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Un'altra novità sul versante antropologico è la nascita della famiglia mononucleare: basata sulla coppia e sui figli. Essa è una
novità rispetto alla famiglia patriarcale medioevale che costituiva la cerniera tra la singola persona e il potere politico. La nuova
famiglia invece rimane al centro degli interessi economici, patrimoniali e produttivi ma viene separata dalla sfera pubblica; i
rapporti di clientela sopravvivono a lungo come rete interfamiliare di rapporti politici nell’età di costruzione dello stato moderno.
La famiglia, dunque, viene ridefinita come cellula base della sfera privata ma svuotata di ogni significato politico ; sulla base di
questa trasformazioni nei secoli della prima età moderna nasce il matrimonio formalizzato come contratto di tipo
particolare,pubblico e pubblicizzato e come istituzione riconosciuta sia dall’autorità politica che religiosa nei paesi sia riformati
che no (nel Medioevo invece erano plurime le soluzioni dei matrimoni). In entrambi i paesi poi si sviluppò un rigido controllo
sulla vita sessuale dei singoli teso a distinguere il rapporto giuridicamente sancito da quello non riconosciuto.
Nell’età moderna nasce la considerazione della donna come individuo “dimezzato”: uscita dalla passività dei secoli precedenti
esse conquista poco a poco un ruolo come soggetto giuridico nella sfera privata e patrimoniale.
Il fattore più interno nel processo di formazione del moderno individuo è visto nella perdita della visione preesistente di un mondo
sacro, un mondo in cui l’uomo era prigioniero di un universo immobile e nello stesso tempo animato da potenze invisibili. La
prima definizione di questo processo di fuoriuscita dell’occidente da questa visione magica venne coniata da Max Weber: de-
magificazione o disincanto. Più equivocamente si usa il termine di secolarizzazione che intende il rifiuto di ogni concezione
trascendente di Dio come autore delle leggi della natura e della ragione, mentre non è questo Dio che viene escluso nel processo
di formazione moderno. L’interpretazione di Weber sembra più comprensiva dei fenomeni religiosi che si vogliono considerare in
rapporto con l’aspetto antropologico: il moderno nasce con un forte richiamo religioso in tutti i movimenti di riforma, nella grande
espansione degli ordini mendicanti e nella devotio moderna: richiamo alla coscienza individuale che sarà la base dell’appello della
riforma.
Il rapporto con la religione appare come la biforcazione nella comprensione storiografica e nella definizione del moderno: se si
accetta la tesi della secolarizzazione il processo di modernizzazione si può vedere come una lotta tra le nuove idee razionaliste,
teiste, immanentiste (che con l’Illuminismo trionfano dopo una lotta secolare) e un vecchio mondo dominato dall’oscurantismo; se
si accetta l’ipotesi di Max Weber si può vedere la prima tappa di questo percorso nel corso del medioevo con lo sviluppo del
pensiero teologico e l’affermazione del cristianesimo occidentale che restituisce al mondo una sua autonomia dalla sfera del sacro.
Il culto dei santi perciò diventa la prima tappa per liberare il mondo dalle divinità animistiche o dai demoni; restringendo il sacro
nel “sacramento” si è potuto far strada a un quotidiano aperto alla razionalità e all’autonomia dell’agire umano. La Chiesa
d’Occidente si distingue dalla setta poiché riconosce l’impossibilità di attuare sulla terra un ordine divino governato dai perfetti
riconoscendo una distinzione tra la sfera del sacro e la sfera temporale. La funzione ambivalente della Chiesa sta nel non negare
l’origine soprannaturale dei fenomeni ma classificandoli e comprimendoli sotto il suo potere.
In questo periodo il centro della vita sociale è rappresentato dalla comunità religiosa e di culto, quindi la chiesa-parrocchia intorno
alla quale si costituisce il villaggio e vicino alla chiesa il cimitero, lontano ma a portata di una giornata di viaggio la cattedrale, le
sedi del potere e della cultura.
Il significato della Riforma protestante e della successiva controriforma ci appaiono sempre meno come un’improvvisa frattura e
un punto di partenza ma come il culmine di un processo di trasformazione del nuovo rapporto dell’individuo con Dio e nel
rapporto pubblico tra sacro e potere, Chiesa e stato. Con lo scisma d’Occidente si incrina la res publica cristiana medievale e
fallisce l’ultimo tentativo (attuato nei concili di Costanza,1414-18, e di Basilea,1431) di ricostruire una nuova unità della
cristianità su base assembleare rappresentativa che sostituisse i poli dell’universalismo medievale: papato e impero. Dopo il
fallimento del conciliarismo e la trasformazione dello stesso papato in principato rinascimentale è aperta la strada alla nascita delle
nuove chiese territoriali legate agli Stati emergenti.
Tutto è cambiato sia nei paesi cattolici che in quelli riformati: si tratta di risposte diverse all’unico problema della modernità, in un
processo che vede nella sfera privata l’affermarsi di un nuovo rapporto tra la coscienza e il sacro. L’uomo-individuo moderno
pone in primo piano il problema della salvezza individuale, il problema teologico della grazia. La proposta di Martin Lutero tende
a stabilire un rapporto diretto tra la coscienza del singolo cristiano e la Bibbia, superando la mediazione costituita dalla Chiesa: la
salvezza viene soltanto da Cristo senza alcun merito umano. Una seconda generazione di riformatori è costituita da
Calvino:accenta il ruolo dell’impegno dell’uomo nel mondo, nella sua vocazione e nella sua professione trova nel successo e nel 2
benessere del singolo segni del destino di salvezza o dannazione, di qui la tesi di Weber del calvinismo come spirito del
capitalismo.
