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CARATTERISTICHE DEL CYBERSPAZIO:
Ingresso a basso costo: le risorse e le competenze necessarie per entrare e sfruttare il cyberspazio sono di modesta
entità rispetto a quelle necessarie per sfruttare i domini terrestri, marittimi, aerei e spaziali. Chiunque abbia accesso alla
rete può sfruttarlo.
Molteplici attori: il basso costo di ingresso nel cyberspazio implica un numero illimitato di attori in grado di operare nel
settore e di generare effetti strategici. Individui, gruppi, organizzazioni, aziende, attori statali e non-statali, possono tutti
agire nel cyberspazio.
Spettro elettromagnetico: il cyberspazio per funzionare deve sfruttare lo spettro elettromagnetico esistente in natura.
Richiede l’esistenza di oggetti artificiali: questo rende cyberspazio unico rispetto ai domini terrestri, marittimi, aerei e
spaziali. Senza schede, circuiti integrati, conduttori, microchip, fibre ottiche e altre tecnologie informatiche non ci sarebbe
il cyberspazio.
Può essere costantemente replicato: nulla è definitivo nel cyberspazio. Con la forza aerea, gli aerei nemici possono
essere distrutti e la cosa termina lì, mentre nel cyberspazio, un sito web jihadista può essere volutamente chiuso, soltanto
perché gli stessi jihadisti creano un nuovo sito web in poche ore su un altro server utilizzando un nome di dominio
diverso. Analogamente, le reti possono essere rapidamente riparate e ricostituite, grazie ad hardware relativamente poco
costosi e facilmente disponibili.
È quasi istantaneo: le informazioni attraversano il cyberspazio alla velocità del “net” (net-speed = la velocità con cui
qualsiasi parte della rete in qualsiasi momento è in grado di spostare le informazioni). In molti casi è quasi alla velocità
della luce; in altri casi non è così veloce. Infatti, le reti moderne riescono in genere a spostare le informazioni quasi
istantaneamente, ma ciò avviene ancora ad un ritmo molto “umano”.
CARATTERISTICHE DEL CYBERPOWER:
È pervasivo: la potenza terrestre, aerea, marittima e spaziale può generare un effetto strategico su ciascuno degli altri
domini, ma niente genera un effetto strategico in tutti i settori contemporaneamente come il CyberPower.
È complementare: in quanto la capacità coercitiva del CyberPower è limitata. L’arresto di una rete elettrica tramite il
CyberPower, ad esempio, senza dubbio può avere conseguenze catastrofiche, ma invece di costringere la sua vittima a
cedere alle richieste, infatti, può solo provocare una risposta ancora più catastrofica.
Può essere furtivo: una delle attrazioni del CyberPower per molti utenti è la possibilità di esercitarlo su scala globale
senza che sia identificato il colpevole. Il software dannoso può essere inserito nella rete senza che i nemici ne vengano a
conoscenza fino all’attivazione dell'arma cibernetica che provoca il danno previsto.
Una nuova dimensione del conflitto.
Questi attacchi spesso coinvolgono le reti informatiche di stati, imprese commerciali e individui. Alcuni Stati hanno anche
attaccato obiettivi informatici in altri stati, come nel caso di Stuxnet (si presume che sia stato inviato da Israele, forse con
l’assistenza degli USA) contro l'impianto nucleare di Natanz, in Iran, nel 2009.
La sicurezza o difesa informatica presenta molte difficoltà a causa del vantaggio a livello offensivo di cui godono i cyber-
attacchi. Le soluzioni tecniche per i cyber-attacchi includono aggiornamenti dei software di sicurezza informatica (come
gli anti-virus), ma anche istruire una forza lavoro ad un uso efficiente del cyberspazio, a pratiche di sicurezza informatica
e all’individuazione di potenziali minacce e problemi, così come leggi e regolamenti contro chi, intenzionalmente o per
negligenza, mette in pericolo la sicurezza informatica.
Per far fronte a questi problemi alcuni studiosi hanno promosso l’idea di cyber-deterrenza (deterrenza informatica) come
mezzo per prevenire attacchi informatici catastrofici. Tuttavia, una delle maggiori sfide è rappresentata dalla difficile
attribuzione di identità all’attaccante e alla motivazione che lo spinge e ciò può ostacolare una risposta efficace, per il
rischio di reazioni eccessive, errori di calcolo e costi troppo elevati.
Anche se è più facile attaccare piuttosto che difendere nel cyberspazio, il cyber-attacco non è facile da realizzare. Esso
implica un’estesa pianificazione, con un lavoro di intelligence e la sorveglianza del suo obiettivo, e tende a fallire spesso
prima di riuscire nel suo scopo. Ad esempio può verificarsi un “blowback”, ovvero il virus si propaga fino ad attaccare
obiettivi diversi o persino sistemi che erano necessari a chi l’ha diffuso.
Una rivoluzione negli affari militari del 21° secolo?
Il Cyberpower ha un impatto nelle relazioni internazionali e nel ruolo dello stato. Esso ha contribuito alla crescita
economica dei paesi in via di sviluppo e ha implementato il potere di individui, organizzazioni e attori non-statali,
consentendo loro una maggiore partecipazione e influenza nella politica internazionale. Tuttavia, ciò non ha intaccato la
rilevanza dello Stato, che continua ad essere l’attore protagonista della politica internazionale e ad affermare la sua
sovranità.
