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LA FRANCIA NELLE GUERRE DI RELIGIONE.
Il periodo compreso tra la pace di Cateau- Cambresis (Pace che mise fine alle guerre d'Italia e sancì
il predominio spagnolo sulla penisola, accordo tra Carlo V d'Asburgo e Francesco I, nel 1521) e la
pace di Vervins ( pace tra Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V, e Enrico IV, successore di Enrico
III, attraverso il quale si aveva il ritiro delle truppe spagnole dalla Francia), fu un periodo di storica
importanza per la Francia. La Francia si avvierà ala fine del 500 ad attuare una via allo Stato
moderno, caratterizzata dal progressivo rafforzamento del potere centrale e della sovranità
monarchica. Ma furono molteplici i fattori da prendere in considerazione, innanzitutto la divisione
religiosa del paese che vedeva da un lato i cattolici e dall'altro gli ugonotti.
Inoltre ci fu anche una crisi dinastica dopo la morte di Enrico II di Valois (1559). Nel 1559 Enrico
II, lasciò dunque tre principi minorenni, il maggiore fu Francesco I, morto quest'ultimo la reggenza
passò alla vedova di Enrico, Caterina de Medici. Fu lei a dover affrontare lo scontro religioso che si
veniva a verificare tra il partito cattolico capeggiato dai Guisa e gli ugonotti capeggiati da Antonio
di Borbone re di Navarra.
La prima comprendeva la parte settentrionale la seconda quella meridionale. Alla morte di Enrico
la parte dei Guisa controllava già la stragrande maggioranza delle cariche pubbliche, gli ugonotti
restarono esclusi. Caterina allora adottò una linea di mediazione, si trattava di limitare il potere dei
Guisa, a questo scopo ella fece una serie di concessioni agli ugonotti. Questa scelta era anche il
risultato di una realistica valutazione del peso acquisito dai protestanti nella società francese. A
questa politica fu ispirato l'editto di Saint- Germain con il quale Caterina concedeva la libertà di
culto agli ugonotti a condizione che risiedessero al di fuori delle mura delle città. Le reazioni
cattoliche si fecero ben presto sentire, con la strage di Vassy gli storici collocano l'inizio delle
guerre di religione che si prolungarono sino al 1562. Dato che il primo editto riservava questa
libertà solo ai nobili gli ugonotti causarono scontri violentissimi e Caterina fu costretta ad emanare
il secondo editto di Saint- Germain dove si mostrò assai più favorevole agli ugonotti concedendo la
piena libertà di culto e anche alcune fortificazioni.
Dopo la vittoria cristiana di Lepanto, la Spagna divento rappresentante della cristianità e riprendeva
il suo prestigio internazionale, sia il papa sia Filippo II appoggiarono il partito francese dei Guisa
così come fece Caterina. Caterina sostenne decisamente i cattolici, e sensibile al cambiamento degli
equilibri internazionali la reggente ricorse alle vie più violente per risolvere il problema
protestante. Quella che passò alla storia come notte di San Bartolomeo, il massacro di tutti gli
esponenti degli ugonotti che vi erano a corte.
Dopo il massacro si accentuava il carattere di guerra tra le due fazioni una appoggiata dalla Spagna
ovvero la cattolica , l'altra dei Borbone appoggiata dall'Inghilterra. Lo scontro fu alimentato anche
dalla crisi dinastica: Durante il regno del terzogenito di Caterina, Enrico III, senza figli, le mire dei
due aspiranti al trono, Enrico di Guisa e Enrico di Borbone provocarono una vera e propria guerra.
La cosiddetta guerra dei tre Enrichi, ma due assassini quello di Enrico di Guisa per ordine del re e
quello dello stesso Enrico III risolsero il problema della successione. Sopravvisse Enrico di
Borbone che Enrico III aveva designato come suo successore a condizione che si convertisse al
cattolicesimo e così fu.
Fino alla conversione e all'ascesa di Enrico di Borbone, la lega ( cosi si chiamava la lega cattolica
che vedeva uniti il papa, Filippo II di Spagna e la regina di Scozia Maria Stuart) spadroneggiava
soprattutto nella capitale attraverso una vera e propria invasione degli spagnoli provenienti dai paesi
bassi. La presenza delle armate straniere cattoliche allontanò sempre di più simpatie verso i Guisa
per avvicinare il popolo sempre di più verso Enrico IV che era ormai convertito.
Nel 1594 Enrico IV re di Francia inizio la dinastia dei Borbone. I primi trattati furono il trattato di
Vervins che significava per la Spagna la rinunzia territoriale in Francia ma importante fu anche
l'editto di Nantes, esso prevedeva:
- Libertà di culto per gli ugonotti
concessione agli ugonotti di alcune piazzeforti
– rappresentanza nei parlamenti
– libertà civile.
–
Dunque alla fine del '500 i grandi imperi, quello ottomano e quello Asburgo di Spagna
attraversavano un momento di crisi. Si affermavano come nuova potenze invece : L'Inghilterra,
l'Olanda e la Francia, che sperimentavano nuove vie verso lo Stato moderno, tute comunque
attraverso un rafforzamento del potere pubblico.
CAPITOLO 7
L'ITALIA SPAGNOLA DEL 500.
