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PARTE SECONDA

CAP.5

Durante la parata del 13 maggio il sultano affidò al Gran Visir uno dei 3 stendardi del Profeta e Kara Mustafa divenne serasker,

dotato di potere di vita e morte. Secondo la tradizione ottomana era nelle mani del Gran Visir la piena responsabilità delle operazioni:

il sultano condivideva il successo ma respingeva la responsabilità di fallimento. 3

Il 2 giugno l’esercito ottomano si accampò davanti al fiume Osijek, attraversarlo voleva dire passare il Rubicone poiché da quel

momento in poi la strada per la guerra era irrevocabile. Per dodici giorni l’esercito aspettò di attraversare il fiume al di là del quale si

stendeva l’Ungheria.

Istanbul aveva dato via alla guerra ma Vienna stentava a rispondere: non c’erano da nessuna parte in zona soldati a sufficienza e le

risorse economiche erano perennemente scarse.

Leopoldo I e il sultano Mehmet IV avevano alcuni tratti in comune: essi erano teoricamente onnipotenti ma si erano resi dipendenti

dai cortigiani che li circondavano, essi erano riluttanti a cambiare i loro consiglieri. Entrambi gli imperi erano arrivati alla maturità nel

XVI sec. e nel 1680 avevano bisogno di rinnovamento; gli Asburgo e gli Ottomani avevano, al contrario delle altre potenze europee,

continuato la a regnare per 150 anni. Ma nella tradizione asburgica si voleva che l’imperatore fosse attivo e non lasciasse tutto il

potere decisionale ai suoi ministri, cosa che era possibile nel sistema ottomano.

Leopoldo nominò il 6 maggio 1683 comandante di campo suo cognato Carlo duca di Lorena (ricoprendo il ruolo di Montecuccoli),

premette per un’alleanza di mutua difesa con Giovanni III Sobieski, re di Polonia(firmando il 31marzo un trattato di reciproca difesa) e

accolse con piacere il denaro mandato da Innocenzo IX per la Guerra Santa contro gli infedeli.

Quando gli Ottomani si misero in moto da Osijek il comando asburgico non aveva alcuna chiara strategia e non immaginava quale

intenzione avessero i turchi, non sapeva nemmeno da che parte avrebbero attaccato. Mentre i turchi erano ben informati sulla

dislocazione delle forze asburgiche l’imperatore e i suoi comandanti erano nella più completa ignoranza delle intenzioni nemiche.

Sabato 7 luglio l’imperatore Leopoldo I dopo aver ricevuto notizie di un imminente arrivo dell’enorme esercito ottomano diede ordine

che la famiglia imperiale e il consiglio di guerra si preparassero a partire per Linz e molte tra le famiglie più importanti si mossero per

partire anche loro come l’imperatore. La partenza dell’imperatore fu vista in modo negativo ma era pensata secondo una logica

inflessibile: Leopoldo aveva due figli maschi e nel caso Vienna fosse stata presa la dinastia degli Asburgo sarebbe finita poiché non

aveva parenti.

CAP.6

L’8 luglio il nuovo comandante militare della città von Starhemberg rientrò a Vienna , mentre il 9 luglio i cittadini rimasti in città e le

migliaia di rifugiati furono messi all’opera per riparare mura e bastioni, per posizionare i pezzi di artiglieria e per conficcare travi nel

terreno in modo da formare una palizzata continua lungo la linea esterna di difesa. Non si poteva fare nulla per rimediare ai difetti di

fondo delle fortificazioni, ma nella guerra d’assedio l’assalto con la sua pressione poteva sfondare i punti deboli della cinta muraria e

si poteva perciò entrare nella città, ma se si trovava il mezzo di impedire o ritardare questo momento l’attacco poteva perdere la sua

forza. Nei giorni che precedettero l’arrivo dei Turchi si provvide alla riparazione della palizzata (prima linea di difesa), a progettare

nuovi fortini vicino alle mura, all’installazione di nuovi punti di fuoco su bastioni e rivellini, allo scavo di trincee e alla costruzione di

capisaldi per mettere al coperto moschettieri e cannonieri che presidiavano il pondo del fossato.

