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DILEMMA DELLA SICUREZZA
È il risultato paradossale dell’interazione. Il tentativo di incrementare la propria sicurezza può portare
all’esito opposto, ovvero sentirsi meno sicuro:
- Azione – reazione: anche se uno stato ha intenzioni difensive, non riesce a comunicarlo o non
riesce a rendersi credibile mostrandosi come una minaccia. La conseguenza è che anche l’altro si
arma, portando alla corsa agli armamenti.
- Esempio: USA e Urss erano unite nella Seconda guerra mondiale e avversarie nella Guerra fredda.
Il paradosso è che nessuno vuole far male a nessuno, però non ci si fida di nessuno.
PROBLEMA DELLA COOPERAZIONE E DEI REGIMI
L’aspetto positivo di questa tesi è che si cerca di coordinare le politiche ai fini di ottenere dei benefici. È
però molto difficile e se avviene è solamente funzionale, ovvero si fa per uno scopo (contro qualcuno). Si
propone una riduzione degli armamenti per un maggiore coordinamento, per i realisti questo non è il
risultato finale in quanto l’altro può ingannarmi. Ha tutti gli interessi a non rispettare l’accordo e non c’è
nessuno che lo possa punire.
PROBLEMA DEI GUADAGNI RELATIVI
Si tratta di un interesse congiunto nel limitare gli armamenti per ridurre i costi.
CRITICHE
Sono presenti critiche al pensiero realista applicato agli studi strategici.
1. I realisti non fanno altro che preoccuparsi per il conflitto. La costante nel mondo è il conflitto, è
sempre possibile. Vivono all’ombra della guerra, allora prima o poi scoppierà. Non creano loro il
problema, bensì è un dato di fatto. La collaborazione diventa più difficile.
2. Il realismo ha una visione troppo cinica, non dà spazio alle questioni etiche e al diritto. Se non c’è
qualcuno che può far rispettare i miei diritti, allora non ne ho. Chi ha il potere decide cosa sia giusto
e cosa sbagliato. Sostengono che non sia un problema dei realisti, essi descrivono solo la realtà.
3. Si trattava di un approccio pseudo scientifico, in realtà era solo una copertura per una propaganda
politica. Legittimavano con formule i processi politici già esistenti. Vengono criticati di essere servi
del potere. La risposta realista alla critica è che ognuno ha incarichi differenti, nel momento in cui si
fa una analisi è necessario essere prescrittivi, se si fanno ricerche ci si basa sulla teoria pura.
4. I realisti non sono la soluzione al problema, sono loro stessi il problema. Legittimano e giustificano
sempre la guerra, ma se si vuole eliminare il problema allora bisogna eliminare la guerra. La
risposta dei realisti è che la violenza esiste, sia con la guerra sia senza. Si definiscono come dei
dottori che diagnosticano la malattia, non la creano in realtà.
LIBERALISMO
I liberali sono molto più ottimisti. Non è per forza presente un rapporto conflittuale o un gioco a somma
zero, bensì può essere anche positivo, come il commercio. Gli stati insieme producono la ricchezza, da soli
non riuscirebbero a farlo. Il commercio ha effetti di pacificazione, interdipendenza e benefici. La guerra è
un errore, una distrazione di risorse. Non è efficiente quanto il commercio. La guerra può essere evitata
correggendo gli errori attraverso strutture istituzionali, create per evitare i fraintendimenti.
CONTRIBUTI:
SICUREZZA COLLETTIVA
Un esempio è la Società delle Nazioni. Si tratta di una architettura istituzionale basata su un principio: la
sicurezza è un bene indivisibile. Un gruppo di stati in cui la sicurezza non può essere divisa (uno stato non
può essere più protetto di un altro). La sicurezza è un fondo condiviso: se attacco uno, attacco tutti e tutti
rispondono anche se è un alleato ad attaccare.
È difficile realizzare la risposta di tutti? Non è realistico vedere la sicurezza come un bene indivisibile. La
risposta deve essere data a qualsiasi minaccia, anche se interna:
- Alleanza: la minaccia diventa quindi esterna. Mi alleo contro un nemico esterno.
- Azione collettiva: a una minaccia corrisponde la risposta di tutti. Allora il mio contributo sarà
marginale. Se intervengo o no non cambierà nulla. Il problema della sicurezza si risolve ma i costi
coinvolgono chi interviene direttamente. Per questo vengono inserite formule di
punizione/incentivo per evitare questo problema.
PACE DEMOCRATICA
È utile in quanto limita automaticamente il numero dei nemici.
CRITICHE:
1. I liberali sono troppo ottimisti. Nell’ambito della sicurezza, la situazione è più sotto stress. Inoltre
pongono più attenzione ai trattati commerciali che a quelli di sicurezza. Gli accordi di sicurezza
diventano più comuni ma più deboli, in quanto i trattati commerciali sono considerati più
importanti e più seguiti.
2. I liberali sono la versione buona dei realisti. Hanno gli stessi principi e assunti e sono servi del
potere.
I realisti e liberali hanno una visione positivista, sono come scienziati che osservano gli eventi e li
analizzano. A questi si aggiunge una terza scuola di pensiero.
CRITICAL SECURITY – STRATEGIC STUDIES
Gli studi precedenti sono limitati e non mostrano i veri problemi. Mostrano solo problemi costruiti. Nasce
una avversione all’approccio tradizionale. È fondata nel 1994 a Toronto durante una conferenza. L’obiettivo
era rifondare le radici del pensiero strategico. Vennero trattati problemi che per i realisti erano difficili da
capire e analizzare (ad esempio la Jugoslavia: prima era uno stato unito, poi si combattono all’interno).
