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Estratto del documento

La Guardia nazionale, che nel 30 aveva deciso la caduta della Restaurazione, il 13

giugno invece venne spezzata. Il partito dell’ordine festeggiava la conquista del potere

che aveva perduto nel 1848… e senza le pastoie imposte di piccolo-borghesi, di cui si

era sbarazzata. Inoltre imbrigliavano la libertà di stampa e facevano dello stato

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d’assedio un’arma legittima del governo (“per salvare la libertà, non vi era altro mezzo

che toglierla alle forze più democratiche”, P. 110).

MANCAVA SOLTANTO UNA COSA: rendere permanenti le vacanze del Parlamento e

sostituire a Liberté, egalité, fraternità, le parole fanteria, cavalleria, artiglieria.

Cap. IIII (pagg. 111-130)

Napoleone procedeva col suo piano di instaurazione del proprio potere unico. Si

sbarazza del ministero Barrot, dietro il quale si era eclissato x la spedizione vs Roma e

spezzare il partito democratico. Col suo licenziamento, il partito dell’ordine perse il

controllo sul potere… per non trovarlo mai più. Anche perché l’esecutivo controllava

l’esercito. Il nuovo ministero si chiamò ministero d’Hautpoul.

La borghesia andava capendo che tutte le conquiste da se stessa operate, adesso

congiuravano contro il suo dominio. Per cui qualsiasi riforma sembrava rispondere alla

parola tabu: socialismo. Tacciando di eresia socialista ciò che prima era esaltato come

liberale, la borghesia testimoniava che le interessava solo conservare il proprio potere.

Si arriva alle elezioni supplementari del 10 marzo 1850, indette per occupare i seggi

dei deputati cacciati il 13 giugno. I Montagnardi ebbero il sopravvento e Napoleone

vide ancora una volta levarsi la rivoluzione contro. Napoleone si eclissò dietro il partito

dell’ordine (si umiliò, offrì qualsiasi cosa, purché i capi del partito gestissero il timone

dello Stato) il quale non sfruttò un’occasione che non gli sarebbe più ricapitata. Invece

di impadronirsi del potere, lo umiliò col perdono. Inoltre. I socialdemocratici

sembravano cercare il pretesto per rimettere in questione la propria vittoria.

Allora i cosiddetti Burgravi ( i 17 capi del partito dell’ordine) elaborarono una nuova

legge elettorale che aboliva il suffragio universale. La Montagna si accontentò di

presentare le proprie solenni proteste. E lo stato piazzò un ulteriore colpo: sopprimere

completamente i giornali rivoluzionari. Il proletariato (anche se l’economia fu

straordinariamente prospera, al punto da distrarlo) veniva escludo dal terreno stesso

della lotta, testimoniando che ancora una volta non sapevano reagire al fatto che il

processo storico doveva nuovamente svolgersi al di sopra delle loro teste. La legge del

31 maggio fu dunque il colpo di stato della borghesia. “Essa respingeva il suffr. univ.

di cui fino allora si era drappeggiata: finora in forza della volontà popolare, d’ora

innanzi contro di essa”.

La nuova legge cancellava tre milioni di elettori, ma non cancellava una norma: quella

per cui se nessun candidato alla presidenza raggiungeva due milioni di voti, toccava

all’assemblea sceglierlo. Per far passare alla chetichella l’elezione del presidente dalle

mani del popolo a quelle dell’Assemblea. 7

Cap. V (pagg. 111-162)

A giugno ’50 Napoleone chiede che l’Assemblea apra i cordoni della borsa e gli fissi

uno stipendio a 3 milioni di franchi, quando la Costituzione lo fissava a 600.000:

l’Assemblea minacciata cede e poi si riaggiorna per tre mesi, dall’11 agosto all’11

novembre. E al suo rientro lo scontro tra esecutivo e Assemblea si sarebbe tenuto fino

alla morte di uno dei due contendenti.

Bonaparte si era circondato della massa confusa di avventurieri (come lui stesso),

evasi, birbe, ruffiani, magnaccia, corrotti: i cosiddetti affiliati della Società del 10

dicembre. “La storia della Società è la sua propria storia”.

Essi avevano il compito di improvvisare il pubblico per le sue visite di stato; di

simulare l’entusiasmo; di formare l’avanguardia che prevenisse o disperdesse

contromanifestazioni.

A novembre Napoleone rivolse al partito dell’ordine, ciò che esso diceva da febbraio:

“La Francia ha bisogno di tranquillità”. E dietro questo slogan celava i suoi atti

tendenti all’usurpazione e il partito dell’ordine non reagiva perché non voleva apparire

come fomentatore di disordini.

A dicembre iniziarono le scaramucce a proposito della lotteria delle verghe d’oro. La

legge le proibiva, ma Bonaparte l’aveva messa al mondo. Sette milioni di biglietti per

una vera e propria truffa, se Napoleone intascò buona parte dei proventi e molti

biglietti erano pure falsi.

Comunque in gennaio la miccia si accende ulteriormente: Bonaparte nomina un nuovo

ministero da cui restano esclusi tutti pasdaran del precedente, compreso Changarnier

al ministero della guerra, che passa nelle mani di Bonaparte: la guerra era dichiarata,

ma la lotta era impari, dal momento che l’assemblea si era trasformata in un

Parlamento della vecchia Francia, inutile.