Rimpler non poteva fare nulla contro l’arma più forte dell’assedio ottomano: l’avanzata del nemico in tunnel sotterranei.

Il fatto che le difese di Vienna fossero grezze o improvvisate non era importante poiché esse erano destinate a durare al massimo

qualche settimana: o i nemici si sarebbero ritirati o Vienna sarebeb stata distrutta. Le difese improvvisate di Rimpler miravano a

logorare il nemico, ad annullare il grande vantaggio numerico; nel caso in cui la difesa fosse andata male egli aveva progettato

pesanti catene di ferro a chiusura delle strade cosi da far diventare ogni casa una cittadella. L’ultima ridotta sarebbe stata la

cattedrale di Santo Stefano.

Il reggimento di cui Vienna disponeva erano circa 2000 soldati che avrebbero dovuto presidiare sei chilometri e mezzo di mura. Il

generale Schultz raccolse i fanti e cavalieri disponibili schierando 7000 uomini tra polacchi e austriaci arrivando a Vienna il giorno

prima degli Ottomani. Si arrivò dunque ad un totale massimo di 15000 uomini schierati con Starhemberg, anche se molti erano feriti

o malati, quindi in totale erano 10000 quelli in buone condizioni e adatti a combattere. 4

Dopo la fuga da Vienna della famiglia imperiale e delle famiglie che potevano scappare non mancarono di certo crisi nel morale,

paure ma ci fu un grande senso di coesione di fronte al pericolo comune poiché non c’erano nemici interni, nessun gruppo voleva il

compromesso.

Il 14 luglio l’esercito ottomano apparve in movimento verso Vienna e l’accerchiamento della città su rapido e deciso. Il facile

successo ottomano diede a Kara Mustafa un eccesso di fiducia, egli non aveva una grande opinione dei suoi avversari che davanti a

lui si erano dati alla fuga rifiutando la sua richiesta formale di arrendersi e convertirsi all’Islam.

Tre giorni dopo l’inizio degli scavi le trincee ottomane si erano spinte in avanti fino ad una trentina di metri dal ramparo difensivo

esterno. Sia per gli attaccanti che per i difensori la granata divenne l’arma principale dell’assedio. Starhemberg concentrò tutte le

unità a presidiare la linea di difesa verso l’esterno e il fossato, le linee ottomane raggiunsero la palizzata il 16 luglio ma dieci giorni

dopo non era stata ancora espugnata, perciò i genieri ottomani cominciarono un lento lavoro sotterraneo di scavo sotto la palizzata

per piazzare grandi mine e cercare di fare breccia con la loro esplosione. Il 7 agosto gli ottomani sfondarono il primo ostacolo e si

appostarono nelle trincee sul fossato.

CAP.7

Per 37 giorni 10000 uomini combatterono sulla striscia di terra che separava i bastioni di Löbl e Burg, dall’inizio di agosto il fossato fu

il punto chiave per la sopravvivenza della città. I cannoni ottomani raccolti in tre gruppi facevano fuoco continuo sulla città. Scesa la

notte cambiava il tipo di guerra: le truppe asburgiche sul rivellino e nelle trincee facevano entrare in città nuove scorte di cibo, uomini

e munizioni; in entrambi i fronti però si effettuavano improvvise incursioni nelle trincee nemiche. In entrambi i campi il morale

scendeva ogni settimana: Starhemberg organizzava incursioni anche a scopo di tenere su gli animi di civili e soldati.

Più mortale del fuoco dei cannoni e della mancanza di cibo era la micidiale diffusione delle malattie che decimarono abitanti e soldati

a causa della scarsa igiene, del caldo estivo e della forte pressione psicologica che lo stato d’assedio portava.