Cercano quindi di creare nuovi strumenti.
ASSUNTI:
1. Di natura ontologica (che i fenomeni abbiamo una certa natura): la realtà è un dato di fatto. La
guerra è un dato di fatto. Lo Stato è un dato ineliminabile, è una mistificazione, è sbagliato vedere
al suo interno tutti i problemi. La sicurezza infatti è messa in pericolo da altri attori che non sono
stati (ad esempio Al-Qaeda, gli Stati falliti come Jugoslavia). Le guerre tradizionali sono diminuite,
le guerre non tradizionali (ad esempio le guerre civili) sono in aumento. È necessario andare oltre
lo Stato.
2. Di natura epistemologica (perché e come si fa scienza): non c’è distinzione tra ricercatore e
oggetto di studio. Non si possono scindere. I fenomeni che studiamo non dipendono da noi. In
realtà, dipendono in parte dal significato che noi gli diamo. La realtà è socialmente costruita, non
ha solo un aspetto materiale. Lo studioso non è fuori dai gruppi studiati, ma sono parte del gioco.
Oltre a studiare tanti fenomeni, devo mettere in discussione il rapporto tra studioso e oggetto
studiato:
a. Aspetto normativo dello studioso: non ha solo un aspetto di opinione ma viene usato per
promuovere o meno delle visioni.
CONTRIBUTI:
SECURITIZZAZIONE (Weaver)
Cos’è la sicurezza? Quali sono le questioni di sicurezza?
La definizione di sicurezza dipende dai decisori politici, è variabile. Lo Speech Act è una teoria importante
per comunicare e attribuire dei significati alle parole e metterli in relazione. Ci sono atti linguistici che sono
azioni. Le parole dei politici sono azioni e hanno effetto concreto, possono securitizzare alcune
problematiche con delle caratteristiche.
Bisogna agire in fretta. Alcune questioni mettono a rischio la nostra integrità (problema esistenziale, non è
scritto da nessuna parte quali siano esattamente)
- Immigrazione: problema sociale, “risolto” con mare nostrum (soluzione militare).
- Malattie: come ebola.
- Giappone: è scoppiato un reattore, può essere considerato un problema di sicurezza.
La sicurezza varia di volta in volta e dipende dal discorso:
- Problema: non importa quello che vediamo, ma quello che diciamo.
EMANCIPAZIONE (Booth)
Non si tratta di una teoria innovativa. Il problema principale è dato da disuguaglianze e ingiustizie. Ci sono
gruppi discriminati, si tratta di un problema quindi strutturale. Bisogna risvegliare le ingiustizie
emancipando i gruppi, ovvero risvegliando la capacità di autorealizzarsi. Non ci sarà sicurezza finchè non ci
sarà emancipazione.
LA SICUREZZA
1. Chi è il referente empirico? A chi devo garantire la sicurezza? I singoli cittadini, ad esempio per il
terrorismo. In principio era impensabile
2. Chi garantisce la sicurezza? Prima era più semplice in quanto era lo Stato a garantire la propria
sicurezza. Ora sono ormai diffusi organizzazioni e attori privati (mercenari) con questo scopo.
3. Quali sono le minacce?
a. Dimensione militare
b. Dimensione cibernetica
c. Terrorismo
4. Quali sono gli strumenti? Cinquant’anni fa era la potenza militare, ora invece lo strumento militare
si può usare solo fino a un certo punto. Oggi ci sono nuove sfide che richiedono nuove tipologie di
risposta.
LA GUERRA
È il principale soggetto di studio. È un fenomeno ricorrente, una delle attività umane più antiche. È spesso
non intenzionale, in quanto l’uomo si sente costretto. Per ogni guerra si possono trovare più concause.
1. Teoria complessa e quindi parziale.
2. Ha forme diverse, è come un camaleonte. Ha molti modi di esprimersi e molti attori a disposizione.
È ancora più difficile trovare una teoria che ne dica le cause. Forse è meglio trovare le origini
comuni.
3. Attività politica: gli stati fanno la guerra tradizionalmente, sono loro gli attori. Il terrorismo non è un
oggetto concreto referente (esercitano la violenza in modo criminale).
La guerra è una policy, in quanto la guerra riflette i valori della comunità internazionale. Non viene mai
lanciata senza un obiettivo e l’obiettivo è sempre politico.
Caratteristiche:
1. Attività tra due o più stati: visione classica semplice.
2. Soglia di morti: 1000 (non c’è guerra che non implichi anche un minimo uso di violenza).
C’è necessariamente distruzione, ma può essere limitato. La violenza è un mezzo per ottenere qualcosa e
piegare la volontà dell’avversario, non annientarlo. I classici sulle cause della guerra affermano tre
impostazioni degli studi che colgono aspetta della guerra:
- Uomo e natura umana
- Natura dello Stato
- Sistema internazionale
Uomo e natura umana:
Innanzitutto si analizza il potenziale di aggressività nel nostro DNA: per risolvere il problema della guerra è
necessario cambiare atteggiamento umano (addomesticare):
- Pessimisti: l’uomo non è perfettibile e se lo è ha dei limiti. È una componente ineliminabile, come
anche la guerra. Si può provare a contenerla con stru