I membri del partito dell’ordine, afferma Marx (p. 157), vennero colpiti dal cretinismo

parlamentare, malattia che relega chi ne è colpito in un mondo immaginario. E nel

frattempo il governo di Bonaparte veniva composto da nessun appartenente al

Parlamento, anzi da autentici sconosciuti, in modo da concentrare nella sua persona il

potere esecutivo. Il partito dell’ordine cercò l’alleanza anche con la montagna, ma fu

l’ennesima occasione sfumata: la Montagna aveva chiesto un’amnistia, ma il partito

dell’ordine non la prese nemmeno in considerazione; facendo il contrario l’Assemblea

avrebbe avuto una popolarità immensa e avrebbe gettato B, nuovamente nelle sue

braccia. Dare un po’ di agio alla lotta di classe, per mantenere il potere esecutivo,

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questo avrebbe dovuto fare. L’allarme della lotta di classe avrebbe cementato il

partito, anziché consentire che nel suo seno si formasse il partito bonapartista.

Intanto il commercio s’infiacchiva.

Capitolo VI (pag. 163-198)

Il 29 maggio iniziava l’ultimo anno di vita dell’Assemblea. Il partito dell’ordine infatti

andò ancor maggiormente verso la disgregazione allorché si tratto di revisionare la

Costituzione. L’iniziativa era partita dai bonapartisti che volevano sopprimere l’articolo

45 che vietava la rielezione di B. I repubblicani erano contrarissimi ad ogni revisione,

vedendovi una congiura contro la repubblica. Ed erano sicuri della vittoria, sarebbe

bastato contarsi, disponendo di più di un quarto dei voti nell’Assemblea, e servendone

¾ per revisionare la Costituzione attraverso la convocazione di un’Assemblea

Costituente. Cmq il 19 di luglio la revisione fu respinta, il che significava che a questo

punto bisognasse destituire B., il quale in realtà continuava tranquillo con le sue

manovre provocatorie. E mentre l’Assemblea in agosto decideva di aggiornarsi per tre

mesi, fuori dal Parlamento l’aristocrazia finanziaria era ormai sfacciatamente divenuta

bonapartista, celebrando ogni azione di B. e ritenendo che la lotta parlamentare

tenuta dal partito dell’ordine turbava l’ordine stesso!

La borghesia industriale era pure turbata dalle risse parlamentari, anche perché il

partito dell’ordine aveva osato allearsi con la Montagna: quando gli affari andavano

bene essa si scagliava contro ogni lotta che potesse nuocere agli affari. E quei mesi

del ’51 andavano anche male, quindi a maggior ragione bisognava dare un taglio alle

baruffe. MANTENERE LO STATUS QUO. Chi meglio di B. poteva garantirlo? In modo

che essa potesse attendere ai suoi affari sotto l’egida di un governo forte e dotato di

poteri illimitati. Salvo poi lagnarsi, a colpo di stato compiuto, che il proletariato non si

fosse gettato a capofitto a difendere la repubblica, che essa stessa aveva contribuito

ad affossare. La borghesia dunque bruciò la repubblica per salvaguardare gli affari.

Rispetto a ciò Marx è deciso: i cicli economici non sono influenzati dalla politica, bensì

avvengono come risultato del meccanismo interno di funzionamento dell’economia

capitalistica stessa. «La produzione capitalistica attraversa determinati cicli: periodi di

calma, di crescente animazione, di prosperità, poi di sovrapproduzione, di crisi e di

stagnazione».

Il borghese dunque aveva il cervello in confusione di fronte a tanta incertezza sulla

forma istituzionale, i colpi di stato paventati, il suffragio universale. “Meglio una fine

con spavento, che uno spavento senza fine!”, andava urlando la borghesia…e il grido

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di aiuto fu comprese da B. E proprio mentre l’assemblea delineava nel principe di

Joinville il legittimo candidato alla successione.

Nei mesi di settembre e di ottobre le voci di un colpo di stato si fecero molto

insistenti. Il colpo di stato era l’idea fissa di B.

Il 10 ottobre B. annunciò ai ministri di voler reintrodurre il suffr. univ. Il 16 essi si

dimisero; il 4/11 l’Assemblea riprese le sue sedute, ma al suo interno ogni

maggioranza si era liquefatta; il 25 novembre (a una settimana dal colpo di stato)

prometteva alla borghesia «la tranquillità per l’avvenire», e la borghesia applaudiva

servilmente .

al colpo si stato, alla soppressione del Parlamento, alla fine del proprio dominio

B. rubò 25 milioni di franchi alla banca di Francia, comprò generali ed esercito; fece

invadere le case dei capi parlamentari più importanti (Cavaignac, Changarnier,

Charras, Thiers); fece occupare le piazze di Parigi e il palazzo del Parlamento; fece

affiggere sui muri manifesti che annunciavano lo scioglimento dell’Assemblea e il

ristabilimento del suffragio; i resti del parlamento si riunirono in una sede governativa

di Parigi e decisero la destituzione di B.; fu il loro ultimi atto, perché furono presto

arrestati. Finiva così la Rivoluzione di febbraio.

24/02-04/05: frenesia di fratellanza universale.

04/05-25/06: lotta di tutte le classi vs il proletariato, sconfitto.

25/06-10/12: Dittatura della borghesia, elaboraz. della Costituz., stato d’assedio a

Parigi, elezione di Bonaparte.

20/12/48-29/05/49: lotta della Costituente contro B. Fine della Costituente, caduta

della borghesia repubblicana.

29/05-13/06: disfatta della democrazia piccolo-borghese.

13/06-31/05/50: dittatura parlamentare del partito dell’ordine, soppressione del

suffragio universale.

31/05-02/12/51: .

lotta tra borghesia parlamentare e B.; Parodia di restaurazione imperiale

Capitolo VII (199-fine)

La borghesia aveva permesso la salita al potere del sottoproletariato, guidato da B.

Soppresso la stampa;

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
11 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prof.1978 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Petrusewicz Marta.