La Chiesa cattolica risponde nel concilio di Trento proponendo una soluzione intermedia che unisce la necessità delle buone opere
all’abbandono nella capacità redentrice del Cristo e riaffermando il suo ruolo di mediazione tra Dio e l’uomo nei sacramenti e
nella disciplina ecclesiastica. La Chiesa è dunque responsabile della salus animarum distaccando la propria funzione dalla politica
Nella sfera pubblica appaiono due tendenze diverse: nei paesi riformati si tende a lasciare al potere politico il governo della
disciplina ecclesiastica (ius circa sacra); nei paesi rimasti cattolici si contrappone al frazionamento degli Stati il centralismo della
curia romana e il potere indiretto del pontefici anche negli affari temporali per garantire la salvezza dell’uomo al di sopra della
politica. All’interno della Chiesa cattolica tendono a formarsi con il sistema dei concordati tra i singoli Stati e il papato delle
Chiese coincidenti con il territorio statale e controllate dallo stato.
Nascono le Chiese confessionali in dialettica con gli Stati moderni come titolari della nuova sovranità (cuius regio, eius et religio);
l’appartenenza alla Chiesa non è determinata solo dalla condivisione di un credo ma anche da professioni di fede giurate. È in
questa situazione che si sviluppa il disciplinamento sociale in Europa e che crescono realtà come il mercato e ideali come libertà e
democrazia.
Lo sviluppo della coscienza e l’angoscia dell’individuo che si sente diviso da un universo in cui ha preso le distanze diviso tra le
norme morali della coscienza e le leggi del diritto positivo statale.
Il processo di secolarizzazione inizierà alla fine del XVII sec. con la “crisi della coscienza europea” e si svilupperà nella misura in
cui lo Stato moderno non avrà più bisogno dell’unità religiosa come puntello ideologico: si apra la strada alla tolleranza e alla
libertà di pensiero almeno per quanto riguarda la professione religiosa.
La novità più emergente è la nascita dello stato moderno come unico soggetto politico collettivo dotato di piena sovranità, esso è
caratterizzato da: un territorio, una popolazione e dal monopolio del potere legittimo. Max Weber sostiene che lo Stato moderno
sia una associazione di dominio in forma di istituzione che nell’ambito di un territorio ha conseguito il monopolio della violenza
fisica legittima come mezzo per l’esercizio della sovranità e ha concentrato i mezzi materiali nelle mani del suo capo.
Nel medioevo c’è la coesistenza sullo stesso territorio di più livelli di potere, di un pluralismo di ordinamenti politici e giuridici in
concorrenza tra loro; gli organismi politici precedenti all’età moderna sono concepiti come entità fisse e immobili perché anche la
res publica è concepita come immobile e i mutamenti sono solo nel vertice.
Status dapprima viene usato con il significat di condizione, poi passa ad identificare i detentori concreti del potere e infine si
sostantivizza per indicare la concreta forma politica.
Tra il XVI e il XVIII sec. la violenza diventa lecita solo tra soggetti dotati di piena sovranità (iustum bellum) e viene regolata da
norme che circoscrivono l’uso della forza solo per i rapporti interstatali; la violenza ha come sbocco la ricostituzione di un nuovo
equilibrio di potere e di un nuovo ordine all’interno di uno jus publicum europaeum. Allora venne teorizzato che la guerra è la
continuazione della politica con altri mezzi, essa diventa lo strumento fondamentale per la costruzione dello Stato. La presenza di
corpi armati permanenti a tutela del ordine pubblico permette allo stato il monopolio della violenza anche in tempo di pace; è nella
guerra che si manifesta il vero rapporto tra individuo e stato ma è nella pace che trova la sua quotidiana manifestazione. Nascono
dunque le grandi istituzioni totali in cui vengono rinchiusi coloro che non si adeguano ai modelli imposti dal alto: manicomi,
prigioni, ricoveri forzati per mendicanti e vagabondi.
Il “Principe” di Machiavelli, la teoria della sovranità di Jean Bodin, il “Leviatano” di Hobbes accentuano i fattori ideologici : lo
sviluppo della concezione impersonale dello stato che si distacca a poco a poco dalla figura del monarca e viene concepito a sua
volta come macchina o come organismo.
La presenza dello stato rimane a lungo debole e contrattuale e trova la sua maturazione nel corso degli ultimi secoli dopo a
definitiva maturazione dello Stato-nazione. Le interpretazioni si differenziano sul porre l’accento su alcune componenti della
genesi dello stato moderno: 3
• Fattori economici: la definitiva separazione tra la sfera della proprietà privata e la sfera del potere politico; la formazione
dei mercati nazionali; la nascita della grande ricchezza mobiliare distaccata per la prima volta dal possesso della terra e
degli edifici.
• Fattori giuridici: abbandono del pluralismo degli ordinamenti giuridici medievali universalistici in funzione del
monopolio da parte della legge positiva; la