In città mano a mano che gli scavatori turchi procedevano cresceva la paura che i nemici fossero sotto i loro piedi, le mura non

avevano fondamenta profonde. Perciò Starhemberg diede l’ordine che tutte le cantine fossero controllate e vigilate .

Il piano d’attacco ottomano aveva individuato il punto più debole della città: la distruzione del rivellino, l’attacco simultaneo ai bastioni

di Burg e Löbl e l’apertura di una breccia nel muro di collegamento tra essi. Per uomini e cannoni era impossibile muoversi

abbastanza rapidamente per potenziare la resistenza dei due bastioni in caso di attacco accanito né tantomeno Starhemberg poteva

sottrarre uomini agli altri settori per paura che gli Ottomani lanciassero un attacco su qualche altra parte della città.

La mattina del 29 agosto una mina turca distrusse definitivamente il rivellino.

Il 27 agosto una squadra di artiglieri aveva portato sulla torre della cattedrale di Santo Stefano un numero di razzi segnaletici per

chiedere soccorso il tempi rapidi al Duca di Lorena .

Il giorno dopo l’occupazione turca del rivellino una mina potentissima sotto la facciata del Burg fece crollare una decina di metri del

bastione, le macerie furono utilizzate per superare il declivio e guadagnare la piattaforma in cima al bastione. La battaglia infuriò per

più di due ore per non permettere ai turchi di conquistare nessun punto di appoggio. Durante la notte i difensori non dormirono

perché dovettero costruire nuove ridotte, una palanka, una palizzata.

Il principale problema per i difensori era il numero inesauribile di uomini che l’esercito ottomano aveva a disposizione. Ogni luogo

venne adibito a fortificazione, venne dotato di armi e le grandi catene di ferro vennero messe di traverso alle strade per ordine di

Starhemberg. Anche le truppe ottomane si stavano preparando all’assalto finale: erano state chiamate truppe di riserva da Buda e

anche rifornimenti.

CAP. 8 5

La notte tra il 7 e l’8 settembre il rituale del lancio dei razzi ottenne l’attesa risposta: cinque razzi che stavano a significare che i

soccorsi erano vicini. Di giorno in giorno la forza degli attacchi turchi era andata crescendo, facendo crollare con l’esplosione delle

mine un altro pezzo del bastione di Löbl, e l’8 settembre sembrava ormai sicuro che gli Ottomani avrebbero preso Vienna.

Ad animare i soldati tedeschi era un miscuglio di motivazioni: politiche, economiche, psicologiche e la paura; essi inoltre

beneficiavano delle sovvenzioni arrivate nel tesoro di Leopoldo da parte del papa. Gli stati tedeschi che più contribuirono alla

formazione del contingente di soccorso erano quelli che si sarebbero trovati minacciati dalla potenza ottomana nel caso in cui avesse

conquistato Vienna. Massimiliano Emanuele, elettore di Baviera, ma mandò più di 11'000 uomini; gli stati della Franconia e di Svevia

mandarono un complesso di 6'000 fanti e 2'000 cavalieri; Giovanni Giorgio elettore di Sassonia mandò 7'000 moschettieri e 2'000

cavalieri. Il 31 agosto li raggiunse l’esercito polacco guidato da Sobieski con 3'000 cavalieri leggeri, 2'000 husaria e 10'000 cavalieri

e soldati a piedi. Quando il nuovo esercito della cristianità fu raccolto, il Lorena incontrò singolarmente i comandanti e si guadagnò la

fiducia di ciascuno e tra di loro concordarono un piano di attacco e decisero di arrivare a Vienna dal Wienerwald.

All’alba di sabato 11 settembre l’esercito tedesco prese di sorpresa l’avamposto ottomano sulla sommità del Kahlenberg e massacrò

tutti i turch

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Publisher
A.A. 2014-2015
8 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fudor di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Brizzi Riccardo.