitto.
NAGORNO KARABAKH:
Questa guerra derivò da rancori di lunga data. La decisione del 1921 di assegnare l’enclave all’Azerbaigian non fu mai
accettata dall’Armenia sovietica. Nel ’63 circolava in Armenia una petizione x cambiare lo status dell’enclave e le
manifestazioni furono violentemente soppresse. Altre organizzate nel ’65 e ’77. La mobilitazione e gli scontri si
intensificarono. Gennaio ’90 Russia dichiara lo stato d’emergenza e invia le proprie truppe a Baku. Ci furono numerose
vittime tra civili, ma non effetti decisivi. Sia in Armenia sia in Azerbaigian si costituirono forze armate e paramilitari
nazionali. Nel settembre ’91 il parlamento dell’enclave proclamò l’indipendenza della Repubblica del Nagorno Karabakh.
Il 21 novembre ’91 il Soviet Supremo dell’Azerbaigian lo annullò e cambiò il nome della capitale in Khankendi. Con lo
scioglimento dell’Urss dunque tra Armenia e Azerbaigian sarebbe scoppiata una guerra x determinare il destino
dell’enclave. Questo conflitto si concluse con un cessate il fuoco, il Protocollo di Bishkek (12 maggio ’94). Rappresentò
una vittoria x l’Armenia che durante la guerra si era assicurata il controllo dell’enclave del Nagorno Karabakh e territori
adiacenti (incluso corridoio di Lachin che collegava il Nagorno Karabakh all’Armenia). Il 24 marzo ’92 sotto l’egida della
CSCE (oggi OSCE) si aprì un forum negoziale noto come GRUPPO DI MINSK avente come co-presidenti Francia, USA e
Russia.
Ai cessate il fuoco seguì una serie di sforzi x una nation-building basata su norme democratiche. Repubblica d’Abcasia e
Repubblica dell’Ossezia del Sud hanno eletto presidenti e assemblee parlamentari. La Georgia mantiene un governo in
esilio x quelle che definisce Repubblica autonoma dell’Abcasia e Amministrazione provvisoria dell’Ossezia del Sud. In
Nagorno Karabakh, benché non riconosciuto, un presidente eletto è capo di stato e di governo e collabora con
un’Assemblea Nazionale di 33 membri, precedendo sia Armenia sia Azerbaigian nella classifica relativa al rispetto dei
diritti politici e civili. In generale la gestione internazionale dei conflitti non ha fatto progressi. Lo scenario appare +
complesso da dopo il ’94 quando un consorzio di compagnie petrolifere siglò un accordo con l’Azerbaigian (Contratto del
secolo) x lo sviluppo delle riserve di idrocarburi nel bacino del Mar Caspio.
La Russia ha sempre considerato il Caucaso una zona di interesse vitale. Alla fine dell’era sovietica era importante solo
marginalmente x i Paesi occidentali, poi è stato individuato come FONTE STRATEGICAMENTE RILEVANTE DI
RISORSE ENERGETICHE e la percezione è mutata. L’interesse USA aumentò dopo l’11 settembre quando il Caucaso
era diventato un’area nevralgica nella cosiddetta GUERRA GLOBALE AL TERRORISMO. Dopo il 2004 divenne parte di
un corridoio x il trasporto delle forze americane in Afghanistan. Col deteriorarsi delle relazioni tra USA e Russia sarebbe
diventato il pomo della discordia nel NUOVO GREAT GAME x il controllo della regione. I programmi di allargamento
NATO, estesi a Georgia e Ucraina in seguito alle RIVOLUZIONI COLORATE (2003-2004) sono stati visti dalla Russia
come una minaccia.
NAGORNO KARABAKH Dal ’94 le parti in causa della guerra del Nagorno Karabakh non sono riuscite a compiere
progressi verso la risoluzione del conflitto. ’96 summit di Lisbona dell’OSCE con 54 stati rappresentati che (tranne
Armenia) approvarono 3 premesse x il peacekeeping note come “principi di Lisbona”:
1. Rispetto dell’integrità territoriale della Repubblica dell’Armenia e quella dell’Azerbaigian
2. Status del Nagorno Karabakh, definito sulla base del massimo livello di autonomia all’interno dell’Azerbaigian
3. Garanzie di sicurezza x il Nagorno Karabakh e la sua popolazione.
Tali principi tuttavia non erano accettabili x Armenia che insisteva x il diritto incondizionato all’autodeterminazione.