Allo stesso tempo il Cyberpower sta influenzando non solo la struttura della forza militare, ma anche come essa viene
utilizzata e in quali circostanze. Di conseguenza, alcuni studiosi avvertono che l'aumento del CyberPower annuncia
l'arrivo di un'era di disordine perpetuo. Tuttavia, grazie al CyberPower il settore militare riesce ad avere strutture più
efficienti e capacità più automatizzate, perciò le gerarchie militari rischiano di ridursi in termini di dimensioni, così come
nel numero di personale. C’è una crescente dipendenza dai sistemi automatizzati, come i veicoli pilotati a distanza, ed il
costo della formazione del personale aumenta a causa delle complesse competenze tecniche richieste.
I cambiamenti apportati dal Cyberpower potrebbero culminare in una rivoluzione negli affari militari del 21 ° secolo se
condurranno a nuove dottrine militari e cambiamenti nella struttura delle forze e nella conduzione della guerra.
PARTE TERZA: IL FUTURO DELLA STRATEGIA.
CAPITOLO 17 Una nuova agenda per la sicurezza e la strategia?
Durante la guerra fredda, l’”alta politica” (questioni di guerra e pace, deterrenza nucleare, gestione delle crisi, vertici
diplomatici, controllo degli armamenti e politica di alleanze) dominava le agende di sicurezza nazionale. La “bassa
politica” (ambiente, gestione delle risorse scarse, sforzi per limitare la crescita della popolazione) ha spesso suscitato
preoccupazioni, ma raramente è stata percepita come una minaccia alla sicurezza nazionale (es. i fallout radioattivi dei
test nucleari nell'atmosfera hanno prodotto una crescente preoccupazione sulle conseguenze ambientali della corsa agli
armamenti nucleari, da portare al Partial Test Ban Treaty nel 1963). Dalla fine degli anni ’80, alcuni studiosi ritengono che
la gerarchia tra “alta” e “bassa” politica è stata invertita. Vi è una crescente consapevolezza, soprattutto tra le persone nel
mondo sviluppato, che i confini internazionali sono una barriera debole per i problemi che affliggono le aree più povere
del pianeta. All'alba del nuovo secolo, tuttavia, le prospettive sull'importanza dell’alta e bassa politica sono cambiate
ulteriormente quando è emerso il lato più oscuro della rivoluzione informatica. Al-Qaeda e i suoi sostenitori hanno
sfruttato i moderni sistemi di comunicazione e di trasporto per attacchi terroristici contro civili a New York, Londra, Madrid
e Bali. La bassa politica della rivoluzione informatica, della globalizzazione e della demografia è ormai alta politica,
influenzando agende di sicurezza e di difesa del territorio nazionale in tutto il mondo.
La necessità di un quadro concettuale.
Esistono chiaramente minacce non tradizionali alla sicurezza nazionale, ma è difficile comprendere come formazioni
militari, strategia o strateghi possano rispondere in modo costruttivo a tali questioni. A complicare ulteriormente la
situazione è il fatto che l’alta e bassa politica interagiscono in modo complesso, le questioni di bassa politica non sono
completamente separate dalla grande strategia. Ad esempio, la possibilità che Teheran possa dotarsi di armi nucleari non
rappresenta una minaccia immediata per le riserve di energia del Medio Oriente, ma ha un impatto economico globale
per la crescita del prezzo del petrolio in mercati energetici già in crisi. Coloro che suggeriscono che le questioni
ambientali o globali rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale spesso ricorrono a scenari malthusiani per
giustificare le loro valutazioni. La scarsità di risorse, la sovrappopolazione o il rapido spopolamento per esempio vengono
identificati come cause di guerra, ma ciò non è del tutto plausibile e gli studi recenti vi hanno trovato solo un impatto
estremamente modesto sullo scoppio della violenza. Ci sono segnali positivi all'orizzonte. I tassi di crescita della
popolazione, che hanno raggiunto un picco del 2% l'anno negli anni ’60, sono in declino e continueranno a farlo fintanto
che le persone crescono più sane, più ricche e più istruite.
Definire alcune questioni transnazionali come una minaccia alla sicurezza nazionale può creare nuovi problemi. Spesso
le forze militari sono le uniche unità disponibili per far fronte alle conseguenze di catastrofi naturali o politiche (es. il
soccorso alle vittime dello tsunami del 2004, in cui forze militari e navali da 19 paesi e organizzazioni non governative
hanno lavorato insieme per fornire cibo, riparo e medicine, in particolare per le persone rimaste isolate a causa del
maremoto). Indipendentemente dalle circostanze o dalle intenzioni iniziali, tuttavia, l'introduzione delle forze militari rischia
di peggiorare la situazione trasformando una crisi sanitaria pubblica in un conflitto armato. L'intervento delle Nazioni Unite
in Somalia, per esempio, è rapidamente deteriorato da uno sforzo per evitare la fame di massa in un combattimento.
Inoltre, negli ambienti militari si polemizza sul fatto che le operazioni umanitarie, di mantenimento della pace distolgono
risorse dalla loro responsabilità primaria: il combattimento convenzionale e la vittoria nelle guerre della nazione. Anche se
le forze militari continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nella risposta alle catastrofi naturali, definire le questioni
sociali o ambientali come un problema di sicurezza nazionale comporta rischi e costi. Di conseguenza,
se le unità militari possono risolvere un particolare problema o questione in modo utile, allora il soggetto è di importanza
per la strate