Il motivo di continuità da Ferdinando il Cattolico a Carlo V, a Filippo II è riconducibile alla
persistenza politica nel mediterraneo, e quindi nell'importanza politica dell'Italia nello scacchiere
mediterraneo. Dopo la pace di Cateau- Cambresis alla Spagna fu riconosciuto il ruolo di grande
potenza europea cristiana. La ricchezza economica era soprattutto derivante dallo sfruttamento del
Nuovo Mondo. Carlo V aveva anche gettato le basi per quella pax hispanica sancita nel 1559 che
significava un insieme di vantaggi e costi da pagare per tutte le potenze geopolitiche che furono
coinvolte. Per gli stati italiani la pax ispanica volle dire soprattutto costi, il primo più alto fu
ovviamente la dipendenza di quasi la metà del territorio italiano dalla Spagna: Il Ducato di Milano,
il Regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna, lo Stato dei presidi. Il secondo fu il prelievo fiscale
concentrato soprattutto nel mezzogiorno. Il terzo, uno stato di subalternità anche di quegli stati non
sottoposti al dominio diretto della Spagna, alla politica asburgica. Il quarto fu la diffusione su tutto
il territorio italiano della Controriforma.
I vantaggi della pax hispanica che si ebbero ovviamente sul fronte Spagnolo, furono molteplici. La
Spagna poté servirsi dell'Italia nello scontro con i turchi. Ma l'Italia in questo modo giocò un ruolo
attivo, non fu tagliata fuori dalla scena della grande politica, anzi, durante l'età di Filippo II
l'egemonia spagnola in queste aree si consolidò proprio perché non si trattò di una pura oppressione
e dipendenza totale dallo straniero, un rapporto di tipo coloniale nello sfruttamento delle risorse e
fiscalismo esasperato. La monarchia spagnola tenne in grandissima considerazione la realtà
complessa dei suoi domini italiani, che governò seconda la logica del compromesso fra gli interessi
della corona e le forze maggiormente rappresentative nei differenti stati italiani.
Il Ducato di Milano, Il Regno di Napoli, la Sicilia, la Sardegna erano entrati per vie diverse e in
tempi diversi a far parte dei domini spagnoli.
Il ducato di Milano aveva costituito nei primi decenni del 500 la posta in gioco più importante per la
Francia, esso fu conquistato da Luigi XII ma fu poi perduto nel 1512, poi riconquistato da
Francesco I dopo la battaglia di Marignano. La pace di Cambrai aveva ridisegnato quindi l'assetto
italiano attribuendo il Ducato di Milano alla spera e all'influenza spagnola di Carlo V. il ducato di
Milano era considerato il cuore della monarchia spagnola, era considerato dai dirigenti spagnoli un
centro strategico di controllo. Tuttavia, pur essendo parte integrante dell'impero asburgico, Milano
conservava una propria autonomia e non perse mai la sua fisionomia di stato principesco. La
normativa riconosciuta dagli spagnoli era stata predisposta da giuristi milanesi che si ispiravano ai
modelli castigliani.
Il regno di Napoli fu sempre oggetto di spartizione tra Francia e Spagna, esso entrò a far parte dei
domini spagnoli di Ferdinando il cattolico dopo la battaglia del Garigliano 1503. ereditato poi da
Carlo V e poi da Filippo II, il mezzogiorno visse diverse fasi nel rapporto con la Spagna. La prima
fase affrontata da Ferdinando il cattolico fu una profonda spaccatura tra filo-francesi e filo-spagnoli.
Attraverso il mantenimento di una certa autonomia costituzionale, cioè dell'insieme di leggi e
consuetudini, usi e privilegi del Regno di Napoli, riusci poi a consolidare il suo potere. La funzione
del Regno di Napoli nella politica internazionale era di enorme rilievo. Nella lotta contro i turchi il
Mezzogiorno concorreva a determinare il controllo nel Mediterraneo centrale. Napoli fu importante
nella presa di Tunisi (Carlo V), Tripoli nella difesa di Malta e per la flotta cristiana che vinse nella
battaglia di Lepanto contro i turchi nel 1571. l'Italia fu importante anche durante il periodo di crisi
dell'egemonia spagnola, per l'impossibilità di mantenere un controllo sullo scacchiere del
Mediterraneo e dell'Atlantico, Napoli dopo la crisi della Castiglia, fu un serbatoio di risorse
finanziarie da cui attingere per far fronte alle esigenze di guerre in continuo spostamento. Il regno di
Napoli apparteneva ad una comunità di stati cristiani d'Europa e il titolo per il quale gli spagnoli
dominavano Napoli non era quello di conquista come nel caso del Nuovo Mondo ma vantavano un
titolo di legittimità dinastica. Ferdinando il Cattolico giustificava la sua conquista come erede di
Alfonso d'Aragona, lo stesso titolo per la quale la casa reale di Francia per le sue ascendenze
angioine rivendicava Napoli. Fu il titolo che la coscienza pubblica europea riconobbe sino alla
Rivoluzione Francese. Anche la Sicilia ebbe un ruolo fondamentale nell'approvvigionamento dei
domini della corona, grazie alla sua grande riserva cerealicola. La monarchia asburgica cercò di
tenere inalterato il sistema istituzionale stabilito nei regni catalano-aragonesi e quindi nella
Sardegna che di essi faceva parte. Solo con Filippo II si ebbe una limitazione dei poteri dei
parlamenti, comunque la Sardegna non ebbe un'importanza paragonabile a quella del Regno di
Napoli.
L'Italia non spagnola:
Il ducato di Savoia era riuscito a consolidare la sua autonomia territoriale e politica dopo la pace di
Cateau Cambresis grazie ad Emanuele Filiberto, il vincitore della battaglia di san quintino. Sotto
questo sovrano e il suo successore Carlo Emanuele I si definirono la linea politica internazionale e
la vocazione espansiva verso l'Italia di casa Savoia, destinata ad assumere un ruolo di primo piano
nei secoli successivi. Il problema iniziale per i Savoia furono le relazioni con la Franca ed alcuni
“enclave”, (piccoli territori chiusi in uno stato diverso da quello di appartenenza) del Marchesato di
Saluzzo. Decisiva fu dunque l'alleanza spagnola in funzione antifrancese, anche se Emanue