Cercò poi di occuparsene il gruppo di Minsk ma quando propose una soluzione basata su negoziazioni dirette tra
Azerbaigian e N.K. Baku rigettò la proposta come un abbandono dei principi di Lisbona. Gli USA hanno cercato di
incoraggiare il dialogo culminato nel summit di Key West 2001. Base x i negoziati: modello di SOVRANITA’
CONDIVISA che giunse quasi al successo, però alla fine entrambe le parti si ritirarono, preoccupate di come
sarebbero stati giudicati in patria. Nel 2004 l’OSCE diede inizio al Processo di Praga, nel 2007 Consiglio di Madrid,
intanto il Gruppo di Minsk si incontrava 2 volte l’anno ma non ci fu successo, entrambe le parti non erano riuscite a
preparare le popolazioni ai compromessi necessari x una soluzione negoziata.
OSSEZIA DEL SUD E ABCASIA La mancata risoluzione dei conflitti in Ossezia del Sud e Abcasia ha avuto
conseguenze drammatiche. La Georgia mantenne la posizione x cui le enclavi erano parte integrante del suo territorio ma
scelse di non contestare lo status quo. Con la nuova amministrazione di Saakashvili ha cercato una completa
integrazione con le istituzioni europee ed euro-atlantiche, coltivando una relazione speciale con gli USA e smantellando
quelle con la Russia. Durante il summit NATO aprile 2008 a Bucarest gli USA fecero pressioni perché fosse avviato il
Membership Action Plan (MAP) x Georgia e Ucraina x assistere le nazioni aspiranti nella preparazione x una possibile
futura membership. Gli alleati bloccarono il processo x il MAP ma la dichiarazione finale del summit afferma che queste
nazioni diventeranno membri NATO. Gli USA mostravano un sostegno incondizionato, la Russia minacciò una reazione a
qualsiasi tentativo di portare la Georgia nella NATO. Settembre 2005 Ossezia del Sud e Abcasia siglarono un trattato di
amicizia e cooperazione, nell’agosto 2008 la Georgia attaccò l’Ossezia del Sud, nei giorni seguenti le forze russe ben
preparate x una simile eventualità penetrarono nel territorio della Georgia producendo danni consistenti. C’è ancora
discussione sulle responsabilità dello scontro. Il 28 agosto la Russia riconobbe unilateralmente l’indipendenza della
Repubblica di Abcasia e Repubblica dell’Ossezia del Sud. Poche nazioni hanno fatto altrettanto ma è improbabile che sia
revocato. La Russia è una fonte essenziale di ASSISTENZA FINANZIARIA e SOSTEGNO POLITICO x queste entità
statuali, sulle quali esercita una considerevole INFLUENZA. Le forze militari russe sono dispiegate sia in Abcasia sia in
Ossezia del Sud nelle quali ha negoziato un affitto di alcune basi x 49 anni. Le elezioni del 2013 hanno visto la sconfitta di
Saakashvili anche x il suo tentativo fallito di riprendere con la forza l’Ossezia del Sud. La coalizione vincente “Sogno
georgiano” continua a dichiarare la sovranità del Paese sulle enclavi ma ha rinunciato al ricorso alla forza, con lo slogan
“impegno attraverso la cooperazione”. L’idea è di stabilizzare le relazioni con la Federazione Russa, senza abbandonare
il progetto di lungo periodo di integrazione occidentale.
CONFLITTI INGESTIBILI quelli in cui vige una situazione di stallo, non riconducibili ad alcuna tecnica tradizionale di
gestione dei conflitti, distruttivi e duraturi (di solito estesi x 10 anni o +). Caratterizzati da
• TRAPPOLE DEI CONFLITTI (= le reazioni politiche peggiorano le condizioni che avevano alimentato il
conflittuale)
• INTERCONNESSIONE, quando diverse componenti del conflitto sono riassunte in un’unità
• POLARIZZAZIONE, quando la questione del “chi vince” diventa + importante di qualsiasi altro risultato
• DINAMICHE DELETERIE dove il conflitto in sé limita la capacità delle parti di lavorare verso una base comune.
Essi perpetuano l’odio, assicurando che generazioni siano educate ad accettare socialmente una condizione di ostilità.
Sono di questo tipo i conflitti irrisolti del Caucaso meridionale, dove le questioni si sono polarizzate intorno alla dicotomia
tra sovranità e autodeterminazione. Il coinvolgimento basato su “rivendicazioni reciproche di privilegi esclusivi” è elevato,
le attitudini verso il conflitto sono radicate e le precondizioni x una risoluzione non sono in alcun modo visibili.
Sebbene le parti in causa, interne e esterne alla regione, abbiano ormai da tempo accettato lo scomodo status quo, il
pericolo e la disfunzionalità latenti in questo stallo armato non vanno ignor